Sisamigiugno14

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S ic ilia S a le si ana Mi ssi o nari a Anno XXXIV Numero 1 - Giugno 2014

SPECIALE

Sogni missionari

Con Don Bosco continua il sogno missionario


Con il cuore missionario di don bosco

Editoriale

Carissimi amici, benefattori e lettori,

siamo ormai vicini all’inizio dell’anno Bicentenario della Nascita di Don Bosco (avrà inizio il 16 agosto 2014 e si concluderà il 16 agosto 2015). Sarà un vero e proprio anno giubilare, un grande avvenimento per tutta la Famiglia Salesiana e per l’intero Movimento salesiano, tale da richiedere un intenso e profondo cammino di preparazione. Infatti, stiamo concludendo il triennio di preparazione al Bicentenario della Nascita di Don Bosco. Dopo aver dedicato il primo anno a conoscere la sua figura storica e il secondo anno a rilevare i suoi tratti fisionomici come educatore e ad attualizzare la sua prassi educativa, in questo terzo e ultimo anno intendiamo andare alla sorgente del suo carisma, ossia alla sua carità educativa e pastorale, centro e sintesi della spiritualità salesiana. In questo anno pastorale, nel percorso della Scuola di Mondialità, abbiamo approfondito la spiritualità di Don Bosco anche in chiave missionaria, provando a scorgere il cuore missionario del fondatore dei salesiani. Don Bosco intuì l’enorme tensione spirituale e la straordinaria forza apostolica che l’ideale missionario avrebbe suscitato nei suoi giovani. Le intuì e le utilizzò con zelo e con intelligenza. Ai ragazzi parlava delle missioni e dei missionari, li teneva informati delle loro attività, dei loro bisogni, li faceva pregare, li incoraggiava a partecipare al sogno missionario. Chi conosce l’azione pastorale di Don Bosco avrà certamente notato come lui ha saputo inculcare nei suoi ragazzi alcuni atteggiamenti e valori fondamentali: l’amore preferenziale per i giovani più poveri, il desiderio di collaborare nella missione redentrice di Cristo e il rinnovamento del mondo. L’ideale missionario di Don Bosco, che porta con sé il carico della fondamentale esperienza della evangelizzazione, risulta molto attuale ancora oggi come testimoniato dalle parole di Papa Francesco che nel messaggio in occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2014 ci invita ad essere parte attiva nella missione della Chiesa: “Rimane perciò di grande urgenza la missione ad gentes, a cui tutti i membri della Chiesa sono chiamati a partecipare, in quanto la Chiesa è per sua natura missionaria: la Chiesa è nata “in uscita”. Questa espressione di Francesco risuona forte ancora oggi per noi e ci interpella personalmente chiamandoci ad essere discepoli inviati, a fare nostro l’ardore 2

missionario che caratterizza ogni cristiano, magari declinandolo al modo di Don Bosco. Un elemento imprescindibile della missione dev’essere la gioia; ancora il Papa, offrendoci un’icona biblica, che troviamo nel Vangelo di Luca (cfr 10,21-23), ci dice: “Dopo aver compiuto questa missione di annuncio, i discepoli tornarono pieni di gioia: la gioia è un tema dominante di questa prima e indimenticabile esperienza missionaria”. Questa gioia dell’evangelizzazione, se conservata e custodita, è capace di far nascere e alimentare quell’amore che è in grado di illuminare la nostra vocazione e missione. Dove c’è gioia, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgono vocazioni genuine. Tra queste non vanno dimenticate le vocazioni laicali alla missione. Tutto ciò ci induce: - a riflettere sul senso missionario e su quanto oggi sia ancora attuale, attraverso lo studio della biografia di Don Bosco che evidenzia il suo zelo per le anime, manifestato anche dal desiderio di andare nelle missioni già nei primi anni della formazione sacerdotale e sviluppato in seguito nel lancio della frontiera missionaria della Congregazione negli anni della maturità. - a saper coltivare alcuni atteggiamenti, tra cui l’apertura critica e compassionevole alle realtà sociali, culturali e religiose del proprio paese e del mondo, in particolare dei giovani, e l’ascolto del grido dei popoli per una vita più degna. - a promuovere alcune esperienze come ad esempio organizzare e animare gruppi missionari negli ambienti di provenienza, oppure fare apostolato tra i poveri delle zone rurali o urbane e con i giovani a rischio. Carissimi, ho provato a sintetizzare, per quanto possibile, la Spiritualità Missionaria Salesiana e a suggerire qualche passo da compiere nella direzione della riscoperta e della sperimentazione di questa dimensione tanto importante del nostro carisma. Che vogliate seguire il percorso che vi suggeriamo attraverso le pagine di questo numero o che vogliate, invece, immergervi nella Spiritualità Missionaria Salesiana secondo i modi e le tappe che vi sono più consoni, una cosa più di tutte mi preme dirvi in chiusura, facendo mie le parole di Papa Francesco: “Non lasciamoci rubare la forza missionaria” (Evangelii gaudium, 109)! Vostro in Don Bosco Don Domenico Luvarà


Don Basañes al dicastero delle missioni fortuna di poterlo incontrare durante uno delle nostre esperienze missionarie in Madagascar. Siamo certi che il nuovo consigliere per le Missioni saprà ricoprire il suo ruolo con entusiasmo e competenza “coordinando le iniziative e orientando l’azione delle missioni perché rispondano con stile salesiano alle urgenze dei popoli di evangelizzare” (Cost. art 138). Dopo qualche giorno della sua elezione don Basañes ha scritto: “Non mi ha preoccupato tanto che cosa mi avrebbe potuto chiedere Don Bosco in questo Capitolo Generale; piuttosto mi sono concentrato sulla gioia di poter continuar a collaborare con lui. E infatti, sono molto felice di poter essere oggi direttamente al servizio del cuore missionario di Don Bosco in tutto il mondo”. Noi della redazione gli facciamo i nostri migliori auguri per questo suo nuovo servizio alla Congregazione!

Cambio al vertice

Quest’anno tra Febbraio e Aprile si è svolto a Roma il 27° Capitolo Generale. Durante questo importante appuntamento per la nostra Congregazione è stato eletto il nuovo Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime, e il suo consiglio. Tra i tanti avvicendamenti nel gruppo dei più stretti collaboratori del Rettor Maggiore è di particolare interesse, per noi, quello relativo al dicastero delle Missioni. Il Capitolo ha eletto, infatti, don Guillermo Basañes nuovo consigliere per le missioni. Dopo anni di servizio entusiasta e appassionato don Vaclav Klement, consigliere per le missioni fino a marzo 2014, ha assunto un altro ruolo. Don Basañes di nazionalità argentina, è stato prima direttore in Angola (2002 -2005), ha poi ricoperto vari ruoli ispettoriali in Africa, e dal 2008 al 2014 è stato parte del consiglio generale come Regionale per L’Africa e il Madagascar, noi avevamo infatti avuto la

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L’avvincente esperienza evangelizzatrice tra Sicilia e Madagascar

Testimonianze

Sono partito per il Madagascar nel settembre del 1991. L’aeroporto di Ivato-Antananarivo era ancora controllato dalle truppe di Ratsiraka; il paese era ancora sotto la cappa del terrore a causa dei terribili fatti di Iavoloha, dove diverse centinaia di manifestanti indifesi furono massacrati dagli elicotteri del dittatore. La prima immersione in quel contesto di oppressione sociale e politica a contatto con un popolo completamente sommerso dalla fame e dalla miseria fu un profondo choc culturale ed esistenziale, che difficilmente sono riuscito in seguito a superare. Vittorio Costanzo e Pippo Formisano, che avevo già conosciuto all’Oratorio di Gela, poi presso l’Istituto di Caltanissetta e infine nel centro delle missioni salesiane di San Gregorio, furono i miei mentori e accompagnatori in quell’esperienza evangelizzatrice. La casa di San Gregorio di Catania non fu solamente il cuore della formazione siciliana e l’esempio più classico del collegio dei ragazzi emarginati; essa fu il centro di ani-

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mazione missionaria più importante della nostra Ispettoria sicula. Don Rocco Rindone, Suor Concettina Costanzo e la Sig.na Saretta Catalano furono gli esempi più splendidi di quella esaltante esperienza. Il centro di smistamento di medicinali, vestiti, materiale vario ecc. costituiva anche un piccolo laboratorio di apprendimento del volontariato. Insieme a tanti altri volontari e ragazzi dell’Istituto, avevo imparato a selezionare con cura tante medicine che poi ho scaricato dai container a Tulear e ad Ankililoaka e ho poi distribuito nelle piccole farmacie di brousse che visitavo periodicamente con Saro Vella, Carmelo Buccieri e Carmelo Zappalà. Ho imparato, gradualmente, sul campo, che le attività missionarie si estendono dal primo ed immediato soccorso del malato in pericolo di vita alla cura educativa dei ragazzi a scuola e nei laboratori professionali, nelle esplosioni di gioia all’oratorio, nella predicazione e nella catechesi soprattutto nelle remote brousse della foresta, tra gli intellettuali malgasci,

nei campi della formazione dei nuovi salesiani, parlando al microfono di Radio don Bosco, fino alla ricerca universitaria sul Madagascar a livello internazionale. L’esperienza missionaria ci ha cambiati perché è stata appassionante, motivata, sacrificata ed autentica. Oggi si sta passando dalle missioni alla missione ecclesiale; si sta scoprendo sempre di più che il dono della missione appartiene a tutti e che la Chiesa è autenticamente comunità dei discepoli di Cristo solo se prende coscienza ed agisce come popolo di Dio per la costruzione del Regno di Dio: umanizzare è compito intrinseco della stessa evangelizzazione. È vero che il dono fruttifica se è donato. Sicilia salesiana e Madagascar salesiano sono una realtà che sgorga da un intreccio storico profondo, da uno scambio di doni umani e culturali. Abbiamo dato tanto al Madagascar, soprattutto ai bambini più poveri; ma quante benedizioni e grazie abbiamo ricevuto? Quante energie pastorali e missionarie ci hanno sostenuto?


L’espressione disfattista ed incredula del “chiudere i rubinetti” perché il tempo delle missioni è finito, si commenta da sé: costituisce una dichiarazione del fallimento dell’evangelizzazione non solo in senso pratico, ma anche valoriale ed etico. La Sicilia salesiana ha appreso questa lezione grazie alle missioni in India, Perù, Cina, Australia, Germania, Albania e Madagascar. Una visione miope e autoreferenziale non può comprendere il bene ricevuto dalla condivisione di esperienze, sacrifici, persone e risorse. Non sono stati solo i nostri missionari a beneficiare di questi doni, anche tutti coloro che hanno lavorato nel silenzio, i benefattori grandi e piccoli, le mamme del laboratorio Mamma Margherita, l’opera dei Tabernacoli di Messina con la Sig.na Miceli e i tanti giovani volontari che hanno

portato un sorriso ai nostri ragazzi del Madagascar. Se la prima epopea delle missioni si potrebbe dire conclusa, non può finire, invece, il tempo storico-salvifico della missione! Solo chi dona con gioia può penetrare e contemplare il mistero divino della missione, poiché essere missionari è prerogativa di tutti i battezzati che si sono lasciati conquistare dal Gaudium Evangelii. Papa Francesco ci insegna che «lo Spirito Santo ci spinge ad uscire dal nostro recinto e ci guida fino alle periferie dell’umanità. Tutto questo, però, nella Chiesa non è lasciato al caso, all’improvvisazione. Esige l’impegno comune per un progetto pastorale che richiami l’essenziale e che sia ben centrato sull’essenziale, cioè su Gesù Cristo» (Discorso al Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangeliz-

zazione come rinvigorire l’annuncio, 14 ottobre 2013, in OR 153 (14-15 ottobre 2013) 236, p. 7). In un tempo di profonda crisi sociale, politica, finanziaria, culturale ed ecclesiale qualcuno potrebbe affermare che la “vera missione è qui”. Ma allora mi chiedo: dove è finita la generosità che costituisce il cuore della nostra identità siciliana? La fraternità e la condivisione sono soggette a “rottamazione”? Il pessimismo e l’autocompiangimento sono i vermi che corrodono non solo la missione, ma la fede di un popolo. Credo fermamente che la missione, vissuta a tutti livelli, è sempre attuale e sarà sempre tale perché è la Missione che compie la Trinità nella storia umana: essa è il dono-missione dell’Amore-Agape di Dio. Don Tonino Romano – UPS Roma

“Qui si vive...”

Adesso stiamo rimboccandoci le maniche e ogni giorno, tra alti e bassi, sconfitte e vittorie, si cresce insieme, questa è la grande sfida e la grande gioia! Molte sono e saranno le sfide che mi attendono, tanti i progetti in itinere, tante le idee e tante le “speranze”... si, questa è una terra di speranza! Speranza per tutti coloro i quali non credono ai miracoli! Qui la vita è precaria, nel vero senso del termine, ma è sopratutto miracolosa! Il vero guaio è l’indifferenza, la nostra intendo, di chi guarda da una finestra e non fa nulla, di chi crede di aver tutto ma se non ha donato non ha. Questo è il miracolo di questa terra, dona pur non avendo! Concludo chiedendo a me e ad ognuno di voi di riscoprire il grande miracolo del dono, dono della vita in ogni sua forma e l’accettazione di ogni Sua volontà. Qui si vive... e tu puoi dire lo stesso? Io qui l’ho imparato! Con affetto Manuela Prestianni

Testimonianze

Sono già trascorsi sei mesi dalla mia partenza e ogni giorno sembra il primo e passa con la stessa velocità ed intensità di quel 27 dicembre. La mia vita qui è normalità, vivo con la serenità di chi ha trovato il posto in cui voleva e doveva essere e senza l’affano di dover “dire o fare”, solamente essere. Ovvio che poi il dire e fare diventano solo una diretta conseguenza di “essere in pienezza” se stessi. Il mio lavoro qui é sostanzialmente di supporto al grande lavoro che si svolge nella clinica St. Damien di Ambanja (Madagascar), metto a servizio le mie conoscenze professionali e personali non solo per il lavoro di routine, ma anche per studiare, formare e migliorare, ove possibile, le condizioni di lavoro e quindi il servizio che rendiamo alla gente. In particolare, essendo ostetrica, la maternità è il mio habitat. Il lavoro é tanto e il tempo sempre troppo poco. Il mio primo periodo é stato di pura osservazione, di conoscenza, di integrazione.

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Da Torino a Catania

Come una semplice lettera può cambiare la vita ad un “ragazzaccio” del Piemonte

Saluto a don gianni mazzali

Sabato 4 Gennaio, ore 9.30: il volo in partenza da Catania per Torino attende un passeggero speciale, l’ispettore della Sicilia salesiana, don Gianni Mazzali. Don Gianni, torinese “doc”, tutto poteva immaginare dalla sua “missione” di salesiano tranne che essere

mandato, direttamente su richiesta del IX successore di don Bosco, don Pascual Chavèz, nell’estremo sud Italia, in Sicilia. Immaginate di ritrovarvi catapultati fuori dalla vostra città, lontano dai vostri affetti, lanciati in una realtà del tutto diversa da quella di provenienza, in un ambiente tanto vivace ed accogliente quanto bisognoso di maggiore “rigore” e di una presenza “nuova”. Sicuramente non è una decisione da prendere così su due piedi, ma rifiutereste mai un incarico assegnato direttamente dal Rettor Maggiore? Così don Gianni, preparati i bagagli, abbandona la sua casa e si getta in una realtà tanto vicina quanto lontana. Non fu un’esperienza facile, ma col tempo fece della Sicilia la sua nuova casa e dei salesiani, dei giovani e delle famiglie, che in 6 anni ebbe occasione di incontrare, una grande e calorosa famiglia. Le cose belle però sono destinate a finire… ma in che modo celebrare questa intensa avventura durata 6 anni se non ringraziandolo e salutandolo proprio il 4 Gennaio, il giorno prima del suo “definitivo” ritorno in Piemonte? Quella mattina don Gianni si ritrovò, con sua grande sorpresa, all’interno di un “aeroporto” (inscenato all’interno del Teatro don Bosco della casa di San Francesco di Sales) accolto da una hostess ed uno steward (Dony Sapienza e Rosario Papale) e da un teatro gremito di festosi salesiani e laici, tutti lì riuniti per ringraziarlo del suo operato e salutarlo prima di un “ultimo” check-in. Questa messa in scena non era altro che un pretesto per presentare e far conoscere l’attività di don Gianni, 6

evocando tramite foto che lo riguardavano, i momenti più significativi e belli, senza dimenticare quelli più “delicati” e difficili, durante i quali non è mancata certo la mano di nostro Signore a sostenerlo. Il sipario si è chiuso con il passaggio simbolico del «testimone» (una riproduzione della Sicilia in polistirolo) tra don Gianni e il suo successore don Pippo Ruta. Commovente è stato l’abbraccio tra i due durante la celebrazione che si è tenuta a mezzogiorno che ha segnato ufficialmente l’insediamento del nuovo ispettore; un momento dalla grande tenerezza, alla presenza di un don Frisoli, allora consigliere regionale per Italia e Medio Oriente, felice e stupito dalla numerosa e vivace partecipazione dell’intera realtà salesiana regionale. Inatteso ed esplosivo il flash mob organizzato proprio dagli animatori del MGS, che hanno reso un ulteriore omaggio a don Gianni e don Ruta, protagonisti indiscussi della giornata, un piccolo gesto volto a racchiudere “l’arrivederci” e il “grazie” dell’intera realtà giovanile siciliana. Nel cortile del San Francesco di Sales si respirava, oltre l’aria di festa, un mix di emozioni che oscillavano tra la tristezza per la partenza, di don Gianni e la consapevolezza che, anche se lontano, non scorderà mai la Sicilia e tutti noi.

Il nostro pensiero è rivolto affettuosamente a te, don Gianni, affinchè possa continuare a fare tanto nel tuo Piemonte… ma è anche rivolto al caro don Pippo Ruta perché possa essere un degno figlio di don Bosco, un punto di riferimento per tutto il mondo salesiano della Sicilia, un Padre, un Maestro ed un Amico per tutti noi, proprio come voleva il nostro amato Giovannino. In bocca al lupo, “ragazzacci”! Rosario Papale


Speciale

I N G O IS I R A N O I S S O I C M S O B N O D I D

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I SOGNI MISSIONARI DI DON BOSCO Sebbene non sia la prima caratteristica che si attribuisce a Don Bosco, la sua spiritualità è profondamente missionaria e ci sono stati anche dei sogni, elemento importante nella vita del Santo Salesiano, missionari. Nel 1872 don Bosco ebbe il primo dei sogni missionari grazie al quale decise di dar vita all’apostolato missionario nella Patagonia. Sognò di trovarsi in una regione lontana e selvaggia attraversata da turbe di uomini dall’aspetto feroce che, armati di lunghe lance e fionde, offrivano allo spettatore scene di sangue: il terreno era sparso di cadaveri. Improvvisamente comparvero dei personaggi, nei quali don Bosco riconobbe missionari di vari ordini, che si avvicinavano nel tentativo di predicare la religione di Gesù Cristo. Ma quei barbari, appena li videro, li uccisero con gioia infernale. Questa scena di straziante ferocia fu seguita dall’arrivo di preti e chierici nei quali don Bosco riconobbe invece i salesiani. Non appena li vide avanzare verso quegli assassini fu sul punto di fermarli, convinto che di lì a poco sarebbero andati incontro alla medesima sorte toccata ai primi missionari, ma dovette ricredersi quando vide che il loro comparire portò quei barbari ad abbassare le armi e a inginocchiarsi. Questo sogno colpì particolarmente don Bosco che - ritenutolo un avviso dal Cielo - diede inizio alla realizzazione delle missioni all’estero come da sempre era suo vivo desiderio. Nel 1883 seguì un secondo sogno missionario in cui apparve a don Bosco Luigi Colle, un ragazzo morto all’età di soli 17 anni che aveva lasciato nella memoria del Santo un ricordo indelebile per il grande candore della sua anima.

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Sognò di trovarsi in una sala in compagnia di Luigi che gli chiedeva di tirare una corda contrassegnata da linee e numeri corrispondenti ai gradi geografici di latitudine. Quel tirare la corda fece vivere a don Bosco un’esperienza straordinaria. Era come se si trovasse in quella stanza ma allo stesso tempo dominasse come un uccello un panorama immenso. Attraversò una terra sterminata che, dopo uno stretto di mare, si frastagliava in fondo in cento isole di cui una assai maggiore delle altre. Attraversò l’Oceano Atlantico, le Cordigliere dell’America del Sud, boschi, montagne, pianure, fiumi lunghissimi e maestosi. Dopodiché Luigi gli chiese se volesse vedere il viaggio appena compiuto. Alla risposta affermativa di don Bosco, spiegò una carta topografica nella quale era disegnata con meravigliosa esattezza tutta l’America del Sud. In prossimità della spedizione missionaria del 1885 con 18 salesiani e 6 figlie di Maria Ausiliatrice, don Bosco, afflitto dal pensiero di non poter dar loro l’addio paterno in quanto costretto dai medici ad un assoluto riposo, ricevette la benedizione di un terzo sogno missionario. Gli parve di accompagnare i missionari nel loro viaggio in America. Una volta giunti a destinazione, don Bosco li vide spargersi in una vastissima pianura dove, una volta rimasto solo, osservò con stupore le lunghissime vie disseminate di numerose case e attraversate da magnifici mezzi di trasporto. Contemplando quelle strade si rese conto di come ognuna di esse facesse capo ad una Missione. Vide così le case salesiane dell’Argentina, dell’Uruguay e del Brasile, contemplando i luoghi che erano e che sarebbero stati occupati dai salesiani. Improvvisamente quella vasta


pianura si trasformò in una grande sala affollata da uomini dall’aspetto ruvido. Guardandoli don Bosco si chiese chi fossero. Erano gli stranieri, i selvaggi divenuti banditori della parola di Dio trasmessagli dai propri educatori. Si rese così conto che quanto seminato dai salesiani fino a quel momento sarebbe stato raccolto dai posteri. Uomini e donne sarebbero diventati predicatori e i loro stessi figli, per quanto apparentemente lontani dalla fede, evangelizzatori. La Provvidenza non cessava di squarciare dinnanzi agli occhi di don Bosco il velo del futuro sui progressi della Congregazione Salesiana nel campo sconfinato delle Missioni. Fu così che nel 1885 un nuovo sogno gli rivelò i disegni di Dio. Sognò di trovarsi dinnanzi ad un’altissima montagna sulla cui vetta splendeva un angelo circondato da una turba meravigliosa di altri angeli, tra cui riconobbe Luigi Colle, i quali incoraggiarono don Bosco affinché i salesiani non interrompessero la loro opera, continuando quanto iniziato dai loro padri.

Nel 1886, a Barcellona, don Bosco ebbe il quinto sogno missionario. Sognò di trovarsi su di un poggio da cui vide un’immensa quantità di giovani che correndo verso di lui gridavano: “Ti abbiamo aspettato, ti abbiamo aspettato tanto, ma finalmente ci sei, sei tra noi e non ci sfuggirai!”. Dopodiché arrivò una pastorella che chiese loro, e allo stesso don Bosco, di rivolgere lo sguardo in una certa direzione dove alcuni videro Santiago, altri Valparaiso. Poi li esortò a guardare in un’altra direzione dove i ragazzi scorsero invece Pechino. A questo punto chiese a don Bosco di tracciare una linea da un’estremità all’altra, da Santiago a Pechino, passando per il centro dell’Africa. In questo modo avrebbe avuto un’idea esatta dei luoghi in cui sarebbe arrivata l’opera salesiana. Allora don Bosco le chiese come sarebbe stato possibile fare tutto ciò in quanto le distanze erano immense, i luoghi difficili e i salesiani pochi. Ma la pastorella lo tranquillizzò dicendo che lo avrebbero fatto i suoi figli, i figli dei suoi figli e i figli dei loro figli. E così fu…

SALESIANI Continenti

Paesi

Ispettorie

Opere

Altre presenze

5

132

90

1811

97

SALESIANI NEL MONDO Seminaristi

2646

Diaconi Permanenti

19

Lay (Brothers)

1758

Preti

10308

Vescovi e Prelati

122

TOTALE

14853

Novizi

445

TOTALE

15298

REGIONI Regioni

Salesians

Novices

Ispettorie

Africa-Madagascar

1510

97

12

America Cono Sud

1419

30

11

Asia Est-Oceania

1395

72

10

Asia Sud

2597

153

12

Europa Centro - Nord

2530

41

16

Interamerica

2287

41

13

Mediterranea

3615

35

10

UPS-RMG

202

2

Fonte: www.sdb.org

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Laboratorio Mamma Margherita

I gruppi missionari si raccontano

Visita di don Bartolo Salvo e di don Domenico al nostro gruppo di volontarie Molte cose sono cambiate dall’inizio del nostro impegno, sia per l’avvicendarsi delle persone che per la situazione diversa di quanti negli anni sono rimasti fedeli alla scelta di volontariato. Anche il nostro entusiasmo iniziale ha dovuto ridimensionarsi parallelamente alla crisi economica e al ridimensionarsi della comunità oratoriana presso la quale operiamo, non mancano infatti i lavori, ma troviamo difficoltà di collocarli; abbiamo bisogno di trovare nuovi canali per lavorare su richiesta. Ecco perchè il prezioso compenso per un lavoro commissionato all’interno del nostro centro ci ha ridato nuovo vigore e fiducia; questo è stato altresì motivo di incontro con il nostro referente per le missioni, don Domenico Luvarà il quale ci ha accolti con il suo sorriso e ci ha presentato don Salvo Bartolo, il missionario giunto da Tulear, città malgascia sulla costa meridionale, di cui egli è parroco. L’incontro familiare ci ha fatto toccare con mano la realtà nella quale

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operano i missionari, realtà nel caso specifico urbana con le difficoltà e i problemi di una parrocchia di 60.000 persone, ma anche con la forza e l’entusiasmo, i progetti e la perseveranza che infonde loro la vocazione divina a cui sono chiamati; il tutto con spirito di sacrificio e abnegazione, con grande umiltà e modestia. La serenità di don Bartolo e l’esperienza di una vita spesa per un ideale sublime, al servizio dei poveri e bisognosi, ci hanno colmato di gioia, così come l’entusiasmo di don Domenico, tutte le volte che lo incontriamo, ci spinge a sognare di poterci recare direttamente sul posto, sono sue le parole “non si può descrivere a parole, bisogna andare direttamente”. Entrambi ci hanno preannunciato una visita e, concordato insieme l’ora, abbiamo avuto il piacere di accoglierli al nostro laboratorio e presentarli al gruppo di volontarie che ha constatato personalmente quanto già noi avevamo riferito sul loro operato. Il tutto non può che infonderci maggiore fiducia, in primo luogo perchè davanti a tali esempi cadono

le nostre titubanze o giustificazioni legittime (e sono tante...motivi di salute, situazioni familiari particolari), e poi perchè il frutto del nostro piccolo contributo è affidato a chi come in famiglia si adopera per spenderlo con parsimonia ed oculatezza (e di questo abbiamo un riscontro). Don Bartolo, oltre ad illustrarci l’attività svolta personalmente con l’aiuto di altri quattro missionari ci ha mostrato il cammino compiuto sino ad ora nei trenta anni di missione malgascia, ci ha mostrato le foto della chiesa costruita secondo le necessità del luogo, una chiesa capace di accogliere ben 2000 persone: abbiamo potuto ammirare la compostezza e la dignità dei presenti durante una cerimonia religiosa e la cura dei particolari. Siamo fieri di essere parte di questa grande famiglia, e nel nostro piccolo di poter contribuire a realizzare un progetto (come quello della assistenza sanitaria ai bisognosi e quello dell’educazione scolastica e religiosa degli analfabeti). Cettina Giarratana


Nell’ambito dei momenti formativi che la vita associativa del VIS propone, la Formazione Quadri ha un ruolo di particolare importanza perché consente, ai soci partecipanti, di conoscere e approfondire temi che interessano la vita dell’associazione e, contestualmente, di formulare proposte e possibili ipotesi sulle modalità attuative di essi. La Formazione Quadri si è svolta presso l’Istituto Salesiano del “Sacro Cuore” in via Marsala a Roma l’8 febbraio. Si sono susseguite una serie di relazioni formative che hanno suscitato anche un confronto tra i partecipanti. Emma Colombatti, consigliera VIS, ha tenuto una relazione sulla dimensione missionaria di Don Bosco e la spiritualità salesiana. “La nostra fede deve essere operativa. Dobbiamo tradurre in realtà ciò che crediamo”. Nelle parole di Don Bosco, nell’idea di una fede concreta che si traduce in azioni, c’è tutta la dimensione missionaria salesiana che ha radici nel Vangelo e in Gesù che agli apostoli dice:“Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Il mandato missionario, vissuto e sognato da Don Bosco, è il suo essere inviato tra i giovani, soprattutto i più poveri e bisognosi. La dimensione missionaria salesiana è caratterizzata, anch’essa, dall’essere e sentirsi inviati, dall’amorevolezza, dall’amore caritatevole e dal sevizio verso tutti i giovani del mondo, amorevolezza che si traduce in una relazione educativa e di amicizia con loro. Il VIS, in questo senso, è espressione della dimensione missionaria salesiana nel mondo e, attraverso i progetti che realizza in Africa, America Latina e Asia e ai suoi volontari che operano in questi Paesi, agisce da inviato tra i giovani e per i giovani più poveri. Sull’identità salesiana del VIS, Don Flaviano D’Ercoli, direttore della comunità di Macerata, ha sollecitato interessanti riflessioni riguardanti l’inquadramento identitario e operativo del VIS all’interno della Congregazione salesiana e delle Ispettorie d’Italia, ove il nucleo operativo è rappresentato dall’Animazione Missionaria (AM). Si è discusso anche di alcuni nodi relativi ai rapporti del VIS con l’AM e con gli altri Gruppi e Associazioni missionarie salesiane. L’esigenza manifestata da Don Flaviano di individuare con chiarezza, per sé e per tutti, la collocazione del VIS nel luogo di unificazione identitaria e operativa che è la Comunità Salesiana, tenendo conto della prospettiva CISI, ha suscitato condivisione e, allo stesso tempo, un acceso dibattito; la questione, infatti, riproposta più volte anche in sede assembleare, scalda gli animi, sempre, con il medesimo ardore. Don Flaviano, nella sua riflessione ha proposto di configurare l’associazione “come modalità autentica di relazione tra le Ispettorie (luogo identitario) per sostenere e condurre la propria AM (luogo operativo)”. Nel concreto, secondo la sua prospettiva, la genesi, il so-

stegno e l’animazione nei progetti VIS dovrebbero essere il frutto della vita delle Ispettorie e, i Gruppi Missionari, all’interno di esse, dovrebbero lavorare per questo. In tal modo, il VIS troverebbe la sua identità nelle Ispettorie e i Gruppi Missionari, in esse, avrebbero relazioni operative. Don Flaviano riconosce, inequivocabilmente, il VIS nella sua matrice ispettoriale collegando ad essa la sua identità e all’Animazione Missionaria la sua operatività. Il salesiano, inoltre, suggerisce alla Congregazione Salesiana una soluzione organizzativa e metodologica orientata ad un impiego, chiaro e più armonizzato, delle diverse realtà associative attraverso le quali opera la Comunità Salesiana. In riferimento al VIS, il dibattito che è seguito, ha teso a far emergere un aspetto che caratterizza, nello specifico, l’associazione: l’essere una proposta della dimensione missionaria salesiana ove ogni risorsa umana, anche di matrice non salesiana, può riconoscersi, allinearsi con essa e operare. Nel trattare dell’identità della ONG il “riconoscimento” non opererebbe solo sul piano VIS – Congregazione Salesiana e la risposta alla domanda “di chi è il VIS?” potrebbe non essere univoca. L’identità del VIS è “ il servizio” che svolge per i giovani del mondo e nel mondo, i più poveri e bisognosi, è il volto, anche civile e giuridico, della dimensione missionaria salesiana, è il richiamo di Don Bosco rivolto ai giovani ad attivarsi e a rendersi operativi. Ponendo l’attenzione sul servizio ai giovani, Don Giovanni D’Andrea, presidente della Federazione SCS/CNOS, si è soffermato sull’impegno responsabile del cristiano, salesiano, laico o consacrato che sia, il quale, nello stato in cui si trova a vivere, è “un inviato ai giovani”. Ogni cristiano è discepolo di Gesù, è un inviato ed è un missionario. Don Giovanni ha, poi, parlato del lavoro della Federazione SCS-CNOS che, in Italia, opera nell’ambito del disagio e dell’emarginazione. Nel ribadire che il VIS, all’estero, opera quale “volto” giuridico salesiano nell’ambito della cooperazione e della promozione della dignità della persona e dei diritti umani, ha sottolineato che l’Animazione Missionaria (da cui la sigla AM-VIS) ha un ruolo pregnante nell’attuazione e operatività, in concreto, della dimensione missionaria salesiana nel mondo e per il VIS. Durante le ore pomeridiane i soci sono stati chiamati a riunirsi in gruppi di lavoro tematici che hanno elaborato delle proposte attuative di alcuni obiettivi che il VIS si propone, nell’ottica di armonizzare le realtà territoriali e di rendere più operativa la sua presenza sul territorio. Le proposte hanno riguardato diversi aspetti: - la realizzazione di un coordinamento, tra le diverse Ispettorie, rispetto al tema annuale della Scuola di mondialità da realizzarsi con l’elaborazione di una lista, da parte della sede centrale, di 11

Animazione missionaria

La Formazione Quadri del VIS


più aree tematiche, tra le quali, ciascuna Ispettoria, potrà trarre l’argomento che riterrà più adeguato al proprio territorio; - l’attuazione di una partecipazione più attiva all’organizzazione dell’Harambee, ogni Comitato è stato invitato a comunicare il nome di un componente che con il delegato ispettoriale collaborerà all’organizzazione dell’evento; - l’incremento e il potenziamento degli strumenti di comunicazione e di informazione tra la sede centrale e i comitati e realtà territoriali; - la promozione concreta del-

la collaborazione tra VIS ed SCS con la realizzazione di campi di lavoro, a livello territoriale, per i giovani e con l’organizzazione di incontri formativi che coinvolgano le organizzazioni salesiane su emarginazione e disagio. La Formazione Quadri anche quest’anno ha confermato la sua rilevanza formativa nella vita associativa del VIS che ci auguriamo mantenga e incrementi al meglio la sua operatività nel mondo. Angela Tommaso

Un incontro pieno di contenuti

Animazione missionaria

III appuntamento di Scuola di Mondialità e Domenica Missionaria Salesiana Un incontro pieno di contenuti: III appuntamento di Scuola di Mondialità e Domenica Missionaria Salesiana. Il 15 e 16 gennaio si è tenuto a Palermo, il terzo incontro della Scuola di Mondialità (SdM) sul tema della Comunione Ecclesiale. Quest’anno infatti il percorso formativo si concentra sull’approfondimento della Spiritualità Missionaria Salesiana e i suoi 5 pilastri. In questa occasione l’incontro, già denso di contenuti, è stato arricchito dalla coincidenza con la Domenica Missionaria Salesiana 2014 dal titolo “Gli altri siamo noi. La carità di Cristo verso i migranti”. Il fine settimana si è aperto con la presentazione dell’incontro e del tema della Do.Mi.Sal da parte del coordinatore regionale, Daniele Tinaglia e del delegato regionale, Don Domenico Luvarà. I 40 giovani riuniti al Don Bosco Ranchibile hanno poi ascoltato, con interesse, la testimonianza del Sig. Paolo Sapienza, da 30 anni missionario in Madagascar. L’ intervento si è concentrato sul racconto della sua esperienza di Comunione Ecclesiale in terra di Missione ed ha stimolato un acceso dibattito tra i partecipanti, colpiti dalle parole del missionario. Il pomeriggio è proseguito con la relazione di Don Carmelo Umana, direttore del Ranchibile, il quale ci ha fornito un punto di vista sul concetto di Comunione Ecclesiale in Italia e sul ruolo della Chiesa. Anche questo secondo 12

momento ha scosso molto il pubblico che ha interagito con il relatore esprimendo le proprie opinioni su ciò che la Chiesa oggi è o dovrebbe essere. Dopo la cena i partecipanti hanno vissuto un momento di svago e fraternità, occasione utile per conoscersi meglio e, approfondire e confrontarsi in maniera informale sui temi discussi nel pomeriggio.

La domenica il delegato ha presentato ai partecipanti la Domenica Missionaria Salesiana, mostrando un video, concepito per l’occasione, sull’attenzione ai migranti nelle società multiculturali d’Europa e ribadendo che l’impegno per i mi-

granti sta diventando una dimensione trasversale della Missione Salesiana. L’argomento è stato molto ben accolto dai partecipanti, molti dei quali, sono già impegnati in attività di accoglienza e relazione con i migranti. Alla fine di questo momento i giovani sono stati chiamati ad animare la Santa Messa dell’Istituto Ranchibile durante la quale con la loro presenza hanno fornito un’importante testimonianza dell’attenzione missionaria all’altro, propria del carisma salesiano. Dopo la Messa i partecipanti della SdM hanno allestito in cortile un banchetto allo scopo di dare informazioni sul VIS e sulla Domenica Missionaria Salesiana a chiunque ne volesse. Come di consueto l’incontro si è concluso con il pranzo, dopo il quale i partecipanti si sono dati appuntamento alla successiva occasione di formazione e confronto. Dony Sapienza

Redazione: Domenico Luvarà

Anno XXXIV Numero 1 - Giugno 2014 Organo di Informazione e di Collegamento del Centro Ispettoriale Missioni Salesiane Via Cifali, 7 - 95123 Catania Tel. 0957285113 sisami80@gmail.com

Collaboratori: Valeria Prestianni, Dony Sapienza. In copertina: foto di Pierpaolo Galota Stampa: Tipolitografia Stampa Open - Messina

Responsabile: Giuseppe Costa Aut. Trib. Catania N. 560/17-1-81


Questo lo slogan dello spot pubblicitario realizzato per promuovere il Servizio Civile Nazionale. Noi tutti lo avremo sicuramente visto almeno una volta in tv, ma forse, guardandolo con un certo scetticismo, lo avremo etichettato come eccessivamente retorico. Vivendolo però in prima persona, e non limitandosi ad esserne dei semplici spettatori, ci si rende invece conto di quanto il Servizio Civile possa realmente cambiare la vita se vissuto come occasione di crescita personale, come anno in cui mettersi in gioco, come possibilità di vivere un’esperienza unica e irripetibile grazie alla quale poter capire chi si è veramente, investendo un anno della propria vita in un progetto che è frutto di una lunga e difficile battaglia, combattuta per portare avanti un’idea: la difesa non armata e non violenta della patria. È, infatti, grazie a uomini che hanno pagato con il carcere la difesa delle proprie idee, opponendosi al servizio militare obbligatorio, se si ha oggi la possibilità di scegliere volontariamente di intraprendere una simile esperienza. Un’esperienza che è come un viaggio che ogni volontario affronta portando con sé un bagaglio che va arricchendosi sempre di più, giorno dopo giorno, di nuove esperienze, di sfide da affrontare e superare, di emozioni, di sorrisi, di soddisfazioni. Perché il Servizio Civile è proprio questo: un mondo variegato dalle mille sfaccettature in cui riscoprire se stessi e migliorarsi, diventando

una mano da stringere, da offrire. È un donarsi all’altro, un andare al di là di quelli che sono i propri bisogni soggettivi prendendo parte all’erogazione di un servizio verso la collettività. È un’esperienza formativa che ha come fulcro l’alterità solidale: uguaglianza, giustizia sociale, disponibilità e responsabilità. Ma affinché il Servizio Civile rappresenti concretamente questi principi è fondamentale che venga vissuto come esperienza di vo-

nella vita associativa, portando, per quanto possibile, in ognuno di questi luoghi lo stile della condivisione. Essere volontari coincide con la ricerca di un modo più vero di essere cittadini e il Servizio Civile è un importante educatore in tal senso in quanto educa ad una nuova cittadinanza, facendo capire al giovane come questa non sia solo un insieme di diritti ma anche un insieme di doveri, tra cui, in particolare

lontariato. Quindi non unicamente come anno di lavoro, ma come scelta volontaria di responsabilità verso l’altro, di disponibilità e di condivisione autentica. È necessario quindi che tale esperienza non sia il luogo in cui la persona cerca di realizzare quell’amore per l’altro che non riesce ad esprimere nella vita di tutti i giorni, ma diventi l’impegno quotidiano che attraversa ogni istante della vita. Essere volontari significa infatti esserlo nel lavoro, nel tempo libero, nella vita familiare, nella vita politica,

quello della solidarietà. Si riscopre, così, una cittadinanza basata sulla condivisione, in cui i cittadini non aspettano che sia lo Stato ad intervenire con i propri servizi, ma intervengono direttamente per quanto gli è possibile. Diceva Ghandi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” e il Servizio Civile, se vissuto con consapevolezza, maturità e voglia di fare, può realmente rappresentare una grande opportunità di cambiamento sia per se stessi che per gli altri. Valeria Prestianni 13

Giovani volontari

Il Servizio Civile Nazionale: una scelta che ti cambia la vita


Siria: la primavera araba è diventata un lungo inverno

Formazione

La protesta pacifica cominciata nel 2011 con l’intento di lottare per la democrazia e che, a ragione, era stata chiamata Primavera Araba non è sfociata come si sperava in un’estate di democrazia, libertà e diritti ma è scivolata, piuttosto, in un lungo inverno di violenza e distruzione. Il conflitto e la comunità internazionale Sebbene se ne parli un po’ meno, la guerra civile siriana, anche chiamata crisi siriana, è tutt’ora in corso nel paese e miete ancora oggi migliaia di vittime. Ma cos’è successo in Siria? La maggior parte dei fatti classificati come primavera araba si sono “risolti” o, per lo meno, hanno intrapreso vie meno sanguinose. In Siria però il conflitto continua. Tutto è cominciato quando nel marzo del 2011, come avviene in altri paesi del mondo arabo, le sommosse popolari in Siria hanno assunto i connotati di moti di protesta con l’obiettivo di spingere il presidente siriano Bashar al-Assad, di religione alawita (una branca dello sciismo), ad attuare le riforme necessarie a dare un’impronta democratica allo stato. Il Presidente ha reagito con mano ferma, sedando la ribellione con la violenza, e la protesta popolare, nata come pacifica, ha assunto, nel 2012, i connotati di una guerra civile che ha devastato il paese. Si creano infatti due fronti contrapposti, da un lato il regime e il suo esercito, sostenuti dalla componente sciita, insieme a gran parte delle minoranze religiose, dall’altro, l’opposizione, composta prevalentemente da sunniti. Iran e Iraq (sciiti) sostengono l’esercito regolare allo scopo di mantenere un governo alleato per realizzare una macroregione che arrivi fino al Libano. A sostegno dei “ribelli” combattono invece la Turchia, e i paesi sunniti del Golfo, soprattutto l’Arabia. Il conflitto ha provocato a livello internazionale una grossa frattura tra Francia, Stati Uniti e Regno Unito che sostengono i ribelli e Cina e Russia che supportano il regime insieme con Corea del Nord e Venezuela. La Comunità Internazionale si è mossa un po’ ai margini del conflitto, finché nel 2013 si è rilevato l’uso di armi chimiche a Damasco e la crisi è diventata internazionale. Pochi giorni dopo, Unione Europea e Stati Uniti dichiarano di ritenere il regime responsabile dell’uso dell’arma chimica e annunciano la possibilità di un intervento punitivo contro le basi militari. La sanzione però non sarà mai resa effettiva a causa del parere contrario dell’opinione pubblica, del congresso americano e del parlamento inglese. Inoltre l’Iran minaccia un attacco contro Israele, se venissero lanciati dei missili sulla Siria. Si decide così di procedere per vie diplomatiche e viene votata all’unanimità la risoluzione ONU 2118, che prevede la distruzione dell’arsenale chimico siriano. 14

Nell’ottobre 2013 riprendono gli scontri, il governo siriano scatena una nuova serie di offensive, e contemporaneamente si riacutizza il conflitto tra ribelli islamisti e curdi nel nord del paese. Il 22 gennaio inizia la conferenza di pace detta Ginevra 2 a Montreux dove, sotto l’egida ONU, si incontrano per la prima volta una delegazione del governo siriano e una della Coalizione Nazionale Siriana che riunisce la maggior parte delle forze di opposizione al governo. Dopo l’iniziale rischio di fallimento del negoziato, il primo risultato concreto della conferenza viene raggiunto a febbraio, quando viene siglata una tregua nella città di Homs per permettere l’evacuazione della popolazione civile. Il 14 febbraio 2014 i negoziati a Ginevra si chiudono senza nessun accordo politico tra le due delegazioni e l’inviato speciale dell’ONU, Lakhdar Brahimi, ne annuncia il fallimento “scusandosi con il popolo siriano”. Mentre si cerca di trovare, senza alcun successo, una soluzione, la guerra continua. A inizio marzo 2014 si assiste ad una generale avanzata dell’esercito siriano su molti fronti, alcuni dei quali di grande importanza strategica e ciò crea nuove spaccature tra le milizie ribelli, che si scambiano accuse sulle responsabilità della sconfitta e annunciano nuove offensive. l 3 giugno 2014 si svolgono in Siria le elezioni presidenziali che, seguendo i dettami della nuova costituzione siriana, permettono la presenza di più candidati. I seggi elettorali vengono installati solo nelle aree controllate dal governo. Bashar al-Assad viene dichiarato vincitore delle elezioni con l’88.7% distanziando gli altri due candidati Hassan al-Nouri e Maher Hajjar e riconfermato presidente per la terza volta.


È così che giorno dopo giorno continua a svolgersi il conflitto che ha causato circa 150 mila di morti (7 mila bambini), 3 milioni di rifugiati all’estero e 9,3 milioni di sfollati nel paese. La violenza è diventata l’unico mo-

dus operandi con omicidi, rapimenti, atti di vandalismo, saccheggi, incendio degli edifici governativi e di impianti di pubblica utilità. La situazione economica generale peggiora a vista d’occhio, a causa della chiusura di fabbriche e attività e della conseguente disoccupazione. Gli spostamenti sono resi difficili dai blocchi stradali che diverse fazioni o individui hanno piazzato su quasi tutte le autostrade siriane. Ogni viaggio è molto rischioso e regna uno stato di orrore, disgusto e grande incertezza. Migliaia di persone hanno perso la casa, in tanti hanno bisogno urgente di cure mediche e di aiuti umanitari. I Salesiani, che sono presenti a Damasco, Aleppo e Kafroun, cercano di realizzare attività di sostegno alle famiglie di sfollati, con particolare riguardo ai bambini

e ai giovani. Promuovono anche, dove possibile, attività ricreative ed educative nelle scuole e negli altri istituti e centri di accoglienza che ospitano gli sfollati. Molte scuole e strutture educative e ricreative di Aleppo e Damasco sono state utilizzate per accogliere gli sfollati provenienti dalle campagne e dai quartieri più colpiti dagli scontri. In queste strutture i bambini e i giovani portano avanti una vita basata sulla ricerca della sussistenza, non c’è spazio per attività che facciano pensare al ristabilimento di alcuni elementi di normalità come le attività didattiche. Già nel 2012 le strutture salesiane sono rimaste senza beneficiari a causa degli scontri che hanno impedito ai giovani di raggiungerle. Le attività svolte dai salesiani e dai collaboratori, in queste scuole e strutture educative, sarebbero attività didattiche e ricreative quotidiane, organizzate secondo le necessità dei diversi gruppi e delle diverse fasce di età. Si compiono anche attività di sostegno alle minoranze cristiane, volte al loro sostentamento nella fase di emergenza e indirizzate a migliorare lo stato di insicurezza in cui versano le famiglie e ad evitare la loro fuga dal paese. Tutto è finalizzato a sostenerle nella ricerca di un alloggio, a procurare loro generi di prima necessità. Oltre a tutti questi impegni, è da rilevare che attualmente le comunità salesiane presenti in Siria aprono ogni sera i loro centri, per accogliere familiarmente tutti quelli che lo desiderano, scambiando momenti di fraternità, di sostegno reciproco e di sentita preghiera compartecipata. La condivisione e l’apertura all’altro, sperimentate nelle case salesiane, sembrano voler indicare un sentiero, certo arduo e faticoso, da percorrere per uscire da questo lungo inverno. Dony Sapienza

Ricordando don Francesco Sac. Francesco Vaccarello nato ad Aragona (AG) il 19 ottobre del 1931, morto in Perù il 14 gennaio 2014, a 82 anni di età, 67 anni di professione e 61 anni di vita missionaria.

Formazione

I salesiani in Siria: una quotidianità stravolta

Nel novembre del 1953 è partito per le Missioni, prestando il suo servizio in Bolivia e Perù. “Pensavo, come avevo letto in un altro missionario: varcare l’oceano, salvare un’anima e poi morire”. da una lettera a SISAMI inviata nel 2012

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27 aprile 2014. Canonizzazione di due Papi “missionari” Papa Giovanni XXIII Con la sua vita, i suoi discorsi e i suoi gesti, Giovanni XXIII ha voluto indicare il volto materno della Chiesa: il suo compito è quello di avere “braccia aperte per ricevere tutti”. Il Papa nutrì sempre un grande affetto per i missionari, che chiamava “speranza dei popoli” e “messaggeri di pace e fraternità”, e donò la sua casa natale ai missionari del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) affinché ne facessero un seminario, sicuro che dal suo paese sarebbero partiti “tanti missionari per portare al mondo Gesù e il suo amore”.

Papa Giovanni Paolo II

Prossimo appuntamento

È stato definito “il Papa itinerante, il Papa missionario, il Papa evangelizzatore”, che sulle orme dell’Apostolo Paolo “si è fatto tutto a tutti”. Nell’Enciclica Redemptoris Missio ha scritto: “Già dall’inizio del mio pontificato ho scelto di viaggiare fino agli estremi confini della terra per manifestare la sollecitudine missionaria, e proprio il contatto diretto con i popoli che ignorano Cristo mi ha ancor più convinto dell’urgenza di tale attività”.

Festa Ispettoriale

Bicentenario della nascita di Don Bosco in Sicilia

PalaCatania, 31 agosto 2014 Interverranno il Rettor Maggiore, don Angel Fernandez Artime e la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat


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