In cammino con i Santi

Siracusa

Dal 1871 Arcivescovo di Siracusa

Il Servo di Dio Giuseppe Guarino il 3 dicembre 1871 venne nominato da Papa Pio IX Arcivescovo di Siracusa. ufficio che per umiltà cercò di rifiutare, piegandosi solo di fronte alla ferma volontà di Pio IX. Consacrato il 17 marzo del 1872, si recò in quella città nell'aprile dello stesso anno e vi rimase sino al giugno del 1875 incontrando dapprima una diffusa ostilità favorita dalla massiccia presenza di massoni e anticlericali. La vita gli fu resa difficilissima sino al punto che si vide persino costretto a lasciare l'abitazione del palazzo arcivescovile. Ma furono d'altra parte anni di fecondissimo magistero, di instancabile attività pastorale, sì che quando si diffuse la notizia del suo trasferimento il dispiacere dei siracusani fu grandissimo.

I LUOGHI

Siracusa

Il nome Siracusa deriva dall’antica denominazione: Syraka.

Il significato del termine indica la ricchezza d’acqua, elemento fondamentale per la nascita di un nuovo agglomerato urbano;

in realtà, il territorio presentava anche delle zone tutt’altro che accoglienti, come ambienti paludosi e malsani.

La caratteristica peculiare di Siracusa è sicuramente rappresentata dall’isola di Ortigia:

infatti il nucleo urbano si sviluppò inizialmente sull’isoletta, oggi collegata alla terraferma dal Ponte Nuovo.

Si estese poi nel corso dei secoli anche all’adiacente promontorio del Plemmirio.

In particolare, progressivamente, si formarono diversi quartieri: Epipoli, Neapoli, Acradina e Tiche.

Nel corso dei secoli acquisirono una sempre maggiore importanza e che contribuirono a caratterizzare anche il nome della città: Siracusae.

Nella declinazione sia greca che latina è sempre al nominativo plurale.

Indicare la complessità e conformazione della polis suddivisa in più circoscrizioni;

la Pentàpoli, come veniva chiamata, dove il termine “polis” indica la città-stato mentre “penta” equivale al numero cinque.

Origini di Siracusa

Il nome e la forza di Siracusa risuonano fin da epoche remote.

Fu protagonista della scena politica del mondo antico, fondata nel VIII secolo a.C. da un gruppo di greci venuti da Corinto che sbarcarono lungo la costa orientale della Sicilia.

Fondarono diverse città, spingendosi ad occidente  fino ad Agrigento.

Fu governata inizialmente da regimi dittatoriali, che privarono gli abitanti della loro libertà, ma contribuirono ad accrescerne la forza e il potere:

infatti nel V-IV secolo a.C. la città raggiunge l’apice della propria grandezza.

E’ la maggiore potenza della Sicilia e conta circa trecento mila abitanti.

Con la conquista di Siracusa, Gelone, tiranno di Gela, riunisce le due Polis sotto un unico controllo.

La fama di grande impero risuona in ogni parte del mondo conosciuto al punto da scatenare l’ira e l’ostilità dei Cartaginesi.

Diversi i conflitti che, con alterne vicende, caratterizzano i secoli a seguire:

memorabile battaglia di Himera del 485 a.C. nella quale Siracusa, alleatasi con la polis agrigentina del tiranno Terone, riesce a sconfiggere Cartagine.

Le impone pesanti condizioni di resa:

ad Agrigento i soldati cartaginesi sconfitti furono impiegati alla edificazione del tempio di Zeus Olimpo

uno dei più grandi templi dell’antichità, mai terminato.

Da ricordare, inoltre, il regno di Dionisio il Vecchio, nel IV sec., il quale amministrò con equilibrio la propria città.

Ricercò pazientemente il consenso popolare, sposando la causa nazionalista contro le costanti incursioni dei cartaginesi.

Siracusa sotto l’impero romano

Nei secoli successivi Siracusa perde parte della propria influenza politica per opera dell’Impero Romano.

Nonostante ciò risalgono al periodo romano diverse opere fra le quali: l’anfiteatro romano, il terzo in Italia dopo il Colosseo e l’Arena di Verona;

oppure le catacombe, che acquisiscono una grande importanza in concomitanza al diffondersi del Cristianesimo.

Dopo la parentesi delle incursioni dei vandali e del loro temporaneo dominio sull’isola, la città venne conquistata nel 535 da Belisario, generale di Bisanzio, sotto l’imperatore Giustiniano I.

Viene eletta nel 663 come capitale dell’impero bizantino da Costante II.

Attraversa un grande periodo di centralità non solo politica e di grande fervore artistico e culturale.

La vicenda si protrae solo per sei anni, al termine dei quali la capitale viene nuovamente riportata a Costantinopoli.

Poi è il tempo degli arabi che conquistano Siracusa nel 878 dopo un estenuante e interminabile assedio, massacrando migliaia di civili.

Quindi un crogiolo di culture e di stirpi si sono susseguite.

Il loro segno si ritrova nella cultura, nelle tecniche dell’agricoltura, nel commercio, nelle opere architettoniche e nei monumenti.

Molti di questi sono andati, però, distrutti dal fortissimo terremoto del 1693 che colpì la Sicilia sud-orientale.

La ricostruzione avvenne sotto uno stile unitario: il Barocco.

d è per questo, che di recente, nel 2005, la città di Siracusa ha ricevuto un grande riconoscimento:

E’ stata inserita dall’UNESCO nella lista dei beni patrimonio dell’umanità.

Orecchio di Dioniso

L’ Orecchio di Dionisio a Siracusa è una delle maggiori attrazioni della città.

Si tratta di una grotta situata in una delle più suggestive latomie della città, la latomia del Paradiso.

Un tempo era preziosa cava di pietra, oggi un accogliente giardino di palme, arance e magnolie.

Latomia è un termine che deriva dal greco latomìai ed è composto da litos, pietra, e témnein, tagliare.

Anticamente indicava la cava nella quale venivano fatti lavorare gli schiavi.

Da essa si ricavava la pietra e il marmo usati per le costruzioni di opere pubbliche e abitazioni.

Il successivo utilizzo della stessa per imprigionare malfattori e prigionieri di guerra (Cicerone, Verrine).

Tale utilizzo ha influenzato anche il significato della parola, utilizzata così anche per indicare la prigione, nel particolare senso di luogo angusto e sotterraneo.

La denominazione di Orecchio di Dionisio si deve al Caravaggio:

durante il suo viaggio in Sicilia, osservando la forma della grotta, simile a un padiglione auricolare, e conoscendo la leggenda, la paragonò a un orecchio.

La leggenda dell’Orecchio di Dionisio a Siracusa

Si narra, infatti, che il tiranno di Siracusa, Dionisio il Vecchio, era solito porsi sulla sommità della grotta per sfruttare l’incredibile eco che si formava.

Riusciva così ad ascoltare, senza essere visto, le conversazioni dei nemici che venivano catturati e in essa rinchiusi.

Svolgeva, quindi, un importante ruolo di spionaggio:

oggi potrebbe essere paragonato alle attuali intercettazioni telefoniche!

Secondo un primo orientamento la grotta sarebbe stata realizzata esclusivamente per questo scopo.

Esistono, però, diverse teorie sulla natura originaria della grotta:

secondo alcuni, sembra che sia stata costruita per assolvere importanti funzioni acustiche:

sarebbe stata di ausilio per il vicino teatro greco, essendo il luogo in cui si disponeva il coro; ma la tesi più probabile resta, comunque, l’originaria funzione di cava e il successivo utilizzo come prigione.

Caratteristiche

L’ Orecchio di Dionisio a Siracusa, la grotta si estende in altezza per circa 23 metri.

L’ingresso è largo 11 metri e si restringe man mano che ci si spinge in avanti, restringendosi fino ai 5 metri di larghezza, presentando una pianta a S.

Infine all’interno della latomia del Paradiso, esiste anche un’altra grotta: la Grotta dei Cordari.

Essa prende il nome dagli artigiani che, a partire dal XVII secolo, cominciarono a utilizzare la particolare umidità del sito per intrecciare la canapa.

Venivano prodotte così varie tipologie di corda.

La secolare tradizione si è, purtroppo, estinta da pochi anni, anche a causa del fatto che il luogo non è più accessibile per motivi di sicurezza.

Isola di Ortigia a Siracusa

L’ isola di Ortigia a Siracusa è la parte più antica della Pentàpoli, il nucleo originario su cui nacque la mitica polis greca.

E’ un lembo di terra circondato dal mare in ogni sua lato e collegato alla terraferma dal ponte Nuovo.

Diversi i conflitti che, con alterne vicende, caratterizzano i secoli a seguire:

memorabile battaglia di Himera del 485 a.C. nella quale Siracusa, alleatasi con la polis agrigentina del tiranno Terone, riesce a sconfiggere Cartagine.

Le impone pesanti condizioni di resa:

ad Agrigento i soldati cartaginesi sconfitti furono impiegati alla edificazione del tempio di Zeus Olimpo

uno dei più grandi templi dell’antichità, mai terminato.

Da ricordare, inoltre, il regno di Dionisio il Vecchio, nel IV sec., il quale amministrò con equilibrio la propria città.

Ricercò pazientemente il consenso popolare, sposando la causa nazionalista contro le costanti incursioni dei cartaginesi.

Siracusa sotto l’impero romano

Nei secoli successivi Siracusa perde parte della propria influenza politica per opera dell’Impero Romano.

Nonostante ciò risalgono al periodo romano diverse opere fra le quali: l’anfiteatro romano, il terzo in Italia dopo il Colosseo e l’Arena di Verona;

oppure le catacombe, che acquisiscono una grande importanza in concomitanza al diffondersi del Cristianesimo.

Dopo la parentesi delle incursioni dei vandali e del loro temporaneo dominio sull’isola, la città venne conquistata nel 535 da Belisario, generale di Bisanzio, sotto l’imperatore Giustiniano I.

Viene eletta nel 663 come capitale dell’impero bizantino da Costante II.

Attraversa un grande periodo di centralità non solo politica e di grande fervore artistico e culturale.

La vicenda si protrae solo per sei anni, al termine dei quali la capitale viene nuovamente riportata a Costantinopoli.

Poi è il tempo degli arabi che conquistano Siracusa nel 878 dopo un estenuante e interminabile assedio, massacrando migliaia di civili.

Quindi un crogiolo di culture e di stirpi si sono susseguite.

Il loro segno si ritrova nella cultura, nelle tecniche dell’agricoltura, nel commercio, nelle opere architettoniche e nei monumenti.

Molti di questi sono andati, però, distrutti dal fortissimo terremoto del 1693 che colpì la Sicilia sud-orientale.

La ricostruzione avvenne sotto uno stile unitario: il Barocco.

d è per questo, che di recente, nel 2005, la città di Siracusa ha ricevuto un grande riconoscimento:

E’ stata inserita dall’UNESCO nella lista dei beni patrimonio dell’umanità.

Isola di Ortigia - Il Castello Maniace

L’isola di Ortigia a Siracusa ospita il Castello Maniace, collocato nella parte finale dell’isola.

E’ situato nel punto più lontano dal centro abitato e intestato al generale dell’esercito bizantino che nel 1038 sfidò la dinastia araba che dominava in quel periodo Siracusa, cercando di scacciarla.

Per far questo decise di fortificare l’isola, scegliendo come punto strategico il luogo in cui oggi sorge il castello.

La costruzione attuale risale al XIII sec. ed è opera di Federico II di Svevia:

le fattezze dell’edificio costituiscono tracce evidenti della mentalità architettonica sveva:

riservano una predilezione particolare per le opere solide e dalle forme regolari e proporzionate.

Molteplici sono le riflessioni e i ragionamenti che sono stati fatti circa la natura del castello:

secondo alcune interpretazioni, infatti, la struttura non fu concepita come baluardo difensivo, ma soprattutto come istituto di rappresentanza.

Il primo elemento che condurrebbe verso questa direzione è dato dalla collocazione logistica del castello:

esso sarebbe posto non in un luogo difficilmente accessibile, quale ad esempio un promontorio, ma in mare aperto.

Inoltre non sarebbe posto a difesa della città, ma in una zona decentrata rispetto a questa.

L’edificio ha subito nel tempo grandi rimaneggiamenti che ne hanno modificato la struttura.

Non fu mai in grado di accogliere le strutture difensive classiche, come catapulte e torri, in quanto privo al proprio interno di adeguato spazio;

non era nemmeno presente la zona di deposito per l’approvvigionamento alimentare in caso di assedio, o per il deposito delle munizioni in caso di conflitto.

Inoltre, fu sede di residenza o accoglienza per gli illustri e regali personaggi che giungevano a Siracusa;

grazie a interventi che ne hanno stravolto l’impianto originario, fu anche sede del carcere della città.

 

Piazza Archimede

L’ Isola di Ortigia a Siracusa ospita, altresì, la Piazza Archimede, dedicata all’illustre inventore e matematico che nacque a Siracusa nel 287 a.C.

La fontana al centro della piazza, però, rappresenta la dea Diana, divinità della caccia, in posizione centrale e in bella mostra.

 

Ai suoi piedi la bella Aretusa, raffigurata nello slancio di fuga, mentre alle sue spalle Alfeo la insidia.

La leggenda narra di Alfeo, giovane pastore greco a cui gli dei avevano assegnato il ruolo di custode di un fiume.

Egli si innamora della ninfa Aretusa.

La bella ninfa,  credendo di essere sola, si immerge nelle acque ristoratrici del fiume, ma, accorgendosi di Alfeo, si impaurisce ed esce dall’acqua:

si vede costretta a fuggire, senza vesti, in quanto Alfeo la insegue con le braccia protese.

La povera Aretusa, scalza, corre tutto il giorno fino a notte fonda.

Poi, esausta, cerca la protezione di Artemide (Diana).

La dea accoglie le sue preghiere e la avvolge nella nebbia nascondendola ad Alfeo.

Aretusa, non vista ma vedendosi accerchiata,  comincia a sudare e, poco a poco, forma una piccola pozza, una sorgente.

Attraverso una fessura aperta nel suolo da Diana, Aretusa passa per angusti cunicoli e giunge dalla Grecia all’isola di Ortigia a Siracusa, sgorgando come fonte d’acqua.

Ma Alfeo mosso da un sentimento puro, si dispera, prega e implora gli dei dell’Olimpo.

Le divinità, spinte dalla pietà di un amore che in terra è stato crudele, decidono di trasformare Alfeo in fiume e di consentirgli di raggiungere Ortigia e di riconciliarsi con lei nella fonte Aretusa.

Fonte Aretusa

Sempre all’interno dell’ isola di Ortigia a Siracusa, nei pressi di piazza Archimede, troviamo la Fonte Aretusa.

Ebbe un ruolo primario nella determinazione del luogo in cui doveva sorgere il nuovo insediamento urbano.

Soltanto a seguito degli interventi di ristrutturazione del 1847, assunse la forma attuale:

al suo interno, sorgente di acqua dolce, un ambiente pieno di papiri, pesci e anatre.

La particolarità è la collocazione a ridosso del mare dal quale è separato da una cinta muraria.

 

Duomo di Siracusa

Il duomo di Siracusa è un magnifico esempio di Barocco siciliano.

Si tratta, però, di un’opera particolare in quanto frutto della commistione di stili diversi.

In origine, infatti, la struttura sacra era adibita al culto greco, in particolare al culto di Atena:

fu fatto edificare dopo la vittoria di Himera nel V secolo a.C.

Gelone, tiranno di Gela, riuscì a riunire la polis di Siracusa e quella di Gela sotto il suo potere.

Grazie all’impiego di manodopera cartaginese ridotta in schiavitù, edificò il tempio.

Fu scelto il luogo in cui veniva professato precedentemente un culto indigeno.

Nel VII secolo il tempio, però, cambia destinazione e viene trasformato in chiesa cristiana dedicata alla Natività di Maria.

Struttura del Duomo di Siracusa

Le tracce dello stile precedente rimangono comunque evidenti:

una cinta muraria riempie lo spazio fra le colonne che formavano il perimetro del tempio greco.

Viene riempito dunque lo spazio che prima era aperto (colonnato);

all’interno, vengono praticate otto aperture ad arco lungo la cella, la quale diventa la navata centrale;

mentre le colonne in stile dorico rimangono ancora visibili sul lato sinistro della chiesa.

Il Duomo di Siracusa subì, poi, gli influssi anche della tradizione araba, che la trasformò forse in moschea.

La parte di maggiore cambiamento toccò, però, al terremoto del 1693 che distrusse l’intera facciata della chiesa:

come avvenne in tutta la Sicilia orientale, questa venne ricostruita in stile Barocco da Andrea Palma.

Oggi due colonnine fiancheggiano, infatti, l’ingresso principale del Duomo di Siracusa, con capitello corinzio e arco.

Due coppie di gigantesche colonne proteggono la  facciata nella parte centrale;

una colonna per lato chiude i portici delle navate laterali.

Nella parte superiore è presente la riproposizione del modello inferiore mentre sopra il portale è situata la statua di Maria.

L’interno, nella navata di destra, offre le colonne del tempio antico, oltre alcune importanti cappelle:

– cappella del Battistero: ospita un pregevole fonte battesimale in marmo abbellito da sette leoni in ferro battuto del XIII sec.;

– la cappella di S. Lucia accoglie la statua argentea della santa, opera di Pietro Rizzo (1599).

Piazza Duomo

Piazza Duomo, nel pieno centro dell'isola di Ortigia, è considerata una delle piazze

barocche più belle della Sicilia. Un accurato restauro, concluso da poco, ha impreziosito

questo ampio spazio, circondato da nobili palazzi antichi e facciate di chiese, fra le quali

spicca ovviamente il Duomo (su cui si veda la pagina apposita).

Una passeggiata in questa piazza elegante ed ariosa - sulla quale si affacciano anche bar

ai cui tavolini ci si può sedere per gustare l'atmosfera magica del luogo - permette di

ammirare:

1) Palazzo Beneventano dal Bosco (che ospitò l'ammiraglio inglese Horatio Nelson ai

tempi delle guerre napoleoniche, nonché re Ferdinando I delle Due Sicilie), rielaborazione

barocca (1788) d'un palazzo del XIV secolo. Il capriccioso e teatrale cortile tardobarocco,

lastricato in basolato e ciottoli, è considerato fra i più belli di Siracusa.

2) Palazzo Senatorio (1633), sede del Municipio.

In fondo al cortile, dietro una vetrata di protezione, è in mostra una carrozza di

rappresentanza, barocca, riccamente intagliata e dorata (ingresso libero).

3) L'Artemision

Sotto il Palazzo Senatorio sono stati trovati i resti di un tempio ionico greco del secolo VI

avanti Cristo (l'Artemision). La visita è consentita dietro pagamento di un biglietto. (Si

veda la pagina apposita).

4) L'Arcivescovado, del 1681, e il suo giardino pensile (non visitabili).

5) L'ingresso dell'Ipogeo. (Si veda la pagina apposita).

6) La facciata della chiesa di Santa Lucia alla Badia che all'interno espone un importante

quadro del Caravaggio. (Si veda la pagina apposita).

7 ) L'angolo diPalazzo Borgia Impellizzeri (1760), che ha un vasto e splendido cortile

rococò di bell'impatto scenografico, appena restaurato.

Dalla piazza, data la sua posizione centralissima, è facile raggiungere qualsiasi punto

dell'isola, magari alla ricerca di bar, ristoranti o negozi tipici, numerosi nelle vie

circostanti.

Santuario di Siracusa

ll Santuario di Siracusa, della Madonna delle Lacrime, è l’opera monumentale maggiormente visibile:

chiunque si ponga alla volta di Siracusa sarà sicuramente stupito dalla forma conica del santuario.

Il miracolo della lacrimazione

La chiesa sorge nel luogo in cui più di cinquant’anni fa si verificò il miracolo della madonnina in lacrime.

Nel 1953, nei giorni dal 29 agosto all’1 settembre, in casa di una coppia di sposini, dal quadro in gesso raffigurante il volto di Maria Immacolata cominciarono a fuoriuscire delle piccole goccioline: la Madonna stava lacrimando.

Il miracolo si verificò per tutti i quattro giorni;

moltissimi furono i fedeli che si riversarono in processione per assistere al fenomeno e pregare.

La Curia Arcivescovile di Siracusa incaricò una commissione di analizzare il liquido che fuoriusciva dagli occhi della Madonnina.

Il risultato delle analisi fu eccezionale: si trattava di lacrime umane.

Alla fine del quarto giorno la lacrimazione si interruppe.

Struttura del Santuario

Si decise, quindi, di edificare un luogo di preghiera sul posto in cui si verificò l’evento miracoloso:

gli architetti R. Morandi, M. Andrault e P. Parat progettarono la struttura.

Alta 74 metri, di forma conica e con un diametro alla base di 80 metri.

La forma circolare del santuario consente di avere ben diciotto ingressi.

Con i suoi 4.700 metri quadrati è in grado di accogliere circa undici mila fedeli.

L’interno del santuario è diviso in due sezioni: la parte superiore ospita il Santuario vero e proprio.

La parte inferiore, chiamata anche Cripta, ospita nella parte centrale l’altare maggiore ove è custodito il quadro della Madonna.

Tutto intorno all’altare, si presentano otto cappelle dedicate ai santi.

Per quanto riguarda la parte superiore del santuario di Siracusa, il soffitto presenta all’interno il suo scheletro in cemento:

una scacchiera di pilastrini in cemento armato che convergono verso l’alto.

La struttura amplifica notevolmente la percezione mistica e la propensione verso il metafisico, verso l’alto.

Fuori, in cima al santuario, è collocata una statua della Madonna, in bronzo, realizzata da Francesco Caldarella.

Nel tempo sono state avanzate diverse simbologie legate alla forma della struttura del santuario:

quando ci si accinge a realizzare un’opera sacra, si cerca sempre di stabilire un legame con il mondo ultraterreno.

Così è possibile leggere nella circolarità della base della chiesa la rappresentazione del mondo terreno.

Nella forma conica invece si esprime la tendenza dell’uomo a spingersi verso Dio.

Secondo altre interpretazioni, la torre simboleggerebbe il faro (Maria) che segnala la via ai viaggiatori;

o, ancora, la tenda che assicura ristoro e protezione.

 

Museo del Papiro

Museo del papiro

Trasferito nel 2014 in una nuova, elegante sede in Ortigia (un ex-convento barocco

restaurato per l'occasione: se ne ammiri il cortile con al centro il grazioso pozzo e i notevoli

esemplari di palma), il Museo del papiro di Siracusa è piccolo e raccolto, ma di grande

interesse scientifico e culturale. Al museo in senso tradizionale unisce infatti un centrostudi

sul papiro, sulla sua produzione, la sua conservazione e il suo restauro; inoltre

possiede un laboratorio didattico per le scolaresche, e un importante laboratorio di

restauro del papiro antico.

La pianta del papiro (Cyperus papyrus) cresce spontaneamente, caso unico in Europa,

lungo i fiumi Ciane ed Anapo di Siracusa, che per questo motivo sono meta di

affascinanti gite turistiche in barca. Proprio gli studi genetici condotti dal Museo del

papiro di Siracusa su questa vegetazione siracusana hanno permesso di appurare infine

che si tratta di piante non autoctone, bensì importate intenzionalmente in epoca ellenistica

dall'Egitto verso il III-II secolo a.C. In epoca ellenistica (quando il greco era la lingua

ufficiale sia in Egitto che a Siracusa) e romana, Siracusa era infatti la prima meta delle

navi che facevano la spola tra Medio Oriente e Italia, come testimonia anche la tappa

compiuta da San Paolo in questa città nel suo viaggio dalla Palestina a Roma.

La presenza di un papireto a Siracusa fece sì che già alla fine del XVIII secolo, come

testimonia una saletta del museo, iniziassero in questa città gli esperimenti per riscoprire

il "segreto" ormai perduto della fabbricazione della carta di papiro, che oggi invece il

turista trova in tutti i negozi di souvenirs di Ortigia. I primi esperimenti furono compiuti

usando steli adulti e produssero una carta di colore bruno (se ne vedono diversi fogli nelle

vetrine, usati nel XIX secolo sia per scrivere che per disegnare), corrispondente alla

"charta emporetica", che gli antichi usavano come carta da imballaggio.

Successivamente si scoprì che per ottenere un prodotto di colore bianco occorreva usare

steli giovani. La carta risultante con questo metodo, che di per sé ha già un grado di

bianchezza sufficiente per essere usata per la scrittura, anticamente poteva essere

ulteriormente sbianchita o addirittura tinta, per il mercato di l u s s o . La tradizione

plurisecolare di esperimenti col papiro ha consentito di accumulare in Siracusa

un'esperienza pratica unica al mondo, il che spiega perché numerosi musei archeologici

di tutto il mondo (dal Museo egizio di Torino a quello del Cairo) affidino ai tecnici di questo

museo il restauro dei loro antichi e fragilissimi papiri.

 

Il mercato di Ortigia

Chi fosse alla ricerca di prodotti gastronomici siciliani troverà un assortimento da far girar

la testa sulle bancarelle e nei negozi che si affacciano lungo la via del mercato, specie sul

lato del mare: dai formaggi ai salumi ai vini ed ai liquori, anche pregiati, fino alle conserve

e alle spezie. Chi deve prendere l'aereo ricordi però d'informarsi in anticipo sulle

limitazioni o le modalità relative al trasporto di certi prodotti (specie i liquidi, che non sono

ammessi nel bagaglio a mano, o i cibi freschi, che non sempre è consentito portare con sè

su certi voli internazionali).

Assolutamente da assaggiare il pecorino, il formaggio al pepe e al peperoncino, le olive

cunzate (condite), i pomodorini essiccati... Quanto ai prezzi, sono decisamente

convenienti.

Il mercato è coloratissimo e molto vivace, e come in ogni mercato è caratterizzato dalle

grida dei venditori, ma sbaglierebbe chi pensasse di trovarci una specie di caotico souk

nordafricano; al contrario, quello che stupisce il turista è l'ordine assoluto che regna su

certe bancarelle, con pile d'ortaggi e frutti meticolosamente accatastati in file allineate con

ossessiva precisione geometrica.

Si consiglia di andare più presto possibile, soprattutto nei mesi più caldi, e non solo per

evitare il caldo del mezzogiorno, ma anche per avere la scelta migliore, oltre che

ovviamente per avere a disposizione il resto della mattinata per le altre attività.

I venditori del mercato sono abituati alla presenza dei turisti e sono molto gentili con loro, e

se non sono pressati dai clienti sono sempre disponibili a spiegare come cuocere o

preparare un prodotto o come accompagnare un piatto, o addirittura a suggerire una ricetta

tradizionale. Ed è un'assistenza preziosa specialmente per il pesce, visto che parecchie

specie in vendita risulteranno ben poco familiari ai non frequentatori dei mercati siciliani...

Chi visitasse il mercato all'ora del pranzo può inoltre scegliere di fermarsi presso la

salumeria dei Fratelli Burgio (dal lato verso il mare), specializzata in prodotti tipici regionali

(insaccati, formaggi, vini e liquori, dolci, olive condite...), che mette a disposizione nel

negozio retrostante alcuni tavolini sui quali è possibile consumare ciò che si appena

comprato al banco. Se si preferisce si può chiedere un tagliere di degustazione con molti

prodotti assortiti (formaggi, salumi, olive, pomodorini). Il tutto è molto spartano: si mangia

rigorosamente in piedi (non esistono sedie!) e posate e bicchieri sono in plastica, tuttavia

la bontà dei prodotti siciliani fa passare in secondo piano ogni scomodità.

E se qualche prodotto insolito lascia incerti, nessun problema: basta chiederne un

assaggio, che non verrà negato.

Attenzione: all'ora di cena questo esercizio è chiuso.

Come raggiungere il mercato di Ortigia.

Il mercato di Ortigia si trova in Via Emanuele De Benedictis.

Celebrazioni e feste

Santa Lucia, molto venerata in tutto il mondo, è celebrata a Siracusa due volte all'anno.

La festa principale cade dal 13 al 20 dicembre, e propone manifestazioni pubbliche, alle

quali partecipano numerosi pellegrini.

Come raggiungere il complesso architettonico di Santa Lucia di Siracusa.

Il complresso si trova a circa un chilometro di distanza da Ortigia, il che rende possibile,

volendo, raggiungerlo a piedi.

In automobile ci si arriva percorrendo la Riviera Dionisio il Grande (la strada che corre

lungo il mare) e girando a sinistra verso Piazza Santa Lucia.

Chi non avesse un mezzo proprio può chiamare tramite la reception un taxi, a tariffa

convenzionata, oppure usufruire delle biciclette che l'Hotel Algilà, gratuitamente, mette a

disposizione dei propri ospiti.

Per informazioni: Kairòs, http://www.kairos-web.com/ , telefono 0931 64694, fax

093166751, email info@kairos-web.com.

Parco Archeologico

Piantina dell'area turistica fuori dall'isola di Ortigia.

Mappa concessa da Hotel Algilà, Siracusa.

greca di Siracusa, il progetto di un unico parco archeologico per riunire e proteggere i molti

monumenti, greci e romani, che erano sopravvissuti fino ai nostri giorni.

Per l'occasione furono demolite le costruzioni moderne, furono create aree di rispetto

destinate al verde, e fu scavato un collegamento fra l'area del Teatro greco e quella delle

latomie.

Il parco che ne è risultato contiene alcuni dei più straordinari monumenti che l'antichità

classica ci abbia lasciato, e per interesse ed importanza ha pochi paragoni nel resto

d'Italia. Una visita anche frettolosa di Siracusa non può non comprendere una visita a

questa zona archeologica.

L'intera area è attrezzata in modo da essere accessibile anche alle persone con problemi

nel camminare. L'area comprende:

 

Anfiteatro romano.

L'anfiteatro costruito a Siracusa in epoca romana (fu forse iniziato sotto il regno di Nerone,

ma assunse la forma che vediamo oggi solo nel secolo III-IV d.C.) è il più grande (misura

140 metri per 119) della Sicilia, ed uno dei più maggiori d'Italia (è di poco inferiore

all'Arena di Verona).

L'edificio era utilizzato per i combattimenti di gladiatori e di animali, mentre al vicinoteatro

erano riservati i veri e propri spettacoli teatrali.

Oggi dell'Anfiteatro rimane unicamente la parte scavata direttamente nella roccia, mentre

tutto quanto era costruito in blocchi di pietra è stato smantellato dagli spagnoli nel XVI

secolo, per costruire le fortificazioni dell'isola di Ortigia.

I secoli hanno anche inciso la roccia, che oggi mostra le venature, che corrono

diagonalmente alle file di sedili. Proprio per la cattiva qualità della pietra in origine

l'anfiteatro era interamente rivestito di blocchi di pietra più dura, anch'essi smantellati dagli

spagnoli.

Negli anni 1952-1955 fu finalmente realizzato, nella periferia nord dell'antica metropoli

Al centro dell'arena uno scavo rettangolare (nell'antichità, coperto) conteneva macchinari

usati per gli spettacoli. Nonostante le depredazioni di materiale che ha subito, l'edificio

conserva per le sue dimensioni un'aura di maestosità e grandezza.

Dell'Anfiteatro romano di Siracusa i visitatori possono percorrere soltanto l'anello

superiore (con esclusione dunque delle scalinate e dell'arena); in compenso il percorso è

facilitato da una comoda strada in piano, che percorre l'edificio da un capo all'altro.

Nei dintorni dell'anfiteatro e sul viale d'accesso si notano anche alcuni sarcofagi antichi,

trasportati qui dalle necropoli della zona, ed alcuni resti di case di epoca ellenistica.

Ara di Gerone II.

L'altare, o ara, di Gerone (o Hierone, o Ierone) II, fu costruito dal "tiranno" (re greco) di

Siracusa Gerone II (circa 308-216 a.C.) nel terzo secolo avanti Cristo. Si tratta del più

grande altare dell'antichità greca giunto fino a noi: è infatti lungo poco più di uno stàdion

(corrispondente a 192 metri circa) e largo 23. In origine era circondato da portici; in epoca

romana nel cortile fu piantato anche un giardino alberato.

Su questo smisurato altare era possibile celebrare cerimonie religiose grandiose, con il

sacrificio di fino a 450 tori in una sola giornata. Un modo per propiziarsi gli dèi, ma anche

per ricordare ad amici e nemici che Siracusa aveva risorse e sudditi in abbondanza...

Purtroppo di questa enorme struttura è rimasta soltanto la base, intagliata nella viva roccia

che affiora al suolo per risparmiare lo scavo delle fondamenta. Tutto il resto (cioè i muri in

massi squadrati, le colonne, le rampe d'accesso, le statue) è stato demolito dagli spagnoli,

che nel XVI secolo saccheggiarono gli antichi monumenti greci e romani per ricavarne

pietre da costruzione per le fortificazioni di Ortigia.

Ci rimane quindi solo la fantasia per immaginare, sulla base del "pavimento" superstite,

l'imponenza di questa costruzione.

 

San Nicolò dei Cordari.

Questa graziosa chiesetta normanna dell'undicesimo secolo (nel 1093 vi furono celebrati i

funerali di Giordano, figlio di Ruggero d'Altavilla), costruita sopra una cisterna romana

usata per il vicino Anfiteatro, sorge poco prima della biglietteria e dell'ingresso all'area

archeologica. Completamente spoglia di decorazioni, si segnala per la semplice ma

elegante architettura.

Oggi la chiesetta, sconsacrata, ospita un ufficio d'informazioni turistiche, passando dal

quale è possibile accedere all'interno dell'edificio (orario: dalle 9 a due ore prima del

tramonto. Chiuso il lunedì).

Sul pavimento, attraverso un vetro, si ammirano alcuni ritrovamenti archeologici

sottostanti

 

Teatro Greco

L'immenso teatro greco che ammiriamo oggi a Siracusa (il più vasto nel mondo greco del

Mediterraneo occidentale) è in realtà una parte soltanto dell'edificio fondato nel quinto

secolo avanti Cristo, e ricostruito da Gerone II nel terzo secolo avanti Cristo.

Oggi ce ne rimane infatti la sola parte più bassa, che fu scavata direttamente nella roccia,

mentre tutto quanto era costruito in blocchi di pietra ed anche in marmi colorati (cioè le fila

superiori di gradini, il portico coperto che correva lungo la parte superiore, e la scena) è

stato smantellato dagli spagnoli nel XVI secolo per costruire le fortificazioni dell'isola di

 

Ciclo di rappresentazioni di teatro classico presso il Teatro greco di Siracusa.

Ogni anno, in tarda primavera/inizio estate (maggio/giugno), a cura dell'Istituto Nazionale

di Dramma Antico, si svolge nel teatro greco di Siracusa un ciclo di rappresentazioni di

teatro classico, che richiama appassionati da tutta Italia, e non solo.

L'idea di mettere in scena gli antichi testi teatrali greci sulla scena del Teatro greco di

Siracusa, quello stesso per il quale alcuni di essi erano stati creati, venne nel 1914, e

piacque al punto da essere da allora riproposta ad anni alterni fino al 2000, quando la

frequenza è passata ad annuale.

Inoltre, a partire dal 1929 le opere create per il Teatro Greco di Siracusa hanno iniziato ad

essere messe in scena nella cornice di teatri greci e romani di tutt'Italia (Segesta,

Palazzolo Acreide, Taormina, Tindari, Pompei, Benevento, Gubbio, Fiesole, Luni,

Trieste...).

Per l'acquisto dei biglietti è possibile rivolgersi alle apposite agenzie o prenotare

(consigliato!) online.

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CARD. GUARINO Servo di Dio

"Esercitatevi nelle sante virtù. Mettete a base una umiltà profonda nella piena conoscenza della vostra miseria, nella quale conoscenzaconsiste l’umiltà che da s. Francesco di Sales fu chiamata « verità »."

MONS. IGNAZIO CANNAVO' Vescovo emerito di Messina

Ma la prova più alta della sua paternità spirituale si ebbe durante il colera, che a cominciare dall'agosto del 1887 afflisse Messina con parecchie migliaia di morti. L'Osservatore Romano del 18 settembre riferiva in sintesi le notizie ricevute da Messina con queste parole "I giornali liberali scrivono elogiando quell'arcivescovo per la carità e lo zelo da lui spiegati, manifestatesi il brutto morbo in quella città. È ammirevole l'opera cristiana che compie questo santo pastore della Chiesa.