In cammino con i Santi

11. Basta il tocco del Sistema Preventivo

La permanenza in Sicilia di don Cagliero offri alle Figlie di Maria Ausiliatrice la possibilità di aprire una nuova casa a Catania. Nell’aprile del 1888 Monsignor Dusmet chiede alle FMA di accettare la direzione del «Conservatorio delle verginelle di S. Agata» in Catania, che negli ultimi tempi si è deteriorato in maniera allarmante.
Madre Morano parla con suor Angiolina Buzzetti (futura economa generale delle FMA) e le dice sorridendo: «Se accetti la direzione, verrò ad aprirti la strada».
Il 25 agosto, dopo aver firmato la convenzione con il Cav. Giuseppe Asmundo dei Principi di Gisira, le suore presero possesso del Conservatorio. In quel giorno era presente una ragazzina di nome Giovanna Costa, che successivamente divenne FMA. Da lei possiamo raccogliere questa testimonianza: «Ero presente quando la direttrice secolare consegnò il Conservatorio a Madre Morano e alle FMA. C'erano ragazze davvero indomabili, indisciplinatissime e arroganti. Nelle altre si notava una totale mancanza di disciplina. Complessivamente eravamo più di settanta. Madre Morano usò tanta prudenza nell'allontanare gli elementi più torbidi, senza che alcuna delle compagne se ne accorgesse. E a poco a poco, con la sua grande e costante bontà e prudenza, riuscì a rimettere ordine e disciplina nella casa. Nel correggere e nel riprendere gli errori e gli abusi era forte e franca; ma si mostrava insieme così dolce e materna da ottenere subito l'affetto senza suscitare scontrosità. Le antiche monache erano meravigliate di quel cambiamento, e domandavano: "Come mai i lupi sono diventati agnelli?". Madre Morano rispondeva che era tutto merito del metodo educativo di Don Bosco».
Lasciando così Catania per Trecastagni affida a suor Angiolina la missione educativa stimolando tutti ad attuare il Sistema Preventivo riprendendone lo studio con le novizie e le suore.
Diceva: «Non riprendere ma prevenire. Non tenere lontana mai l'educanda, ma vicino a sé. Non negarle, la stima, anzi, esserle larga di fiducia e di confidenza, come amica ad amica, come sorella maggiore a minore, come madre a figlia. Vivere per l'educanda e solo per lei, sempre in cerca del suo meglio individuale, collettivo, religioso, morale, intellettuale, fisico, per il tempo dell'educazione, per il tempo che verrà poi, e per l'eternità. E una cura abbiate per quelle che meno corrispondono in apparenza alle vostre fatiche, per le così dette discole, che appaiono restie e quasi incorreggibili. Se l'educatrice ha spirito di sacrificio e molta pazienza, se saprà trattarle con affetto, senza antipatia, senza parzialità, osservarle con delicatezza, intuirne le tendenze, studiarne a fondo il carattere, potrà ricavarne un risultato educativo, se non ottimo, almeno sufficiente. È troppo comodo allontanare dagli istituti le fanciulle d'indole difficile, che danno fastidio e preoccupazioni (e lo diceva lei, che lo aveva dovuto fare poco prima in casi veramente estremi, e tutti lo sapevano!). Ma se facciamo così, non siamo più suore, non siamo più educatrici, non comprendiamo nulla della nostra sublime missione e scendiamo al livello dei mestieranti. Pensate a Don Bosco: un bisogno prepotente del suo cuore lo traeva sempre verso i reietti della società, verso i monelli che egli chiamava i suoi "birichini". E li trattava come figli, li liberava dalla prigione, li salvava dal vizio, li rialzava dall'abbrutimento, li riconduceva a Dio e li rimetteva all'onore della società».
Nell'ottobre di quel 1888, Madre Morano accompagnava alcune FMA ad aprire una piccola opera accanto a quella dei Salesiani a Catania - San Filippo Neri: oratorio festivo e laboratorio gratuito per fanciulle povere.

PREGHIERE

I LUOGHI DEL SANTO