In cammino con i Santi

14. La spiritualità del Cardinale Guarino

La spiritualità del Cardinale Guarino era profonda, ricca, scevra da romanticismo e si alimentava di un profondo spirito di pietà e di preghiera continua ed intensa. E’ possibile ricostruirla non solo in base alle testimonianze di chi gli fu vicino, ma anche dai suoi scritti e dalle lettere che ci sono rimaste; soprattutto queste ultime sono preziose, perché si tratta di testi con i quali il cardinale Guarino faceva vera e propria direzione spirituale. Possiamo esaminare i seguenti punti:

  • fede ed abbandono in Dio: il card. Guarino era costantemente animato dalla fede in Dio e nella sua Provvidenza e si abbandonava ciecamente ad esse. Fiducioso in Dio, sapeva infondere coraggio e serenità in occasione di tante vicende dolorose negli anni del suo episcopato, sia a Siracusa che a Messina.
  • la Madonna: la devozione alla Vergine Maria era da lui considerata come la via maestra per arrivare a Gesù. Inculcava nel clero la devozione a Maria, raccomandava caldamente la recita e la meditazione del Rosario ai fedeli
  • i modelli: furono essenzialmente due, san Francesco di Sales e san Vincenzo de’ Paoli. “Dal primo – scriveva – apprenderete a divulgare la verità con dolcezza e dottrina, a distruggere l’errore senza arroganza, a trarre i cuori a Dio con ogni soavità e senza l’impeto di uno zelo amaro che svapora e si perde, dall’altro vedrete che la carità è paziente, è benefica, non cerca il proprio interesse, non si muove ad ira, non pensa male (…)”. Accanto ad essi un posto particolare era dedicato alla devozione all’Eucaristia, al Sacro Cuore ed alla Sacra Famiglia, da lui stesso caldamente raccomandate ai fedeli o ai suoi penitenti in diverse occasioni;  
  • spirito sacerdotale: era il lievito che faceva fermentare tutta la sua vita. Sentendosi sin nell’intimo consacrato a Dio per il bene delle anime, viveva il suo sacerdozio come un modo per diffondere sugli uomini la grazia di Dio, in qualsiasi posto ed in qualsiasi condizione fossero i fratelli. Ecco perché arrivava a fare il bene fino a dimenticarsi totalmente di se stesso ed anche in momenti di grande pericolo, come in occasione delle epidemie di vaiolo, tifo e colera;
  • povertà: generosissimo con tutti i bisognosi, che soccorreva anche al di là delle proprie possibilità economiche. Alla sua morte gli eredi dovettero pagare diversi debiti, contratti per aiutare e soccorrere i poveri;
  • fedeltà al Papa: l’attaccamento al Pontefice fu così grande da scrivere: “Ammirazione noi dobbiamo al capo della Chiesa e rendimento di grazie, non adesione, quasi fossimo alla pari con Lui”.

La sua spiritualità è dunque semplice ma allo stesso tempo esigente: costruita attorno all’adesione alla volontà di Dio, si manifesta nel servizio eroico verso i fratelli e nella carità pastorale, che ci parlano di una santità della porta accanto.

 

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