1. Chiesa di Sant'Antonio
In questo tempio il 5 maggio 1951 Nino ha ricevuto il battesimo e il 2 giugno 1959 la Prima Comunione e la Cresima. Attraverso i segni dell’acqua e del Crisma lo Spirito Santo è sceso su di lui e, dopo molti anni, con grande potenza è esploso nella vita di Nino cambiandola radicalmente. È innegabile che la conversione di Nino sia stata opera dello Spirito Santo.
2. Vera Croce
Passando da questo luogo Nino non perdeva l’occasione per sostare in preghiera davanti all’immagine a lui molto cara, di Maria Addolorata, quasi sempre pregava l’Angelus, perché come tutti i figli di don Bosco era abituato a salutare Maria tre volte al giorno, in questa sosta di preghiera si concretizzavano le parole pronunciate dalla Madonna nel sogno di Don Bosco: «Io sono colei che tua madre ti ha insegnato a salutare tre volte al giorno». Nino come tutti i salesiani amava i giovani, a loro e per loro testimoniava il Signore e lo faceva soprattutto con la preghiera unita all’offerta della sofferenza ed in questo aveva una capacità fuori dal comune, perché radicata nella solidità della sua fede. Nino testimoniava il Signore camminando nel mondo, ma superava le cose del mondo mantenendo viva la sua preghiera e facendo di essa il dialogo costante e fecondo con il suo Signore, perché solo nella fecondità di quel dialogo la sofferenza offerta di Nino poteva cambiarsi in gioia.
I LUOGHI
Raccontando Nino Baglieri
3. Casa vecchia - Conversione Albero
24 marzo 1978 venerdì Santo, un sacerdote padre Aldo Modica entra in questa stanza insieme ad alcuni ragazzi e invoca su Nino lo Spirito Santo, uno strano calore accompagnato da un diffuso formicolio attraversa il corpo di Nino che rinasce a vita nuova. Qualche minuto prima della preghiera Nino aveva chiesto alla mamma di essere vestito per evitare di farsi vedere nudo dai presenti nel caso fosse avvenuto il miracolo da lui tanto desiderato. Da quel tragico 6 maggio sono passati dieci anni, vissuti fra la solitudine del letto e l’ombra dell’alberello, dieci anni di sofferenza estrema, marcati dalla disperazione di Nino fatta di bestemmie e dalla fede di mamma Peppina fatta di preghiere per il figlio infermo. Quella mamma che rifiutando con fermezza la proposta di eutanasia dei medici e accettando di accudirlo per tutta la vita, è come se lo avesse partorito una seconda volta. Una mamma sa sempre quali cose necessitano ai figli, e mamma Peppina sa bene che oltre alle pur necessarie cure fisiche, Nino ha bisogno soprattutto di guarire nell’anima, per questo prega, prega incessantemente senza stancarsi mai.
La preghiera di mamma Peppina che chiedeva un po’ di pace per il figlio deve essere stata più forte della disperazione di Nino e per questo è stata esaudita, non secondo le categorie umane, ma secondo quelle divine più lungimiranti e opportune: Nino infatti, non ottiene la guarigione fisica, ma qualcosa di più grande, la conversione del cuore, che gli fa riconsiderare la sua condizione di infermo e gli fa accettare in toto la sua infermità. Ora Nino vuole conoscere questo Dio che gli promette la salvezza e per un anno intero si dedica alla lettura della Sacra Scrittura, notte e giorno senza stancarsi mai, ed infine esclama:“Come ho potuto bestemmiare questo Dio che è tutto amore, così pieno di misericordia? Perché non l’ho conosciuto prima!!!”
Quasi per gioco Nino inizia a scrivere con la bocca, una scrittura che man mano si perfeziona nella calligrafia, nella grammatica e nei contenuti. Questa intuizione segna un’ulteriore svolta nella sua vita che si apre verso orizzonti nuovi e sconosciuti che oltrepassano le mura della sua stanzetta e proiettano i suoi scritti in tutto il mondo, le diverse migliaia di lettere ricevute e corrisposte una per una, sono il segno più tangibile del suo farsi testimone del Crocifisso Risorto. Oltre alla nutritissima corrispondenza Nino ha lasciato anche i 69 volumi boccascritti del suo diario e diverse pubblicazioni.
4. Via del Serbatoio Caduta 17 anni - 17 metri
Era il 6 maggio del 1968, quando alle 11.00 circa, Nino cade dall’impalcatura situata al quarto piano di questo palazzo, un volo di pochi secondi che rivoluziona un’esistenza, un metro per ogni anno, diciassette metri che cancellano i sogni e le speranze di un giovane di diciassette anni. Il ragazzo giovane e forte, pieno di speranza, che sognava il suo futuro accanto ad una ragazza per vivere felice insieme a lei ed avere dei figli, non esiste più. Ora c’è un uomo immobile senza più nessuna apparente speranza e senza futuro che guardando la sua infelice realtà, riesce solo ad imprecare con tutte le sue forze. Non aveva ancora compreso che la sua vita aveva preso la svolta decisiva, che lo pone di fronte al suo limite e a Dio che lo stava chiamando, a qualcosa di più grande dei suoi sogni e delle sue aspirazioni. Ma quando Nino prende coscienza della sua particolare vocazione, con una forza interiore che supera ogni capacità di comprensione, non si ferma a piangere la sua infermità e nemmeno si volta indietro per raccogliere l’insignificante commiserazione che da più parti gli arriva, egli aiutato dai suoi cirenei abbraccia la sua croce con una intensità tale da divenire testimone privilegiato del Crocifisso-Risorto.
Ogni anno il 6 maggio nella festa liturgica di san Domenico Savio, Nino festeggiava solennemente il suo anniversario di Croce.
5. Casa Nuova - Domenico Savio
In questa casa Nino ha trascorso gran parte della sua vita, il sole che Nino amava tanto, a differenza dell’altra casa, riscaldava questa stanzetta dall’alba al tramonto anche nei giorni d’inverno. Ma non soltanto il sole si è premurato di visitare questo luogo, infatti ancora oggi come quando c’era Nino la processione con il simulacro di San Giorgio si ferma davanti a questa stanzetta per fare una sosta di preghiera. Non sono mancate nemmeno visite molto più particolari e significative, infatti da qui è passato il prezioso reliquiario delle lacrime di Maria, in questa visita unica nel suo genere, Nino avverte la presenza di Maria e la descrive come quando stava sotto la Croce del Figlio suo Gesù. La madre che soffre per il figlio sofferente e con il suo amore di madre lo consola. In questo luogo la santità è di casa, da qui è passata anche l’urna con le reliquie di san Domenico Savio, e non vogliamo parlare di eventi prodigiosi raccontandovi la storia movimentata di questo evento, ma certamente qualcosa di poco logico è accaduto, infatti la pesante è ingombrante urna che secondo le categorie umane nemmeno doveva passare da questo luogo, non solo ha fatto tappa qui, ma è anche stata introdotta da quella porta per sostare accanto al letto di Nino (l’urna di Don Bosco che è pressappoco delle stesse dimensioni dopo svariati tentativi non è passata).
6. Chiesa Maria Ausiliatrice
Eccoci giunti al cortile in cui Nino Baglieri amava fermarsi con la sua carrozzina per guardare i ragazzi nelle loro attività e scambiare con loro qualche parola. Chissà come ha desiderato poter correre insieme a quei ragazzi perché anche lui da ragazzo è passato da questo cortile correndo dietro a un pallone, in quei momenti come tutti i ragazzi sognava il suo futuro, che mai si sarebbe realizzato. Non poteva nemmeno immaginare ciò che la vita gli avrebbe prospettato, non poteva sapere che sarebbe diventato segno tangibile e testimone fedele di Gesù Crocifisso.
Il passo che dal cortile ci ha portati alla Chiesa per noi è stato breve, per Nino invece è stato un percorso travagliato, lungo, fatto di buio, di incertezze, di disperazione che ha modellato il suo carattere e in cui ha preso coscienza della dimensione alta della sua sofferenza.
Il posto preferito da Nino e per questo privilegiato era proprio qui, all’ombra della Croce e davanti a Gesù Eucarestia. Da qui partecipava alla Messa, qui la sua preghiera si faceva più forte, qui ha consacrato la sua vita di sofferente al Crocifisso, qui il 31 agosto 2004 ha fatto la professione perpetua come Volontario con Don Bosco (CDB), qui ha voluto si celebrasse la festa del suo funerale.
7. Oratorio Salesiano Museo
Eccoci giunti al cortile in cui Nino Baglieri amava fermarsi con la sua carrozzina per guardare i ragazzi nelle loro attività e scambiare con loro qualche parola. Chissà come ha desiderato poter correre insieme a quei ragazzi perché anche lui da ragazzo è passato da questo cortile correndo dietro a un pallone, in quei momenti come tutti i ragazzi sognava il suo futuro, che mai si sarebbe realizzato. Non poteva nemmeno immaginare ciò che la vita gli avrebbe prospettato, non poteva sapere che sarebbe diventato segno tangibile e testimone fedele di Gesù Crocifisso.
Il passo che dal cortile ci ha portati alla Chiesa per noi è stato breve, per Nino invece è stato un percorso travagliato, lungo, fatto di buio, di incertezze, di disperazione che ha modellato il suo carattere e in cui ha preso coscienza della dimensione alta della sua sofferenza.
Il posto preferito da Nino e per questo privilegiato era proprio qui, all’ombra della Croce e davanti a Gesù Eucarestia. Da qui partecipava alla Messa, qui la sua preghiera si faceva più forte, qui ha consacrato la sua vita di sofferente al Crocifisso, qui il 31 agosto 2004 ha fatto la professione perpetua come Volontario con Don Bosco (CDB), qui ha voluto si celebrasse la festa del suo funerale.
8. Cimitero
Eccoci giunti al cortile in cui Nino Baglieri amava fermarsi con la sua carrozzina per guardare i ragazzi nelle loro attività e scambiare con loro qualche parola. Chissà come ha desiderato poter correre insieme a quei ragazzi perché anche lui da ragazzo è passato da questo cortile correndo dietro a un pallone, in quei momenti come tutti i ragazzi sognava il suo futuro, che mai si sarebbe realizzato. Non poteva nemmeno immaginare ciò che la vita gli avrebbe prospettato, non poteva sapere che sarebbe diventato segno tangibile e testimone fedele di Gesù Crocifisso.
Il passo che dal cortile ci ha portati alla Chiesa per noi è stato breve, per Nino invece è stato un percorso travagliato, lungo, fatto di buio, di incertezze, di disperazione che ha modellato il suo carattere e in cui ha preso coscienza della dimensione alta della sua sofferenza.
Il posto preferito da Nino e per questo privilegiato era proprio qui, all’ombra della Croce e davanti a Gesù Eucarestia. Da qui partecipava alla Messa, qui la sua preghiera si faceva più forte, qui ha consacrato la sua vita di sofferente al Crocifisso, qui il 31 agosto 2004 ha fatto la professione perpetua come Volontario con Don Bosco (CDB), qui ha voluto si celebrasse la festa del suo funerale.
La città di Modica
lModicaè a seconda città della provincia di Ragusa Per quanti intendono visitare il sud-est della Sicilia e la provincia di Ragusa in particolar modo, Modica può essere considerata una tappa quasi obbligata per una serie di motivi. Oggi il capoluogo di provincia è Ragusa ma, per lungo tempo, dall'età medievale agli ultimi secoli dell'età moderna, fu Modica a rivestire un'importanza primaria in quest'area geografica. Era infatto il capoluogo della "Contea di Modica" che per splendore e potenza, in Sicilia venne considerata un vero e proprio "stato dentro lo stato". E' con Pietro I d'Aragona che la città diviene capitale della contea. Le famiglie che reggeranno la contea: i Chiaramonte, i Cabrera, gli Henriquez-Cabrera abbellirano la città e la renderanno potente. Come tutta la Sicilia orientale, anche Modica venne quasi per intero distrutta dal terribileterremoto del 1693. Venne pertanto ricostruita completamente in stile barocco, adoperando la luminosa pietra calcarea locale. Le numerose chiese che rivaleggiano tra di loro in splendore hanno permesso a Modica di ottenere l'ambito riconoscimento di patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco. Le chiese che si susseguono in questa cittadina sono veramente numerosissime, da qui l'appellativo di città delle cento chiese. Ma c'è un'altro motivo per cui Modica è celebre: il cioccolato che qui viene prodotto seguendo un'antica ricetta che si dice di origine azteca.
Il duomo di San Giorgio
l duomo di San Giorgio
L'odierna Modica è costruita su due livelli: Modica bassa, in generale quella più antica, che si snoda tra le sinuose gole delle vallate in cui è costruita e Modica alta ricopre i lati delle vallate, andando man mano a ricoprire l'altipiano. Si tratta di una visione particolare, tanto che lo scrittore comisano Gesualdo Bufalino ha paragonato la visione di Modica dall'alto a quella di un frutto di melograno spaccato, dove semi e polpa si alternano con continuità. Due edifici, nella parte alta attirano in particolar modo l'attenzione del visitatore. Il primo di questi è la monumentale chiesa di San Giorgio. L'aspetto che ha la chiesa è veramente monumentale. E' posta a cavallo tra Modica alta e Modica bassa, affacciandosi direttamente sulla vallata. A dare ancora maggiore monumentalità vi è la grandiosa scalinata, adorna di fiori e piante, che porta giù sino al corso principale della città. La facciata della chiesa è veramente imponente trattandosi di una chiesa a cinque navate. Come in molte chiese barocche siciliane, la torre campanaria è direttamente sovrastante il portale principale, formando una sorta di facciata-torre. Purtroppo non conosciamo il nome dell'architetto che la progettò anche se molti ipotizzano il grande architetto netino Rosario Gagliardi. La chiesa, come tutte quelle della città venne ricostruita dopo il terremoto del 1693. Sopra il portale vi è una scritta particolare 'mater ecclesia' ossia chiesa madre, che ritroveremo anche nella chiesa di San Pietro. La particolarità di Modica è infatti di possedere due chiese madri che, per tempo immemorabile, hanno avuto una campanilistica rivalità. Questa rivalità si traduceva in una ricerca esasperata dello sfarzo nelle decorazioni ma anche in vere e proprie scaramucce durante le feste patronali. L'interno della chiesa è riccamente decorato con stucchi bianchi e dorati. Lungo le navate laterali si susseguono importanti dipinti di pittori siciliani dal seicento all'ottocento. Tra questi si citano al secondo altrare della navata destra 'l'assunta' di Filippo Paladini, realizzata nel 1610 e che tra l'altro contiene l'autoritratto dell'autore. Dietro l'altare principale è invece possibile ammirare un polittico opera di Bernardino Niger che contiene scene della vita di Gesù e di San Giorgio. Nella navata sinistra, di sicuro interesse sono l'arca argentea con reliquie di santi, che viene portata in processione per la festa di San Giorgio e la statua di San Giorgio a cavallo, eroico cavaliere nell'atto di uccidere un drago. Nella navata destra si trova la bellissima statua della 'Madonna delle nevi', di scuola gaginesca. Nel pavimento del transetto è anche possibile ammirare una bella meridiana a camera oscura. Si tratta di una sorta di orologio solare, progettato per segnalare tramite l'ingresso della luce solare attraverso un foro nella parete, il mezzogiorno locale. Uscendo dalla navata destra, si possono risalire le scalinate e seguire il percorso che ci porterà ai resti del castello dei conti di Modica.
Il castello dei Conti
Sullo sperone roccioso che sovrasta Modica bassa era posto il castello dei conti. Ben poco ne rimane purtroppo oggi visibile a causa dei continui rimaneggiamenti subiti. nel corso dei secoli. Rimangono parte delle strutture murarie e, all'interno alcuni ambienti carcerari e le chiese che appartenevano al castello. Sullo sperone estremo, quello che si affaccia sul corso dei due antichi torrenti modicano, lo Janni Mauro ed il Pozzo dei Pruni (oggi ricoperti) sorge la più moderna torre dell'orologio, visibile quasi ovunque dal panorama di Modica bassa. Il castello dei conti è visitabile con il pagamento di un piccolo biglietto di ingresso. Al momento però non risulta fruibile per dei lavori di restauro. Oltrepassato il castello si può cominciare la discesa verso Modica bassa. Una serie di vicoletti solo pedonali e di scalinate ci portano infatti giù dal colle, fino al livello del corso, non senza essere passati davanti alla casa natale di Salvatore Quasimodo e davanti al museo Tommaso Campailla.
La Chiesa di Santa Maria di Betlem
Al termine della nostra discesa ci troveremo a sbucare in via Marchesa Tedeschi, esattamente davanti alla chiesa di Santa Maria di Betlem. Anch'essa venne ricostruita nel XVIII sec. sui resti di preesistenti edifici ecclesiastici. Se ne vedono ancora testimonianze entrando all'interno. Seguendo la navata destra, in fondo alla stessa troviamo la splendida cappella Cabrera con il suo portico in stile gotico, dagli archi acuti e dalle molteplici decorazioni. La cappella è del XV-XVI secolo. Altro motivo di interesse della chiesa è lo splendido presepe in terracotta dipinta che è possibile ammirare tutto l'anno lungo la navata sinistra della chiesa. Il presepe venne realizzato nel 1882 da artigiani provenienti da Caltagirone. Uscendo dalla chiesa e seguendo per pochi metri il vicoletto che la fiancheggia sulla sinistra, troviamo un'altra rimanenza dei più antichi edifici ecclesiastici. Un'edicola in pietra, molto consumata raffigurante la natività. Si tratta della cosiddetta 'lunetta Berlon'. Torniamo a questo punto sui nosti passi e seguiamo via Marchesa Tedeschi. Poco prima di arrivare in piazza del Municipio, incontreremo sulla nostra sinistra la chiesa di San Domenico e poi, appunto, il palazzo comunale. Nella chiesa dei domenicani è stata riportata alla luce, alcuni anni fa, un'interessante cripta, visitabile su prenotazione. A questo punto è possibile invertire la marcia, risalendo corso Umberto o scendere ulteriormente fino ad incontrare la chiesa del Carmine. Di questa si conserva ancora un bel rosone in stile gotico-chiaramontano, sulla facciata principale. Al suo interno è invece possibile ammirare il bel gruppo marmoreo dell'annunciazione, realizzato nel cinquecento da Antonello Gagini. Invertiamo a questo punto la marcia risalendo corso Umberto. il corso venne costruito andando a ricoprire uno dei torrenti che attraversavano un tempo Modica e che fino agli inizi del novecento hanno provocato terribili alluvioni. Oltrepassato l'ufficio di informazioni turistiche ed il palazzo della cultura, sede del museo civico,giungiamo davanti alla monumentale chiesa di San Pietro.
La Chiesa di San Pietro
La chiesa di San Pietro è la seconda chiesa madre di Modica. L'imponente edificio si staglia su un'alta gradinata abbellita dalle statue degli apostoli. Anche qui, come sul duomo di San Giorgio, si ripete la scritta 'mater ecclesia', a indicare la rivalità tra le due matrici. Il prospetto è monumentale ma l'interno, con i suoi stucchi barocchi lo è ancora più. La chiesa ha una pianta a tre navate ed è un continuo susseguirsi di cappelle, stucchi, tele e sculture. Tra le opere di maggior pregio si conservano nella navata destra la splendida statua marmorea chiamata 'Madonna di Trapani' di scuola gaginesca e, poco più avanti, una bella opera in legno, particolare per il suo accentuato realismo: 'San Pietro ed il paralitico', realizzata nel 1893 dall'artista locale Benedetto Civiletti. Lungo la navata destra si trova anche la splendida arca argentea che viene portata in processione durante la festa patronale. Usciti dalla chiesa di San Pietro si può proseguire nella passeggiata lungo il corso ammirandone gli altri edifici, fermandosi magari a provare la tipica cioccolata modicana oppure approfondendo la visita alla città con qualcuno degli itinerari specifici più sotto descritti. Proseguendo in direzione di piazzale Falcone-Borsellino (terminal autobus) incontreremo ancora il teatro Garibaldi, la chiesa di Santa Maria del Soccorso con il suo caratteristico colore rosato ed il prospetto curvo e palazzo Manenti
Panorama
Ammirare il panorama della città dai diversi punti. Le ore privilegiate sono quelle del tramonto quando il colore della pietra degli edifici di Modica si risalta e le prime luci illuminano come un presepe la città. Vi sono alcuni punti suggeriti:
- 1Pizzo Belvedere (a poca distanza dalla Chiesa di San Giovanni Evangelista). Si ammira lo stesso panorama dell'immagine principale di Modica di questo articolo. Con una veduta, quindi, laterale rispetto al duomo. modifica
- 2Panorama frontale, Via S. Benedetto da Norcia (Uscire da Modica passando dalla stazione per poi imboccare la strada che conduce al monte vicino.). Da questa posizione di possono vedere nettamente le due modiche e abbracciare quasi tutta la città. modifica
- 3Panorama dalla scalinata del duomo di San Giorgio. Da questo punto si può ammirare una porzione minoritaria della città.
Itinerari possibili
Quanti desiderano conoscere meglio la città o visitarla più nel dettaglio, possono scegliere tra diverse alternative. Lungo corso Umberto, al numero civico 149, nei pressi dell'ufficio di informazioni turistiche è possibile visitare il museo civico archeologico "Belgiorno" che contiene una collezione di reperti ritrovati nel territorio modicano dalla preistoria al medioevo. Tra questi si distingue un bel bronzetto di epoca ellenistica denominato l' 'Eracle di Cafeo'.
Per informazioni è possibile telefonare al numero 0932.751236. Su prenotazione è anche possibile visitare il museo della medicina "Tommaso Campailla", ubicato in piazza Campailla e dedicato ad uno studioso modicano. Infine, all'altezza di corso Umberto n. 209 è ubicato il museo "Garibaldi"
Per quanti sono interessati alla letteratura, un piacevole diversivo può essere ripercorrere le orme di Salvatore Quasimodo o di Gesualdo Bufalino. Lungo la discesa che dal castello porta alla chiesa di Santa Maria di Betlemi, via Posterla 84, è ubicata la casa natale di Salvatore Quasimodo. La casa rientra all'interno del parco letterario dedicato allo scrittore.
Con l'automobile:
Venendo da Catania o Siracusa occorre percorrere l'autostrada Siracusa-Gela, in esercizio fino a Rosolini e, da li, la strada statale Rosolini-Ispica-Modica. Arrivati a Modica percorrere la circonvallazione (zona commerciale) per andare a posteggiare a piazza Falcone-Borsellino, all'inizio di corso Umberto, a Modica bassa.
Posteggi
Posteggiare a Modica bassa è piuttosto difficoltoso. Solitamente è possibile trovare posto gratuitamente nel posteggio di piazza Falcone-Borsellino. Lungo il corso Umberto vige il posteggio a tempo a pagamento. I biglietti sono acquistabili nelle edicole.
Con l'autobus
Il terminal dei bus interurbani è ubicato a piazza Falcone-Borsellino
“Prestiamo i nostri piedi a chi non ne ha –scrive Nino- prestiamo le nostre mani a chi non può usarle, prestiamo i nostri occhi a chi non può vedere, le nostre orecchie a chi non può sentire, la nostra bocca a chi non può parlare. Doniamo un sorriso a chi è triste, una parola allo scoraggiato e sfiduciato, un po’ di compagnia a chi è solo. Amiamo tutti,aiutiamo tutti. Ogni cosa sia fatta nell’umiltà e avremo nel cuore l’eterna felicità”
“Celebrare Nino Baglieri non vuol dire farlo diventare un mito. La sua Santità consiste, invece, nella sua umiltà, nel suo farsi strumento di un amore più grande, dell’amore di Dio".