In cammino con i Santi

Introduzione

Introduzione

All’inizio del terzo millennio, al termine dell’Anno santo del 2000, Giovanni Paolo II richiamò al dono e al compito della santità per tutti, affermando che «è ora di riproporre a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione. È però anche evidente che i percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone» (NMI, 30-31). Questo accorato appello è risuonato anche nel magistero del suo Successore, Benedetto XVI che non vede nella santità un lusso ma la condizione semplice ed essenziale di spendere la propria vita, iniziando ad apprezzare i tanti “santi della porta accanto”: «Vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono “indicatori di strada”, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede». Come un filo rosso questo pressante invito giunge fino a noi. Ci sarà un perché Papa Francesco abbia scritto una Esortazione apostolica sulla santità Gaudete et exultatea cui fa eco il decimo successore di Don Bosco, Don Angel, con la Strenna 2019 «Perché la mia gioia sia in voi»(Gv15,11).La santità anche per te

In un momento così difficile e arduo della storia della Chiesa e della Famiglia Salesiana, siamo chiamati ad aprire la Bibbia e accostare la vita della Chiesa di ieri e di oggi. La Sacra Scrittura è un costante invito, dall’inizio alla fine, ad essere santi. «Siate santi, perché io [il Signore] sono santo» (Lv11,44): proclama l’Antico Testamento. «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt5,48) e «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (Lc6,36): ribatte con forza il Nuovo. La santità è la vita secondo Dio, secondo le beatitudini, è divenire sale, lievito e luce del mondo... è vivere come Maria, come i profeti, come i discepoli, come le prime comunità cristiane. O almeno sforzarsi di vivere così. La storia della Chiesa è storia di santità e di peccato, di santi peccatori e di peccatori santi… perché convertiti. Basta per un poco far passare nella nostra memoria i santi di ieri e di oggi, i “santi” della Famiglia Salesiana… i santi che abbiamo incontrato… i santi della porta accanto… richiamando alla mente e al cuore la santità senza nome…

Siamo chiamati anche ad aprire l’album di famiglia. La santità non è un lusso, ma vivere la vita ordinaria in modo straordinario, ponendo attenzione alle piccole cose e ai piccoli dettagli. La santità non è per un’élite, ma per tutti secondo l’indicazione profetica di San Francesco di Sales consegnata al Concilio Vaticano II (LG 40; GE 14) e giunta fino a noi. La santità non è solo per i grandi, ma anche per i piccoli. La tradizione cristiana ci presenta tanti giovani: sant’Agnese, sant’Agata, san Tarcisio, san Luigi Gonzaga, san Domenico Savio, la beata Laura Vicuña, il beato Zefirino Namuncurà...

Siamo portatori della santa intuizione di Don Bosco: la santità è per tutti i giovani, con una proposta facile e simpatica, ma anche robusta e contagiosa. Nell’affermazione di Domenico Savio: «Io voglio farmi santo, io debbo farmi santo e non sarò felice fino a quando non mi sarò fatto santo», si ravvisa la risposta alla chiamata di Dio, tramite Don Bosco, ai giovani: «Dio ci vuole santi. Farsi santi è facile. Tutti dobbiamo farci santi. È preparato in cielo un gran premio per chi diventa santo». Accanto ai “Santi giovani” avvertiamo la necessità di presentare ai giovani la “giovinezza dei Santi” per accendere il desiderio di uscire da ogni forma di alienazione e da ogni banalità che spreca la vita, perché Dio stesso «ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente» (GE, 1).

La nostra è una santità per i giovani e con i giovani; perché anche nella ricerca della santità, «“i giovani e i Salesiani camminano insieme”: o ci santifichiamo con loro, camminando ed imparando con loro, o non saremo mai santi» - così Don Pascual Chavez. Il n. 167 del Documento finale del Sinodo celebrato nell’ottobre 2018 accoglie e rilancia la santità giovanile: «Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico».

La santità non è evasione o fuga dal mondo e dalle sue sfide. Don Angel nel commento alla Strenna 2019 ci dice che la santità coincide infatti con la piena fioritura dell’umano. Essa non è la proposta di un cammino fuori dello spazio e del tempo, ma innesto che permette di sperimentare in modo sempre più pieno e vero la propria umanità e l’umanità dei fratelli. Nel volto di un vero santo, si percepisce sempre, chiaramente, l’uomo o la donna che egli è, con tutta la ricchezza affettiva, volitiva, intellettiva e relazionale che lo contraddistingue: «Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino» - così Benedetto XVI nella Deus caritas est, n.42. E Papa Francesco prosegue: «La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia» (GE, 34).

Non ci si fa santi da soli, ma insieme. Non è possibile essere santi da soli perché Dio non ci salva da soli: «La santità si nutre di relazioni, di confidenza, di comunione perché la spiritualità cristiana è essenzialmente comunitaria, ecclesiale, profondamente diversa e molto lontana da una visione elitaria o eroica della santità. Al contrario non c’è santità cristiana là dove si dimentica la comunione con gli altri, dove si dimentica di cercare e guardare il volto dell’altro, dove si dimentica la fraternità e la rivoluzione della tenerezza» - così Don Ángel Fernández Artime.

Papa Francesco chiede decisamente di concepire la totalità della propria vita comemissione: «per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità» (GE, 19). Alcuni luoghi sono stati e rimangono santuari, luoghi di santità, dove si respira il passaggio dello Spirito che chiama, fortifica e invia: Colle Don Bosco, Chieri, Valdocco, Mornese, Valsalice, Nizza, Ivrea… e si può continuare: Randazzo, Bronte, Catania, Alì Terme, Messina, Modica… Luoghi di arrivo e di partenza che anche in Sicilia sono testimonianza viva del passaggio di santi: la Beata Maddalena Morano, i servi di Dio card. Giuseppe Guarino e Nino Baglieri… e tanti uomini e donne, anziani e giovani che attestano la santità come esperienza possibile e concreta, condivisa e palpabile, che fiorisce nell’amicizia, nella dedizione e nel servizio…

“La santità è anche per te” e inizia dalla tua conversione, dal cambiamento del cuore, come afferma un Sufi, maestro di spiritualità islamica, nella testimonianza che segue, quasi una dedica ai tanti ragazzi e giovani della Tunisia chiamati anch’essi alla santità:

Quando ero giovane ero un rivoluzionario
pregavo Dio dicendo:
“Signore, dammi la forza di cambiare il mondo”.
Quando ero ormai vicino alla mezza età mi resi conto
che metà della mia vita era passata
senza che avessi cambiato una sola persona.
Allora così pregavo:
“Signore, dammi la grazia di cambiare quelli che sono
in contatto con me: la mia famiglia e i miei amici.”
Ora che sono vecchio e i miei giorni sono contati
comincio a capire quanto sono stato sciocco.
La mia sola preghiera adesso è:
“Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso”.
Se avessi pregato per questo sin dall’inizio
non avrei sprecato la mia vita.
Tutti pensano di cambiare l’umanità.
Quasi nessuno pensa di cambiare se stesso (A. De Mello).

 

E allora, davvero: Buon cammino a tutti, nessuno escluso!

Don Giuseppe Ruta

Ispettore dei Salesiani in Sicilia