Messina - San Tommaso

“Farsi prossimi agli altri” in tempo di COVID-19

Attenzione speciale alla Pastorale Digitale in tempo di prova

Carissimi lettori del nostro notiziario online,

colgo con piacere l’occasione di rivolgervi un pensiero in questo tempo di prova, in cui la nostra libertà personale e pastorale è mortificata dalla pandemia. Desidero concentrarmi su uno dei principi fondamentali che don Bosco insegnava ai suoi primi salesiani, l’“essere prossimi agli altri”, che ho riscontrato durante la lettura di un libro di Carlo De Ambrogio dal titolo “Educhiamo come Don Bosco”. Ma come si può essere prossimi degli altri, come ci dice Gesù nel Vangelo (Lc 10, 29-37), in questo tempo di incertezza in cui le relazioni umane risultano mortificate dalle misure/distanze di sicurezza, seppur giuste? Questo aneddoto di don Bosco ci può aiutare nella riflessione.

Un giorno Don Bosco, nelle vicinanze dell’Oratorio Valdocco, in Torino, incrociò un giovanotto conosciuto da tutti come il capo di una banda malfamata. Gli sorrise e gli rivolse un saluto. Il giovanotto impallidì nel vedere che Don Bosco s’interessava a lui con tanta bontà ed entusiasmo. Contraccambiò il saluto:

– Buon giorno – gli rispose con un piccolo cenno del capo. Don Bosco mostrò un grado ancora maggiore di interessamento e gli disse:

– Sono molto contento di averti incontrato: devi farmi un piacere.

– Se posso ben volentieri.

– Certo che lo puoi: vuoi venire a pranzo con me?

– Io a pranzo con Don Bosco?

– Sì, tu: perché no? Oggi son proprio solo.

– Ma lei si sbaglia: mi scambia con un altro.

– No, no… non sei tu di nome Giorgio?

– Sissignore.

– Dunque vieni.

– Ma lei si disturba per me.

– Non fare complimenti. È cosa decisa; vieni.

Ma io non ho il coraggio di venire così come sono, con questi abiti sudici e le mani sporche.

– Non fa nulla, non importa.

– Ma forse, a casa, c’è mia mamma che mi aspetta.

– La manderemo ad avvertire.

Il giovanotto di fronte a quella pressione così dolce di Don Bosco fu costretto a cedere; pranzò con Don Bosco. Ne uscì entusiasta: Don Bosco gli aveva trasmesso il suo fuoco spirituale, l’aveva contagiato di bontà. Cambiò vita e diventò un bravo ragazzo.

Ciò che fa la differenza in questo aneddoto non è l’esclusiva prossimità del “corpo fisico” di don Bosco nella relazione, ma è il principio di prossimità/interesse in sé e per sé. Questo principio si declina nel cercare una relazione con l’altro da sé, nell’esprimere benevolenza e simpatia, nel considerare un estraneo parte della propria famiglia, ecc… cose che possiamo fare anche da casa grazie all’ausilio delle nuove tecnologie. È senz’altro vero che la vicinanza fisica è un valore aggiunto, ma è altrettanto vero che se don Bosco vivesse ai nostri tempi, utilizzerebbe questi mezzi per cercare i giovani e interagire con loro, al fine di spendere una buona parola, di ascoltarli semplicemente, di educarli insomma.

Essi sono un’opportunità per raggiungere i giovani lì dove sono, di parlare il loro linguaggio (quello dei nativi digitali). Hanno mutato sensibilmente il nostro stesso concetto di comunità ecclesiale, infatti, grazie ad essi: – partecipiamo a discussioni sul web, costruiamo relazioni attraverso i social; – dilatiamo i nostri tempi di ascolto e condivisione; – contraiamo i nostri spazi di incontro attraverso il web (che è realmente uno spazio fisico di comunicazione e non un mondo finto e immaginario); – condividiamo esperienze, storie, modi di affrontare e risolvere problemi (interagendo con una community che condivide gli stessi interessi).

Ognuno di noi possiede la meravigliosa capacità di interessamento agli altri. La natura umana esprime il desiderio di socialità e accrescere o diminuire ciò dipende in gran parte dalla nostra volontà. Ma la volontà va educata. Non sempre è spontanea. Educarsi all’arte di sapersi donare agli altri attraverso le nuove tecnologie, di avvicinarsi soprattutto a chi soffre, a chi è nel dolore, dimostrare interessamento specialmente alle persone che più delle altre sono respinte ai margini della società, significa riconoscere nell’altro la persona di Gesù oltre che studiare i nuovi mezzi di comunicazione e conoscere i nuovi linguaggi digitali ed educativi.

Vi lascio con un augurio e una frase di don Bosco. L’augurio e che ciascuno di noi possa sperimentare la benedizione di Dio e la speciale protezione della Vergine Maria aiuto dei Cristiani, nella certezza che supereremo positivamente questo tempo difficile. E la frase di Don Bosco che desidererei ognuno di noi si impegnasse a mettere in pratica nei giorni avvenire, dice: «Il Signore ci ha messi in questo mondo per gli altri».

 

Enrico Frusteri Chiacchiera

Salesiano di Don Bosco