In cammino con i Santi

Montedoro

MONTEDORO E IL SUO CITTADINO PIÙ ILLUSTRE

Il popolo di Montedoro ha venerato e venera la figura del Cardinale Guarino nel ricordo della sua santità di vita.

Per il tempo in cui egli era vivente, uno storico locale, Giovanni Petix (1884 -1970) ha avuto cura di raccogliere le testimonianze desunte dagli archivi della Parrocchia, del Comune e delle famiglie del paese. Sono testimonianze dalle quali emergono l’interesse, l’ammirazione e l’affetto, non soltanto campanilistici con cui i suoi concittadini seguivano le tappe del suo cammino terreno e del suo impegno ecclesiale, ma anche i sentimenti che legavano il cardinale Guarino alla "patria nostra", mai venuti meno ed anzi sempre rinnovati quanto più le circostanze della vita non gli consentivano che ritorni sempre più radi e quasi fugaci . . .

A Montedoro troviamo un bel busto marmoreo, opera dello scultore Lo Verso di Palermo, che, nel 1935, è stato collocato nella Chiesa Parrocchiale ed il "numero unico" stampato per l’occasione, dove venivano rievocate la vita, le opere e le virtù del Servo di Dio. Da tempo poi gli è stata intitolata una strada, tra le più belle del paese.

Infine in questi ultimi anni folte rappresentanze di montedoresi non hanno mai mancato di intervenire alle varie manifestazioni legate alla celebrazione della causa di beatificazione e canonizzazione o ai suoi momenti più significativi, in particolare alla chiusura dell’inchiesta diocesana nel Duomo di Messina, il 25 novembre 1997, come pure all’inaugurazione dell’attività del "Centro Studi Cardinale Guarino",

In moltissime famiglie la sua immagine è custodita con particolare cura, e ci si rivolge alla sua intercessione nei momenti di bisogno

I LUOGHI

Il comune di Montedoro

Montedoro (Muntidoru in siciliano) piccolo centro dell’entroterra siciliano, si trova a 470 mt sul livello del mare. Il paese viene denominato dagli arabi El Minzar che significa “Panorama”, la sua ubicazione è proprio tra il Monte Croce (475 m) e il Monte Ottavio (518 m) , inoltre a sud del paese scorre il fiume Gallo d’Oro, mentre a nord il fiume Salito. Dal Monte Ottavio, il punto più alto del paese si gode di un bellissimo panorama dell’intero Vallone e l’orizzonte si estende sino a comprendere anche le Madonie e l’Etna; si vede altresì Serradifaco e la stazione ferroviaria, Mussomeli, la Rocca di Sutera, il Monte Cammarata, Casteltermini, Milena, Gibellini ed il corso del fiume Gallo d’Oro.

 

 

Attività principale

Il punto di maggiore attrazione del paese è il “Museo della Zolfara” si trova all’ingresso del Parco Urbano, sul Monte Ottavio, nei pressi della miniera più antica di Montedoro: la “Nadurello”. Il Museo della Zolfara è dedicato allo scrittore e poeta montedorese Angelo Petyx, da cui prende il nome; in esso è possibile vedere una mostra permanente dal titolo “Zolfare e zolfata ridi Montedoro, civica raccolta di testimonianze etno storiche”; inoltre con la sua raccolta di fotografie, ricostruzioni, minerali e utensili legati all’attività estrattiva vuole non solo valorizzare e proteggere il patrimonio storico mineralogico ma anche testimoniare come si svolgeva la vita allora. La lavorazione dello zolfo si svolgeva in un sottosuolo angusto, asfissiante, alla fioca luce di una lampada all’acetilene, i picconieri con martelli, picconi ed esplosivo abbattevano la roccia ricca di minerali e poi il materiale veniva trasportato dalle spalle dei carusi fino a raggiungere i forni di fusione dove lo zolfo veniva separato dalle impurità.

Da visitare

La Chiesa Maria Santissima del Rosario: situata in piazza Europa nel cuore del paese. E’ stata realizzata nel 1645 ad opera del Borghese Don Mariano De Lucia, per devozione alla Vergine Maria SS. Del Rosario; nel tempo essa ha subito diverse ristrutturazioni a causa dei danni subiti dal terremoto nel 1783 e a causa delle lesioni dovute alle gallerie delle miniere scavate nel sottosuolo. Con l’ultimo restauro nel 1996, si è cercato di portare la Chiesa ai suoi colori e forme originarie. All’interno la costruzione è in stile barocco rinascimentale ad un’unica navata, presenta due grosse colonne di stile Corinzio aventi base e capitelli di stile Dorico che sorreggono un piano sporgente sul quale è situato l’organo. All’esterno la Chiesa presenta un colore giallo delimitato da contorni bianchi delle colonne laterali, ai lati del prospetto due piccoli campanili si innalzano e fanno da cornice alla croce stilizzata posta sulla sommità principale.

Tempietto della Madonna delle Grazie: e’ un opera che si trova all’ingresso del paese, nel bivio che da Montedoro va verso Serradifalco e Racalmuto. Inizialmente vi era un’edicola che era stata fatta realizzare nel 1872 dal Bersagliere Salvatore Sferrazza come promissione alla Madonna delle Grazie perché sopravvissuto alla presa di Porta Pia nel 1870. In sostituzione a questa, nel 1965 è stata realizzata una nuova opera grazie alla raccolta fondi tra i fedeli, è stata progettata dal Geom. Piccillo, al suo interno vi è un mosaico con l’immagine della Madonna realizzato nel 1980. Luogo di pace e di preghiera, ogni anno il 2 luglio, vi si celebra la Santa Messa in onore, appunto, della Madonna delle Grazie.

Il Calvario: sorge sul Monte Ottavio nella zona Est del paese. Il percorso che bisogna fare per arrivarci è caratteristico per la sua forma a spirale e lungo il percorso sono state realizzate delle piccole edicole(figureddi) con dei pannelli di ceramica che riproducono la Via Crucis di autori vari. Arrivati in cima al Calvario vi è sta costruita una strutta a forma di parallelepipedo caratterizzato da una piccola cappella nel vano terra, due scale esterne, fornite di cancelli nell’accesso, che portano al piano superiore, un ampio spazio cinto da mura, e nella parte anteriore da una inferriata con gradini laterali dove è impiantata una croce di legno. Nel 1960 la zona del Calvario è stata alberata cambiando così la sua fisionomia e il suo paesaggio, fino ad allora il Calvario era visibile da diverse parti del paese, mentre poi gli alberi ne hanno ostruito la visibilità.

Villa Comunale e sculture a cielo aperto:  la sua particolare forma e le sculture rendono questo posto accattivante, è il luogo ideale per fare passeggiate e stare in tranquillità. In essa è possibile vedere un anfiteatro, in cui durante il periodo estivo vengono organizzate rappresentazioni teatrali e saggi di danza classica, moderna o contemporanea rendendo ancora più suggestiva l’esibizione. Inoltre la Villa è dotata di un campetto di calcio, un parco giochi ed un ristoro. Come già detto alle palme, piante e fiori si alternano le sculture realizzate da artisti di livello nazionale e internazionale provenienti dal Messico, dalla Corea, dalla Nuova Zelanda, dalla Norvegia, dalla Siria, dal Belgio e dagli Stati Uniti. Queste sculture non si trovano solamente all’interno della Villa, ma anche tra le vie, nelle piazzette; sono state realizzate tra il 1994 e il 2000; la particolarità di queste sculture è rappresentata dal materiale con cui sono state realizzate: pietra arenaria(di Sabicina di Caltanissetta), travertino romano, legno e vetroresina. Gli artisti con queste opere hanno realizzato e raffigurato il proprio rapporto con la Sicilia.

Le Case Museo: sono delle abitazioni che sono state acquistate dal Comune e successivamente restaurate. La casa tipica del contadino e del minatore meno abbiente, era composta da un unico vano chiamato “dammuso”: tutto era inglobato in questo unico ambiente che fungeva da abitazione, stallo per animali, deposito per la paglia e attrezzi agricoli. In modo specifico la parte anteriore costituiva il soggiorno, mentre la parte posteriore era divisa in due parti, isolati da una tenda che fungeva da alcova, una parte era destinata al letto dei coniugi con la culla per il neonato e l’altra parte fungeva da stalla. Nel 1800 il miglioramento delle condizioni economiche generarono nel paese un nuovo bisogno di abitazione, il “dammuso con cammara”. Nella parte antica del paese, ancora oggi, è possibile visitare alcune di queste abitazioni restaurate nel rispetto delle tecniche di costruzioni originali, al loro interno è possibile vedere oggetti, utensili, foto antiche che rappresentano la viva testimonianza etnoantropologica della civiltà contadina; l’allestimento comprende anche dei diorami, realizzati dall’artista Roberto Vanadia che illustrano scene di vita quotidiana dell’epoca.

Osservatorio Astronomico, Planetario e Parco Urbano: sono stati inaugurati nel 2011 sul Monte Ottavio in località “Pupiddu” a 600 metri di altezza, il più grande Osservatorio Astronomico e il più grande Planetario della Sicilia, ed è una delle strutture che vanta il maggior numero di visitatori. La sua posizione consente di godere di una vista spettacolare che abbraccia un’ampia porzione dell’entroterra siciliano. L’Osservatorio ha un telescopio a spicchi di 60 cm., la struttura è a forma di prisma sottile ed allungato che emerge appena dal terreno. Tale costruzione è orientata come fosse una bussola su varie direzioni che si diramano verso cielo e verso terra. Le lastre di travertino ricoprono il prisma che è caratterizzato da una torretta con cupola apribile ed orientabile per l’osservazione degli astri, con tanto di telescopio. Esso è anche dotato di una grande sala didattica con 100 posti a sedere e uno schermo dove, ingrandite, si possono osservare in diretta le immagine messe a fuoco dal telescopio; infatti è sede anche di riunioni di carattere scientifico e culturale.

Il Planetario ha una cupola metallica alta 5 metri e 7 metri di diametro, nella quale, stando comodamente seduti su poltrone reclinabili, con un proiettore di nuovissima generazione si possono ammirare fenomeni come i movimenti della terra e dei pianeti attorno al sole, la nascita e la morte delle stelle, le galassie e le costellazioni. L’Osservatorio e il Planetario si trovano all’interno di un Parco Urbano alberato, esteso più di 10 ettari, curato, ricco di camminamenti interni e di percorsi naturalistici e archeologici (grotte, tombe preistoriche, ecc…) vi sono spazi per i pic-nic attrezzati di tavoli e panchine in legno e di un grazioso parco giochi per i più piccini.

Il Cineteatro: opera di recente costruzione contiene un gran numero di posti a sedere per accogliere qualsiasi tipo di evento e manifestazione culturale del paese. Esso è stato intitolato a Lina Caico (1883-1951) valente intellettuale, scrittrice, educatrice, è ricordata soprattutto per aver fondato e diretto dal 1908 al 1926, caso unico in Italia, la rivista “La Lucciola”, scritta e illustrata a mano in unica copia solo da giovanissime signorine, appartenenti alla medio-alta borghesia e residenti nelle più disparate regioni d’Italia.

Tipicità

Per quanto piccolo possa sembrare Montedoro è un paese ricco di tradizioni, in occasione delle diverse feste religiose vengono preparati vari prodotti tipici, che vengono tramandati di generazione in generazione. Eccone un elenco:

-Per la festa di San Biagio, il 3 febbraio, anticamente si preparavano le “Cuddureddi di San Vilasi”, è un impasto duro di pane infornato nelle diverse forme riconducibili al suo vescovato, come la trachea, scala, mitra e baculo pastorale. E ancora oggi vengono riprodotte.

-Durante il periodo di Carnevale vengono fatte “Spingi”, “Chiacchiere” e “Pignulati” e riempiono d’allegrie le nostre tavole.

-Per Pasqua, anticamente non esisteva l’uovo di cioccolato come oggi, quindi ai più piccini venivano regalate le “Palummeddi”, che era pasta frolla  di diverse forme con un uovo sodo inserito all’interno; anticamente le forme erano per i maschietti il cavallo (cavadduzzu) e per le femminuccie la borsetta, oggi vengono fatte anche a forma di cestino e pulcino.

-Per la ricorrenza dei morti, il 2 novembre, si narra che i parenti scomparsi portino in omaggio ai bambini i “Pupiddi di zuccaru” e “Picureddi” che si tratta di pasta reale a forma di pecorelle.

-Per San Martino, l’11 novembre, è tradizione fare li “Guasteddi” pasta di pane fritto impastata rigorosamente in un certo modo e condita con zucchero o miele, e inoltre viene gustato il vino novello.

-Nel mese di dicembre, in occasione della festa di Santa Lucia si prepara invece la “Cuccia” grano bollito e condito. Il termine, in dialetto siciliano “cuacciu” significa chicco di frumento, vi è una lunga preparazione dietro, in quanto va tenuto a bagno per circa 5-7 giorni, e può essere gustato sia dolce che salato.

-Per Natale invece non possono mancare “li Purciddati” sono involtini di pasta di pane ripieni con fichi tritati; con il tempo si è sviluppata un’altra versione di questo dolce chiamata “Nucati” in cui il ripieno è di mandorle tritate, miele e pinoli. Sempre per tradizione ma che possiamo trovare tutto l’anno vi sono le “Mbriulate”, pasta di pizza intrecciata e arrotolata e ripiena con salsiccia e cipolla, e le “Ciambelli” di forma piatta e con una particolare glassa di zucchero.

 

Appuntamenti

GENNAIO

Epifania

Subito dopo la messa solenne, le donne dell’Associazione si travestono da Befane e sfilano per le vie del paese donando regali e allegria a tutti i bambini. Nel pomeriggio i bambini vestiti da Re Magi e altri due vestiti uno da San Giuseppe e una da Madonna si dirigono in processione verso la Capanna, allestita in piazza, prendono il Bambin Gesù (dove era stato portato durante la notte di Natale) lo portano in Chiesa e si celebra la Santa Messa.

FEBBRAIO – MARZO

San Biagio

L’11 febbraio per San Biagio vengono preparate li “Cuddureddi di San Vilasi” egli è il protettore di tutti coloro che soffrono di mal di gola per questo una delle forme caratteristiche è la trachea. Tutte le famiglie, i panifici e la pasticceria del paese in questo giorno ricordano il Santo in questo modo.

Carnevale

Durante il periodo di Carnevale avviene la sfilata di carri allegorici che dura quattro giorni. Il paese conserva una simpatica tradizione antica: il Giovedì dei Compari e il Giovedì delle Comari; ragazzi e ragazze si raggruppano separatamente nei due giovedì precedenti al giovedì grasso preparando un banchetto nella casa di uno dei ragazzi e/o ragazze, quel giorno non posso mancare appunto i prodotti tipici come “Spingi, Chiacchieri e Pignulati”, il giovedì grasso invece si raggruppano insieme ragazzi e ragazze e mangiano giocano insieme.

MARZO – APRILE

Settimana Santa

Il cerimoniale della Settimana Santa ha inizio la Domenica delle Palme, dodici giovani di Montedoro si vestono di apostoli, si va in processione al santuario del Sacramento li avviene la benedizione delle palme e dei ramoscelli di ulivo, terminata questa si ritorna in processione in Chiesa e un gruppo di cantori entra in Chiesa chiudendo il portone; gli apostoli si fermano davanti il portone e uno di loro sorregge una lunga asta con in cima una croce e insistentemente bussa al portone per tre volte, ad ogni colpo parte il ritornello dei lamentatori e la porta viene aperta solo dopo il terzo tentativo. La Domenica di Pasqua le statue della Madonna e del Cristo Risorto vengono poste in piazza poste distanti e frontalmente, un bambino vestito da “San Giovanni” va a comunicare per tre volte alla Madonna, coperta da un telo di stoffa, che il Figlio è risorto; viene fatto scivolare questo telo e le due statue portate a mano vengono ravvicinate, avviene quindi “Lu Ncuantru” ovvero l’incontro con tre baci che si scambiano le due statue e l’applauso festante dei fedeli e poi ci prosegue con un processione per le vie dei Santi e si conclude in Chiesa con la Messa solenne di Pasqua.

MAGGIO

Madonna

Il mese di maggio è il mese dedicato alla Madonna, ogni mattina alle 8 si celebra la Santa Messa in cui partecipano soprattutto i bambini della scuola, al termine della Messa viene sorteggiata una statuetta della Madonna che il bambino terrà a casa per un giorno. Nel pomeriggio c’è la recita del Rosario e una volta alla settimana questo viene recitato presso le diverse Modonnine presenti nel paese.

GIUGNO

Corpus Domini

Nel mese di giugno si celebra il Corpus Domini, questo evento dura tre giorni. Lungo le strade del paese vengono realizzati dai fedele degli altari con veli, pizzi decorati e i simboli dell’eucarestia come spighe e viti. I fedeli comminano in processione dietro il sacerdote che porta l’Ostentorio sotto l’ombrello e il baldacchino sorretto da cinque uomini, attraversa le vie del paese fermandosi in preghiera nei diversi altari per la benedizione del Santissimo.

San Calogero

Precisamente il 18 giugno, sin dal 1980, si svolge la festa di San Calogero. Una sua caratteristica principale è il suono dei tamburi per le vie del paese già dal primo mattino. Secondo un’antica tradizione, i fedeli del paese che vogliono chiedere una grazie al Santo, fanno preparare per quel giorno i “Pupi o Pani di San Calogero, si tratta di pane di grano duro con la forma delle diverse parti del corpo oggetto di preghiera, questi “Pani” durante la Messa di mattina vengono benedetti e poi ognuno li distribuisce ai parenti, amici e vicini di casa.  Nel pomeriggio la banda suona per le vie del paese, e la sera dopo la Santa Messa, la statua del Santo viene portata in processione fino all’edicola di San Calogero dove i fedeli in fila salgono per un gesto di devozione. Questa edicola è stata fatta costruire nel 1964 dal sacerdote Calogero Piccillo e dai cittadini del paese che portano questo nome; è stata costruita all’uscita del paese per venire incontro alle esigenze di tutte quelle persone, anziane soprattutto, che non potevano recarsi in pellegrinaggio al Santuario di Naro.

AGOSTO

San Giuseppe

La prima domenica di agosto viene celebrata la festa del compatrono San Giuseppe, tale festa dura cinque giorni, viene appunto celebrata nel cuore dell’estate montedorese, e il primo anno di svolgimento è stato nel 1635. I festeggiamenti iniziano il venerdì con giochi in piazza e con diverse esibizioni artistiche e musicali per le vie del paese e poi grandi spettacoli in piazza. La piazza, le vie principali del paese e la Chiesa vengono adornate con archi luci colorate che rendono l’atmosfera allegra e gioiosa. E’ la festa più sentita del paese e in cui affluisce un numero di persone residenti e non, è una festa che vale la pena vivere. La festa di San Giuseppe in effetti è il 19 marzo ma a causa del mal tempo che ne ostacolava quasi sempre la buona riuscita si decise di festeggiarla a maggio, il tempo era si perfetto ma non c’erano grandi fondi di reddito e il Santo non veniva mai degnamente festeggiato, così a partire dal 1945 si decise di celebrare questa festa la prima domenica di agosto, periodo in cui vi era il termine dei lavori agricoli e il ritorno degli emigrati per le ferie estive.

OTTOBRE

Madonna del Rosario

La festa dura tre giorni e la si celebra dal 1635. I festeggiamenti iniziano il sabato con l’arrivo della banda musicale e girano per le vie del paese e i solenni Vespri in onore della Madonna. La notte poi il paese si anima danzando e cantando per le vie del paese accompagnati dalla banda musicale, così come succede anche per la festa di San Giuseppe. La domenica mattina la banda suona per le vie del paese in festa e dopo la messa mattutina vi è “Maschiata”, la sera dopo la Santa Messa si va in processione con la Statua della SS. Madre di Dio e la funzione termina con lo spettacolo dei fuochi d’artificio. Il lunedì la festa si conclude con la sagra della salsiccia e musica in piazza. Fino agli anni ’60 tra i vari festeggiamenti vi era la fiera del bestiame.

NOVEMBRE

San Martino

L’11 novembre si festeggia San Martino con la tradizione dei “Li Gasteddi”, famiglie e panifici ancora oggi usano impastare la pasta del pane in modo particolare, poi viene fritta e condita con zucchero o miele e infine, accompagnata dal vino novello, infatti un antico detto paesano è “Pi San Martinu Guasteddi cu lu vinu”.

DICEMBRE

L’Immacolata Concezione

Nel mese di dicembre, l’8 dicembre si festeggia l’Immacolata Concezione, che dura due giorni e si festeggia sin dal 1964. Il sabato dopo il canto dei Vespri alla Madonna nella tarda serata si svolge la tradizionale fiaccolata con l’esecuzione di canti mariani. Fino agli anni ’70 i giovani si riunivano per fare la “Tavulidda” in attesa della mezzanotte per poi uscire insieme al sacerdote per le vie del paese e fare la notturna dell’Immacolata cantando inni mariani fino all’alba; oggi invece la tradizione è un po’ cambiata, i giovani si riuniscono in una casa mangiano, giocano insieme e poi si celebra la notturna con la banda musicale. La domenica mattina, alla fine della Santa Messa vi è lo sparo della “Maschiata”, mentre nel pomeriggio arriva la banda che gira per le vie del paese. La sera, subito dopo la Messa, si fa la tradizionale processione della Statua dell’Immacolata e in conclusione lo sparo dei fuochi d’artificio. Caratteristico della festa è il suono per le strade dei zampognari.

Santa Lucia

Il 12 dicembre si festeggia la vigilia di Santa Lucia con la tradizionale “Vampa di Santa Lucia” e la “Cuccia”. Alla fine dei Vespri in onore della Santa siracusana, viene benedetta dal prete la catasta di legna e paglia preparata dagli impiegati comunali e si da inizio alla “Vampa” dandovi fuoco mentre la banda esegue delle allegre marcette. Viene fatta davanti la piazza della Chiesa e viene distribuita la “Cuccia”, piatto tipico della festa.

Novena di Natale

Dal 16 al 25 dicembre viene celebrata la “Novena di Natale”, la sera molti fedeli partecipano alla Novena che si tiene in Chiesa nei nove giorni che precedono il Natale, finita la Novena si esce per le vie del paese giungendo davanti un edicola della Madonna o della Sacra Famiglia e vengono intonati inni natalizi, a conclusione di ciò si distribuiscono prodotti tipici come “Purciddati, ceci, trippa, biscotti zuccherati, ecc…”. La sera della Vigilia di Natale, dopo la Mesa di mezzanotte, si porta il Gesù Bambino in processione sino alla capanna costruita nella piazza, all’interno della quale si trovano già le statue della Madonna e di San Giuseppe. Anticamente la Novena veniva realizzata nelle case di alcune famiglie, per devozione, venivano fatti degli altarini in cui veniva messo Gesù Bambino e un quadro della Sacra Famiglia e si cantava la Novena in siciliano; le persone anziane conoscevano le strofe di ogni sera, ma a partire dal 1969, Mons. Angelo Rizzo fece stampare un libretto completo con tutte le strofe della Novena e diede avvio alla Novena in Chiesa.

 

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CARD. GUARINO Servo di Dio

"Esercitatevi nelle sante virtù. Mettete a base una umiltà profonda nella piena conoscenza della vostra miseria, nella quale conoscenzaconsiste l’umiltà che da s. Francesco di Sales fu chiamata « verità »."

MONS. IGNAZIO CANNAVO' Vescovo emerito di Messina

Ma la prova più alta della sua paternità spirituale si ebbe durante il colera, che a cominciare dall'agosto del 1887 afflisse Messina con parecchie migliaia di morti. L'Osservatore Romano del 18 settembre riferiva in sintesi le notizie ricevute da Messina con queste parole "I giornali liberali scrivono elogiando quell'arcivescovo per la carità e lo zelo da lui spiegati, manifestatesi il brutto morbo in quella città. È ammirevole l'opera cristiana che compie questo santo pastore della Chiesa.