Messaggio del Rettor Maggiore

LA VERA RISURREZIONE

Quella che tocca la vita delle persone e le trasforma.

Cari amici, lettori del Bollettino Salesiano, vi saluto con il solito affetto attraverso questa rivista fondata dallo stesso Don Bosco, che attraverso essa ha voluto far conoscere la realtà salesiana di quella giovane Congregazione che era nata con lui su disegno di Dio e che stava crescendo a poco a poco. Come si legge nel Bollettino Salesiano del 1877, questo “viene pubblicato per dare un resoconto delle cose fatte o da fare secondo il fine della missione salesiana che è la cura delle anime e il bene della società civile”.

Spero che il Bollettino Salesiano vi aiuti a sentire che la Famiglia Salesiana di Don Bosco, oggi, a 162 anni dall’inizio della Congregazione Salesiana, continui a dare umilmente il suo contributo per rendere questo mondo più umano, più degno, più pieno di vita autentica, più illuminato da quella vera luce che viene da Dio.

Domenica di Pasqua 1846

Per la copertina di questo mese abbiamo scelto il quadro del Cristo risorto che si trova nella Cappella Pinardi. La misera tettoia affittata da Don Bosco nel 1846 ha subito molte trasformazioni e oggi è un piccolo e prezioso luogo di serena adorazione eucaristica. Non era bella né in buono stato quella tettoia! Ma Dio sembra avere una predilezione per le baracche e le stalle per incominciare le sue realizzazioni.

Don Francesia, che era uno dei ragazzi di allora, testimoniò: «Quando Don Bosco visitò per la prima volta quel locale, che doveva servire pel suo oratorio, dovette far attenzione per non rompersi la testa, perché da un lato non aveva che più di un metro di altezza; per pavimen­to aveva il nudo terreno, e quando pioveva l’acqua penetrava da tutte le parti. D. Bosco sentì correre tra i piedi grossi topi, e sul capo svolazza­re pipistrelli».

Ma per Don Bosco era il più bel posto del mondo. E partì di corsa: «Corsi tosto da’ miei giovani; li raccolsi intorno a me e ad alta voce mi posi a gridare: — Coraggio, miei figli, abbiamo un Oratorio più sta­bile del passato; avremo chiesa, sacristia, camere per le scuole, sito per la ricreazione. Domenica, domenica, andremo nel novello Oratorio che è colà in casa Pinardi. — E loro additava il luogo. Quelle parole furono accolte col più vivo entusiasmo. Chi faceva corse o salti di gioia; chi stava come immobile; chi gridava con voci e, sarei per dire, con urli e strilli».

Domenica era Pasqua.

Quell’umilissima origine dove il carisma salesiano, ispirato dallo Spirito Santo, ha messo radici, oggi ci ricorda che la Resurrezione del Signore ha trasformato e trasforma tutto. Sta a noi, con la nostra libertà, fare di questa Umanità una realtà come Dio l’ha “sognata” per noi.

La mia curiosità mi ha portato a cercare nei motori di ricerca internet che cosa riportavano alla parola “Risurrezione”. Ho trovato riferimenti alla fede cristiana, certo, ma nello stesso “ripostiglio digitale” ho trovato di tutto. C’erano anche dei film con questo titolo e che, naturalmente, non avevano niente a che vedere con la fede. Come “The Mechanic: Resurrection”, una brutta storia di violenza e vendetta. Proprio il contrario del mistero centrale della nostra fede.

Ve lo confido perché voglio sottolineare che viviamo in un mondo dove, alla rinfusa, troviamo di tutto: fede e condanna della fede, libertà e schiavitù, promozione dei diritti dei bambini e lavoro forzato dei minori, rispetto della dignità delle donne e sfruttamento delle donne, giustizia sociale e ingiustizia e abuso, solidarietà e distribuzione di cibo e mancanza di tutto il necessario per vivere con dignità. E potrei continuare. Sembra che il nostro mondo sia un mercato delle pulci dove possiamo trovare merce di ogni genere. Senza alcuna distinzione, senza valutazioni.  Ma non tutto è buono e non tutto è buono per noi.

«Non posso permettermi di vivere senza speranza»

Il tempo pasquale che stiamo celebrando e il grande evento della Pasqua del Signore, della sua morte e risurrezione, ci parlano di Vita piena, di Vita-Altra; ci parlano di speranza, di umanità in cammino, di presente e futuro in Dio, di realtà semplici dove ogni giorno è evidente la presenza di Dio che è Amore.

Nel momento stesso in cui sto scrivendo queste righe, il Santo Padre si sta recando in Iraq, in un viaggio pastorale che vuole annunciare la pace, la riconciliazione e la giustizia. Tutti vediamo in lui l’uomo di profonda fede che vive in Dio e lo implora perché le ferite provocate dagli errori umani si rimarginino e lascino il posto ad incontri fraterni.

È chiedere troppo? È illusorio o utopistico?

Non credo. Credo che sia possibile perché, come ho detto molte volte, ogni giorno nel mondo accadono quei “miracoli” che cambiano la vita e il cuore delle persone grazie ad altri che hanno creduto, hanno avuto fiducia, hanno teso una mano di fronte alle necessità degli altri.

Il Cristo Risorto nella Cappella Pinardi di Valdocco ci ricorda cosa significa lasciarsi guidare da Dio, cosa significa vivere di Fede, come faceva Don Bosco, con la testa nel Cielo e i piedi profondamente piantati sulla terra, attenti alle implorazioni e ai pianti di chi ci è vicino.

Io sono uno di quelli che, forse come molti di voi, vogliono continuare ad avere speranza, una speranza profonda che si nutre della forza che viene da Dio. E sapete perché? Perché non posso permettermi di vivere senza speranza, perché allora non saprei come vivere, perché quel modo di vivere per me non sarebbe più vita, o almeno “vita piena”.

Vi auguro una bella Pasqua e un tempo prezioso pieno della presenza di Dio.