Festival di Sanremo

Le pagelle che non ti aspetti del Festival di Sanremo 2023

Primo Mengoni, Secondo Lazza e Terzo Mr.Rain.

Anna Oxa – Sali (Canto dell’anima): «Libera l’anima, come rondini la sera vola libera». Nel su ritorno al Festival Anna Oxa ci presenta una canzone molto introspettiva rivolta all’anima di ogni uomo e donna. Essa invita a salire, a risalire dagli abissi per liberare la propria anima per riavvicinarsi in qualche modo a Dio. Solo nella misura in cui saremo capaci di liberarci del superfluo saremo capaci di «Salire, salire come rosa che cresce».

Voto: Ef 4, 31-32: «Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria! Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo».

 

Ariete – Un mare di guai: «E buttati, che la notte è solo un giorno che riposa». La domanda che questa canzone al primo ascolto mi ha suscitato è la seguente: «Cos’hai da perdere? Cosa ti fa davvero paura?». La canzone parla di una relazione che sta ancora tra “il già e il non ancora”; ed è vero quando due persone s’incontrano portano con sé bagagli più o meno pesanti sulle proprie spalle e il “buttarsi” in una nuova relazione può sembrare immergersi in un “mare di guai”; ma se non mi metto a camminare, se non ci provo, farò qualcosa che è ancora peggio del tornare indietro: starò fermo; la vita ci chiede delle decisioni che alle volte non possono aspettare, ma che necessitano di essere accompagnate.

Voto: Tob7,12: «Ma Tobia disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo».

 

Articolo 31 – Un bel viaggio: «Nella vita gli amici li scegli, noi siamo quelli che si vogliono bene anche quando si fanno la guerra, come i fratelli». Grande ritorno per gli Articoli 31 che portano a Sanremo una canzone/racconto della loro storia fatta di gioie e di cadute, ma soprattutto fatta anche di perdono. Perché il sapersi perdonare e il saper perdonare l’altro genera vita; l’odio non fa altro che generare morte, io faccio un dispetto a te e poi io a te e poi così fino all’infinito; mentre il perdono cambia le carte in regola; fa nascere altra vita, fa nascere arte, fa nascere anche canzoni. Questa canzone ci ricorda di essere sempre aperti al perdono; di non chiudere mai la porta, di lasciarla sempre socchiusa.

Voto: Ef 4,32: «Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo».

 

Colapesce e Di Martino – Splash: «Per non sentire il peso delle aspettative, travolti dall’ immensità del blu Splash». Ritorna la coppia di amici palermitana a Sanremo, con un brano che punta a non far rimpiangere “Musica Leggerissima” del 2021. Il testo ci presenta un uomo in fin dei conti che scappa; scappa per paura di deludere le aspettative di quelli che gli stanno attorno. Il problema è che non si può passare tutta la vita a sfuggire da questo mare profondo; e prima o poi, come ci ricorda la stessa canzone, ci dovremmo buttare con un sonoro “Splash”. Sta a noi decidere se arrivarci preparati o colto di sorpresa; consapevoli però che ogni realtà ignorata prepara la sua vendetta.

Voto: Giona 1,3: «Giona invece si mise in cammino per fuggire».

Colla Zio – Non mi va: «Resta qui un’altra notte con me, Io sto male, male, male se non so dove sei». Canzone dal ritmo molto slang per i giovani milanesi. In questa canzone il gruppo lombardo scrive una canzone d’amore 2.0 caratterizzata dalla percezione di provare dei sentimenti, ma anche dalla confusione generale nel metterli a posto. Infatti nella canzone si parla anche di altre relazioni che però lasciano il tempo che trovano. Perché l’amore alle volte va trovato in mezzo al marasma della vita, nella confusione più totale va cercato il senso, quella luce che in mezzo a tante parole ti fa capire cosa conta davvero e cosa non ti va

Voto: Mt 19,22: «il giovane se ne andò, triste; possedeva in fatti molte ricchezze».

 

Coma_Cose – L’Addio: «E sparirò, ma tu promettimi che potrò sempre ritornare da te». Ritornano ancora una volta al Festival i Coma_Cose la coppia che proprio in questa settimana ha annunciato il loro matrimonio. Portano una canzone scritta in un momento di crisi (che ricordo vuol dire separare ciò che serve da ciò che non serve). Quante volte si attraversano dei momenti di crisi, soprattutto in una relazione; il problema non è la crisi ma come l’affronto. Se sono convinto che tutto deve essere perfetto, con gli occhi a cuoricino forse ho una visione distorta dell’amore. L’amore è vita concreta, fatto anche d’incomprensioni; d’altronde “il miglior fidanzamento è quello che termina nella verità”;  sapendo che se un rapporto è vero e profondo «l’Addio non è una possibilità»; c’è sempre un ritorno, un tornare.

Voto: Lc15, 20: «suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro».

 

Cugini di Campagna – Lettera 22: «Credo, credo anch’io, che non puoi darmi il mondo se non guardi il mondo come lo guardo anch’io». Grande esordio per i Cugini di Campagna che gareggiano da esordienti, con un brano scritto da “La Rappresentante di Lista”. La canzone è ovviamente una canzone d’amore, dove il protagonista si smaschera e si mostra per ciò che è. Infatti più volte nella canzone si ripete «io non sono altro che»; l’amore mostra ciò che si è veramente; e chiede all’altro di «non lasciarlo solo». Per vivere questo però è necessario immedesimarsi nell’altro, cogliere ciò che gli occhi dell’altro colgono; farsi anche carico dei pesi dell’altro per non lasciarlo solo

Voto: Lc 10,34: «gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; e poi lo caricò sulla sua cavalcatura».

 

Elodie – Due: «Che rumore fa il silenzio alla fine di tutte le nostre telefonate interrotte?». In questo pezzo molto radiofonico Elodie ci propone una storia che sta nascendo ma che si “scontra” quasi con la paura di una delle due parti, quasi come se fosse prevenuta, come qualcuno che avendo fatto un’esperienza negativa non vuole ricadere nello stesso errore. Ma amare vuol dire anche buttarsi; vuol dire anche avere il coraggio di darsi delle possibilità, rischiare; con la consapevolezza che anche quando andrà male per una porta che si chiude se ne aprono tante altre. Questo brano mi fa pensare alla scelta che Gesù fa dei suoi; alla fine sceglie anche Giuda, Gesù, che è il Signore, sa che lo tradirà, eppure lo sceglie? Perché? Perché l’amore non chiude mai una possibilità, avrà fatto male? Ai posteri l’ardua sentenza.

Voto Mc 3,19: «Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì».

 

Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato: «Ciao papà o addio papà, questa canzone te la canto adesso perché tu sappia che ti amo lo stesso». Torna Grignani al festival con una canzone dedicata al rapporto complesso con il padre che il cantautore dichiara di aver perdonato nonostante l’abbandono. Il tema dei padri è sempre un tema molto complesso e delicato proprio perché mai come in questo periodo vi è una forte crisi della paternità, una paternità che rivede la sua essenza nel collaborare con Dio nell’aiutare il proprio figlio/a a mostrare la sua bellezza, le sue capacità, la sua grazia. La paternità fa paura perché chiama a non aver paura della propria capacitò di bellezza e anche della capacità degli altri; abbiamo davvero bisogno di più “San Giuseppe” che siano padri presenti nella nostra vita.

Voto: Mt 1,20: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa».

gIANMARIA – Mostro: «Ma che ti sembro un mostro? Guarda che sono apposto. Che mi sono perso, ero solo distratto da me». Credo che in questa canzone il vincitore di Sanremo Giovani ci presenti un po’ la situazione che tanti dei nostri giovani vivono oggi: quella di sentirsi inadeguati, di sentirsi “mostri” appunto; senza scoprire invece la bellezza che hanno dentro e fuori di loro. Capita di perdersi tra i sentieri della vita, capita di essere distanti da se stessi; ecco perché è fondamentale avere delle guide, delle persone disposte a camminare insieme, perché no, non sei un mostro, sei davvero apposto, sei davvero prezioso!

Voto: Isaia 43, 1-7: «Tu sei prezioso ai miei occhi».

 

Giorgia – Parole dette male: «Ricordo le ultime parole, quelle dette male, maledette». Ritorno attesissimo quello di Giorgia al Festival di Sanremo con una canzone, che tanto per cambiare in questo Festival, parla di una storia finita. È interessante la consapevolezza che la cantante ha nel riconoscere la storia appena finita come una “bella canzone” qualcosa di bello che però sarà ricordato alla fine con le ultime parole, quelle magari dette in preda alla rabbia, prive di razionalità. Nella Bibbia viene esaltato l’uomo mite; il mite non è il “babbo” che non risponde mai e che sta zitto e buono; il mite è colui che scegliendo sceglie l’amorevolezza e mai la violenza; persino Mosè, il mite per eccellenza, perdendo la pazienza e scegliendo la violenza perse l’opportunità di entrare nella terra promessa. Quante relazioni avremmo salvato se solo fossimo stati più miti senza dire parole dette male?

Voto Sal 106, 32-33: «Lo provocarono presso le acque di Meriba, e ne venne del male a Mosè per causa loro; perché inasprirono il suo spirito ed egli parlò senza riflettere».

 

Lazza – Cenere: «Rinasceremo insieme dalla cenere, mi sento un nodo alla gola». Prima partecipazione al Festival di Sanremo per uno degli artisti più ascoltati nel 2022. Lazza porta un brano in cui paragona una relazione alla cenere; paragone molto interessante in quanto la cenere è il prodotto di ciò che si è bruciato/consumato e amare è anche questo; amare è consumarsi per l’altro. Ma allora qualcuno potrebbe obiettare dicendo che se è così amare non conviene per nulla se ciò che resta è solo cenere; forse è vero; però bisognerà anche ricordarsi che è proprio dalle ceneri che si risorge; è solo consumandosi che si può essere creatura nuova; dopo un Venerdì Santo c’è sempre un Sabato Santo.

Voto: Gv 13,1: «dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine».

 

LDA – Se poi domani: «E ti giuro sei bella da ogni prospettiva, tu che disegni i silenzi a matita». Che belli che sono i primi amori, le paure, le gioia, le sconfitte e le vittorie; tutto questo mi sembra essere presente nel brano che porta LDA a Sanremo. Se c’è una cosa che abbiamo capito è che l’amore non potrà mai essere certezza assoluta; è necessario una componente di fiducia, di fede in un certo senso. Solo che è proprio questa componente di fiducia che ci fa “scoprire i fianchi” che ci rende terribilmente fragili; ma più siam fragili più quel domani diviene oggi.

Voto 2 Tm 1,12: «so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato».

 

Leo Gassmann – Terzo cuore: «Quando ci concederemo un po’ di acqua passata come fanno i buoni amici?». Dopo aver vinto Sanremo Giovani 2020 torna Leo Gassmann con un brano scritto da Riccardo Zanotti (si quello dei Pinguini Tattici Nucleari). Il brano racconta la difficoltà del dimenticarsi dell’altro, un terzo cuore che non riesce a dimenticare il nome della persona amata; ora io non so “quanti cuori” ognuno di noi abbia, ma credo che più che frammenti ciascuno ha un’unità che si porta dentro. Credo che il problema nelle relazioni non sia tanto dividere le cose nei loro compartimenti stagni, ma collocarle nel giusto posto; mettere in ordine; se cerchiamo di dividere il caos non otterremo che altro caos; invece nel caos, dopo che lo si è accettato, bisogna cercare di mettere ordine, perché «una storia straordinaria quanto incasinata» necessita di ordine, necessitò di capire ciò che è luce da ciò che è tenebra.

Voto: Gen 1,5: «Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte»

Levante – Vivo: «Ho voglia di cedere a questa speranza, per poter credere a tutta la vita». Ritorno al Festival anche per Levante che dopo Sanremo 2020 si ripresenta al Festival con la canzone Vivo. Forse mai come oggi siamo abituati a non ascoltare il nostro corpo; che però fa di tutto per ricordarci che esiste. Levante in questa musica molto “dance” ci ricorda l’importanza di prestare attenzione al corpo perché «la gioia del proprio corpo è un atto magico». E se ci fate caso molte volte il nostro corpo soffre ed “empatizza” con noi tutti quei sentimenti che giornalmente viviamo; alle volte basterebbe ascoltare e rispettare un po’ di più il proprio corpo per capirci qualcosa di più su noi.

Voto Gv 1,14: «E il Verbo si fece carne».

 

Madame – Il bene nel male: «Ho sempre avuto paura di te, non ti ho mai dato il cuore». Madame ritorna a Sanremo con una storia d’amore molto particolare, infatti è la storia d’amore di un uomo con una prostituta. Argomento molto delicato e molto spinoso, soprattutto perché purtroppo la tendenza è quello di considerare tali donne non come persone umane ma come oggetti, incapaci quasi di vivere e provare delle emozioni, siamo alle volte troppo impegnati a puntare il dito; a considerare solo il male; eppure nel testo della cantante vi sono sentimenti, vi sono emozioni si ripete più volte la parola amore. Forse dovremmo cominciare ad abbassare un po’ di più il dito inquisitore ed avvicinarci a quelle persone a cui la vita forse non ha sorriso, a quelle persone che cercano di trovare anche del bene nel male, per scoprire che davanti a noi non c’è altro che una persona.

Voto: Gv 8,7: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».

 

Mara Sattei – Duemilaminuti: «Poi sei scappato ed hai rubato tutta la mia voce, tutta la mia voce». Mara Sattei dopo il successo dell’estate scorsa arriva al festival con un brano impegnato contro la violenza sulle donne e contro le relazioni tossiche in genere. L’amore se non è liberante non è amore; l’amore non lascia i segni ma lascia il “segno” e non quello fisico. Forse sembra scontato ma in quante relazioni tossiche ci siamo trovati? Quante volte chi avevamo accanto non ci faceva del bene; alle volte serve del tempo forse «duemila minuti per capire che in fondo tu eri diverso». L’amore non toglie nulla, anzi aggiunge; crea; esso ci aiuta a chiamare le cose per nome, e facendolo dona dignità. Se una relazione non fa questo, allora va stroncata senza aspettare nemmeno un minuto, entriamo nella vita, “nel giardino” dell’altro, per coltivarlo e custodirlo e non per renderlo arido.

Voto: Gen 2, 15: «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse».

Marco Mengoni – Due vite: «Se questa è l’ultima canzone e poi la luna esploderà, sarò lì a dirti che sbagli, ti sbagli, e lo sai; qui non arriva la musica». Grande ed attesissimo ritorno di Marco Mengoni che a distanza di 10 anni torna al festival di Sanremo con tutti i pronostici del favorito. Che Marco Mengoni sappia cantare credo che non debba essere io a dirlo; in questo brano ci racconta la storia di queste due vite che si cercano, si allineano anche in mezzo alle difficoltà. Molto bella la metafora della musica che non arriva quando questa porta con sé l’ultima canzone; perché la fine in amore non è mai la fine. Un amore vero non può finire nel nulla, esso ha la capacità di trasformare e rendere fecondi; ed è proprio grazie all’amore che due vite si fondono in una sola vita che di essere «i soli svegli in tutto l’universo».

Voto Gv 17,21: «perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato».

 

Modà – Lasciami: «Ma che giorno è? È il primo giorno senza te… ho bevuto il veleno e ho capito la parte peggiore di me». Grande altro ritorno al Festival di Sanremo con i Modà che quest’anno si presentano con un pezzo che rispecchia il loro repertorio e che parla di una storia finita. È interessante notare come nella canzone spesse volte viene usato il verbo “lasciare”. Perché qualsiasi relazione, in qualsiasi modo essa finisca, ci lascia qualcosa; noi tendiamo sempre a cancellare del tutto ciò che finisce, magari quell’esperienze che non hanno avuto un lieto fine; invece dovremmo imparare l’arte del raccogliere anche gli scarti perché è proprio con essi che si fanno “i sughi più buoni” come dice don Fabio Rosini. Non buttare via nulla; non scordare nulla perché le cicatrici servono, anche solo a ricordarci che il dolore può essere risanato.

Voto: Gb 1,21: «Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!».

Mr. Rain – Supereroi: «Camminerò a un passo da te e fermeremo il vento come dentro gli uragano». Testo molto bello quello che ha presentato Mr. Rain a Sanremo quest’anno, incentrato molto sull’importanza dell’altro; sull’avere chiaro in mente che ci si salva sempre insieme. Ecco allora i veri supereroi sono quelle persone capace di chiedere aiuto, consapevoli che da sole non possono andare lontano; il vero superpotere è avere il coraggio di chiedere aiuto al Cireneo che passa nella mia vita e diventare a mia volta Cireneo.

Voto: Mt 27,32: «incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui».

Olly – Polvere: «Vedo Dio mentre pittura che sorride perché sa che se fa una sbavatura poi non la cancellerà». Olly, che proviene da Sanremo Giovani, ci presenta un pezzo molto elettronico in cui ci ricorda cosa voglia dire essere innamorato e fragile allo stesso tempo, perché si sa che un giovane, come dice Olly, è «un innamorato come un cieco con gli odori» per questo deve stare attento a non raggruppare “sopra di sé” la polvere sinonimo di chi non si muove, sinonimo di chi decide di rimare negli scaffali; invece l’amore, soprattutto quello giovane, chiama alla dinamicità, al muoversi; al scuotere la polvere per camminare.

Voto: Mt 10,14: «Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi».

Paola e Chiara – Furore: «La pista non è più buia e l’ansia con te si annulla». Attesissimo ritorno di Paola e Chiara che ci presentano un brano molto anni 90. La canzone invita a «ballare come se fosse l’ultima canzone»; e se ci pensiamo la danza è una delle più alte espressioni che ha il nostro corpo per esprimere i propri sentimenti, la propria gioia; un testo che invita a fare furore, ad uscire da sé, dalle proprie gabbie; insomma Paola e Chiara sembrano dirci: “quando sei felice, facci caso”.

Voto: 2 Sam 6,14: «Davide danzava con tutte le sue forze davanti al Signore».

Rosa Chemical – Made in Italy «Le canzoni d’amore Sono meglio stonate». Devo confessare che questo commento mi ha fatto un po’ penare; non tanto per la finta “trasgressione” che vuole trasmettere il cantante ma per la noiosità del brano; si avete letto bene, penso di aver trovato l’esibizione di Rosa Chemical molto ma molto noiosa, forse la più noiosa di tutto il Festival; diciamo che forse sarò un po’ stanco di questi finti alternativi che di alternativo non hanno nulla. Detto questo il brano racconta dell’amore fatto in tutte le maniere e con tutti i feticismi, un amore che non cerca profondità, un amore che quindi non è amore; che però pone davanti le fragilità della persona, il fatto che in amore nessuno è un cantante perfetto; ma siamo cantanti stonati in cerca dello strumento che ci aiuti ad azzeccare la nota giusta, per togliere quel cuore superficiale ed avere un cuore nuovo e vero.

Voto: Ez 36,27: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne».

Sethu – Cause perse: «E io sto da solo con il cuore a metà, siamo due cause perse». Altro cantante proveniente da Sanremo Giovani, Sethu ci propone un pezzo “fuori” dai canoni Sanremesi a tratti rock, a tratti Punk; in cui ci presenta, come già preannuncia, le cause perse. Ed alle volte può capitare di sentirsi una causa persa però, credo, sia molto interessane soffermarsi sull’etimologia di inutile; infatti in-utile richiama al non avere un utile, una paga; allora amare in un certo senso è una “cosa inutile” perché la paga dell’amore è l’amore stesso; non ha bisogno di altro; ecco perché alle volte ci perdiamo nelle nostre cause perse, perché ci aspettiamo qualche altra paga; invece amare basta a se stesso; solo in quest’ottica capiremo che davvero non esiste amore sprecato.

Voto: Lc 17,10: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».

Shari – Egoista: «Ci fossi tu qua con me mi sentirei un po’ meno egoista». Altra cantante proveniente da Sanremo Giovani; il titolo della canzone già dice tutto; infatti troviamo Shari che ci fa riflettere sull’ importanza dell’altro; infatti l’altro non è altro che l’altro allo specchio; l’altro ci aiuta a ricorda che non sono solo; che non ruota tutto intorno a me ed al mio cordone ombelicale; l’altro ci aiuta a «parlare dei problemi e dei posti in cui volere andare»; l’altro mi aiuta ad uscire da me stesso per tornarci ancora più forte e più ricco; perché solo se sarà aiuto per l’altro sarò capace di aiutare me stesso; d’altronde l’altro mi corrisponde, è me stesso.

Voto: Gen 2,18: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».

 

Tananai – Tango: «Amore tra le palazzine a fuoco, la tua voce riconosco”. Consiglio vivamente per entrare nel vero senso di questa canzone di andare a vedere il video ufficiale; infatti, e qui il colpo di scena, questa canzone parla di una famiglia ucraina la cui vita è capovolta dalla guerra; un amore che è costretto a vivere distanze e silenzi non voluti; un amore che deve sopravvivere in mezzo alla guerra. E cos’è l’amore se non il nostro modo per vincere la guerra, per superare la guerra; mai come prima ci è chiesto di vivere in piena totalità questo amore, capace di andare avanti anche quando «finisce la poesia»; un amore che sa riconoscersi in mezzo al caos del mondo.

Voto: Ct 2,8: «Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline».

Ultimo – Alba: «Amo l’alba perché è come una sana follia, puoi capirla se la senti e non mandarla via». Dopo Sanremo Giovani nel 2018 e Sanremo 2019 Ultimo torna all’Ariston con questa “ballata d’amore”. In questa canzone il cantante romano descrive la bellezza dell’Alba che sorge ogni giorno e che diviene opportunità per vivere a fondo quello che vivi, ed è come se ogni giorno fossimo posti davanti alla decisione di scegliere l’alba; di non sprecare questo nuovo giorno. È ciò che avviene nella Pasqua; ai discepoli il Signore chiede di scegliere di vivere questo giorno senza scordarsi del passato, ma con la consapevolezza che un giorno nuovo sta sorgendo.

Voto: Mt 28,1: «Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba».

Will – Stupido: «Ti chiedo scusa se poi annego in una lacrima, ma non riesco a voltare pagina» In questo brano Will ci presente quella sensazione di sentirsi “stupidi” di fronte all’amore, soprattutto a quelle relazioni che non «fanno più parte di noi». Ma l’amore non è banale, nemmeno stupido; non esiste amore sprecato; ma alle volte ciò che seminiamo ha bisogno di tempo e che forse chi mangia datteri non semina datteri. Allora ci vuole un lavoro paziente e certosino che alle volte non porterà nemmeno frutto a noi; ma il tempo impiegato nel lavoro diventerà occasione di germogliare anche per me.

Voto Lc 13, 8-9: « lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l’avvenire; se no, lo taglierai».

don Stefano Cortesiano