#unacanzoneperTe

Il desiderio di stare insieme

Polynesia (di Gazzelle): la rubrica educativa di Stefano Cortesiano, sdb

Questa è la classica canzone che al primo ascolto può sembrare banale, “ingenua”, la solita hit dell’estate, invece devo dire che mi è piaciuto molto soffermarmi un po’ di più sul testo. Quello che “sblocca” la canzone dalla banalità è un verso della prima strofa “e di quello che ho dentro te ne ho dato la metà”.

La canzone parla di una storia d’amore finita da poco e il cantante si diverte a fare una sorta di “lista della spesa” di quello che entrambi si son dati ed hanno ricevuto.

E perché allora quel verso della canzone è – per me – la chiave di lettura? Perché nella relazione il superficiale conta davvero poco. Possiamo fare mille esperienze, una più oggettivamente bella delle altre, esperienze fantastiche con l’altra/o, persino andare in Polynesia come dice Gazzelle, ma se non condivido “quello che ho dentro” tutto sa di vuoto.

Le relazioni a cui sono chiamato ogni giorno (perché io non posso essere “io” senza l’altro) mi invitano a condividere la parte più profonda di me! Provate a dare ad un bambino tutti i giocattoli di questo mondo privandolo “solo” dell’affetto dei genitori e vedrete come nonostante abbia tutto, lui sentirà il bisogno di avere quel di più!

C’è un interessante esperimento operato dallo psicologo statunitense Harry Harlow; egli mise due scimmie in due gabbie diverse in esse vi erano due oggetti: un biberon pieno che avrebbe garantito nutrimento agli animali e un peluche che assomigliava ad una scimmia adulta. L’esperimento dimostrò che i cuccioli preferivano il peluche anche se non dava loro alcun nutrimento. Quando i cuccioli avevano paura, si aggrappavano saldamente al peluche, perché dava loro un forte senso di sicurezza. Quel di più me lo danno le relazioni, nella misura in cui io decido di donarmi, perché nella logica delle relazioni “più io mi dono, più ricevo me stesso”.

Questo condividere che si ha dentro però avviene ogni giorno, è la logica dei piccoli passi, non posso dare tutto a tutti e subito.

Guardate le relazioni felici, quelle profonde, non hanno bisogno di chissà quale vacanza o avventura per stare bene insieme, a queste basterà condividere e scoprire sempre di più pezzetti di sé.

Pillole di fede: Un mio amico prete mi ripeteva spesso che se “Natale e Pasqua sono tempi forti” – il Tempo Ordinario (in cui non c’è nessuna festa liturgica nelle vicinanze) è un tempo fortissimo. È molto più facile essere un “fedele occasionale” di quelli che si fanno vivi solo nelle feste di precetto: Natale, Pasqua e alla festa del Santo patrono. Più difficile è costruire una fede dell’ordinario in cui ti scontri con le fatiche di ogni giorno, con la stanchezza quotidiana del lavoro o dello studio. Ma se è più difficile questo tipo di fede allo stesso tempo essa è la più autentica! Il rischio che corro è quello di vivere una spiritualità dei fuochi d’artificio; vivere un momento forte intenso che può essere un ritiro, una festività particolare e lo vivo bene però poi… dopo… finito l’effetto dei fuochi si torna al tran tran quotidiano. E allora che si fa? Lascio le cose come stanno, non permetto a nessuno, men che meno a Dio, di condividere quello che ho dentro.

Stefano Cortesiano, sdb


Il testo della canzone

Delle cose che dici ne conosco la metà
E di tutti i tuoi amici me ne importa la metà
E di quello che ho dentro te ne ho dato la metà
E di quello che ho perso, tu ne hai vinto la metà
E cos’è che ti guardi, non mi riconosci più?
E però quella faccia me l’hai regalata tu
Come faccio a spiegarti che oramai non ti odio più?
Come faccio a aggrapparmi al fatto che non ti amo più?
La luna di notte non ci scalda più
Le bombe alla crema, i morsi sulla schiena
La televisione
la tua depressione
il telegiornale
Ti giuro, amore
Non mi va di andare al mare
Non mi va, la Polynesia
Non mi va di fare le cose soltanto per fare
Fantasticare
Delle cose che penso, ne conosci solo un po’
E di quello che voglio n’esaudisci solo un po’
E di quello che hai dentro, te ne ho tolto solo un po’
E di quello che hai perso non ne ho vinto neanche un po’
E cos’è che ti guardi? Non mi vedi neanche più
E però quegli sguardi me li hai regalati tu
Come faccio a spiegarti che oramai non mi odio più?
Come faccio a aggrapparmi al fatto che non mi amo più?
La luna di notte non ci scalda più
Le bombe alla crema, i morsi sulla schiena
La televisione, la tua depressione, il telegiornale
Ti giuro, amore
Non mi va di andare al mare
Non mi va, la Polynesia
Non mi va di fare le cose soltanto per fare
Fantasticare
Fantasticare
e fare le cose nel modo ideale
Dimenticarti
dimenticare
Che una volta era tutto speciale
Non mi va di andare al mare
Non mi va, la Polynesia
Non mi va che arrivi l’estate e vuoi fare cose
Voglio scappare
Non mi va di andare al mare
Non mi va, la Polynesia
Non mi va di fare le cose soltanto per fare
Fantasticare
(Fantasticare, fan-fantasticare, fantasticare)