Roma

IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE: LO TSUNAMI DELLA SPERANZA

La terra del dolore e della morte oggi ospita una casa di affettuosa rinascita e fondata speranza grazie ai figli di Don Bosco.

Care amiche e amici di Don Bosco, come avete certamente sperimentato una delle componenti più belle dell’amicizia è poter condividere i sentimenti, le gioie, le ansie. Per questo voglio farvi partecipi dell’esperienza che ho vissuto recentemente tra i miei fratelli e sorelle salesiani in Thailandia.

Ero andato in quella affascinante parte del mondo per animare e incoraggiare le comunità e le opere salesiane che là fioriscono da tanto tempo. Tra gli obiettivi della mia visita ce n’era uno particolare: conoscere una piccola, ma bellissima presenza salesiana situata in un luogo di dolore profondo (e oggi di vita). Proprio nello stesso luogo dove è stata scritta una delle pagine più tristi della storia moderna. Quell’angolo di mondo che ha subito il più grave disastro naturale dell’era moderna, lo tsunami del 26 dicembre 2004.

Duecentotrentamila vittime, migliaia di dispersi, spiagge, vite, interi paesi completamente distrutti e portati via, nel nulla. E le onde, mai viste così alte, alcune fino ai quattordici metri. Interi complessi alberghieri sono stati spazzati via, insieme a migliaia di turisti arrivati da ogni parte del mondo per trascorrere le festività natalizie.

Proprio qui, nella zona di Khao Lak, una delle più colpite, in un piccolo villaggio di pescatori (ma anche città turistica, un “paradiso” soprattutto per gli stranieri), i morti e i dispersi ammontarono a quasi 8.000 persone. Una tragedia immane.

In quell’occasione, Don Pascual Chávez Villanueva, il mio Predecessore al servizio della Congregazione, chiese al Superiore di quell’Ispettoria salesiana di muoversi immediatamente per poter accogliere molti degli orfani vittime dello Tsunami in una nuova presenza salesiana.

Fino a quel momento, non c’erano salesiani in quella zona della Thailandia. Ma con lo spirito e il dinamismo che Don Bosco ci ha lasciato in eredità, tutto fu realizzato, e in pochissimo tempo più di 117 ragazzi e ragazze hanno avuto una casa e in essa una grande famiglia che li ha accolti, ha dato loro sicurezza e, anche nel dolore, la possibilità di guardare alla vita con speranza.

Così gli anni sono passati e quei ragazzi e quelle ragazze sono cresciuti, hanno potuto ricevere un’educazione e oggi sono donne e uomini con le loro famiglie e le loro vite positivamente soddisfacenti. Una benedizione anche in mezzo alla tragedia.

Il miracolo di una nuova vita

Oggi, 18 anni dopo, non ci sono più orfani di quello tsunami a Khao Lak. Ma possiamo chiederci: cosa è stato di quella presenza salesiana?

Ecco ciò che ho visto con i miei occhi. Quando siamo arrivati, ci aspettavano 42 bambini e adolescenti tra i 6 e i 15 anni, che vivevano una bella esperienza di amicizia e famiglia. Sono organizzati in cinque bellissime case a pianta esagonale in cui hanno a disposizione una cucina, una lavanderia, servizi igienici e docce, una sala studio, una sala da pranzo e un piccolo dormitorio. Il luogo è paradisiaco come tutta la regione. La vegetazione è rigogliosa e lussureggiante. Devo ammettere che anche il calore è forte e un tantino opprimente. Una collina verde “custodisce” il villaggio dall’alto. Poco più avanti, lunghe distese di sabbia orlate da colline boscose, mentre l’acqua del mare, pulitissima e calda, è via privilegiata per scorrazzare sulla costa bagnata dall’Oceano Indiano. Accanto alla casa salesiana si trova la scuola pubblica frequentata dai nostri ragazzi.

Chi sono questi ragazzi e ragazze? Non hanno più a che fare con lo tsunami del mare, ma con lo tsunami della vita, della povertà, della disgregazione familiare. In genere non hanno i genitori; c’è chi ha la protezione di un lontano zio o di un parente ancora più lontano (cioè quasi sconosciuto).

La casa salesiana è quell’opportunità che trasforma le loro vite, che compie veri e propri “miracoli”. Sì, ripeto la parola: veri e propri “miracoli”. Non fatevi spaventare da questo termine. Posso assicurarvi che mi ha commosso sapere che le ragazze che sono lì, in questa casa che è ora la loro casa, hanno la possibilità di prepararsi felicemente alla vita, di sentirsi accudite e protette, di essere educate, di studiare… a volte ai massimi livelli in alcuni casi. E sapete perché dico che è un miracolo? Perché senza quest’opportunità, queste preadolescenti di 13 anni potrebbero essere costrette a cadere in una rete di prostituzione o di sfruttamento minorile, o essere costrette, all’età di 14 anni, ad avere un marito molto vecchio o anziano.

Pensavo: “Basterebbe questo a dimostrare il valore del bellissimo ideale del carisma di Don Bosco, che ancora oggi, a distanza di 165 anni, si sta incarnando e realizzando”.

Aggiungerei un’altra cosa che trovo meravigliosa. Si potrebbe pensare che lì abbiamo una comunità salesiana, ma non è così. Le presenze in Thailandia e i fronti da presidiare sono così tanti e così diversi e grandi che non riusciamo a raggiungere tutto come comunità salesiane, ma possiamo farlo come presenze salesiane, con educatori salesiani di ogni tipo. In particolare, presso la “Casa della Speranza Don Bosco”, due laiche consacrate sono responsabili di questa presenza educativa e fanno da madri 24 ore su 24. C’è anche una coppia di Salesiani Cooperatori che si occupa dell’amministrazione, della spesa, di tutto ciò che serve, e c’è una signora, una vera “Mamma Margherita”, che è una cuoca eccezionale. L’Ispettoria salesiana fa in modo che non manchi loro ciò di cui hanno bisogno. È una presenza come tante e viene accudita con lo stesso affetto.

Due ultime cose: la creatività salesiana fa sì che questi bambini, bambine e adolescenti realizzino manufatti di alta qualità che poi vendono, e il ricavato viene messo da parte e costituisce il piccolo capitale che porteranno con sé quando lasceranno la casa salesiana. L’Ispettoria salesiana sta anche preparando un emporio dove esporre e vendere tutto ciò che producono, per attrarre soprattutto i numerosi turisti.

Il mio cuore si è riempito di gioia quando ho saputo che il 12% di questi ragazzi e ragazze di Don Bosco sono andati all’università. Il 15% ha proseguito gli studi tecnici nelle nostre scuole professionali e più del 50%, dopo aver terminato la scuola pubblica, ha trovato un lavoro con cui iniziare la propria vita in autonomia.

Ho vissuto non solo un bellissimo sogno, ma una realtà che mi stava molto a cuore. Questa è un’altra di quelle buone cose e notizie che esistono, che si sviluppano, che non fanno rumore ma che rendono il mondo più bello.

Ecco perché il dolore dello tsunami oggi lascia il posto alla bellezza della speranza.

Don Ángel Fernández Artime