Insieme giugno 2016

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Sommario Editoriale

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Formazione

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Messaggio del Rettor Maggiore Pastorale Giovanile

Animazione Missionaria/VIS

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PGS

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Famiglia Salesiana

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Comunicazione Sociale

Dalle case salesiane

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Guardando altrove

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Da ricordare

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All’interno: Ultimo inserto sul CI29

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Direttore Responsabile Felice Bongiorno

Registrazione: Tribunale di Catania N. 15 dell’11-04-2008

Redazione

Felice Bongiorno (coordinatore redazionale) Luigi Calapaj Angelo Grasso Domenico Luvarà Calogero Montanti Giuseppe Ruta Luigi Saraniti

Collaboratori

Vittorio Castiglione Claudia Mazzola Andrea Strano Giuseppe Trovato

Direzione e redazione

Via Del Bosco, 71 - 95125 Catania Tel. 095 336369 Fax 095 339720 E-mail: insieme@sdbsicilia.org Sito web: www.sdbsicilia.org

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Scuola Grafica Salesiana Catania-Barriera

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In copertina Foto elaborazione del murales presso l’Oratorio Salesiano di Barcellona PG ispirato alla pittura di Fano. L’immagine rappresenta la “Missione Possibile” nel contesto dell’Anno della Misericordia.


Editoriale «Primerear» o «Balbonear»? Ripartire da Dio, per essere intraprendenti, mai indifferenti Ricordando la visita a Torino di Papa Francesco un anno fa. Riflessioni in margine al n. 24 di «Evangelii gaudium» e a due verbi in “lunfardo argentino” cari a Papa Francesco. Speriamo di non abituarci alle “sorprese di Dio” ed avere sempre la semplicità dei piccoli per stupirci delle meraviglie del nostro tempo, senza limitarci a costatare, talora impotenti e rassegnati, le brutture e le violenze che fanno parte della storia contemporanea. Per lo meno “sorprendente” questo Papa venuto dalla fine del mondo, come “straordinaria” è la sua storia e attraente il suo stile di relazionarsi a tutti, piccoli e grandi. George Mario Bergoglio è una “sorpresa dello Spirito”: figlio di emigrati italiani, exallievo della parrocchia e del collegio salesiano di Buenos Aires, gesuita d.o.c., provinciale e arcivescovo della capitale argentina, scelto ad essere successore di Pietro, prende il nome di “Francesco” in ossequio al poverello d’Assisi e in memoria di quanti sono nell’indigenza e in una condizione di scarto. È sorprendente questo intreccio di spiritualità e di sensibilità culturali differenti, questo composto lontano dal miscuglio, questa personalità armonica e articolata, distante da ogni artificiosità e complicazione. Papa Francesco è un’unità di getto: nel suo codice genetico risiedono i geni cristiani e salesiani, gesuiti e francescani che lo rendono “cattolico”, letteralmente universale. Senza lasciarsi prendere da campanilismi o accaparramenti indebiti, è possibile cogliere i tratti salesiani di questo Exallievo illustre. Si può tentare di cogliere l’incidenza del carisma salesiano nella personalità del Pontefice senza che diventi esclusiva, ma che mantenga la sua indelebilità sia nelle sue parole, sia in quell’afflato relazionale ed affettivo di cui Papa Francesco si dichiara debitore all’educazione ricevuta dai salesiani. Ne è testimonianza limpida il discorso a braccio pronunciato nel pomeriggio del 21 giugno 2015, nella Basilica di Maria Ausiliatrice in Torino. L’art. 5 delle Costituzioni dei Salesiani di Don Bosco afferma che gli exallievi fanno parte della grande Famiglia SaInsieme

lesiana «per l’educazione ricevuta», ma anche perché partecipando alla missione salesiana nel mondo, restituiscono quanto hanno ricevuto, in una dinamica di traditio e redditio propria di ogni relazione educativa di ieri, di oggi e di sempre. La rinomata Lettera da Roma del 10 maggio 1884 attribuita a Don Bosco per i contenuti e al suo segretario Don GB. Lemoyne per la forma e il costrutto, ci offre un’immagine di tale dinamismo di riconsegna tramite gli exallievi Valfré e Buzzetti che da antichi allievi di Don Bosco, diventano nel sogno narrato nella preziosa missiva, maestri dello stesso Don Bosco, dei salesiani e dei giovani a cui essa è destinata. È bello vedere chi era un tempo discepolo, oggi divenuto maestro e successore del primo tra gli apostoli. In questi tre anni di pontificato, egli sta riconsegnando quanto ha ricevuto nella sua lunga esperienza. Valga un esempio tra i tanti. Nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, al n. 24, che costituisce un microcosmo del linguaggio e dei lemmi più ricorrenti e a lui cari, così tratteggia il dinamismo di crescita nella comunità ecclesiale: «La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano». Sono cinque verbi di movimento che Papa Francesco propone ai cristiani e che scandiscono un cammino di risveglio e di rinascita. In questi verbi si riflette la spiritualità salesiana e l’educazione ricevuta nell’anno trascorso nel Collegio salesiano di Buenos Aires. Esaminiamoli uno per uno. A. Pr e n d e re l’ i n i z ia t i v a «“Primerear – prendere l’iniziativa”: vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr. 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di of-

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DALLE CASE SALESIANE

frire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa!». In questo primo movimento sta l’origine e la fonte del sistema preventivo di Don Bosco. Una comunità “estroversa”, “in uscita” è possibile a partire dall’esperienza dell’amore preveniente di Dio (cfr. 1Gv 4,616). Senza questa sorgente primigenia nessuna azione dentro e fuori di noi è possibile, nessun tipo d’intraprendenza ha durata e consistenza. Bonum diffusivum sui. L’amore è come il profumo: si espande da sé. Sebbene invisibile riempie i polmoni e rallegra l’anima. Ed è anche vero: che si dà ciò che si ha… La realtà di ogni movimento ecclesiale e di ogni ramo della grande famiglia salesiana (compresi gli exallievi) non è un prodotto confezionato una volta per tutte, ma un continuo cammino di gratuità. Si riceve gratis, si è chiamati a dare gratis (cfr. Mt 10,8). È possibile diffondere la misericordia di Dio nella misura in cui la riceviamo, la esperimentiamo, la custodiamo, la gustiamo. «Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere» (MV 9) – così nella Bolla d’indizione dell’Anno giubilare della misericordia. B. Co i nv ol ger si «Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: “Sarete beati se farete questo” (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo». Di fronte all’azione di Dio non si può rimanere passivi ed inerti, ma con semplicità e determinazione ci si lascia coinvolgere. L’opera di Dio e i suoi gesti, culminanti nell’umiliazione di Gesù che si fa servo (cfr. Gv 13,1-17), non sono uno spettacolo da guardare, né un

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esempio da imitare, più o meno bene… bensì azioni che coinvolgono e che intendono valorizzare tutte le risorse umane: «Chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te» - amava ripetere Sant’Agostino. Lasciarsi coinvolgere da Dio che agisce nella nostra storia e nella storia dell’umanità è quanto siamo chiamati a fare. Primerear è l’opposto di Balconear. «Non guardate la vita al balcone […] La fede non si vive dal balcone ma camminando». «Per favore, non guardate dal balcone la vita, immergetevi in essa come ha fatto Gesù. […] Io so che voi volete essere terreno buono, cristiani veramente, non cristiani part-time, non cristiani “inamidati”, con la puzza al naso, così da sembrare cristiani e, sotto sotto, non fare nulla, non cristiani di facciata» (Papa Francesco ai giovani a Copacabana). In altra occasione proclama con forza: «La strada della Chiesa dal concilio di Gerusalemme in poi, è quella di Gesù […] rimboccarsi le maniche e non rimanere a guardare passivamente la sofferenza del mondo […] Ragazzi e ragazze, per favore: non mettetevi nella coda della storia. Siate protagonisti. Giocate in attacco! Calciate in avanti, costruite un mondo migliore. Giocate in attacco sempre!» (Omelia S. Messa, 15 febbraio 2015). La giornalista Silvia Guidi efficacemente commenta: «Un messaggio particolarmente attuale in un’epoca in cui la società non si divide solo fra ricchi e poveri ma anche (e forse soprattutto) fra spettatori distratti e protagonisti della storia» (S. GUIDI, Balconear, in A. CARRIERO, Il vocabolario di Papa Francesco firmato da 50 grandi giornalisti e scrittori, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2015, p. 35). C. Accompagnare «Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti». Una comunità e qualsiasi realtà associativa diventa missionaria ed evangelizzatrice, capace di accompagnare altri, nella misura in cui sa prendersi cura della crescita e maturazione dei propri membri. Non sta in laboratorio, ma si muove in cammino facendosi compagno di strada, condividendo gioie e faInsieme


D. Fruttificare «Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice». Ogni comunità cristiana, e in essa gli Exallievi di Don Bosco, esperimenta momenti di forte vitalità e momenti in cui avverte che insieme ai buoni frutti affiorano frutti indesiderati e nocivi, processi e risultati di pace e di unità, e altri di discordia e divisione più o meno intesi e perseguiti. In essa si registra quanto avviene nel mondo: con le stesse pietre si possono costruire ponti e si possono costruire muri; con le risorse disponibili, come l’energia atomica, si può produrre qualcosa di buono e di alternativo, come si può ricavare tanta distruzione. La parabola della zizzania (cfr. Mt 13,24-30; 36-43) ha tanto da insegnare a noi credenti di oggi: da una parte saper distinguere il grano dalla zizzania, dall’altra esercitare la pazienza e non condannare prima della venuta del Signore… Seguiamo l’esortazione di Agostino: «Chi è buon grano, continui ad esserlo fino al giorno del raccolto; coloro che sono zizzania, si cambino in buon grano». E. F e s te gg iar e «Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa Insieme

si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi». La festa e la liturgia, cuore della festa, non sono evasione dalla vita e dalla realtà talvolta dura che affrontiamo ma immersione nel profondo della realtà di cui facciamo parte al fine di esperimentare quella pienezza di vita e di gioia che Gesù Cristo porta con sé e comunica ai “suoi” (cfr. Gv 16, 20-24). È questa la cartina di tornasole e la prova del nove che una realtà è cristiana e salesiana che Papa Francesco indica e incoraggia. È interessante come nel narrare la propria esperienza vocazionale e rendere ragione della sua carica affettiva e attraente, il Papa riporta tutto all’origine, a quella confessione, quando aveva quasi diciotto anni, nel lontano 21 settembre 1953: «Questa è stata per me un’esperienza di incontro: ho trovato che qualcuno mi aspettava» (Veglia di preghiera di Pentecoste con i movimenti ecclesiali, 18 maggio 2013). E in altro contesto, così riprende, amplifica e rilancia questa esperienza primordiale: «Tutto, nella nostra vita, oggi come al tempo di Gesù, incomincia con un incontro. Un incontro con quest’Uomo, il falegname di Nazaret, un uomo come tutti e allo stesso tempo diverso. Pensiamo al Vangelo di Giovanni, là dove racconta del primo incontro dei discepoli con Gesù (cfr 1,35-42). Andrea, Giovanni, Simone: si sentirono guardati fin nel profondo, conosciuti intimamente, e questo generò in loro una sorpresa, uno stupore che, immediatamente, li fece sentire legati a Lui... O quando, dopo la Risurrezione, Gesù chiede a Pietro: «Mi ami?» (Gv 21,15), e Pietro risponde: «Sì»; quel sì non era l’esito di una forza di volontà, non veniva solo dalla decisione dell’uomo Simone: veniva prima ancora dalla Grazia, era quel “primerear”, quel precedere della Grazia. Questa fu la scoperta decisiva per san Paolo, per sant’Agostino, e tanti altri santi: Gesù Cristo sempre è primo, ci primerea, ci aspetta, Gesù Cristo ci precede sempre; e quando noi arriviamo, Lui stava già aspettando. Lui è come il fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera» (Discorso all’udienza con il Movimento di CL, 7 marzo 2015).

DALLE CASE SALESIANE

tiche. Sa usare pazienza, sa attendere, ma non molla nell’accompagnare. Impara da Dio l’arte di educare, di usare discrezione senza cadere nella freddezza, di manifestare passione e amore senza bruciare le distanze e le persone di cui bisogna prendersi cura. Inoltre, impara dall’agricoltore che attende la stagione della maturazione… (cfr. Gc 5, 7-11).


Il g ergo d i Francesc o Quel Dio cattolico che ci “primerea” sempre La mentalità del “porteño”, dell’uomo che vive sul porto di Buenos Aires (attorno al porto si è storicamente sviluppata la città capitale dell’Argentina) è un po’ particolare. Espressione di una società cosmopolita plasmata dal commercio e dall’industria – a differenza degli argentini del resto del paese dediti alla produzione di generi primari di massa – , ha i suoi aspetti positivi e negativi. Fra i secondi l’idea dell’“io so tutto” mischiata a uno scarso senso della solidarietà, ha prodotto l’atteggiamento conseguente dell’“io per primo”. Che si tratti di ottenere un biglietto per una partita di calcio o la titolarità di una cattedra universitaria, al di là delle capacità vere o presunte del pretendente, la cosa più importante era arrivare prima degli altri, essere il primo ad ottenere, vincere o afferrare con un vero e proprio colpo di mano. L’idea, insomma, era “primerear” sempre e ad ogni costo. “Primerear” dunque, non è mai stato un neologismo virtuoso in quanto implicava “fregare” l’altro, prendere l’iniziativa prima dell’altro o prima che l’altro se ne renda conto. C’è un detto molto popolare nel Rio de la Plata (fiume su cui si affaccia la città e con il quale la si identifica molto spesso): “chi picchia per primo, picchia due volte”. Questo termine, tuttora “selvatico”, cioè non addomesticato dai dizionari, s’intrufola anche oggi tra le righe dei giornali: leggendo una cronaca ci si può imbattere in una frase del tipo: “…sentendosi offeso estrasse per primo (lo “primereó” con) il coltello”. Da tutto questo si deduce che “primerear” non è un’azione positiva, bensì tutto il contrario. O per lo meno così è stato prima di papa Bergoglio. La gente delle “villas” (i quartieri più poveri e violenti di Buenos Aires) conosce perfettamente il significato e l’uso di questa parola. Per questo, quando si sono sentiti dire da un prete che “occorre “primerear” il peccato con la Grazia”, hanno capito immediatamente. Lo hanno capito perché parlava il loro linguaggio, sapeva che loro dovevano “primerear” la droga, la mancanza di opportunità di lavoro, la marginalità… e non sempre ci riuscivano. Il verbo esprime un’azione che non è di-

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versa dalla vecchia lotta fra la virtù e il peccato. Torna l’idea della “Fede come militanza” basata sul concetto di lotta permanente tra il bene e il male. Che sia fra quelli che vanno a chiedere o a ringraziare San Cayetano (San Gaetano da Thiene, patrono in Argentina del “Pane e del Lavoro” che ogni 7 agosto convoca migliaia di pellegrini poveri e disoccupati nella sua basilica) piuttosto che fra gli emarginati della “villa” chiamata soltanto coi numeri del catasto: 11-14, oppure tra i dimenticati del Borda (Il manicomio di Buenos Aires), il soldato Bergoglio della compagnia di Sant’Ignazio li chiamava a lottare, a “primerear” il peccato, a “fregarlo”, a “scavalcare” l’ingiustizia. E in tanti scoprivano nelle sue parole che avevano ancora qualcosa per cui lottare. Ma l’espressione “primerear” Papa Francesco l’ha anche pronunciata alla Vigilia di Pentecoste coi membri dei movimenti ecclesiali il 18 maggio. Questa volta però non si riferiva ai credenti ma a Dio stesso: “Ci diciamo che dobbiamo cercare Dio, ma quando noi andiamo verso di Lui, Lui ci sta già aspettando. Lui è già lì e, userò un’espressione che usiamo in Argentina: il Signor ci “primerea” , ci anticipa, ci sta aspettando: pecchi e lui ti sta aspettando per perdonarti. Lui ci aspetta per accoglierci, per darci il suo amore, e ogni volta la fede cresce. Qualcuno preferirebbe studiarla, è importante, ma quello che è più importante è l’incontro con Dio perché è Lui che ci dà la fede”. Il Signore ci anticipa (ci “primerea”), di conseguenza noi, secondo papa Francesco, dovremmo “primereare” la Grazia. Jor ge Milia

Traduzione dallo spagnolo di Mariana Gabriela Janún © TERRE D’AMERICA

Secondo Bergoglio questo termine (primerear) viene dal linguaggio calcistico di Buenos Aires. Esso esprime il fatto di prendere l’iniziativa per arrivare primi. “Non balconate la vita, entrare in essa, come ha fatto Gesù”. In uno dei suoi articoli, Milia spiega che in lunfardo “balconare” (balconear) si intende guardare da un balcone come spettatore e non da protagonista, senza partecipare a ciò che accade. Insieme


Messaggio del Rettor Maggiore

Lettera all’Ispettoria Salesiana Sicula Prot. 16/0219 Roma, 9 giugno 2016

Al Sig. Ispettore Don Giuseppe Ruta A tutti i Confratelli della Ispettoria “San Paolo” (ISI) Carissimo Don Giuseppe, Carissimi Confratelli, l’articolo 104 dei nostri Regolamenti generali dispone che il Rettor Maggiore, durante il sessennio del suo mandato, stabilisca per ogni Ispettoria una visita straordinaria. La finalità di tale visita è di intensificare la comunione, animare la vita religiosa delle comunità e verificare la pastorale in ordine dell’adempimento della missione. La visita alla vostra Ispettoria, inizierà il 20 giugno 2016 e avrà durata per tutto il tempo necessario per accompagnare l’Ispettoria nel suo cammino, fino a quando l’attuale situazione delicata non si avvierà a soluzione e riterrò per questo esaurita la funzione stessa della visita. Per questo ho nominato Visitatore don Stefano Martoglio, Consigliere Generale per la regione Mediterranea. Egli sarà tra voi per prendere contatto con le persone, le comunità e i vari organismi di servizio. Potrà valutare con voi l’attuazione delle linee di azione del Capitolo generale 27° e la realizzazione degli orientamenti che il Rettor Maggiore vi ha indicato alla fine della precedente visita ordinaria. Vi offrirà l’esperienza e gli orientamenti del Consiglio Generale e a noi porterà una visione aggiornata dello stato dell’Ispettoria. Per adempiere con efficacia il suo incarico, Don Martoglio avrà, per tutto il tempo della visita, l’autorità delegata del Rettor Maggiore. Invito ogni confratello a parlare al Visitatore, esponendo con libertà e fiducia quanto Insieme

Don G. Ruta e don S. Martoglio.

crederà utile per il proprio bene, quello della sua comunità, dell’Ispettoria e della Congregazione. Vi ricordo tutti nella preghiera. Chiediamo insieme a Maria Ausiliatrice, nostra Madre, a Don Bosco, di benedire questo nostro sforzo di fedeltà alla vocazione salesiana.

Ultimi videomessaggi del Rettor Maggiore

1. Presenza nelle reti sociali in ACG423 (Reti Sociali in CS). Papa Francesco a Don Àngel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, nel bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco: Come Don Bosco, con i Giovani e per i Giovani. Creato l’11.06.2016.

2. Incontro dei Direttori BS, 19-22 maggio 2016 - Don Filiberto Gonzalez. Il Bollettino Salesiano: una Rivista Istituzionale all’interno del Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale. Creato l’1.06.2016. 3. Cari Confratelli n.6 it (Video - Cari Confratelli RM n.6) ...porto saldo nel cuore: miei cari confratelli di tutto il mondo, ovunque voi siate, voglio ricordare quello che dissi al termine del Capitolo Generale già detto a suo tempo da un Rettor Maggiore. Creato il 23.05.2016.

4. CS Newsletter it 2016-04 ...comunicazione salesiana al servizio della visita del Rettor Maggiore Madrid, Spagna – 8 aprile 2016 – La Delegazione Nazionale di Comunicazione Sociale si è riunita a Madrid... Creato il 23.04.2016.

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FORMAZIONE

Festa della Comunità Ispettoriale ll 25 aprile è da anni per i salesiani di Sicilia un giorno dedicato alla festa della Comunità Ispettoriale. Quest’anno c’è stata una particolare coincidenza: lo stesso giorno abbiamo concluso i lavori del Capitolo Ispettoriale 29, che si sono svolti presso il “S. Tommaso”, in un clima di famiglia, di ricchezza di dialogo e di confronto coinvolgente, accolti e seguiti da confratelli premurosi e attenti. Per celebrare la festa della Comunità Ispettoriale i salesiani capitolari si sono trasferiti presso l’opera di S. Matteo-Giostra, dato che quest’anno si celebra il centenario della presenza salesiana in questo quartiere popolare e popoloso di Messina. Ai capitolari si sono uniti altri confratelli confluiti da molte comunità della Sicilia per condividere la gioia del ritrovarsi insieme. Il clima di festa, di allegria e di gioia, in qualche momento anche rumorosa, non ha messo in ombra la ricchezza di significati che questo incontro riveste per noi SDB: è il nostro modo di professare il dono della chiamata a seguire Gesù nella vita consacrata con lo stile di Don Bosco, di esprimere insieme la riconoscenza al Padre che ci ha chiamati a testimoniarne la paternità vivendo in comunità da fratelli. Inoltre, nel contesto del Giubileo Straordinario della Mise-

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ricordia, in atteggiamento di umiltà e di ferma speranza, intendiamo professare la nostra fede in Dio Padre misericordioso che genera figli a Sua immagine, come Lui misericordiosi. E dunque consapevoli che non ci può essere fraternità senza misericordia e non ci può essere misericordia che non generi fraternità. È in questa logica che vanno letti i pochi ed essenziali gesti vissuti insieme dalle 11.00 in poi. Un momento augurale per i confratelli che nel corso dell’anno celebrano l’anniversario giubilare della ordinazione presbiterale e della professione religiosa, animato con intelligenza e gusto dai giovani prenovizi della Comunità Proposta (CT-Salette). L’augurio è accompagnato da un piccolo dono-ricordo. Segue la Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal Sig. Ispettore, durante la quale conferisce i ministeri del Lettorato e Accolitato a sette giovani confratelli del “S. Tommaso”, dei quali alcuni provenienti da altre ispettorie. La festa della Comunità Ispettoriale, in continuità con la tradizione salesiana, è stata anche il momento opportuno per ringraziare l’Ispettore, don Pippo Ruta, per il suo servizio svolto con infaticabile e sacrificata dedizione ai confratelli e a quanti condividono la missione iniziata da Don Bosco a favore dei giovani, specialmente dei più poveri. Chiudiamo l’incontro condividendo un pasto fraterno e “pasquale” (in piedi e in movimento) in cortile, nel segno della cordialità e della gioia. Di questo diciamo un Grazie sentito e sincero al Direttore e alla comunità di Giostra, salesiani, giovani e adulti che con la loro dinamica e festosa accoglienza hanno reso possibile questo felice momento. Insieme


Ordinazione Presbiterale

70° Anniversario 1946-2016 Zammuto Giuseppe 04/04 50° Anniversario 1956-2016 Cigna Giuseppe 06/03 Lupo Giuseppe 06/03 Romeo Umberto 06/03 Sena Vincenzo 06/03 25° Anniversario 1992-2017 Augusta Calogero 22/06 Bonanno Alfio 06/10 Viviano Michele 01/06

Prima Professione Religiosa 75° Anniversario 1941-2016 Callari Rosario 16/08 Interlandi Gaetano 16/08 70° Anniversario 1946-2016 Falzone Giuseppe 16/01 60° Anniversario 1956-2016 Amata Biagio 16/08 Reina Vincenzo 16/08 Romeo Umberto 16/08 Sena Vincenzo 16/08 50° Anniversario 1966-2016 Cutuli Edoardo 12/09

FORMAZIONE

Anniversari 2015 - 2016 Giammello Vincenzo 12/09 Grasso Angelo 12/09

25° Anniversario 1991-2016 Di Marca Angelo 07/09 Ministeri – Accolitato Calderoni Alfredo (ISI)

Lettorato Anzalone Alberto (ISI) Frantz Jean-Baptiste (HAI) Reval Gnanaraj (LKC) Robenson Saint Ange (HAI) Spinella Dario (ISI) Thennakoon M. Harsha (LKC)

Verifica ispettoriale Anno educativo-pastorale 2015/2016 Montagna Gebbia, 1-2 giugno 2016 A nulla servirebbe una programmazione, per quanto accurata, puntuale e concreta, se non fosse sottoposta periodicamente a una verifica realistica e onesta. Tutti i responsabili e gli educatori dei vari ambienti salesiani si sono trovati a Montagna Gebbia precisamente per due giorni interi e intensi di lavoro, per una verifica a tutto campo dell’anno educativo-pastorale 2015/2016, come si può evincere dal seguente prospetto sintetico:

Insieme

La verifica di Montagnagebbia era stata preceduta dalle verifiche delle comunità locali attraverso gli indicatori formulati all’inizio dell’anno in sede di programmazione (31 agosto 2015, cfr. Agenda ISI 2015-2016, pp. 1-29) a partire dai quali è stata elaborata una griglia di domande inviata alle comunità all’inizio di maggio. Le risposte sono state raccolte ed esaminate dal centro ispettoriale producendo un quadro sintetico che è stato utilizzato sia nei lavori assembleari che nei gruppi, con l’intento non tanto di pro-

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FORMAZIONE

durre un elenco di “cose” fatte, ma di distinguere quanto risultava semplicemente episodico da ciò che invece era costante e aveva attivato processi di crescita, individuando infine obiettivi raggiunti e altri non pienamente realizzati. I lavori sono stati avviati da un pertinente intervento introduttivo dell’Ispettore, d. Pippo Ruta, che ha focalizzato il senso dell’incontro: «In questi due giorni a Montagnagebbia, viviamo l’esperienza della verifica che da alcuni anni costituisce un punto fermo del nostro stile di condivisione ispettoriale. Fa parte della coerenza del nostro “vivere e lavorare insieme” (Cost. SDB 49), che non consiste solo nel fare attività e agire, ma anche e soprattutto nel condividere progettando e programmando all’inizio dell’anno e, al termine di esso, verificando e valutando complessivamente ciò che siamo, ciò che abbiamo, ciò che facciamo e tutto ciò che manifestiamo - più o meno - profeticamente». E come ancora opportunamente notava l’Ispettore, «la verifica di fine anno è per sua natura “interfaccia”: se da una parte guarda al passato e al presente, dall’altra volge lo sguardo con rinnovato impegno al futuro dell’anno che viene… e degli anni a venire». Proprio con questo sguardo prospettico,

al termine del percorso della verifica si sono individuati i possibili obiettivi prioritari per settore di attività che, dopo l’accurato vaglio del Consiglio ispettoriale, confluiranno nella Agenda del prossimo anno 2016/17. Molto appropriata come conclusione di questi lavori di verifica proiettati verso la programmazione del prossimo anno, la citazione di Papa Francesco, improntata a una cultura di servizio segnata dall’umiltà e dalla speranza, con cui d. Ruta iniziava il suo intervento: «Chi serve non è un custode geloso del proprio tempo, anzi rinuncia ad essere il padrone della propria giornata […] Chi serve non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio […]. Ciascuno di noi è molto caro a Dio, amato e scelto da lui, ed è chiamato a servire, ma ha anzitutto bisogno di essere guarito interiormente. Per essere abili al servizio, ci occorre la salute del cuore: un cuore risanato da Dio, che si senta perdonato e non sia né chiuso, né duro» (PAPA FRANCESCO, Omelia per l’Eucaristia del Corpus Domini. Giubileo dei diaconi, 29 maggio 2016).

Conferimento dei Ministeri del Lettorato e dell’Accolitato Lunedì 25 Aprile nella Chiesa Parrocchiale di “San Matteo” (Giostra - Messina) sette giovani confratelli salesiani hanno ricevuto i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato. Nello specifico il ministero del Lettore è stato conferito ad Alberto Anzalone e Dario Spinella (ISI), Frantz-Kerly Jean-Baptiste e Robenson Sant-Ange (HAI), Antony Reval e Harsha Thennakoon (LKC), mentre il ministero di Accolito ad Alfredo Michele Calderoni (ISI). Il conferimento dei ministeri è avvenuto durante la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal sig. Ispettore Don Giuseppe

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Ruta. L’evento è stato celebrato a conclusione dell’ultima sessione del Capitolo Ispettoriale ed è stato fatto coincidere con la tradizionale Festa Ispettoriale, che ormai da alcuni anni ricorre il 25 Aprile. È stata una splendida festa alla quale hanno partecipato numerosi confratelli, familiari e membri della Famiglia Salesiana, ma anche tanta gente e ragazzi provenienti dagli ambienti nei quali i giovani confratelli vivono il loro apostolato durante il fine settimana. L’accoglienza e il calore della comunità salesiana di Giostra hanno reso i festeggiamenti ancora più Insieme


FORMAZIONE

gioiosi e familiari. Il Signore, per intercessione di Maria Ausiliatrice, benedica e accompagni questi giovani confratelli affinché possano vivere il loro ministero a servizio della Chiesa e dei giovani, soprattutto i più poveri e abbandonati.

Ordinazione Diaconale a Messina Il 5 giugno scorso Domenico Muscherà, Josephat Orota e il sottoscritto abbiamo compiuto un ulteriore passo nel nostro cammino vocazionale con l’ordinazione diaconale. La Messa, presieduta da Monsignor Calogero La Piana, arcivescovo emerito di Messina, ha visto il coinvolgimento di quasi tutta la Famiglia Salesiana e di una buona parte della stessa Chiesa messinese; erano presenti, il nostro ispettore, Don Pippo Ruta, numerosi nostri confratelli, molte consorelle FMA, tra cui l’ispettrice - Suor Maria Pisciotta - e molti dei Salesiani cooperatori di Sicilia e Ex Allievi Salesiani. Non sono mancati, ovviamente, i giovani provenienti da quasi tutte le opere del-

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l’ispettoria, e soprattutto dalle case e opere di Messina, presso le quali operiamo per gli apostolati del sabato e domenica. Tra questi, è doveroso segnalare i giovani e le famiglie della parrocchia Stella Maris, che ci ha ospitato, del Villaggio Unrra, e del Domenico Savio, i quali hanno animato la Messa con il canto. Ciò premesso, ritengo opportuno evidenziare tre aspetti a mio avviso significativi: innanzitutto il sentimento di gratitudine al Signore per il dono della vocazione e per il cammino che ci ha donato di compiere sino ad oggi. Tutto è dono, e questo lo abbiamo espresso soprattutto nel gesto della prostrazione durante le Litanie dei Santi. In questo modo abbiamo rimesso la nostra vita nelle mani del Signore: Egli è Colui che costruisce la casa, ed il custode della nostra vocazione. Ed i santi invocano per noi il dono della perseveranza. Il secondo aspetto, è la nostra gioia di essere salesiani: il diacono è a servizio di tutta la Chiesa. Ma a noi è richiesto di vivere questo ministero da veri figli di Don Bosco; una felice coinci-

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denza ha voluto che la nostra ordinazione avvenisse nel 175° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del nostro fondatore, avvenuta nel 1841; questo ci pone al servizio dei giovani, per i quali siamo chiamati a dare tutte le nostre forze, ed ai nostri confratelli, ovvero la nostra famiglia nella quale il Signore ci ha posto. Il terzo aspetto è la gratitudine per i nostri familiari, ed a coloro che hanno curato la nostra formazione fino ad ora: i primi, in particolare, ci hanno donato la vita, ed hanno condiviso con noi il

cammino, compiendo anche loro - in modo diverso - il loro itinerario di fede; hanno detto anche loro il sì ad un figlio, o fratello salesiano e diacono, inizialmente subendo e poi accettando la nostra scelta. Siamo consapevoli della responsabilità che ci siamo assunti, e che non mancheranno prove, difficoltà e tentazioni. Ma confidiamo nell’aiuto di Maria, la maestra nostra e di Don Bosco, la quale ci aiuterà nel nostro cammino, e nella preghiera dei nostri ragazzi. Ma rc o A iello

1 giugno 1991-2016

25° di Ordinazione presbiterale di don Michele Viviano

Ricordare il XXV di ordinazione presbiterale è prendere consapevolezza, facendo mie le parole di Maria, che “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Lc 1,49), ossia ringraziare Dio Padre, “... ricco di misericordia per il grande amore ...” (Ef 2,4) e San Giovanni Bosco per avermi accolto tra i suoi figli. Ma non può mancare un grazie sentito a tutte quelle persone oltre ai parenti, confratelli e amici, che il Signore mi ha messo accanto in questo tempo e con i quali condivido e ho condiviso un tratto di cammino dando significato e pienezza al ministero presbiterale. Questo anniversario l’ho voluto ricordare innanzitutto nel mio paese di origine, San Cataldo CL, Domenica 29 Maggio in cui la Chiesa ha celebrato la solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore. Proprio nei primi vespri di questa stessa festa liturgica venivo consacrato presbitero il 1° giugno del 1991. E giusto in quell’anno ricorreva il 150° di ordinazione presbiterale del nostro padre don Bosco: 5 giugno 1841. L’ho visto e lo continuo a vedere come un segno di predilezione e un forte e chiaro invito ad essere prete come lui: “profondamente uomo ... profondamente uomo di Dio ... in un pro-

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getto di vita fortemente unitario: il servizio dei giovani” (Cost. 21). Chiaramente è un programma di vita tutto da realizzare e motivo di reciproca preghiera. In una delle due locandine ho voluto indicare nel volto del nostro caro Padre Don Insieme


Bosco non solo l’amore per lui ma il richiamo a tutto questo. Ho aggiunto poi la facciata della Chiesa Madre del mio paese: luogo dove sono stato battezzato e ordinato presbitero. Questa parrocchia porta il titolo d’Immacolata Concezione lo stesso della chiesa dell’Arcivescovado di Torino dove don Bosco fu ordinato prete 175 anni fa, come mi ha voluto ancora ricordare il caro don Raimondo Frattallone nella sua testimonianza alla veglia nella sera di sabato 28 Maggio. Durante questo momento di preghiera siamo stati toccati nel profondo anche dalla parola entusiasmante dei confratelli sancataldesi, Don Arnaldo Riggi e il chierico don Alberto Anzalone. Anche l’altra felice coincidenza che il 25° ricorra in questo anno straordinario della misericordia è una carezza paterna di Dio. Mi ricorda di essere presbitero salesiano che alimenta la sua vita all’amore misericordioso di Dio per diventare molto di più segno e portatore di questo amore (cfr. Cost. 2) alle

Don M. Viviano ed i compagni di studio. Insieme

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Don M. Viviano e la mamma Rosetta.

persone che il Signore giorno dopo giorno mi mette accanto a partire dai confratelli della mia comunità. L’immagine di Don Bosco che confessa, icona salesiana della misericordia, mi ricorda tutto questo (cfr. immaginetta-ricordo). E con la mia comunità del San Tommaso abbiamo voluto ricordare il 25° a conclusione del mese mariano, il 31 maggio, nella festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, guida e maestra di ogni salesiano. Si è organizzata la festa dei giubilei con il ricordo degli anniversari di altri due confratelli ammalati: don Antonio Bambara, ora in cielo, che ricordava il 75° di professione religiosa, e don Giuseppe Costa il 70°. Nell’altra locandina oltre all’immagine della casa dove attualmente mi trovo, il San Tommaso, ho voluto mettere quella del Buon (e bel) Pastore (Gv 10,11) così come Gesù stesso si definisce. Questa statuetta di appena un metro di altezza, riportata anche nell’altra immaginetta-ricordo, risale alla fine del III sec. e agli inizi del IV sec. dopo Cristo. Oggi è conservata nei Musei Vaticani e a me è molto cara. Sia perché è stata ritrovata nel primo cimitero della cristianità, le Catacombe di San Callisto a Roma, luogo sacro dove ho trascorso, prima di essere trasferito al San Tommaso di ME, gli ultimi quattro anni della mia vita lavorando prima come guida e poi come responsabile delle guide e delle visite. E sia perché come salesiano sono chiamato ad andare direttamente alla sorgente,


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al cuore stesso di Cristo, come ci dicono le costituzioni: “Attinge alla carità del Buon Pastore, di cui vuole essere il testimone, e partecipa alle ricchezze spirituali che la comunità gli offre” (Cost. 95). E, ancora, “Nella lettura del Vangelo siamo più sensibili a certi lineamenti della figura del Signore: [...] l’atteggiamento del Buon Pastore che conquista con la mitezza e il dono di sé” (Cost. 11). E la figura del Buon Pastore, a cui anche il logo dell’anno della misericordia si ispira, ci rammenta che il Signore è venuto a cercare la pecora perduta e che in cielo c’è più gioia per un peccatore che si converte che per novantanove uomini che si credono giusti (cfr. Mt 18, 12-14; Lc 15, 3-7). Sul retro delle due immaginette, attraverso una frase biblica, ho voluto rimandare all’episodio paradigmatico di Emmaus (Lc 24,13-35). E questo perché mi ricordi che, come ieri ancora oggi, è Gesù stesso, “sommo sacerdote per sempre” (Eb 6,20), a sve-

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larci il senso delle scritture e a spezzare il pane per noi (Preghiera Eucar. V). E poi soprattutto perché ogni celebrazione eucaristica sia vissuta da me come l’incontro con Gesù Cristo che si fa compagno di viaggio permettendomi di riconoscerlo sempre di più nell’ascolto della Parola e nella frazione del Pane: “E Gesù spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. [...] Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane” (Lc 24,27.35).

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Faccia a Faccia tra Prenovizi e Novizi

Nei giorni 1-2-3 maggio 2016, abbiamo vissuto l’esperienza del “faccia a faccia” a Genzano di Roma, sede del noviziato salesiano. È un evento che si ripete ogni anno in cui viene data l’occasione di confrontarsi fra prenovizi e novizi d’Italia, condividendo la propria esperienza di vita partendo da un incontro fatto, che è quello con don Bosco. Quest’anno per la nostra ispettoria è un anno di grazia, infatti il Signore si è reso presente in maniera concreta attraverso la nostra vocazione alla vita salesiana. Le giornate sono state scandite da vari momenti: le testimonianze, che ci hanno permesso di attingere all’esperienza di religiosi, sacerdoti e coadiutori, che ogni giorno con la loro vita, si spendono secondo la propria sensibilità per il bene dei giovani che vengono loro affidati; i momenti di fraternità ci hanno permesso di conoscerci meglio e di approfondire alcune esperienze e relazioni che non sempre trovavano spazio nei momenti formativi; i momenti di preghiera, animati a turno dalle diverse ispettorie, sono stati un’occasione per fare esperienza di comunità intorno all’unica mensa

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“Come è bello che i fratelli vivano insieme”

della Parola e dell’Eucarestia. Tra i vari momenti quello che maggiormente ci ha coinvolto è stato il “faccia a faccia” fra prenovizi e novizi, dove ciascuno ha avuto la possibilità di aprire il proprio cuore ai fratelli che avevano così la possibilità di riconoscere le somiglianze e le differenze che ognuno con la propria storia si porta dietro. Nonostante le profonde differenze personali e culturali abbiamo percepito che il carisma salesiano ci fa sentire tutti in un unico cuore mondiale che è quello del nostro papà don Bosco Nel ringraziare il Signore per questa bella esperienza formativa ci mettiamo ogni giorno alla sequela di don Bosco, consapevoli che se ci abbandoniamo a lui possiamo fare grandi cose per il bene dei giovani soprattutto i più poveri e abbandonati. I pr e no v iz i

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FORMAZIONE

Gruppi di Formazione alla Salette Con la solennità di Maria Ausiliatrice si sono conclusi i gruppi formativi presenti nell’opera educativa dei Salesiani de ‘La Salette’ presso il quartiere di san Cristoforo, nel centro di Catania. Anche lungo quest’anno la realtà educativa si è presa cura dei ragazzi e dei giovani attraverso vari gruppi loro dedicati: Savio Club, Michele Magone, Laura Vicuña ed il gruppo Adolescenti. Ogni gruppo ha una propria particolarità costitutiva che lo differenzia e risponde alle esigenze ed ai bisogni dei destinatari, diventando stimolo ed occasione di crescita attraverso l’impegno degli animatori che lo seguono. Il Savio Club, arrivato già al suo settimo anno, propone come modello di vita per i ragazzi che lo frequentano il giovane seguace di Gesù frutto del sistema educativo salesiano. Diviso in vari livelli, l’attività del Savio Club accoglie bambini dai 4 anni fino ai ragazzi delle scuole medie. Ogni incontro è basato sull’alternanza di tre momenti suddivisi in un’ora: gioco, laboratorio di attività manuali, formazione e preghiera; i ragazzi vengono seguiti personalmente dalla guida spirituale e diventano protagonisti della propria vita attraverso la formulazione di un piccolo progetto di vita personale. Attraverso queste attività viene trasmessa quella “ri-

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cetta della santità” che don Bosco diede al giovane Domenico e che oggi i ragazzi e le ragazze del gruppo cercano di realizzare concretamente nelle loro vite. Diverse proposte durante l’anno hanno contribuito a rendere sempre più significativo l’itinerario educativo e di evangelizzazione, aiutando i ragazzi a crescere nella loro dimensione umana e di fede: il mercatino missionario, la presenza assidua al GR Leader ispettoriale, il servizio nella catechesi da destinatari o accompagnatori. Il gruppo Michele Magone è al suo secondo anno di vita. È nato per cercare di raccogliere quei ragazzi (maschi) che pur frequentando l’oratorio, non si sono mai inseriti in qualche gruppo formativo; il “generale di Carmagnola” è un modello a cui riescono a sentirsi vicini: tutti vogliono essere, come Michele, il “re del cortile”. L’incontro settimanale diventa per loro l’occasione di fare un po’ di catechismo o di avvicinarsi a temi che possono aiutarli a riflettere ed aprire prospettive nuove, comprendendo pian piano che è nel servizio e nella condivisione che possono trovare il loro modo di essere “i re”. Le serate al bowling e le uscite per mangiare insieme, le partite di pallone ed i film hanno permesso di creare un bel clima di fraternità tra questi ragazzi e i loro animatori. Campo privilegiato in cui quest’anno si solo impegnati è stata l’attività teatrale: la realizzazione di vari sketch in occasione delle feste dell’oratorio li ha resi protagonisti sul palco, e la realizzazione di un video biografico sulla vita del giovane Michele ha permesso a tutto il gruppo di lasciar il proprio segno fra gli altri ragazzi dell’oratorio e Insieme


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di diventare testimoni dell’euforia del ragazzo che in cortile “pareva uscito da una bocca di cannone”. È invece nato quest’anno il gruppo tutto al femminile Laura Vicuña. Nasce seguendo lo stile del gruppo Michele Magone, per cercare di dare prospettive migliori di vita alle ragazze del nostro oratorio, che molto spesso sono strette in orizzonti chiusi, fuori dalle possibilità che ha la donna nella società attuale. Anche con loro ci siamo dati un appuntamento settimanale, puntando per quest’anno a formare un gruppo unito e a darci delle regole-base per stare insieme (ascolto reciproco, “regolare” il tono della voce, rispetto l’una per l’altra); inoltre abbiamo parlato di temi di attualità come il bullismo, la violenza sulle donne e soprattutto l’inizio dei primi “amori”, per aiutarle a capire che non sono un “oggetto” nelle mani dei ragazzi, ma delle ragazze che hanno il diritto di essere rispettate. Anche qui non sono mancati i momenti di divertimento e svago con serate al bowling e visioni di film; l’attività che però ha dato maggiori soddisfazioni a loro ed ai loro animatori è stata la realizzazione di un cortometraggio della storia della beata che le protegge, Lau-

ra Vicuña. Abbiamo così potuto leggere e riflettere insieme sulla vita di questa giovane della loro età, che si era innamorata di Gesù. Le ragazze sono rimaste molto contente dell’esperienza di quest’anno e non vedono l’ora di ricominciare in autunno. Ultimo ma non per importanza, parliamo del gruppo Adolescenti. Questa fascia include molti dei giovani animatori ed altri ragazzi che si inseriscono di volta in volta in oratorio. Le tematiche affrontate sono naturalmente più riflessive e provocatorie, perché vogliono raggiungere lo scopo di stimolare le coscienze. Lo stile educativo che seguiamo è quello di don Bosco, stimolando gli adolescenti ad essere protagonisti della loro vita. Tra le varie proposte accolte dal gruppo, quest’anno ci sono state il GR Ado, la scuola animatori proposta dal Movimento Giovanile Salesiano della zona di Catania, gli esercizi spirituali. Momento forte è stata la preparazione del passaggio del Rettor Maggiore in città e dal nostro oratorio: in quell’occasione gli adolescenti si sono voluti impegnare realizzando un noto mimo sulle note di ‘Evereything’ dei Lifehouse. Grati a Dio per il dono dei giovani, adolescenti e ragazzi che frequentano la nostra opera educativa salesiana ci prepariamo per accogliere i grestini e per ripartire a settembre e prenderci cura delle loro anime. An dr e a D om e n ic o Pa l ma

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Diario di Bordo della PG Siamo giunti a conclusione di un altro anno pastorale ricco di Grazia e di Misericordia. In realtà quest’anno non è ancora del tutto concluso! Infatti, nella nostra Ispettoria questo tempo si apre ufficialmente con la programmazione ispettoriale (3031 agosto) che raccoglie i rappresentanti di tutte le Comunità Educative Pastorali, ove è presentata la proposta formativa-pastorale che unisce ogni realtà locale all’Ispettoria. E si conclude con un altro momento che è quello della verifica (1-2 giugno). Tuttavia, quasi sempre, le attività pastorali continuano anche d’estate (Grest, campi lavoro, campi animatori, esperienze all’estero, la GMG di Cracovia). Le opportunità estive, vicine o lontane, sono davvero tante! Come ho fatto in precedenza, continuo ad annotare in questa pagina gli appuntamenti e gli eventi più significativi che hanno caratterizzato la nostra vita e la nostra missione in questa ultima parte dell’anno educativo-pastorale. Dal mese di aprile in avanti, caratterizzato dal clima pasquale e primaverile, abbiamo concluso i percorsi GR: infatti, dal 16 al

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17 aprile si è tenuto ad Alcamo l’ultimo incontro del GR Ado. L’8 maggio si è radunata a Catania la Consulta Regionale del MGS: sul tavolo della Consulta sono passati in rassegna le varie iniziative ispettoriali (i Forum Educatori, il Meeting Adolescenti, i percorsi GR, gli Esercizi Spirituali per i giovani) per una verifica puntuale e dettagliata. Il VIS Sicilia ha comunicato con una mail la scelta di soprassedere all’ultimo incontro di Scuola di Mondialità, previsto per il 7 e l’8 maggio, per via del numero esiguo delle iscrizioni. Dal 13 al 15 maggio si è radunato il gruppo dei giovani della Comunità Proposta allargata presso la Comunità della Salette (CT). Dal 16 al 28 maggio mi sono recato a Roma per la Scuola di Delegati Ispettoriali di Pastorale Giovanile (PG). Ritengo opportuno spendere qualche parola in più per questa iniziativa, promossa dal Dicastero di PG; essa aveva tre obiettivi principali: 1. Promuovere nei Delegati ispettoriali per la PG una visione approfondita degli elementi fondamentali del patrimonio salesia-

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2. Fornire ai Delegati per la PG competenze adeguate e abilità chiavi per l’animazione, gestione e coordinamento educativo-pastorale nel servizio alle persone, gruppi e Comunità Educativo-Pastorali. 3. Favorire la crescita personale attraverso la riflessione sui vissuti, l’interiorizzazione e la rielaborazione personale delle motivazioni. Questa scuola si è rivelata davvero positiva; eravamo presenti 58 salesiani provenienti da 43 ispettorie; ho avuto la percezione di vivere un mini Capitolo Generale della Congregazione. Molto bello il confronto e il dialogo con gli altri confratelli che operano nel settore di PG. La metodologia adottata seguiva un sistema di formazione modulare, tre grandi aree che favorivano una competenza multidisciplinare nel Delegato per la PG. Questa impostazione ha permesso di fare una sintesi tra le conoscenze necessarie, l’esperienza pratica (“know how”) per il servizio di delegato ed altri aspetti relativi alla persona del delegato. In definitiva, questa scuola è stata una vera e propria esperienza di comunione, di partecipazione e di riflessione non solo dal punto vista personale (mi sono chiesto spesso: dove sono io?) ma anche ecclesiale (dove si trova la Chiesa?) e carismatica (dove si trova la Congregazione?). Bene! Continuo ora la carrellata di iniziative svolte in questo periodo. Prima della partenza per Roma e subito dopo il mio rientro mi sono recato a Messina, a Palermo, a Mazzarino, a Catania e a Modica per incontrare i membri delle consulte zonali del Movimento Giovanile Salesiano (MGS); con queste cinque consulte MGS abbiamo verificato le attività e le iniziative che le singole zone hanno portato avanti in questo anno pastorale. Tutto il maInsieme

teriale di verifica è pervenuto al consiglio congiunto FMA ed SDB. Dal 20 al 22 maggio si sono disputate le gare dell’edizione “Pigiessiadi 2016” a Kastalia (RG); in queste giornate sono state coinvolte le categorie mini, propaganda e settore scuola. Dal 27 al 29 maggio, sempre a Kastalia, si sono svolte le gare del settore giovanile e libera. L’1 e il 2 giugno sono giornate ormai tradizionali per la vita della nostra ispettoria: la verifica di fine anno pastorale. In particolare il 2 giugno ha visto radunati a Montagnagebbia tutti i settori della PG. Il 4-5 giugno mi sono recato nuovamente a Roma per l’Ufficio Vocazioni; l’incontro, avvenuto al Sacro Cuore, ha visto coinvolti gli animatori vocazionali con il Regionale, Don Stefano Martoglio, per la verifica dell’anno e le prospettive di cammino per il 2016/2017. L’11 e il 12 giugno sono stato a Casa Tabor, insieme all’Equipe del GR Discernimento, con l’obiettivo di studiare e riflettere attorno all’itinerario del GR Discernimento. È stato invitato a partecipare anche Don Enrico Frusteri, nuovo animatore ispettoriale. In un clima di vera fraternità e di ascolto reciproco abbiamo cercato di chiamare per nome le difficoltà di varia natura che si sono presentate in questi ultimi anni attorno a questo specifico itinerario; abbiamo anche provato a definire le modalità, i contenuti, i tempi e la struttura stessa dell’itinerario. Durante il confronto è emerso con chiarezza che il GR Discernimento si presenta come un’opportunità di crescita umana e cri-

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no relativi a questo servizio di animazione pastorale, in linea con il «Quadro di Riferimento» per la PG Salesiana.


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stiana; esso vuole chiarire i valori che sorreggono le scelte presenti e future del giovane, per prendere sul serio la proposta cristiana e dare un orientamento alla propria vita attraverso il confronto con la Parola di Dio, la Spiritualità Salesiana e i diversi stati di vita nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana. Si auspica che, sensibilizzando adeguatamente le realtà locali, tanti giovani possano aderire al percorso. Ed infine, annoto che dal 13 al 15 giugno si è svolto il Campo Ragazzi ad Alì Terme presso la casa delle FMA; al campo hanno partecipato circa 35 ragazzi di età compresa dai 10 ai 13 anni. Concludo richiamando quanto accennato all’inizio di questa pagina di Diario; ossia il fatto che, quasi sempre, le attività pastorali continuano anche d’estate. Infatti, con l’arrivo dell’estate si pensa al tempo di riposo, di vacanza e di meritato relax. Ma l’estate non è solo questo! Anzi, è un tempo in cui è possibile vivere esperienze forti, significative e intense; esperienze che possono segnare la propria storia, dare

una svolta, far maturare scelte e crescere come uomini e donne. Pertanto, se avete voglia di trascorrere una vacanza alternativa o vi interessa fare qualcosa di concreto per gli altri e scoprire nuove realtà, ci sarebbero tante iniziative ed opportunità per vivere un’estate all’insegna della solidarietà e della spiritualità. Chiedete all’incaricato di Oratorio di farvi avere una copia del libretto “Estate in movimento”. In questo libretto vengono presentate tutte le indicazioni e le informazioni utili relative ad eventi, campi o attività, oppure inviate una e-mail all’indirizzo pgisi.sdb@gmail.com e fate richiesta del libretto in formato elettronico. Il cuore dell’Estate 2016 sarà la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, il più grande pellegrinaggio di giovani provenienti da tutto il mondo: insieme cercano l’incontro con Gesù e con Papa Francesco vivono un momento forte di Chiesa Vi auguro di fare la scelta giusta e… Buona Estate “Giubilare”! d o n D om e ni c o L uv a r à

Alì Terme (ME), 13-15 giugno 2016

Campo Ragazzi

Dal giorno 13 al 15 giugno ho fatto parte dell’equipe di organizzazione e coordinamento di un campo ragazzi che si è tenuto presso l’istituto FMA di Alì Terme (ME): non un semplice istituto, ma anche un oratorio in perfetto stile salesiano e abitato da consorelle semplici e buone dedite a qualsiasi ragazzo che incontrano. Oltre la grandissima accoglienza e ospitalità con cui ci hanno servito le consacrate del luogo, noi tutti siamo stati deliziati anche da un mare, che seppur di acqua fredda, ti lasciava sorpreso solo a vederlo. Io e l’intera squadra, eravamo già pronti il 13 mattina, dopo aver

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sistemato gli ambienti, ad accogliere i ragazzi. Queste erano le case da cui provenivano: Istituto San Francesco di Sales, Istituto FMA di Maria Ausiliatrice, Oratorio di Bronte, Istituto di Acireale, San Filippo Neri Vecchio, Nunziata, Alì Terme; per un totale di circa 40 ragazzi. Giunti i ragazzi, si sono prodigati a sistemarsi nelle camere... e subito dopo a giocare! Scesi tutti in cortile, non abbiamo perso tempo a giocare e a conoscerci tutti. Come in ogni campo ci siamo anche divisi in gruppi, o meglio, in squadre per poter lavorare meglio nei momenti formativi, ma anche per avere una maggiore Insieme


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di entrare in acqua. Cominciano gli schizzi, i tuffi e diversi giochi sulla spiaggia. Sono quasi le 12.00 ed è tempo di ritornare in istituto! Si ritorna con un po’ di amarezza nel lasciare il mare, ma con la soddisfazione di aver fatto un bagno; perciò doccia per togliersi il sale marino addosso e cambio di vestiti, ci aspetta il pranzo. Anche i ragazzi assieme agli animatori collaborano per sparecchiare i tavoli. Ci aspettano ancora giochi nel pomeriggio: calcio, pallabase e ancora altro; abbiamo avuto anche il piacere del saluto dell’ispettrice delle FMA, sr Maria Pisciotta. Giunti a metà pomeriggio arrivano 3 sacerdoti, pronti per confessare, poiché si era organizzata una liturgia penitenziale: bellissimo momento che ha coinvolto tutti, che non hanno esitato a confessarsi. E cosa si può fare dopo aver finito questo momento e prima di andare a cena? Giocare, ovvio! Si organizza sul momento il gioco del fazzoletto con molte variazioni, facendo divertire tutti, grandi e piccoli. Finito di mangiare, gli animatori sono pronti per la fraternità più bella di sempre: il gioco dell’oca molto diverso, noi l’abbiamo chiamato “il gioco del Don”. Praticamente in ogni casella vi erano prove diverse: karaoke, ability, scalpo, corsa a staffetta, quiz e taboo. Sono le 11 di sera, è tardi ed ora di andare a letto, ma prima il pensiero di buonanotte di don Alfredo. Terzo giorno, sveglia allo stesso orario, i ragazzi sono più scontenti perché il campo è quasi a conclusione. Ancora un altro momento formativo, che li vede ancora protagonisti: ai ragazzi viene chiesto quale ambiente o gruppo ha dato loro l’occasione di avvicinarsi a Dio. C’è chi risponde la Chiesa, c’è chi la famiglia, c’è chi lo sport e tante altre risposte. Il campo si conclude con la celebrazione dell’Eucaristia e del dono consegnato a fine campo. Come tutti gli altri membri dell’equipe, mi auspico di aver lasciato un bel messaggio ai ragazzi, oltre che del grande divertimento: che questi 3 giorni non siano stati solo un’occasione per fare una vacanza, ma un qualcosa che abbia dato loro spunto per riflettere su di sé, su Dio e sugli altri. E d ua r d o S ola n o

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competizione nei vari giochi. Una volta divisi, comincia qui il vero campo: si inizia con il primo momento formativo, dove si discute dosi sul donarsi, su cosa potremmo regalare ai nostri più cari amici, ma anche ai nostri nemici, come dimostrazione del nostro affetto: è da sottolineare che non parliamo di regali materiali, quindi cellulari, giochi o altro, bensì di qualcosa di interiore come la serenità, il proprio affetto, la pace e tante altre idee; da questo piccolo momento è emersa la misericordia, che si concretizza col donare se stessi anche “verso chi non ci sta molto simpatico, perché ogni persona merita una possibilità”; così si discuteva nei vari gruppi. Dopo aver fatto lavorare la mente, era tempo di giocare ancora: nel corso dei tre giorni si sono organizzate due cacce al tesoro, dove il vero tesoro per l’appunto era la vita di due ragazzi molto conosciuti nel mondo salesiano: Michele Magone e Francesco Besucco; scelta ovviamente non casuale, i due ragazzi sono esempi di santità nei nostri ambienti. Finisce il primo pomeriggio: è tempo di mangiare! I ragazzi sono pronti a mangiare, ma non esitano a dare una mano a sparecchiare assieme agli animatori, dopo di che pulizia di denti e poi di nuovo sotto in cortile. Nella serata i ragazzi si sono divisi in due gruppi, alcuni sono andati a fare una passeggiata nel piccolo paese, altri, specialmente i maschi ed il sottoscritto, a guardare la partita dell’Italia, che ci ha regalato grandissime emozioni con un 2-0 contro il temuto Belgio; tanti gli schiamazzi e le urla di gioia. Si è fatto tardi ed è ora di andare a letto. Forza ragazzi! Le risate e le chiacchierate cominciano a scemare, si va a dormire, pronti per la giornata intensa di domani. Sveglia prevista per le 7.45, i ragazzi si svegliano, si preparano, si vestono, non vedono l’ora di fare subito colazione per andare al mare! Un po’ di formazione, un po’ di giochi e subito a mettersi il costume: è tempo di farsi un bagno! Al di fuori dell’istituto, come ho già detto prima, ci aspettava un mare bellissimo; peccato per l’acqua freddissima, che non ha ostacolato la voglia matta dei ragazzi


PASTORALE GIOVANILE

Animazione Missionaria/VIS

Intervista a Nico Lotta

Abbiamo intervistato Nico Lotta, Presidente del VIS per chiedere quale sia lo “stato di salute” della nostra Ong a trent’anni di attività.

Caro Nico, nei giorni 18 e 19 giugno, c’è stata l’ultima, importate, assemblea dei soci del VIS: cosa è successo? Il 18 e 19 giugno si sono riuniti i soci del VIS per un’assemblea straordinaria. Infatti oltre agli atti di normale amministrazione (approvazione dei bilanci, del bilancio sociale e della relazione del presidente), è stato votato un nuovo statuto che cambia profondamente l’assetto politico istituzionale della nostra ONG e anche la sua strutturazione sul territorio in Italia. Lo scopo è quello di essere sempre più efficaci nel nostro servizio ai giovani più poveri del mondo, in una sinergia più profonda con gli altri organismi salesiani che in Italia si occupano di sostegno alle missioni e animazione missionaria (Missioni Don Bosco, Fondazione Don Bosco nel Mondo e CNOS). Con questo cambio di statuto, cosa muterà nel rapporto del VIS con l’Animazione Missionaria delle Ispettorie? Di fatto si supera il modello attuale basato su comitati ispettoriali VIS guidati da un coordinatore e dal delegato di Animazione Missionaria. Il CNOS non sarà più Ente Promotore della ONG VIS, ma resterà nell’Assemblea dei Soci per continuare a garantire il legame tra l’operato del VIS e le ispettorie italiane. Il nuovo modello di organizzazione sul territorio si basa su presidi territoriali VIS, gruppi che potranno avere una dimensione locale, regionale o interregionale a secondo delle specifiche esigenze del territorio. Ruolo dei presidi territoriali è promuovere le iniziative della ONG VIS che continua ad essere in primo luogo Agenzia Educativa, sia in Italia che nei Paesi in Via di Sviluppo, e che si propone di essere un vero e proprio strumento pastorale a servizio delle Ispettorie d’Italia, in dialogo con l’Animazione Missionaria in primis, ma anche con l’Animazio-

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ne Vocazionale e con la Pastorale Giovanile in generale.

L’assemblea è stata anche il momento per celebrare i 30 anni di vita del VIS: una storia preziosa per fare memoria e guardare avanti nella cooperazione internazionale nel nome e con lo spirito di Don Bosco. Come vedi la situazione attuale e quali prospettive future? Il guardarsi indietro e fare memoria della propria storia è fondamentale, ma non può essere solo una celebrazione nostalgica di quanto fatto in passato, ma l’occasione per rilanciare il servizio ai giovani più poveri del mondo, proiettandosi in un futuro in cui ci sarà sempre più bisogno di giovani che servono altri giovani con il carisma di Don Bosco. L’attualità ci continua a parlare di Diritti Umani violati, di migliaia di giovani vittime del traffico degli esseri umani, di milioni di bambini che non hanno la possibilità di studiare, magari perché sfruttati in lavori pesanti o peggio perché usati come soldati nelle troppe guerre che affliggono il pianeta. Di fronte a tutto questo ognuno di noi è chiamato ad assumersi la propria RESPONSABILITA’. Sia che si scelga la via del Volontariato Internazionale, sia impegnandosi nella propria città. Il VIS vuole essere uno strumento che offre occasioni d’impegno a chi vuole fare la sua parte, in Italia o nei Paesi poveri della terra. Per concludere... Non posso che concludere con un immenso GRAZIE... a tutti coloro che si impegnano in prima persona con fatica e passione. Mi vengono in mente i 12 volontari in servizio civile nazionale all’estero in Angola, Bolivia, Bosnia, Madagascar, Palestina, partiti grazie al lavoro congiunto di VIS ed SCS. Ma anche i tantissimi volontari che negli oratori salesiani della nostra Ispettoria accolgono quotidianamente i fratelli migranti coinvolti nel progetto Don Bosco Island e non solo. Fin quando ci saranno giovani disposti a donarsi con gratuità e sacrificio, allora il VIS avrà motivo di esistere. Insieme


“La missione è compito di tutti i cristiani, non solo di alcuni. È compito anche dei bambini!”. (Papa Francesco) Mi chiamo Giulia, ho dodici anni e sono una ragazzina come tante. Il mio tempo è scandito dalla scuola, dalla vita in famiglia, dalla catechesi in preparazione ai Sacramenti e dal gruppo formativo in Oratorio. In apparenza nulla di straordinario. Invece lo straordinario c’è, eccome! Gesù mi ha rivolto un invito importante: essere missionaria del Suo Amore. Lui non guarda all’età, ma al cuore e dal profondo del mio gli ho risposto «sì». Essere missionari non vuol dire solamente partire per terre lontane. Io non sono andata molto lontano da casa, ma il bello è proprio questo: Gesù mi chiama e mi manda a portare il Suo Amore a tutti quelli che incontro nella vita di ogni giorno, a scuola o in famiglia. Il 17 gennaio, Domenica Missionaria Salesiana, dopo aver detto il mio sì a Gesù ed essere stata aiutata a riflettere sull’importanza di questo “starci” alla Sua proposta, insieme ad altri bambini e ragazzi del gruppo formativo, dalle mani del Direttore della mia comunità, don Marcello Mazzeo, ho ricevuto il Mandato Missionario. Che emozione! Da quel momento ci siamo impegnati, chiedendo aiuto a Dio, a vivere la nostra vita alla luce della Sua Parola, a prenderci cura della nostra formazione per essere testimoni credibili nei nostri ambienti di vita e ad accogliere la chiamata al servizio, mettendoci in gioco con tutto noi stessi. Questa la nostra piccola ma grande, grandissima, promessa. Il sabato precedente, insieme ad altri che come me si preparavano a questo importante passo, ho provato a sensibilizzare i miei compagni del catechismo ad aprirsi al mondo missionario, in particolare a quello salesiano. Così la nostra Chiesa è diventata ponte col Madagascar attraverso foto dei salesiani siciliani che si trovano lì e degli abitanti di quella terra. Non ci siamo fermati qui: attraverso un percorso che ciascuno di noi guidava, abbiamo anche parlato di diritti e di diritti neInsieme

gati. Tra i diritti, ce ne sono soprattutto due che secondo me sono importantissimi: il diritto al cibo e quello alla salute. Tante persone non possono curarsi e quando possono devono aspettare tanto tempo; il cibo invece lo devono guadagnare con fatica, accontentandosi a volte di mangiare solo la frutta che trovano nelle foreste e noi, più fortunati di loro, ci lamentiamo in continuazione di quello che ci manca, che è niente in confronto a quello che altri si possono permettere. Siamo anche passati all’azione attraverso tre appuntamenti di “Mercatino Missionario” con oggetti provenienti dal Madagascar, cartoline e altro creato da noi per raccogliere fondi da destinare alle Missioni Salesiane. Niente che altri non possano fare, ma ci abbiamo davvero messo il cuore. Il percorso di formazione ci ha portati a partecipare alla Festa dei Ragazzi Missionari organizzata dalla Diocesi di Catania: tra giochi e testimonianze ci è stato ricordato quanto sia importante il compito, che è anche nostro, di guidare gli altri a Gesù, imparando prima a essere come Lui. Quest’anno prima della Festa è stato indetto un concorso al quale abbiamo partecipato: in due cartelloni, tra foto, scritte e “brillantini” di troppo, abbiamo raccontato le nostre esperienze e ci siamo classificati al secondo posto, per la felicità di noi tutti. Le ore spese per realizzarli sono state più che ricompensate. A chi dice che essere missionari è cosa da grandi, rispondo che sono grata per la chiamata che Gesù mi ha rivolto: mostrare agli altri quanto è grande l’Amore che Lui prova per l’uomo è possibile, anche alla mia età. G i u li a Z a p p a là

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PASTORALE GIOVANILE

Missionario... come me!


PASTORALE GIOVANILE

P.G.S. - Polisportiva Giovanile Salesiana

Concluse le Pigiessiadi 2016

Archiviamo le Pigiessiadi 2016 con la soddisfazione di avere offerto alle nostre associazioni locali un evento che si conferma unico per emozioni e passione sportiva, impegno agonistico e occasione di incontro e confronto. Dai più piccoli del Mini e della Propaganda ai più grandi delle categorie Libere, tutti hanno contribuito a rendere questa edizione una magnifica festa dello Sport. 98 squadre impegnate complessivamente (42 nel settore delle attività di base e scolastiche, 56 nel settore giovanile e libera), quasi 1500 tesserati protagonisti sui campi di gioco del resort che ci ha ospitati anche quest’anno. Numeri importanti che testimoniano il grande lavoro realizzato alla base da parte dei comitati territoriali con la gestione dei diversi campionati che proiettano le società verso questo epilogo entusiasmante. Vince il Trofeo Sicilia 2016 il Comitato di Trapani che si aggiudica 4 titoli, superando di un soffio Messina (3 ori) e Palermo (2 primi posti nel volley). Nel calcio a cinque registriamo le vittorie della Don Bosco Catania (Under 15), Don Bosco Trapani (Under 17), Luce Messina (Libera). Nella pallavolo alzano la coppa del primo posto Volley Palermo (Under

14), Don Orione Palermo (Under 16 femm.), Erice Entello (Under 16 mista), Sporting Tortorici (Under 19 femm.), Caos Clan Mazara (Libera femm.), MCL Volley Messina (Libera mista), Caos Clan Mazara (Libera masch.). Ma l’evento, oltre allo sport, ha offerto spunti di riflessione con i break formativi animati da Sr. Assunta Di Rosa, delegata di Pastorale giovanile delle FMA, e dai due giovani del team “Tu mi stai a cuore” Salvo Sgroi e Bruno Lo Vecchio. La celebrazione eucaristica del 21 maggio è stata presieduta dall’Ispettore dei salesiani don Giuseppe Ruta, quella del 28 maggio dal referente SDB don Luigi Calapaj. Le foto dell’evento sono postate sulla pagina facebook Pgs Sicilia. Trofeo “Sicilia”

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Il Trofeo Sicilia, istituito nel 2009, viene assegnato per ciascun anno, al termine delle finali regionali Pigiessiadi, al Comitato provinciale che colleziona il maggior numero di titoli nelle diverse categorie e discipline sportive. L’albo d’oro: 2009 – Comitato di Catania 2010 – Comitato di Catania 2011 – Comitato di Catania 2012 – Comitato di Messina 2013 – Comitato di Catania 2014 – Comitato di Trapani 2015 – Comitato di Catania 2016 – Comitato di Trapani. Insieme


Comunicazione Sociale

I Delegati per la Comunicazione Sociale d’Europa hanno terminato domenica 15 maggio il loro incontro di 3 giorni presso il Salesianum di Roma. I 17 Delegati convenuti sono stati accompagnati dal Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, Don Filiberto González, e assistiti dagli altri membri dell’équipe del Dicastero, presso la Casa Generalizia. Come principali relatori all’incontro sono stati invitati due professori della Pontificia Università Santa Croce, che hanno approfondito il tema delle Reti Sociali – prof. Bruno Mastroianni – e quello della Comunicazione Istituzionale – Prof. P. José Maria La Porte, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale. Una riflessione consapevole sulla realtà delle reti sociali nel particolare contesto europeo, e sulle sue implicazioni per i collaboratori della missione e per le opere salesiane, ha rinnovato l’intenzione dei partecipanti a formare i membri delle istituzioni salesiane al corretto coinvolgimento nelle reti sociali. Inoltre, la presentazione di concetti chiari sui principi della comunicazione istituzionale applicati alle opere salesiane, ha fornito un valido aiuto per formulare i piani strategici riguardanti l’immagine sociale dei Salesiani nelle rispettive Ispettorie. Altro aspetto degno di nota è stata la tendenza alla collaborazione tra i vari settori delle Ispettorie e la cooperazione tra Ispettorie e nazioni. La presentazione di

PASTORALE GIOVANILE

Incontro Delegati di CS d’Europa

“buone pratiche” da parte di ogni Delegato e la condivisione di progetti per il futuro sono state occasioni di illuminante confronto su ciò che viene realizzato con successo nelle diverse Ispettorie salesiane. L’ultima intera giornata di lavori è stata utilizzata per la condivisione e la discussione in gruppo. I principali punti su cui si è convenuti a riguardo della Comunicazione Salesiana in Europa sono stati: 1. Ciascuna Ispettoria dovrà avere il proprio Piano di Comunicazione Ispettoriale, realizzato da un’équipe, sempre in accordo con il Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale e le realtà attuali del mondo di oggi. 2. Collaborare e usufruire dell’esperienza delle Università Salesiane al fine di fornire contenuti di qualità e creare opinione. 3. Educare i Salesiani e i loro collaboratori ad essere presenti nelle reti sociali. 4. Curare la qualità nelle narrazioni (story telling), non solo la quantità, ma anche che siano attraenti visivamente. 5. Linee guida riguardanti l’immagine sociale (corporte image) dei Salesiani. 6. Continuare e aumentare la collaborazione, la cooperazione la chiara comunicazione e la condivisione dei materiali. Da: ANS - Roma, 16 maggio 2016

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PASTORALE GIOVANILE

Giornalisti cattolici

Mons. Salvatore Gristina incontra l’UCSI Sicilia

I giornalisti dell’Ucsi, tra i loro obiettivi, hanno quello di rinsaldare lo spirito di comunione tra i vari responsabili degli uffici di comunicazioni delle Chiese di Sicilia, di puntare gli scopi della missione Ucsina, all’interno delle associazioni locali delle diocesi come auspicato dalla CEI; in conclusione ha suggerito l’idea di creare un progetto mediatico in sinergia con l’Ufficio stampa della CESI volto a realizzare un “Website news” da adibire alla raccolta e alla diffusione di notizie, per la formazione e la crescita di giovani giornalisti. È quanto ha detto l’Arcivescovo di Catania S.E. Rev.ma Mons. Salvatore Gristina, presidente della Conferenza episcopale sicilianache ha incontrato nel salone dei vescovi della Curia arcivescovile di Catania la delegazione siciliana dell’UCSI guidata dal presidente regionale Domenico Interdonato, dal consulente ecclesiastico don Paolo Buttiglieri e dalla vice presidente Rossella Jannello. Alla riunione hanno partecipato i due dirigenti nazionali dell’UCSI i consiglieri Gaetano Rizzo e Salvatore Di Salvo, i presidenti delle sezioni provinciali di Messina Angelo Sindoni, di Catania Giuseppe Adernò, della delegazione di Acireale Anna Bella, la segretaria regionale dell’UCSI Laura

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Simoncini, i consiglieri regionali Filippo Cannizzo e Antonio Foti e il presidente emerito dell’UCSI Sicilia Giuseppe Vecchio. Il consulente ecclesiastico dell’Ucsi Sicilia, don Paolo Buttiglieri, nel portare il saluto, ha sottolineato lo scopo dell’incontro: “Rinsaldare lo spirito di comunione con le Chiese di Sicilia, rifocalizzare gli intenti della missione UCSI all’interno delle associazioni laicali voluti dalla Conferenza Episcopale Italiana, crescere nella testimonianza cristiana e nello svolgimento del lavoro di giornalista credibile e testimone”. Il presidente dell’UCSI Sicilia, Domenico Interdonato ha illustrato gliobiettivi dell’UCSI in Sicilia. A conclusione ha letto la preghiera del giornalista e a nome del direttivo regionale, ha consegnato al presidente della CESI Mons. Salvatore Gristina una targa ricordo. “Dobbiamo diventare punto di riferimento – ha affermato il Presidente – nella vita sociale e culturale per accogliere nuove adesioni all’interno dell’UCSI, con l’apertura di altre sedi diocesane soprattutto nella Sicilia Occidentale“. Interdonato ha inoltre chiesto a Mons. Gristina di farsi portavoce delle attività dell’UCSI all’interno delle diocesi della Sicilia”. Paolo But tigl ieri

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Giornate di Spiritualità per le famiglie

Domenica 8 maggio si sono concluse le Giornate di Spiritualità per le famiglie a Casa Tabor, che hanno visto passare circa un centinaio di famiglie dei Paesi Etnei delle due Diocesi di Catania e di Acireale, al cui confine è posto il Centro di Spiritualità di Casa Tabor, animato dai Salesiani di Don Bosco. Le famiglie, accolte a Casa Tabor, sono venute dalle varie Parrocchie e comunità di Sant’Alfio, Catania, Tremestieri, Biancavilla, Misterbianco, Pedara, S. Giovanni Montebello, Riposto, Valverde, Aci Sant’Antonio, Castiglione, Acireale , Messina. Alla luce del Giubileo della Misericordia, nel clima dei Sinodi sulla famiglia, si è riflettuto sul Tema: “Pentagramma delle relazioni di coppia”, che si è sviluppato mensilmente nelle seguenti tematiche particolari: La Famiglia oggi, Comunicazione e linguaggi di amore, “le stagioni del matrimonio”, Accordo “Etico-affettivo”, accordo “intergenerazionale”, Accordo “interattivo”, Accordo “con i figli”, Accordo con “le reti sociali”. Agli incontri abbiamo avuto la gioia di alcune visite significative, che ci hanno incoraggiato a proseguire il cammino: Mons. Guglielmo Giombanco, Vicario Generale

della Diocesi di Acireale; Padre Salvo Bucolo, Direttore dell’Ufficio di Pastorale Familiare della Diocesi di Catania; padre Angelo Pennisi, Parroco di S. Giovanni Montebello (Giarre); Don Paolo Caltabiano, delegato regionale dei Cooperatori; Dott. Giuseppe Raitano, Coordinatore Provinciale dei salesiani Cooperatori. Il Giubileo della misericordia ci sembra sia stato quel “filo rosso” che attraversa tutte le relazioni e che può sanarle e renderle di nuovo “armoniose”. L’ambiente immerso nella stupenda natura del Parco dell’Etna, il clima di accoglienza e di fraternità, lo stile di semplicità e di famiglia, l’atmosfera di silenzio e di preghiera, la metodologia di partecipazione e di condivisione, hanno contribuito a far vivere ai partecipanti momenti intensi e particolarmente significativi. Le Famiglie che hanno partecipato agli incontri sono rimaste molto contente e desiderose di continuare sia in estate che con il nuovo anno, per il quale si propone di approfondire l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia”. Ringraziamo il il Signore per il dono di queste giornate, che ci sembrano essere una piccola risposta ad una grande domanda di “famiglia” e ad una immensa e urgente sete di “spiritualità familiare”. D on An gelo Gra sso

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FAMIGLIA SALESIANA

Casa Tabor, 8 maggio 2016


FAMIGLIA SALESIANA

Consulta Cittadina della FS di Catania

4a Festa della Famiglia

Come programmato dalla Consulta Cittadina della FS di Catania e in continuità con la 1° convention regionale delle famiglie di Agrigento del 2012, si è tenuta la 4° Festa della Famiglia, presso la Colonia Don Bosco alla Plaia di Catania, domenica 22 maggio 2016, dalle ore 9.30 alle ore 17.30. Sono state invitate a partecipare tutte le Famiglie che hanno un rapporto/contatto con una Casa o Gruppo Salesiano di Catania (Parrocchia, Oratorio, Scuola, Centro di Formazione Professionale, Associazioni…). L’obiettivo è di far vivere alle Famiglie una gioiosa esperienza di appartenenza alla grande Famiglia Educativa di Don Bosco, offrendo spazi di festa per la famiglia, di riflessione educativa e di ringraziamento a Dio per il dono della Famiglia. La giornata si è svolta secondo il seguente programma: Accoglienza ore 9.30; Presentazione 4° Festa della Famiglia ore 10.30; Proposta di riflessione: Don Franco Di Natale ore 11.00; Spazio Famiglia/Giochi ore 12.00; Pausa pranzo ore 13.30; Animazione/sorteggio ore 15.00; Celebrazione Eucaristica (Don G. Ruta) ore 16.00; Conclusione ore 17.30. Il Coordinatore della Consulta FS di Catania ha aperto la 4° Festa della Famiglia, collegandola alle indicazioni della Consulta Regionale di FS di dare continuità al movimento salesiano delle famiglie e alle sollecitazioni della Chiesa per una rinnovata pastorale familiare. Il gruppo CGS di Cibali ha offerto l’animazione musicale per l’intera giornata e in particolare per la celebrazione eucaristica. Liborio e Doni hanno portato il saluto della Colonia Don Bosco, presentando le attività di accoglienza e integrazione e invitando le famiglie ad una azione di supporto alla Colonia, per offrire ai ragazzi del centro di accoglienza spazi di serena vita familiare. Angelo e Graziella Murabito, del gruppo famiglie di Cibali hanno guidato il momento iniziale di preghiera.

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Don Franco Di Natale, direttore dello Studentato Teologico Salesiano “S. Tommaso” di Messina, ha offerto alle famiglie uno spazio di profonda riflessione sull’identità della famiglia, sulle relazioni familiari e sulla missione della famiglia nella Chiesa e nella Società, presentando una significativa ed efficace sintesi della realtà, delle sfide e della vocazione della famiglia presenti nell’esortazione apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia”. Nella seconda parte della giornata, Suor Gina Sanfilippo, Vicaria Ispettoriale FMA, ha portato il saluto dell’Ispettrice Suor Maria Pisciotta e ha invitato tutte le famiglie a partecipare attivamente al percorso avviato per il Movimento Salesiano delle Famiglie Don Bosco, con la presenza ai momenti formativi organizzati sia a livello locale che a livello regionale. Per la gioia dei bambini e anche dei genitori, si è svolto il sorteggio di solidarietà dei graditissimi premi messi a disposizione. La Celebrazione Eucaristica di ringraziamento per il dono ricevuto della famiglia è stata presieduta dall’Ispettore Don Giuseppe Ruta. La presenza e la parola dell’Ispettore hanno incoraggiato fortemente tutti a proseguire insieme nel cammino di una pastorale familiare condivisa nella Famiglia Salesiana. La 4° Festa della Famiglia, a cui hanno partecipato 70 famiglie, espressioni di tutti i gruppi della FS e provenienti dalle case SDB di Cibali e Barriera e dalle case FMA di via Caronda e via Mazzaglia, si è conclusa in un clima di grande gioia, di profonda soddisfazione da parte delle famiglie per l’esperienza vissuta insieme e con l’esplicita attesa di dare continuità a questa iniziativa di pastorale familiare comune della Famiglia Salesiana di Catania.

Catania-Colonia Don Bosco, 22 maggio 2016 Pi ero Qu i n ci Insieme


FAMIGLIA SALESIANA

6a Adorazione Eucaristica La FS di Catania ha celebrato l’ora di Adorazione Eucaristica 2016 nella Parrocchia Salesiana “S. Cuore” di Via del Bosco, a Catania-Barriera, giovedì 9 giugno 2016. L’Adorazione è stata presieduta da Don Nunzio Conte, Professore ordinario di liturgia presso l’Istituto Salesiano “San Tommaso” di Messina. È stato un momento forte di comunione con la Chiesa Universale, di testimonianza della nostra Fede e di preghiera per il Papa e per il dono di nuove vocazioni nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana. Nella celebrazione, in cui si è vissuta una intensa comunione fra tutti i rami della Famiglia Salesiana, si sono alternati momenti di silenzio, di ascolto della Parola di Dio, di lode e di profonda riflessione sul tema della Misericordia.

Catania 9 giugno 2016 P i er o Q u i nc i

Don N. Conte.

Coordinatore Consulta FS CT

Consulta Famiglia Salesiana

3° Incontro per l’anno pastorale 2015-16

I Membri della Consulta della Famiglia Salesiana e i Coordinatori Cittadini, si sono incontrati domenica 12 giugno 2016 presso il Centro di Spiritualità di Casa Tabor in Sant’Alfio (CT), per il loro terzo incontro dell’anno, che ha trattato all’odg della Verifica dell’anno, delle prospettive di cammino per il 2016-17 e del Calendario comune per le iniziative di Famiglia Salesiana. Insieme

In questo incontro abbiamo avuto la gioia della presenza di don Eusebio Muñoz, Segretario del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana del mondo. Presenti in 14 come responsabili dei dodici Gruppi di FS e rappresentanti delle Consulte Cittadine; dopo aver pregato, aver ricevuto il saluto del Sig. Ispettore don Giuseppe Ruta e dopo aver ringraziato il Coor-

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FAMIGLIA SALESIANA dinatore Provinciale dei Salesiani Cooperatori, Giuseppe Reitano, che conclude il suo mandato, ed il Segretario Giovanni Costanza, chiamato a sostituire il Presidente Nazionale degli Exallievi, dopo aver eletto il nuovo segretario nella figura di Piero Quinci, Coordinatore della Consulta cittadina di Catania, siamo passati ad affrontare i temi all’odg. Nu o v o S t a t u t o - R e g o la me n t o d e l l a CR F S Si accoglie con gioia il Nuovo StatutoRegolamento della CRFS, ma su suggerimento dell’Equipe di PG e dei Consigli congiunti SDB ed FMA si invitano i membri della Consulta e don Eusebio Muñoz a inviare suggerimenti per una maggiore partecipazione dei giovani del Movimento Giovanile salesiano (MGS) e del Movimento Salesiano delle Famiglie (MSF) e per una sempre migliore integrazione e sinergia tra pastorale giovanile e Famiglia Salesiana. Verifica degli obiettivi programmati O bie ttiv i ( 2015-16) Dare continuità alle esperienze avviate nel Bicentenario e particolarmente significative nel territorio che favoriscono visibilità alla comunione di Famiglia Salesiana In diverse città l’esperienza dell’Urna e del Bicentenario ha favorito la comunione e l’azione comune tra i vari rami della FS e di-

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verse attività stanno continuando in maniera stabile e coinvolgente (per es. nelle Scuole Pubbliche, nelle carceri, nelle periferie e con gli immigrati). Consolidare la CEP/CE – anche con la presenza dei vari rami di FS – con azioni concrete: pensare, condividere, pregare, agire e verificare insieme come FS nel territorio. In alcune realtà si è riusciti a coinvolgere i responsabili della FS nei consigli della CEP, in altre il coinvolgimento ancora non c’è. Operare delle scelte concrete dal punto di vista educativo e pastorale ripartendo come Famiglia Salesiana dalle “periferie” e dai giovani più “poveri e abbandonati”. Sono in atto alcune iniziative per i “migranti” (CT, PA, Agrigento, Piazza Armerina…), per le “periferie” (CT- Librino) e per alcuni “oratori” (PA-S. Chiara e S. Cataldo), che coinvolgono vari rami della FS. Rafforzare l’impegno della Famiglia Salesiana nei confronti delle Famiglie. È nato in Sicilia con la Convention di Agrigento nel 2012 il Movimento Salesiano delle Famiglie, che risulta l’espressione della pastorale familiare di tutti i Rami della Famiglia Salesiana dell’Isola, che ha sempre al centro i giovani. Il Movimento dispone già di un piccolo “progetto” (“Verso un Movimento Salesiano Insieme


La presenza di circa 60 Delegati ci dice l’importanza della formazione comune. Si propone un lavoro di equipe dei vari Delegati Ispettoriali per un lavoro in sinergia. Convegno di Famiglia Salesiana: “Famiglia Salesiana e Famiglia- Insieme per...” (Zafferana, 27-28 febbraio 2016) Il convegno è riuscito abbastanza bene. E’ importante avere più chiari i destinatari e gli obiettivi da raggiungere.

Verifica delle attività comuni

Incontri della CRFS: domenica 4 settembre 2016 (Catania-FMA); domenica 5 febbraio 2017 (Messina-S. Tommaso); domenica 11 giugno 2017 (Palermo-FMA Mazzarello). Convegni di FS: 27-29 dicembre 2016 (Zafferana-Emmaus) Seminario Vocazionale; 2^ Convention delle Famiglie: aprile 2017

Incontro regionale “Sacerdoti amici di Don Bosco” (Messina, 27 Gennaio 2016). La presenza di 50 sacerdoti e 4 vescovi, ci dice la bontà e l’attualità dell’iniziativa. Ci sembra che debba essere continuata e si affida il compito all’ASC. Incontro regionale Delegati e Delegate (S. Cataldo, 13 febbraio 2016).

P r o s p e t ti v e d i c a m m i n o p e r i l 2 0 1 6 -1 7

D on An gelo Gra sso

Don Eusebio Muñoz in visita alla Colonia Don Bosco di Catania Don Eusebio Muñoz, delegato del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana, ha visitato lo scorso fine settimana la Colonia Don Bosco di Catania, centro di prima accoglienza per Minori Stranieri Non Accompagnati, gestito dall’associazione Don Bosco

2000, nell’ambito del progetto “Don Bosco Island”. Colonia Don Bosco accoglie attualmente 60 giovani migranti, la maggior parte provenienti dell’Africa Sub Sahariana, assistiti da una équipe di professionisti appartenenti alla FS coordinati dalla Salesiana Cooperatrice Cinzia Vella. Il progetto di accoglienza prevede numerose attività di integrazione negli oratori cittadini e all’interno della Colonia con laboratori interculturali. Don Muñoz, accompagnato dal responsabile della FS della Sicilia, don Angelo Grasso, ha incontrato i migranti e lo staff: “Sono molto contento di essere qui a Catania – ha detto – ritengo importante che un centro salesiano si occupi di accoglienza, mettendo in atto il metodo preventivo di Don Bosco, proprio in questo periodo storico in cui arrivano i migranti”.

Catania, 16 giugno 2016. Insieme

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FAMIGLIA SALESIANA

di Famiglie”, Catania 2013) e di un Piano Triennale (“Per generare futuro”). Sembra che ci sia un crescente interesse alla Pastorale delle famiglie, anche se prevalentemente considerate in modo “funzionale” (Genitori dei ragazzi) e più come “destinatarie” che come “soggetti”. C’è da approfondire il rapporto essenziale tra “pastorale giovanile” e “Pastorale familiare”, pur essendo convinti che “non ci può essere pastorale giovanile senza pastorale familiare!”. (Benedetto XVI, 31 marzo 2008).


FAMIGLIA SALESIANA

Casa Tabor, 12 giugno 2016

La Consulta regionale di FS a confronto con don Eusebio Muñoz

Una bella opportunità di confronto per la Consulta regionale di FS che, domenica 12 giugno 2016, si è incontrata presso il Centro di Spiritualità di Casa Tabor (Sant’Alfio CT), per il terzo incontro dell’anno pastorale. Aperto anche ai Coordinatori delle Consulte territoriali, l’incontro ha avuto l’obiettivo di verificare il percorso realizzato e di avviare la progettazione per il nuovo anno 2016-2017. Certamente l’avvio, dopo il saluto dell’Ispettore don Pippo Ruta, è stato segnato dalla parola di don Eusebio Muñoz, delegato del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana, che dopo essersi congratulato per il lungo e ricco cammino della Famiglia Salesiana in Sicilia, evidenzia la determinazione di voler camminare insieme e la valorizzazione delle strutture di coinvolgimento del locale. Apprezza, inoltre, lo Statuto-Regolamento della FS, approvato il 7 febbraio 2016, da cui emerge: – L’identità della FS in Sicilia e i gruppi in essa presenti; – La costituzione della Consulta regionale di FS in Sicilia, gli incarichi, il funzionamento, la finalità e i compiti; – La costituzione delle consulte territoriali, gli incarichi, il funzionamento, la finalità e i compiti.

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La presentazione dello Statuto-Regolamento, realizzata da Sr. Gina Sanfilippo, delegata FMA per la Famiglia Salesiana, apre un ricco dibattito che si conclude con la parola di don Eusebio il quale si congratula, ancora una volta, per questa nuova edizione dello Statuto-Regolamento e augura un’azione corale e sinergica tra Famiglia Salesiana, Pastorale giovanile e Movimento Salesiano delle Famiglie (MSF). Sarà don Angelo Grasso, subito dopo, a coordinare il lavoro di verifica degli obiettivi dell’anno che hanno orientato la FS e alcune azioni: – Presentazione della Strenna 2016; – Cammino del Movimento Salesiano delle Famiglie MSF; – Incontro per Sacerdoti diocesani amici di Don Bosco (Messina, 27 gennaio 2016); – Incontro regionale Delegati e Delegate (S. Cataldo, 13 febbraio 2016); – Convegno di Famiglia Salesiana: “Famiglia Salesiana e Famiglia: insieme per educare ed Evangelizzare (Zafferana 2728 febbraio 2016). Infine, a partire dalla verifica e dal confronto realizzato, si prendono in considerazione le varie proposte per l’anno 20162017. Si intende continuare nell’impegno della Famiglia Salesiana a favore della famiglia; considerando che la strenna del nuovo anno sarà sulla Famiglia, affidata a tutta la Famiglia Salesiana, si stabiliscono due momenti forti: il seminario sull’accompagnamento vocazionale, a Zafferana, il 27/29 dicembre e la 2^ Convention delle Famiglie che si dovrà realizzare il 30 aprile 2017. Definito anche il calendario, l’Ispettore, don Pippo Ruta, conclude e ringrazia don Eusebio Muñoz per la presenza e il significativo apporto dato alla Consulta Regionale di Famiglia Salesiana. Insieme


Palermo, 19 giugno 2016

In circa 80 rappresentanti delle Famiglie della Sicilia provenienti da Messina, Misterbianco, Ragusa, Palermo, Alcamo e Trapani ci siamo incontrati a Palermo, per l’incontro regionale annuale delle Famiglie che fanno riferimento in maniera diversificata alle opere della Famiglia Salesiana di Sicilia. Al mattino ci si è incontrati presso la Casa Madre Mazzarello di Palermo. Dopo un momento di accoglienza e di preghiera, animato dai delegati regionali Sr. Gina Sanfilippo e don Angelo Grasso, ci si è divisi in gruppi per uno scambio di esperienze e di conoscenza delle varie realtà. Subito dopo è stato presentato dal Dott. Sebastiano Fascetta il tema: “Famiglia e/è futuro”, che si è sviluppato attorno a tre parole chiavi: “Fiducia, promessa e fedeltà”… L’esperienza di una giovane coppia, Sandro e Vincenza di Alcamo, e un vivace confronto hanno concluso la mattinata guidata dai Coordinatori regionali Roberta e Salvatore Parrino.

FAMIGLIA SALESIANA

Incontro regionale delle Famiglie

Nel pomeriggio presso la meravigliosa Cattedrale di Monreale abbiamo celebrato il Giubileo delle Famiglie. L’apertura solenne delle monumentali porte bronzee della Chiesa, la processione penitenziale, la professione di fede davanti al Battistero, la narrazione biblica dei meravigliosi mosaici bizantini che abbelliscono la Basilica e la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Delegato della Pastorale Familiare don Angelo Grasso, hanno fatto vivere un momento di fede particolarmente intenso. A conclusione della giornata è stato dato il saluto a Sr. Gina Sanfilippo, che ha seguito con entusiasmo il nascente Movimento Salesiano delle Famiglie, la quale è stata chiamata dal Signore a servire il Regno di Dio nella città di Napoli. A Sr. Gina i nostri auguri più belli di un fecondo apostolato e a tutta l’Equipe regionale il nostro più vivo ringraziamento per la splendida giornata vissuta insieme! An gelo Gras s o

Insieme

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FAMIGLIA SALESIANA

ADMA - Associazione Di Maria Ausiliatrice

Pellegrinaggio Regionale ADMA

Domenica 17 aprile 2016 si è svolto il 10° Pellegrinaggio Regionale ADMA, nella cittadina etnea di Adrano (CT) dove sorge il Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice. I centri coinvolti sono: Adrano, Barcellona Pozzo di Gotto, Calatabiano, Canicattì, Capaci, Casteltermini, Catania San Francesco, Catania Maria Ausiliatrice, Catania Canalicchio, Floridia, Gela, Marsala, Messina, Misilmeri, Modica Alta, Palagonia, Palermo, San Cataldo e Siracusa, con un totale di 470 associati. Dopo il saluto del Presidente Regionale Giuseppe Auteri, la giornata è iniziata con la preghiera “Maria Madre di Misericordia, di Tenerezza” guidata dall’Animatrice Regionale Sr. Carmelina Cappello. A seguire, la relazione curata dall’Ispettrore dei Salesiani, Don Pippo Ruta, sulla “Misericordia di Maria”, tratto dal 5° quaderno le Meraviglie della Madre di Dio, alla luce del Regolamento ADMA.

Nel pomeriggio in occasione del “Raduno delle Associazioni” ad Adrano, il Rettore del Santuario e l’associazione locale hanno organizzato un momento di preghiera con la recita del Santo Rosario per la via principale di Adrano, portando in processione, dopo 13 anni, la statua di Maria Ausiliatrice dal Santuario alla Chiesa Madre, dove è stata celebrata l’Eucarestia presieduta dall’Animatore Regionale don Angelo Grasso. Alla fine della Celebrazione Eucaristica, i gruppi hanno riaccompagnato la Madonna al Santuario, sventolando fazzoletti bianchi e blu in segno di saluto a Maria Ausiliatrice, seguito dai fuochi pirotecnici ed in fine con il rientro del Simulacro in Chiesa si è concluso il 10° Pellegrinaggio Regionale di Sicilia. G i u s ep p e A u t er i Presidente Regionale

È tornata alla casa del Padre, Nerina Petitto, segretaria Regionale ADMA. Una donna con un cuore grande, generosa nel servizio e sempre attenta. Apparteneva al gruppo ADMA del centro di Calatabiano, frequentava l’istituto della FMA, ministro straordinario dell’eucarestia, ha saputo imitare Maria nel servizio verso il prossimo. Ringraziamo il Signore per la vita di questa donna, umile e generosa dedicata alla famiglia e all’Associazione. Maria Ausiliatrice l’accolga nel paradiso salesiano.

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Insieme


Tra indifferenza e desiderio

Giuseppe Savagnone, dedito all’educazione e alla riflessione della vita socio – culturale di giovani ed educatori, lo scorso venerdì è stato ospite presso la Sala del Teatro “V. Currò” dell’Oratorio Salesiano di Barcellona Pozzo di Gotto, dove ha disquisito sul fondamentale tema attuale dal titolo: “… tra indifferenza e desiderio …”. Il doppio appuntamento è stato organizzato da più associazioni in partenariato, quali: la sezione di Barcellona P.G. della FIDAPA, la Comunità di Sant’Egidio, l’AVULSS Onlus, l’Oratorio San Michele Arcangelo e l’Oratorio F.M.A. di Barcellona P.G., con il patrocinio del Comune, rivolto sia ai giovani che alla cittadinanza. Dopo i saluti della Presidente FIDAPA Avv. Maria Concetta Santamaria, del padrone di casa Don Luigi Perrelli, dell’Assessore alla Cultura Avv. Ilenia Torre, Savagnone è entrato nel vivo dell’incontro mattutino alla presenza dei giovani adolescenti delle scuole superiori barcellonesi. “Il problema della scuola è la noia tremenda, non la si frequenta con desiderio. – ha esordito il conferenziere, che ha puntualizzato – Badate che questo riguarda anche gli insegnanti. Tutti credono che frequentare la scuola significa tendere verso un unico obiettivo, quale gli esami finali – ha continuato Giuseppe Savagnone, che con semplicità ha affermato –Vedete è una balla frequentare la scuola per poter fare gli esami. L’esame finale è il coronamento, non lo scopo.”

Don L. Perrelli e l’Assessore alla Cultura Avv. I. Torre. (Foto ©: Grazia Benenati) Insieme

La domanda generica attorno a cui è ruotata l’argomentazione del discorso è stata: “Perchè manca il desiderio?” Circa due ore di riflessione, insieme ai ragazzi, hanno cercato di dare voce ad una risposta di qualità, semplice ma diretta, non noiosa e tangibile. “Io sono solo un seminatore – ha concluso rivolgendosi ai ragazzi – ed ho cercato di fare del mio meglio, ma adesso non tocca più a me. L’esito di questa semina dipende dal terreno ed il terreno siete voi ragazzi che, personalmente dovrete rispondere con la vostra vita, non oggi”. Un appello, una chiamata a svegliarsi dal torpore del nostro tempo e vivere pienamente gli anni della gioventù ardendo di passione verso qualcosa di eticamente, moralmente corretto. Individuare non il fine, ma l’andatura felice della vita e percorrerla. Un messaggio, questo, lanciato anche agli educatori ed alla cittadinanza presente all’incontro pomeridiano, durante il quale, dimenandosi tra morale della ragione di Kant e morale delle virtù di Aristotele, condita dal “Dio è morto” di Nietzsche, Savagnone è riuscito a calarsi nel cuore del problema e far riflettere i presenti. “Vedete – ha riflettuto – il soggetto della morale è mosso da passioni e la ragione deve essere solo d’aiuto per trovare il vero modo di esplicazione delle passioni, da cui deriva il desiderio. Riuscire a capire che la felicità non è piacere, nè allegria, ma uno stato permanente ed una percezione di compimento, la piena realizzazione di sé.”Perchè se Kant si basa sulle scelte come atto di volontà, la vera risposta ci è data da Aristotele e dalla morale delle virtù che ci chiede: “Chi vuoi essere? Cosa vuoi fare per esserlo?”. Soltanto attraverso questa analisi si riesce a comprendere che per essere felici, bisogna seguire delle condizioni, le quali sono anche e soprattutto dei doveri. “Il problema educativo – ha continuato Savagnone – è capire e far capire qual è la posta in gioco, far capire che è importante “ciò che siamo”, perchè una società annoiata, alla quale manca il desiderio, è

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Barcellona P.G.


DALLE CASE SALESIANE

vittima di una crisi di autorità autorevole. Parlo di qualcosa di diverso dal potere che ci fa sentire schiacciati, parlo dell’autorità, ad esempio di un padre nei confronti di un figlio. Quando sento padri che si fanno chiamare per nome dai loro figli perchè prima di tutto vogliono essere dei loro amici, penso che quel padre non sta facendo bene, perchè sta privando il figlio del suo unico padre e gli sta regalando un amico in più del quale non ha veramente bisogno. C’è una confusione di ruoli, che disorienta e mette in crisi.” Ricordando ai presenti che l’amore non è un dovere, ma una virtù e che cristianamente parlando si tratta di una virtù teologale infusa dallo Spirito Santo, Giuseppe Savagnone ha fatto presente che l’amore è mosso dalla passione e che per lavorare per amore e con amore è necessario collaborare, unirsi, dare risposte concrete ad una società che sta urlando le domande. La giornata si è snodata così tra riflessioni e dibattiti che certamente hanno arricchi-

G. Savagnone. (Foto ©: Grazia Benenati)

to i presenti, lasciando qualcosa in più: un appello, un seme, un’analisi della realtà che non si ha il tempo di fare mai. Un prezioso incontro atto a scuotere le coscienze, che ha fortemente destato i presenti dal torpore del nostro tempo e stimolato la nostra mente ad entrare in comunione con i desideri e le passioni per sconfiggere l’indifferenza e vivere a pieno, tendendo verso la felicità. C ri st ina Sa j a Da: 24live.it, Barcellona P.G., 4 aprile 2016.

Via Crucis - Via Lucis Una bella iniziativa, nel contesto dell’anno Giubilare, è stata la realizzazione di una artistica via Crucis - via Lucis opera del maestro Mariano Genovese. Nelle forme artistiche che si rifanno al presepe, ma con tematica unificante la vita di Gesù, i dieci nuclei compositivi (la ricerca dell’alloggio, Na-

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Barcellona P.G. (ME): M. Genovese e Don L. Perrelli.

tività, fuga in Egitto, Battesimo di Gesù, nozze di Cana, Domenica delle Palme, “lasciate che i fanciulli vengano a me”, ultima Cena, Crocifissione, Resurrezione) hanno ben tracciato il profondo incrocio tra la gioia e il dolore che intesse la vita di Cristo e in lui di ogni essere umano di allora come nell’oggi. La catechesi per immagini ha avuto un profondo impatto sia nei bambini della Iniziazione Cristiana sia nei giovani e adulti che percepivano nel susseguirsi ma soprattutto nel mutuo rapportarsi dei vari nuclei compositivi, la ineludibile esperienza di luce e di croce che si è realizzata nell’evento della Incarnazione e che continua a farsi carne nella storia umana. Più di qualcuno ha chiesto di non smantellare questo artistico e stimolante manufatto. Ma lo si rifarà più ricco e più bello nel prossimo futuro. Insieme


Sono oltre 300 i ragazzi (tra grestini ed animatori) che quest’anno parteciperanno al Grest organizzato dall’Oratorio Salesiano S. Michele Arcangelo di Barcellona P.G., inaugurato giovedì 23 giugno, e che si concluderà lunedì 25 luglio. Il tema che ci accompagnerà in questo Grest sarà proprio l’Anno Giubilare della Misericordia, perché La Misericordia è una missione possibile. La Misericordia è il centro della buona notizia di Gesù, non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. È veramente un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono. L’accoglienza, l’animazione-formazione e il servizio che gli animatori prestano sono segni bellissimi dello stile con cui la comunità cristiana intende abitare nella comunità degli uomini. L’espressione-chiave che traduce per ragazzi e animatori la parola “misericordia”, è Ho cura di te, che per noi sarà la frase che richiamerà il silenzio quando vogliamo attirare l’attenzione su qualcosa di importante per tutti, per gli avvisi, per la preghiera. Se mi prendo cura dell’altro, se me ne preoccupo, se il suo bene mi interessa , apro una possibilità unica per me stesso e non solo per me. Se me ne faccio carico rinuncio ad un atteggiamento “individualista”. Se lo perdono, spezzo la circolarità viziosa del male che consiste nell’autosufficienza e nell’autoreferenzialità, nel desiderio di rivalsa e di vendetta. Per declinare la ricchezza di contenuti e suggestioni contenuta nel tema del “Ho cura di te”, abbiamo scelto quattro verbi o modi di essere che hanno dato vita ai nomi delle quattro squadre: essere accoglienti Zestòs; Insieme

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Grest - “Mission Possible”

con fiducia Vévaios; per prendersi cura Éleos; condividere Merìdio. Il Grest offre ai ragazzi, accompagnati da oltre 60 animatori volontari, vera risorsa umana del territorio, la possibilità di vivere alcune settimane all’insegna del divertimento e della formazione, secondo lo stile allegro e profondo di Don Bosco. Tra le tante attività, si realizzerà una prima serata (7 luglio) nella quale ogni squadra si presenterà in modo originale, in un clima di grande gioia e condivisione con i propri genitori, attraverso video, musiche e canti. Non mancheranno i momenti formativi di gruppo, le grandi sfide sportive secondo le fasce di età, la S. Messa del sabato sera con i genitori, i grandi giochi pomeridiani, le creazioni artistiche di disegni, murales, cartelloni a tema, e tutto quello che la fantasia suggerirà. Una manifestazione molto interessante sarà quella dell’Intergrest, dove parteciperanno i due Oratori Salesiani della città, il nostro e quello delle FMA, e i Grest delle parrocchie e delle Associazioni-Movimenti attivi sul nostro territorio (13 luglio) Oltre all’attività svolta in oratorio, ci saranno escursioni in pineta, acquapark, mare, seratine con i genitori, feste che coloreranno l’estate dei ragazzi. don Salvo Renna

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Catania-Barriera

“Aiutami a Vivere”

“Aiutami a Vivere” è il titolo del Concorso Artistico-Letterario-Multimediale, promosso dal CAV (Centro di Aiuto alla Vita) Domenico Savio di CataniaBarriera per la scuola primaria (classi quarte e quinte) e secondaria di primo grado. Il concorso, in coerenza con le indicazioni del MIUR sull’educazione alla cittadinanza attiva, si è posto l’obiettivo di sviluppare negli alunni un’etica della responsabilità, sensibilizzandoli alla promozione della vita nascente ed alla solidarietà nei confronti di bambini, mamme e famiglie in difficoltà, e a renderli consapevoli che ogni bambino ha diritto a nascere e vivere, ed è un “dono” di Dio per la sua Famiglia e per l’intera Società civile ed ecclesiale. Gli alunni erano chiamati a realizzare elaborati sul tema della vita nascente secondo tre sezioni: – letteraria: temi, testi giornalistici, lavori in prosa e in versi, filastrocche; – arte ed immagine: disegni, collage, fumetti; – multimediale: spot sociali e powerpoint. La risposta delle Scuole è stata qualificata e ampia; hanno aderito da Catania gli Istituti: Italo Calvino, Maria Ausiliatrice, Parini, Pizzigoni, San Francesco di Sales, San Giorgio, San Giovanni Bosco... e dal resto della provincia: Leonardo da Vinci (Misterbianco), Marconi (Paternò), Mazzini (Adrano), Tomasi di Lampedusa (Gravina); 11 gli Istituti scolastici, di cui 8 statali e 3 Paritari, 7 residenti nella città di Catania e 4 in Provincia, 8 le scuole primarie e 4 le scuole secondarie di I° grado (l’I. Calvino partecipa con ambedue), con il coinvolgimento di ben 34 classi, e di oltre 600 alunni, oltre ai docenti referenti per ogni classe e/o Istituto. Gli elaborati sono stati valutati da professori e giovani competenti nei vari ambiti; in campo letterario... Lucia De Blasi, Cristina Di Salvo, Rosella Acunto, Giuseppina

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Musco, Vanessa Buetto e Claudia Merlino, nell’ambito artistico Grazia Celi, Andrea Strano e Katia Bua, nel multimediale Antonella Lupo, Salvo Borgesi, Davide Rapisarda. La manifestazione conclusiva per la premiazione degli Istituti scolastici partecipanti e dei vincitori (i primi tre classificati per ogni categoria) si è svolta presso il salone-teatro dell’Oratorio Salesiano “Sacro Cuore” di Barriera, con grande partecipazione di pubblico, composto da ragazzi, genitori e docenti (presenti anche cinque Dirigenti scolastici), sabato 7 maggio scorso, a conclusione dei festeggiamenti in onore di San Domenico Savio, santo degli adolescenti, delle culle e delle mamme in attesa. Un simpatico spettacolo con scenette, danze, presentazione degli elaborati primi classificati sia in ambito letterario, artistico (power point) e multimediale (proiezione video) e premiazione dei vincitori con targhe per tutte le Scuole e medaglie per gli artisti sul tema della “Vita”! Il CAV Domenico Savio ha ringraziato tramite il presidente, l’avv. Rosella Acunto e don Gaetano Urso, assistente spirituale del medesimo, i dirigenti scolastici, i docenti, gli alunni partecipanti e i giovani del Servizio Civile, che hanno curato la Segreteria e l’organizzazione generale del Concorso stesso. Don G ae ta no Ur so Insieme


“Na passijata nta li ricordi” di Nietta Pistorio Gervasi Organizzata dall’Unione Exallievi “Don Bosco” di Catania-Barriera si è svolta, lo scorso 5 marzo presso la sala azzurra dell’Istituto Salesiano “Sacro Cuore”, la presentazione del libro: “Na passijata nta li ricordi” di Nietta Pistorio. Relatori, la scrittrice e critica letteraria Lia Mauceri e il giornalista Dott. Santo Privitera. Oltre al contenuto del libro, sono state trattate tematiche inerenti alla letteratura dialettale siciliana e agli autori che nel corso dei secoli si sono avvicendati contribuendo alla valorizzazione e alla diffusione di essa. Nietta Pistorio Gervasi, oltre a un gran numero di racconti sparsi in varie riviste e raccolte antologiche, nel 2012 per la casa editrice “Prova d’Autore” ha pubblicato “Buccacciu ‘n siciliano”, una traduzione in dialetto siculo di dieci novelle del grande poeta fiorentino. “Na passijata nta li ricordi” pubblicata per i tipi di “Novecento”, è invece una raccolta di quindici novelle in lingua siciliana infarcita di detti e proverbi catanesi, impreziosita da preghiere direttamente attinte dalla tradizione popolare. “La caratteristica precipua di questa narratrice – scrive tra l’altro nella prefazione all’opera il noto sicilianista Salvatore Camilleri – è la scelta accurata dei vocaboli, l’aggettivazione misurata, il dialogo sempre efficace”. Dopo l’intervento di benvenuto da parte di don Antonino Rubino direttore dell’Istituto Salesiano e del Prof. Pietro Di Grazia, presidente dell’Unione Exallievi, è stata la volta dei relatori. “Questo libro – dice Privitera – è quasi un’autobiografia. Si legge tutto d’un fiato grazie alla semplicità della sua prosa e alla scorrevolezza del linguaggio. I vocaboli arcaici e ormai desueti che in esso si riscontrano – aggiunge – sono da considerare patrimonio di una lingua viva che si è evoluta nel tempo. L’autrice pensa in italiano e traduce in Insieme

dialetto”. Secondo l’oratore – infine – “L’intensità di alcuni personaggi, lo scavo psicologico di essi compiuto, la cura meticolosa della grammatica presuppongono,da parte dell’autrice, uno studio molto approfondito della lingua siciliana”. Nel ricordare che Nietta Pistorio Gervasi è la scrittrice di prosa siciliana nata con la pagina di “Narrativa siciliana” pubblicata sull’indimenticabile periodico “Arte e Folklore di Sicilia” edito nell’omonimo circolo curato per quasi quarant’anni dal compianto Alfredo Danese, Lia Mauceri sostiene che “Na passijata nta li

Da sin.: S. Privitera, N. Pistorio, G. Gervasi, L. Mauceri e P. Di Grazia.

ricordi è uno dei libri più belli di narrativa siciliana d’oggi che abbia mai letto”. Ma – asserisce la Mauceri – la cosa più importante, più bella che questo volume ci dona è la ricchezza degli stilemi, del costrutto stilistico che è proprio dell’autrice”. Nietta, dal canto suo, chiamata dai relatori a un fuoco di fila di domande, ha spiegato genesi e percorso del lavoro svolto, soffermandosi su alcuni racconti in particolare. “Scrivo in dialetto – ribadisce – perché esso è la lingua della mia infanzia, della famiglia, degli affetti; per amore verso la nostra Terra, delle nostre radici e in ossequio alla nostra Madre Lingua che ci identifica come popolo.”

Catania, 12 marzo 2016. Sa nt o Pr iv it e ra

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L’Unione Exallievi presenta un libro di racconti siciliani


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Ritrovarsi dopo 40 anni... Una giornata indimenticabile dai salesiani di Catania-Barriera, quella del 29 maggio scorso, che ha avuto l’effetto immediato di un salto indietro nel tempo, riabbracciarsi con i vecchi insegnanti don Nicolò Barbera, Nino Camarda e Pippo Formisano, ritrovarsi a ridere e scherzare con la “testa” e la spensieratezza di allora, con il ricordo di quella campana che scandiva il cambio di Catania-Barriera: Don N. Barbera, A. Spinella e A. Camarda.

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ore e il ritmo della giornata. Protagonisti gli exallievi dell’Istituto Tecnico (anni 19681973 e 1969-1974) che dopo 40 anni decidono di ritrovarsi. Un esempio di sinergia, affetto e calore è stato l’incontro che ha visto gli exallievi dopo tanti anni, attraversare i medesimi corridoi, rivedere le aule scolastiche, sostare nel cortile, luogo di ricreazione e di impegno agonistico. Ricordi ricchi di significato, di esperienze emotivamente cariche, momenti importanti della vita. Tanti ricordi, inconsapevolmente rimossi e accantonati, sono riaffiorati attraverso un saluto, una parola, un abbraccio che hanno annullato in un attimo il lungo lasso di tempo trascorso. Commoventi e profonde sono state le parole di don Nicolò Barbera: «La commozione che ci prende tutti ci fa capire che ci siamo voluti davvero bene, e ci dice che i salesiani di allora, io con gli altri, davamo la vita per voi. E ora che sono vecchio mi chiedo se il nostro lavoro è stato efficace, perché Dante, Petrarca, Manzoni erano solo un mezzo per arrivare alla vita, se non siamo riusciti in questo allora abbiamo fallito, significherebbe aver insegnato bene la letteratura, la matematica, ma non aver trasmesso qualcosa che serve, qualcosa di fondamentale per questa vita e l’altra, e quindi vorrei che rifletteste su questo:“Che cosa mi è rimasto?”. Che cosa è rimasto a tutti noi per la vita? A cosa è servito il nostro lavoro? È Insieme


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stata una grande gioia per me rivedervi oggi e vorrei che di questa giornata ci restasse, oltre che un altro bellissimo ricordo, un pensiero importante, il bilancio della nostra vita, perché se di tutto questo non mi è rimasto niente allora devo dichiarare fallimento». Anche le parole, dettate dal cuore, di Nino Camarda colpiscono l’intera platea: «Quello che ho imparato dai salesiani e che ancora cerco di mettere in pratica è di aiutare gli altri, soprattutto i piccoli, quei ragazzi meno capaci di difendersi da tutto quello che c’è in giro, aiutarli a diventare grandi, altruisti e capaci di aiutare a loro volta gli altri. Questa è la cosa che mi è rimasta dei sa-

lesiani e che mi è rimasta perché ho la fortuna di rapportarmi ancora con ragazzi ed insegnanti, sicuramente in tempi ridotti, lo faccio ancora e spero di poterlo fare per molto tempo. Spero che anche a tutti voi sia rimasto questo poiché quando si ha qualcuno davanti lo si dovrebbe sempre aiutare, farlo diventare migliore e poi sarà lui stesso ad imparare dal tuo comportamento, dal tuo interessarti per lui, respirando quest’aria anche lui farà lo stesso col prossimo. Questa è la lezione più grande che ho appreso da Don Barbera, dai salesiani e che mi porto avanti per la vita e che mi auguro porterete avanti anche voi per la vostra». Dopo la S. Messa, celebrata da don Felice Bongiorno, e animata per i canti da Fiorenza, presso il salone ristorante dell’Airport Hotel il momento conviviale e un arrivederci al prossimo incontro. L’emozione è stata tanta e la giornata indimenticabile, piena di emozioni, divertente, animata dal ricordo di tanti aneddoti simpatici. FB

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Catania-Cibali

Diario di prof. - Il ricco bagaglio di vita lasciato dall’anno scolastico

Che cosa ha lasciato l’anno scolastico appena conclusosi agli studenti e ai docenti? Certo, c’è chi è alle prese con gli esami, ma gli esami hanno una storia a sé. Dunque, possiamo affermarlo davvero: la scuola è finita! E, se non ce ne fossimo accorti, sono le pagine dei social network a rinfrescarci la memoria con post più o meno espliciti e fantasiosi. Ho chiesto, alcuni giorni fa, ai miei alunni un bilancio dell’anno trascorso, una sorta di viaggio indietro nel tempo, tra incubi e sogni, fino a settembre 2015. C’è chi pensa che non sia cambiato nulla, chi si sente più cresciuta, chi ha faticato tantissimo con scarsi risultati e chi ha lavorato poco puntando sui colpi di fortuna; c’è chi si è innamorata, fidanzata, lasciata e chi l’ha sempre guardata in aula non dichiarandole il proprio sentimento; ci sono stati “la pupa e il secchione” ma anche “il pupo e la secchiona”, la creativa e l’annoiato, il ricco e il povero, la cocca del prof e la spina nel fianco del Consiglio di classe; non mancano coloro che non sanno cosa dire e coloro che sanno però non vogliono dirlo, coloro che non smettono di parlare e coloro che ogni tanto farebbero meglio a tacere; interviene il poeta del gruppo e pure il calciatore, chi si sente già all’università e chi non ha idea di ciò che farà l’indomani, chi non ha imparato nulla e chi tanto da non riuscire a dirlo come Dante in Paradiso. Ogni giorno ha creato un microcosmo unico nelle diverse classi; ogni giorno è una tacca graffita sul banco dell’ultima fila tra un chewingum e un appunto; ogni giorno ha dato e tolto tanto, è stato Robin Hood e Lupin allo stesso tempo; ogni giorno c’era chi riteneva di non farcela ma anche chi non ha mai smesso di crederci: ogni giorno pagine e pagine, tra libri e quaderni, autori e teorie, immagini e numeri, teoremi e racconti, verifiche e compiti.

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Di questa memoria abbiamo bisogno tutti, giovani e adulti, perché “perdere tempo a chi più sa più spiace” e, se non teniamo stretto un ricordo e il suo perché, è come se avessimo perso tempo buono. Ci piacciono o meno i ricordi di quest’anno passato, essi vanno conservati con cura, poiché 200 giorni sono un bel pezzo di vita e la vita c’è stata tutta dentro quelle 200 campanelle d’inizio giornata con le gioie e i dolori, le ansie e le paure, le soddisfazioni e le vittorie, la voglia di scappare e quella di resistere, i contenuti e la superficialità, la cultura e la banalità, l’ordine e il disordine, l’amicizia e l’allontanamento, la morte e la speranza. La scuola è finita? Senza tutto questo sarebbe “finita” nel senso di ciò che è defunto, senza vita, senza possibilità alcuna per il futuro! Allora, è finita, invece, nel suo corso annuale naturale, ma rivive in ciò che siamo stati e siamo, che abbiamo imparato, condiviso e condividiamo. Che cosa ci ha lasciato dunque quest’anno? Ci ha lasciato delle serene vacanze! M a r c o P a p p a la r d o Sabato 7 maggio è stata una grande giornata di festa al “San Francesco di Sales”. Alle 9.00 presso il teatro Don Bosco si è svolta l’assemblea degli studenti del Liceo Don Bosco che ha ospitato il dott. Sebastiano Ardita, noto magistrato antimafia, exallievo e genitore della nostra scuola, che ha riportato alcuni brani del suo libro di denuncia “Catania Bene”. Alle 11.30 si è svolta la cerimonia inaugurale delle Saviolimpiadi, che coinvolge i nostri alunni dall’infanzia alla secondaria di I Grado. Alle 13.30 infine, nel salone Giovanni Paolo II il direttore, don Giuseppe Troina, ha dato il via alla Festa delle Mamme, proseguita con il pranzo comune e una caccia al tesoro che ha visto protagoniste più di 50 mamme della scuola primaria con i rispettivi figli. Insieme


Conversazioni letterarie

Dopo sette incontri con cadenza mensile tra novembre e maggio hanno avuto termine all’Istituto San Domenico Savio di Messina le “Conversazioni letterarie”, volute e organizzate dal Rettore Don Giovanni Russo e tenute dal prof. Orazio Nastasi, exallievo di Don Bosco. Le “Conversazioni” hanno visto la partecipazione di un pubblico entusiasta, interessato, di volta in volta coinvolto nelle tematiche affrontate, che hanno preso le mosse dalla lettura di alcuni tra i canti più interessanti della prima cantica della Divina commedia. Nonostante l’abitudine ai versi di Dante da parte dei convenuti agli incontri, il taglio di lettura proposto e offerto dal prof. Nastasi ha avuto un che di originale e innovativo che ha prima catturato i presenti e poi li ha trascinati nelle discussioni che si accendevano intorno ai messaggi insiti nella poesia dell’Alighieri. Non solo analisi e interpretazione dei testi, dunque, ma anche rivisitazione attraverso il fatto poetico dei valori propri dell’uomo, del suo modo di essere, dell’educazione come strumento di crescita

personale e collettivo, della maniera di vivere per sé e per gli altri, della ragione morale di pensare alla politica come servizio, della considerazione O. Anastasi dello Stato come bene comune, della necessità di sentire la legalità e la giustizia come mezzi per il benessere sociale, della maniera di discernere ciò che è bene e ciò che è male, del giusto equilibrio tra fede e ragione, della tensione di ogni uomo verso l’Infinito e l’Eterno. Vista la riuscita di quanto man mano è diventato evento atteso e coinvolgente, il Rettore del Domenico Savio Don Giovanni Russo riproporrà alla cittadinanza le “Conversazioni letterarie” con il prof. Orazio Nastasi a partire dal prossimo mese di ottobre.

Giubileo della Misericordia al Savio Il Giubileo della Misericordia al Savio è un cammino a tappe che ancora non si è concluso e che ha avuto momenti molto belli ecclesiali con l’Arcidiocesi di Messina e peculiari di Famiglia Salesiana.

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La prima tappa si è svolta il 13 dicembre con l’apertura solenne nell’Arcidiocesi di Messina del Giubileo Straordinario della Misericordia, avvenuta nella nostra Concattedrale del SS. Salvatore. Tutta la Comunità diocesana è stata invitata alla partecipazione. È stata un’esperienza di entusiasmo nella fede, grati al Padre per il dono della sua incondizionata misericordia. L’evento è stato presieduto dall’Amministratore Apostolico Mons. Antonino Raspanti, al quale è stato dato il benvenuto al nome del Rettore della Concattedrale, don Gianni Russo. Il vescovo è rimasto positivamente sorpreso della bella presenza di giovani del nostro Oratorio.

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Messina-San Domenico Savio


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La seconda tappa si riferisce all’indulgenza plenaria giubilare concessa dall’Amministratore Apostolico per la Novena di S. Giovanni Bosco. La nostra Concattedrale è già di per sé meta costante di persone che da ogni parte della città vengono per le Confessioni. La possibilità del Giubileo, soprattutto durante la festa del nostro caro padre Don Bosco, e la grande disponibilità dei confratelli all’ascolto dei penitenti, ha favorito tante persone nel ricevere l’indulgenza plenaria giubilare.

La Settimana Santa è stata la terza tappa. La nostra chiesa è rimasta aperta durante il Triduo Santo Pasquale, anche fino a mezzanotte: almeno cinque sacerdoti assicuravano l’ascolto delle Confessioni. L’ultima tappa sarà per la festa del SS. Salvatore (Trasfigurazione del Signore), il 6 agosto: durante la Novena i fedeli potranno sempre lucrare l’indulgenza plenaria giubilare, alle condizioni canoniche previste dalla S. Sede.

Cittadini del mare Quando si tratta della formazione dei ragazzi «Don Bosco vuol essere sempre all’avanguardia del progresso». Queste sue parole sono sempre state il programma delle scuole salesiane. Alla scuola del Savio è stato avviato il primo incontro tra studenti e ricercatori all’interno del progetto “Cittadini del Mare”. Si tratta di un progetto di collaborazione con il CNR IAMC (Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero) per guidare i bambini in un percorso di consapevolezza ecologica e rispetto del mare e degli ecosistemi marini. Il programma dei “Cittadini del Mare” si svilupperà lungo tutto il quinquennnio

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scolastico e vede interessate le classi prima e seconda della scuola che con l’aiuto degli insegnanti, dei ricercatori e di rappresentanti delle istituzioni impareranno cosa significa vivere e proteggere il mare attraverso laboratori e percorsi didattici progettati in chiave di alfabetizzazione marina utilizzando il sistema educativo informale Inquiry-Based Science Education (IBSE). Nei giorni scorsi i ricercatori del CNR IAMC, la dott.ssa Maria Teresa Costanzo e il dott. Gianluca Casella, hanno “portato” la scienza marina a scuola e proposto alcuni esperimenti scientifici con laboratori handson (conoscere attraverso il fare). Le inse-

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di esplorazione della natura e degli ecosistemi della nostra area dello Stretto. «È così che si costruiscono i professionisti del futuro – ha affermato all’apertura dell’evento don Giovanni Russo, direttore del Savio –, gente che ama portare in alto i valori peculiari della nostra città di Messina e del nostro territorio. È un’educazione che deve essere orientata a far conoscere la ricchezza del nostro patrimonio e delle nostre risorse ambientali».

Attilio Troise nuovo Salesiano Cooperatore Lo scorso 8 maggio 2016 il Savio ha vissuto una forte esperienza vocazionale e di salesianità: un giovane animatore, impegnato da molti anni nel nostro Oratorio-Centro Giovanile, Attilio Troise, si è impegnato pubblicamente nella Chiesa, facendo la promessa di Cooperatore Salesiano. Un “sì” che colma un cammino di fede, di interiorità e di donazione ai giovani. Attilio ha sempre manifestato distintamente il dono dell’animazione salesiana, un vero leader in mezzo ai ragazzi, instancabile, e un grande testimone. La Celebrazione eucaristica, presieduta dal direttore don Gianni Russo, è stata un bel momento di festa e di Chiesa. Era presente oltre alla coordinatrice locale, Antonella La Rosa, anche il coordinatore della Sicilia, Giuseppe Raitano. Lavorando insieme, in determinate occasioni, ho potuto notare in Attilio una profonda spiritualità ed una capacità innata nel Insieme

rapportarsi con i giovani. Per tanti anni, nel periodo estivo, ha organizzato, insieme ai Salesiani di turno il Grest, che in alcuni anni ha richiamato circa 300 giovani. Sempre creativo, vivace, ma, soprattutto, sempre costante e responsabile in tutte le iniziative, che ha portato avanti.

A. Troise.

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gnanti che hanno assistito e partecipato alla lezione e che accompagneranno i bambini in tutto il percorso didattico dei cinque anni, Lucia Allegra e Antonella Barbagallo, sono rimaste estremamente soddisfatte dell’incontro. La dott. Maria Giovanna Cacopardi, che coordina la realizzazione del progetto, ha affermato: «I bambini hanno sono stati messi subito nelle condizioni di analizzare il materiale marino e di effettuare semplici esperimenti che hanno dato loro il senso dell’impatto dell’uomo sull’ecosistema. A questo mira il nostro lavoro, renderli cittadini consapevoli e rispettosi dello spazio in cui si muovono, sia in strada che sul mare». Il cammino dei piccoli cittadini del mare continuerà l’anno prossimo con visite presso l’acquario di Messina, la sede del CNR ed altri incontri di studio e gioco. I bambini hanno mostrato un grande interesse, sentendosi coinvolti in un progetto


DALLE CASE SALESIANE

Noi Salesiani Cooperatori del “Domenico Savio” siamo stati felici di accogliere Attilio in questa “seconda famiglia”, come egli stesso ha detto raccontando la sua esperienza. Il Salesiano Cooperatore, come si sa, è una vocazione che lo Spirito ha suscitato per mezzo di San Giovanni Bosco, perché possa trasmettere il carisma salesiano nella forma laicale, insieme a tutta la Famiglia Salesiana. Dal 15 al 17 aprile 2016 abbiamo vissuto a Palermo il Convegno dei Salesiani Cooperatori con una presenza di circa 400 Sale-

siani Cooperatori provenienti da tutta Italia. È stata un’esperienza molto forte, una grande famiglia di consacrati e laici dediti all’educazione dei più giovani. L’aspetto educativo appare sottovalutato nella nostra società, e ciò è tanto più grave soprattutto in considerazione del fatto che il futuro dipende proprio da loro. Quindi, con la gioia nel cuore andiamo avanti in questa nostra scelta di essere sempre più al servizio dei giovani. G ina Pupo

Palermo-Ranchibile

Festa di Don Bosco 2016

Una festa per ricordare San Giovanni Bosco, a centoventotto anni dalla sua morte. A celebrarla, sono proprio i ragazzi, come quei giovani che il fondatore della Congregazione dei Salesiani tanto adorava. E all’Istituto Don Bosco Ranchibile di via Libertà è arrivato anche l’Arcivescovo Corrado Lorefice. Anche lui è accanto ai ragazzi che in tempi difficili come quelli attuali tengono a portare avanti i valori della solidarietà e del rispetto reciproco e lo dimostrano anche con i fatti. Durante il periodo delle festività natalizie hanno raccolto dei fondi per acquistare dei macchinari per lavorare la terra che hanno donato, in un momento di preghiera nell’Istituto di via Libertà, ai loro coetanei del centro salesiano Don Bosco, gestito dall’associazione “A Braccia Aperte”. Il grande cortile della scuola è diventato una chiesa all’aperto con più di duecento posti a sedere occupati dagli allievi, dai loro docenti ma anche da una rappresentanza di genitori e nonni. L’arcivescovo con gli occhi abbraccia tutti e con le sue parole riempie i cuori più afflitti e soli. Ha voluto raccontare episodi della sua vita come il viaggio, avvenuto appena un anno fa, a Damasco, per andare a trovare un’allieva che ha vissuto per anni a Catania ma che è tornata nella sua terra per dare conforto alle famiglie che vi-

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vono nel terrore dei bombardamenti. Particolamente toccanti anche i momenti di preghiera sia in italiano che in inglese per agevolare gli ospiti del centro di Camporeale. Lorefice conosceva benissimo anche i dispositivi per il giardinaggio che sono stati donati. «Quando ero ragazzo sono andato a lavorare la terra; mio padre era un professore, non ne avevamo bisogno, ma sentivo che era importante fare qualcosa per il mondo. Proprio come diceva Padre Pino Puglisi che ho conosciuto personalmente, se ognuno fa qualcosa insieme si può fare veramente tanto», conclude l’arcivescovo. «La festa di Don Bosco – commenta don Carmelo Umana, direttore del Don Bosco Ranchibile di via Libertà – è la festa dei gioInsieme


S a b r in a Ra c c u gl ia Da: Giornale di Sicilia, Palermo 31 gennaio 2016.

Ragusa

Attività dei Salesiani Cooperatori

Nei mesi di aprile e maggio i Salesiani Cooperatori di Ragusa sono stati particolarmente impegnati nell’organizzazione di iniziative di carattere spirituale ma anche di tipo sociale e sportivo. Domenica 10 aprile nella Chiesa S. Maria Ausiliatrice c’è stato un momento di formazione e informazione non solo per i salesiani cooperatori, ma aperto a tutti sia per le problematiche trattate e sia per la valenza del relatore che è stato il dott. Aldo Rocco Vitale, dottore di ricerca in storia e teoria generale del diritto europeo presso la facoltà di Giurisprudenza dell’università Tor Vergata. Gli argomenti trattati in questo incontro sono stati: maternità surrogata e bioetica; chiesa e sessualità; il ruolo dei cattolici nella società e nella politica; ddl Cirinnà e i suoi problemi; le mutazioni della famiglia tra unioni civili e rivendicazioni dei diritti. L’incontro è stato molto apprezzato dalle persone intervenute per la qualità e anche per l’importanza degli argomenti che in questo periodo “assillano” un po’ tutte le famiglie. Insieme

Ragusa: Manifestazione podistica del 30 aprile.

Altra iniziativa, di carattere sociale ma anche sportivo, sabato 30 aprile, in onore dell’inizio dei festeggiamenti di san Domenico Savio, è stata organizzata la “1^ San Domenico Savio Running Cup”, manifestazione podistica con camminata veloce autorizzata dalla FIDAL che si è svolta, lungo le strade adiacenti all’Istituto salesiano. È stato un evento che non ha precedenti nella storia dell’Istituto di Ragusa ed ha avuto un buon successo per la partecipazione di oltre 250

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vani ma anche della Chiesa. Non soltanto nel segno della preghiera e della gioia, ma anche della solidarietà, così come è nella grande tradizione che Don Bosco ci ha la-

sciato». La giornata si è conclusa con l’inaugurazione di un campo da calcio che è stato allestito nel cortile esterno della scuola. Gli studenti hanno invitato don Corrado a tornare a trovarli qualora si sentisse stanco dei tanti impegni. «Crediamo che la fede sia soprattutto gioia», scrivono i ragazzi in una lettera donata all’ospite d’onore. Erano presenti anche una rappresentanza di ex alunni che negli anni scorsi hanno terminato gli studi nella scuola di via Libertà ed il preside Nicola Filippone, oltre a diverse istituzioni del mondo della Chiesa.


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persone. Sono stati graditi ospiti della manifestazione il sindaco del comune di Ragusa Federico Piccitto e il vice Massimo Iannucci. Slogan dell’evento “CorriAMO per un cuore giovane”. Con questa iniziativa, in pratica, i Salesiani Cooperatori hanno aperto l’oratorio alla città coinvolgendo bambini, ragazzi, adulti, figli e genitori con momenti di sport, di sano divertimento, di festa, di aggregazione. È stato curato anche l’aspetto d’integrazione sociale perché sono stati invitati a partecipare gli ospiti minori stranieri richiedenti asilo politico e residenti presso le strutture ricettive di Comiso, gestite dalla Coop. Sociale Filotea, i ragazzi ospiti della

Ragusa: Incontro del 10 aprile.

casa Famiglia Rosetta ed inoltre, per la camminata veloce, un gruppo di non vedenti. Dopo una sobria ma sentita cerimonia di apertura con lancio di palloncini da parte dei piccoli corridori in onore del giovane Santo, alle 16.00 partenza per le categorie giovanili maschili e femminili divise in cinque fasce di età (esordienti A, B, C, ragazzi

Ragusa: Manifestazione podistica del 30 aprile.

e cadetti). A seguire sotto l’arco gonfiabile è toccato ai camminatori per un tragitto di 6 km e gli assoluti/master/amatori uomini e donne per un totale di 8 km. Alla fine delle gare momento di ristoro curato dalle salesiane cooperatrici e non solo. Domenica 8 maggio Ascensione di nostro Signore, così come su invito di Papa Francesco, i Salesiani Cooperatori hanno organizzato un pellegrinaggio per l’Anno Giubilare in un luogo indicato nel decreto della Diocesi di Ragusa ed esattamente alla Croce Gloriosa di c.da Petrulli. Nonostante il forte vento che soffiava e spadroneggiava non ha scoraggiato i temerari cooperatori. È stato un momento intenso dal punto di vista spirituale e in quell’occasione nella ricorrenza del 140° anniversario della fondazione dell’Associazione salesiani cooperatori i componenti del Centro Locale di Ragusa hanno rinnovato la promessa. E n z o e G r a zi a Ca m p o Salesiani Cooperatori

PALERMO-SANTA CHIARA

L au rea a P ale rmo p er D o n A n to n y S am son D av id Il 2 marzo 2016 presso l’Università degli Studi di Palermo, Don Antony Samson David si è laureato, dopo tre anni di corso; in “Scienze Psicologiche e Sociali indirizzo Psicologia”.

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Insieme


La sponda mediterranea dell’Ispettoria

La scuola salesiana di Manouba in Tunisia ha concluso il suo terzo anno da quando è stata affidata alla nostra Ispettoria Salesiana di Sicilia. Citiamo alcune delle principali iniziative che hanno arricchito e accresciuto la fondamentale quotidiana attività educativa: – Tre giorni di esperienza all’isola di Kerkennah con 50 allievi delle ultime classi (le “sisiemme” secondo il sistema scolastico tunisino) e tre animatori che insieme alle insegnanti e ai confratelli hanno condotto tre giorni intensi di visite culturali, contatto con la natura marina e socializzazione con la gente dell’isola molto accogliente ed ospitale

– Scuola per animatori da Gennaio a Maggio con 20 partecipanti. Tutti exallievi o ragazzi che hanno frequentato il nostro giovane oratorio. Questi giovani di 15/16 anni, che già sono cresciuti con noi in questi anni, hanno volontariamente espresso il desiderio di collaborare per la crescita dei più giovani e pertanto si è iniziato il corso di animazione. Motivazioni, tecniche di animazione, istruzioni su come si arbitra, pronto soccorso, qualità dell’animatore proprio come si fa di solito nei nostri oratori di Sicilia, salvo ovviamente l’aspetto religioso. Ma Dio è presente comunque…! – Visita della Banda militare, momento importante che ha fatto seguito alla giornata di dicembre scorso quando è stato evidenziato il giorno della consegna alla Tunisia del Nobel per la Pace. Infatti essere “onesti citInsieme

tadini” vuol dire anche rispettare e amare il proprio Paese e ringraziare coloro che lo difendono dai pericoli esterni e permettono uno sviluppo civile. Cosi i ragazzi hanno accolto festosamente i militari, suonato e cantato insieme l’Inno Nazionale, ascoltato altri brani musicali, fatto tante foto insieme ai militari. Presente anche un folto gruppo di genitori: – Vittorie sportive della squadra PGS Manouba alle Pigiessiadi regionali di maggio categoria Under 16 di calcio a 5. Primo posto ampiamente meritato con 3 vittorie e 1 pareggio ed un comportamento esemplare che ha riscosso il plauso del Presidente, M. Siracusa e dell’ispettore don Ruta. Sono tornati con una bella coppa e le medaglie. Ma non ci siamo fermati là e al torneo indetto dall’Ambasciata Italiana in Tunisia per i 70 anni della Rpubblica, abbiamo ancora conseguito un primo posto battendo una squadra del vivaio tunisino della celeberrima Juventus! La categoria era “nati nel 2002”, e le

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Tunisia - Manouba


DALLE CASE SALESIANE gare su un ottimo impianto di eccellenza. – Conclusione dell’anno scolastico molto positiva, a detta degli allievi/e e delle insegnanti, che hanno lavorato bene durante l’anno accrescendo la capacità educativa della scuola e anche la possibilità di esprimersi culturalmente a tanti ragazzi sia in termini di recupero sia in termini di eccellenza. Ricordiamo sempre che il Sistema Preventivo salesiano è la base del nostro agire educativo e non si finisce mai di migliorarlo. – Una visita particolare è stata quella compiuta dalle 5 classi al grande e notissimo Museo del Bardo. Il tema che abbiamo seguito attraverso le opere d’arte è stato quello dell’ACQUA e la visita è stata arricchita da un laboratorio istantaneo, usato in diretta dagli allievi, su come usare l’acqua per disegni e pitture….molto interessante e gradito dai ragazzi! – La nuova scuola, affidata alla nostra Ispettoria dal Vescovo di Tunis, è intanto in fase di studio da parte dei confratelli che l’Ispettore ha incaricato di animare: il presi-

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de don Faustino Garcia e l’Economo/Animatore Fr. Roberto Lionelli che molti in Sicilia conoscono. Un terzo confratello sarà inviato quanto prima dal Rettor Maggiore. In questo modo l’unica comunità salesiana di Tunisia, diretta da don Domenico Paternò, sarà composta da 6 confratelli che opereranno in due presenze diverse, Manouba e Tunis. Una sfida educativa ancora più interessante perché la nuova scuola è denominata “College” che qui in Tunisia corrisponde più o meno alla scuola media e va dai 12 ai 15 anni, fascia di età molto cara al sistema educativo salesiano. Vedremo gli sviluppi. – Attività estiva ormai programmata: le grandes vacances, il grest locale, inizierà dopo il Ramadan, quindi il prossimo 11 luglio, e si protrarrà fino al 30 dello stesso mese. Giochi, formazione umana, piscina, mare etc... tipici momenti delle estati salesiane con l’aiuto anche di don Alfredo Calderoni e di due volontari dalla Ispettoria, Andrea ed Edoardo. Su questa attività arrivata alla sua terza edizione daremo poi il resoconto. Ci affidiamo alla Madonna Ausiliatrice, a Don Bosco e ai tanti amici che dalle Case salesiane di Sicilia ci seguono con affetto, aiuti molto concreti e utilissimi e con la preghiera cosi preziosa. Grazie a tutti confratelli ed amiche e amici che ci seguite con tanta generosità materiale e spirituale. D ome nic o P a te rnò Insieme


Pa p a Fr a nc e s c o s i f a la b a r b a d u e v ol t e a l g i o r n o Un rasoio sempre a portata di mano. E c’è un perché. Dolcissimo. Nella borsa nera che il Papa si trascina sempre dietro c’è anche un rasoio. Francesco lo adopera al mattino appena sveglio (ore 4.30) e dopo il pisolino del pomeriggio.

Due rasature – ha spiegato – sono indispensabili per non irritare la pelle delicata dei bambini che durante le udienze si fanno prendere in braccio e baciare. Da: “Ulisse” - Marzo 2016.

I nc on t r o a R oma de i D ire t t o ri de i Bolle ttini Sale sia ni Nel 1877 Don Bosco pensò di stampare una pubblicazione destinata a durare nel tempo. “Sì è stabilito di stampare un Bollettino che sarà come il giornale della Congregazione, perché sono molte le cose che si dovranno comunicare. Sarà un Bollettino periodico, come un legame tra Cooperatori e Salesiani”. Seguendo le orme del Fondatore, i Direttori dei Bollettini Salesiani del mondo hanno partecipato ad un apposito raduno, concluso alla presenza del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e del Consigliere per la Comunicazione Sociale, don Filiberto González. All’appuntamento hanno partecipato 43 tra Direttori e collaboratori dei Bollettini Salesiani. “Il Bollettino Salesiano è nato dal nostro carisma e in funzione della missione salesiana. Non è una rivista come le altre nella CongregazioInsieme

ne, ‘è la rivista di Don Bosco’ dei Rettori Maggiori, per essere in contatto con la Famiglia Salesiana, in favore dei giovani” ha detto don González. [...] Da parte sua il Rettor Maggiore ha elogiato il lavoro svolto dai Direttori dei Bollettini e li ha esortati a considerare il loro lavoro come parte dell’“identità carismatica e di fedeltà a Don Bosco”. Quindi ha anche indicato la sfida di “realizzare un Bollettino secondo i tempi digitali e le nuove culture e soprattutto, un Bollettino che raggiunga più persone”, aggiungendo che “abbiamo la capacità di vincere questa sfida e la responsabilità di comunicare al mondo il messaggio della Congregazione Salesiana”. Infine ha chiesto di “curare con la massima attenzione il messaggio del Bollettino Salesiano”.

L a L EV al Sal on e In ternazio nal e del Libro di Torino Significativa la presenza della Libreria Editrice Vaticana al 29° Salone Internazionale del Libro di Torino, con 485 titoli per un totale di 20 mila volumi. Lo stand della LEV era strutturato attorno a una barca a vela evocatrice di quella di Pietro ma anche delle tante barche che, da alcuni anni, solcano il Mediterraneo e altri mari trasportando tanta gente disperataalla ricerca di una nuova Patria più sicura. Sulla vela principale era riportato l’invito di papa Francesco «Remate, siate forti anche col vento contrario. Remiamo a servizio della Chiesa, remiamo insieme». Sullo sfondo dello stand presenti alcune gigantografie fotografiche legate alla visita di papa Francesco a Lampedusa (8 Luglio 2013).

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GUARDANDO ALTROVE

Guardando Altrove


GUARDANDO ALTROVE

I l S aggi o di Sg roi al l’ U n ive rsit à L’italiano «parlato» adottato con successo da Papa Francesco Il linguista «militante» Salvatore Claudio Sgroi, ordinario di Linguistica all’Università di Catania è stato il protagonista, il 22 giugno, di un incontro al palazzo centrale dell’Università, nel quale ha presentato la sua ultima fatica letteraria «Il linguaggio di Papa Francesco. Analisi, creatività e norme grammaticali». (Ed. LEV). Il saggio raccoglie un centinaio di articoli sulla lingua contemporanea, apparsi nell’arco di tempo 2000-2015 in vari giornali non specialistici, allo scopo di comprendere tutte quelle forme espressive che si ritrovano nell’uso della “lingua degli italiani”. Modello, il linguaggio di Papa Francesco che delle variazioni linguistiche e semantiche è, per definizione dello stesso Sgroi “sommo locatore”.

Da sin.: C. Sgroi, don G. Costa, F. Coniglione, G. Magnano San Lio, S. Trovato e S. Menza.

Alla presentazione del volume era presente – oltre all’autore – il rettore, Giacomo Pignataro, il direttore della Libreria vaticana don Giuseppe Costa oltre ai prof. Francesco Coniglione, Salvatore Trovato, Salvo Menza. Sgroi preferisce “la grammatica del parlante” alla “grammatica del grammatico”, e in apertura del saggio cita Saussurre, che nel 1891 recita: “Non si deve dire proprio nulla; tutto ciò che si dice ha la sua ragion d’essere”. Il Papa e le sue espressioni, spesso ritenute “errori grammaticali” sono un esempio della forza della parola parlata dagli italiani. Un esempio? Il verbo usato a Napoli dal Pontefice, “spuzza” nei riguardi della corruzione dilagante nel nostro Paese.

Gli I nvisibili Si tratta del nuovo e commovente film in cui l’attore statunitense interpreta George, un homeless di New York. La pellicola era inoltre tra i film fuori concorso al TaorminaFilmFest 2016 dove Richard Gere è attualmente impegnato come Presidente di Giuria. Gli Invisibili, il cui titolo originale è Time Out of Mind, è stato scritto e diretto da Oren Moverman, regista di “The Messenger” ed “Io non sono qui”. Il film è prodotto dalla Cold Iron Pictures e distribuito nelle sale cinematografiche italiane dalla Lucky Red. Lo scorso anno è stato presentato sia al Toronto International Film Festival che in Italia al Festival di Giffoni. Durante la presentazione de “Gli Invisibili” a Roma, Richard Gere ha spiegato come sia nata l’idea di girare un film su una tematica così delicata. “Quello degli homeless è un fenomeno che negli USA riguarda quasi un milione di persone. Qui in Italia sono sui 50mila i senzatetto che vivono tra le strade di questa città”. Il noto attore di Hollywood ha poi parlato di ciò che ha provato ad interpretare il ruolo di George. “È stata un’esperienza profonda. Essere invisibili ti fa capire come sia diversa la vita tra chi è integrato in società e chi invece viene estraniato. Mentre mi preparavo per la parte ho letto un libro scritto da un senzatetto, Cadillac Man, che mi ha molto colpito. La sua esperienza mi ha fatto capire come realizzare il film”. Richard Gere si è detto orgoglioso di mostrare il film in anteprima ai senzatetto di Roma.

Da: La Sicilia, Catania 23 giugno 2016.

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“Tra leggerezze e battute da commedia all’italiana, l’opera prima di Edoardo Falcone (già sceneggiatore), riesce a raccontarci più che altro la storia di un’amicizia «impossibile» (ma quante, forse, ne esistono nella realtà!), tra chi disprezza in qualche modo la religione, ma per «divini misteri» viene a contatto con qualcuno che, attraverso la pro-

suasione che naturalmente prenderà strade diverse dal previsto. Elaborazione non priva di originalità della scuola italiana di commedia, contiene l’energica volontà di liberarsi del birignao commediarolo. E il personaggio del prete offre a Gassmann un bel palcoscenico per perseguire l’obiettivo. Dietro le quinte c’è la convergenza tra il pool produttivo cui hanno dato vita Lorenzo Mieli e Mario Gianani, sempre più protagonisti della scena, e l’esperienza della neocommedia di Fausto Brizzi, Marco Martani, Massimiliano Bruno, di cui il debuttante regista Edoardo Falcone è un sodale”. (Paolo Agostini - La Repubblica.it).

M atteo, il sorriso ch e “guarisce” Nonostante le disabilità per una malattia rara, il piccolo siciliano testimonia a tutti una fede semplice e coinvolgente. “Per noi è un dono di Dio”, dicono i genitori. pria umanità, gli narra la fede e gli dona nuove prospettive di vita. Un film meno «frivolo» di quanto si potrebbe pensare e che parla davvero a «tutti» di temi spesso «chiacchierati», ma raramente affrontati senza scadere nella volgarità. Questa volta è l’approccio della scrittura e della regia che si fanno interessanti, sia nella caratterizzazione dei protagonisti (credibili nel ruolo), come pure nel passaggio dal piano della risata a quello della riflessione. Da vedere, dopo Pasqua, magari con un amico prete (o seminarista)”. (Gianluca Bernardini, ‘Avvenire Milano Sette’, 5 aprile 2015). “Marco Giallini è un affermato cardiochirurgo, razionale e ateo. Deluso tanto dalla moglie Laura Morante che da giovane pasionaria è diventata una signora depressa, quanto dalla figlia maggiore Ilaria Spada che ritiene semplicemente cretina, le sue aspettative si concentrano sul secondogenito Enrico Oetiker fino al giorno in cui il ragazzo confessa alla famiglia riunita di aver incontrato la vocazione grazie all’eccentrico prete Alessandro Gassman. È davvero troppo per il cardiochirurgo. Di qui l’avventura della disInsieme

“Preghiamo Gesù per i fratellini che stanno bene e tornano presto, per la nonna Maria, per mamma, papà e io camminiamo. Prego la Madonnina”. Sono le parole semplici e spontanee, durante la preghiera della sera in famiglia, del piccolo Matteo Bellina. Ha 8 anni, vive a Catania ed è affetto da una rara malattia genetica, la sindrome di Marinesco- Sjogren che coinvolge i muscoli, gli occhi, il cervelletto, al momento non curabile. Pochi casi al mondo e la scommessa sulla ricerca privata con il sostegno di tanti.

Parla al nostro cuore Matteo ha difficoltà a parlare, ma ogni sua parola va dritta al cuore. Non riesce a camminare da solo, ma aiuta i più grandi a fare strada insieme a lui; ha una grave malattia, eppure ogni suo sorriso “guarisce” chi lo incontra. “Matteo vive una condizione che lo ha reso più speciale”, dice la mamma Tania, “e ha dato un significato superiore alla nostra esistenza. Pur nella condizione di disabilità grave in cui si trova e che lo costringe a stare su una carrozzina, è un vero “dono di Dio”, così come significa il nome che porta. Lo è per noi genitori, per i suoi fratelli Davide e Giacomo, per i compagni di clas-

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Se Dio vuole


GUARDANDO ALTROVE

se, per gli amici dell’oratorio e per chiunque abbia l’opportunità di conoscerlo. Il suo cuore è pieno di gioia e amore verso Gesù e la Madonna che prega affidandosi completamente. La sua serenità, l’amore per la vita nonostante tutto, lo portano a dire di essere un bambino fortunato; con queste parole disarma certamente ma, per noi persone di fede, è chiara espressione che Matteo è mezzo di santità”.

Il libro di Giacomo “Matteo è come Gesù”: questo lo ha scritto Giacomo, che frequenta la seconda media dell’istituto salesiano San Francesco di Sales assieme a Davide, nel libro Un angelo con un’ala sola, un piccolo testo che Matteo stesso ha donato a papa Francesco a Torino quando, in occasione del bicentenario dalla nascita di san Giovanni Bosco, con la famiglia ha visitato la Sindone e i luoghi salesiani di cui aveva sentito parlare in oratorio. L’attesa del Papa, nel giugno dell’anno scorso, è stata trepidante per lui finchè uno degli uomini della sicurezza “angelicamente”lo ha fatto volare fino “all’uomo vestito di bianco” che il piccolo chiamava con tutta la sua voce “Francesco!” Che si saranno detti? Matteo non ricorda le parole, nonostante abbia una buona memoria, ma non ha dimenticato l’emozione di un bacio e di una carezza.

A Roma per il Giubileo Le parole resteranno nei loro cuori, custodite e preziose. “Quell’incontro è rimasto indelebile nella sua mente”, aggiunge il papà Rosario, “il suo tenero abbraccio e le sue parole hanno fatto sì che Matteo desiderasse di nuovo incontrare papa Francesco e questa volta a casa sua, a Roma”. E quale occasione migliore del giubileo per partecipare ad una delle udienze del mercoledì? Mentre fervevano i preparativi, Matteo ha chiesto di voler vivere questa esperienza non solo con la famiglia, ma anche con gli amici dell’oratorio. Così è avvenuto a marzo con la partecipazione all’udienza in piazza San Pietro e il passaggio della Porta Santa. Chi è stato in quelle ore parte della “Compagnia di Matteo” ha detto che , se non fosse stato

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per lui, non avrebbe fatto un pellegrinaggio a Roma nell’anno della misericordia: Matteo, che non può camminare da solo, ha fatto mettere in cammino gli altri!

Serve all’altare Non è da meno quanto avviene in oratorio, dove il ragazzino ha intrapreso il percorso di catechesi, accompagnato dalla mamma come catechista, pronto sempre ad intervenire sugli argomenti e a richiamare dolcemente qualche compagno distratto. Inoltre ha raggiunto quest’anno un altro piccolo importante traguardo per lui, quello della vestizione come ministrante; colpisce vederlo con la tunichetta bianca sull’altare, concentrato e attento alla liturgia, pronto a svolgere il suo servzio e poi con le mani giunte a pregare di nuovo. Nelle attività estive, seppur sulla sedia a rotelle, non manca di essere l’anima del cortile; gli altri bambini fanno a gara, quando arriva, per salutarlo, per spingerlo, di qua e di là nei diversi momenti, per giocare con il pallone insieme. Quelle barriere che la disabilità crea inevitabilmente, quelle possibili discriminazioni, dinanzi a Matteo sembrano crollare tutte in un colpo, dando vita a una costante gara di solidarietà. Il suo sorriso, lo sguardo vispo e curioso dietro gli occhialini rossi, la voglia di giocare a calcio nonostante le difficoltà, il suo mettersi a servizio come ministrante, sono da sprone ed esempio per tanti, coetanei ed adulti. M a r c o P a p p a la r d o Da: Credere, 12 giugno 2016. Insieme


Don Giuseppe Melilli Omelia del 21 aprile 2016

… chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio (Gv 3,21)

Questa espressione di Gesù a Nicodemo, nel dialogo notturno riportato dal cap. 3 del Vangelo secondo Giovanni, rende bene la vita e il servizio di don Giuseppe Melilli, che il Signore ha chiamato a Sé all’età di 80 anni, di cui 64 di professione religiosa e 54 di sacerdozio ministeriale. Gli si attaglia sia per quanto riguarda il contesto della sua vicenda personale, sia per quanto attiene la sua ricerca incessante della verità e di Colui che si autorivela come “la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,6). Fuori di questo orizzonte di vita vissuta e di fede professata, tutto sarebbe condannato all’insignificanza e alla superficialità. La luce della Pasqua, riflessa nella Parola che abbiamo ascoltato, ci fa cogliere diversamente dal sentire puramente umano il senso dell’esistenza, il mistero della sofferenza dei nostri cari, in particolare del nostro confratello don Giuseppe, e quella fede che egli ha manifestato sempre e in particolare in questi ultimi mesi di sofferenza, di accettazione di quelle vie imperscrutabili del Signore che permette prove che ognuno di noi è tentato di rimuovere o per lo meno di non assumere pienamente. Oltre alla malattia che lo ha portato al termine della vita, la perdita graduale e irreversibile della vista ha portato il nostro caro don Melilli ad assumere gradualmente un’ottica di fede più forte e vibrante. Insieme

A partire dal Vangelo proclamato e dalla rivelazione della Parola ascoltata, diveniamo maggiormente consapevoli che solo nella Luce possiamo vedere la luce (cfr. Sal 35,10) e venire alla luce (cfr. Gv 3,4), solo in questa prospettiva siamo in grado di leggere l’enigma della sofferenza e della morte in questo anno giubilare della misericordia e interpretare meglio la biografia di questo nostro confratello che scriveva all’Ispettore il 4 luglio 2013: «Le ho voluto scrivere quanto sopra con grande sincerità, nel desiderio di costruire la verità e non compromettere la carità». Come in una precedente lettera del 3 aprile dello stesso anno: «Quanto scritto è sempre frutto dell’amore per la realtà della nostra Ispettoria. I problemi sopra evidenziati hanno un impatto molto pesante sui giovani confratelli e sul problema delle vocazioni. Gli occhi non mi aiutano a scrivere meglio. Un abbraccio affettuoso – Don Giuseppe Melilli». Tutti abbiamo assistito ai suoi interventi e alle diatribe sui problemi della formazione professionale, del ridimensionamento e della vendita degli immobili: siamo stati spettatori ed estimatori della sua passione e della sua foga nel difendere non solo e non tanto le proprie idee, ma quanto va mantenuto del ricco patrimonio del carisma salesiano. Si poteva dissentire di alcuni pensieri esternati con vigore e di alcune posizioni che sapevano di rigidità, ma si restava ammirati per la convinzione e la voglia di lottare per ciò che vale veramente: la missione in mezzo ai giovani e per la gente più bisognosa. In questo momento non è tanto il riconoscimento del valore delle armi che dobbiamo a don Melilli, ma l’apprezzamento per un confratello per nulla indifferente e remissivo di fronte alle difficoltà. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici (Sal 102,2)

Don Giuseppe Melilli nacque a Modica (RG) da papà Antonino, muratore, e da mamma Carmela (Macauda), casa-

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DA RICORDARE

Da ricordare


DA RICORDARE

linga, il 7 maggio 1935. Dalla famiglia ricevette una solida e convinta educazione umana e cristiana. Sentì ben presto la chiamata del Signore e dopo alcuni anni nell’aspirantato di Pedara, entrò nel noviziato di San Gregorio di Catania nel 1950, guidato dal Maestro, don Giacomo Manente. Il desiderio di far parte dei Salesiani di Don Bosco affiora nella domanda di ammissione al noviziato, che porta la data del 23 aprile 1950: «Reverendissimo Signor Direttore, dell’Istituto Salesiano S. Giuseppe di Pedara, Io Melilli Giuseppe di Antonino liberamente faccio umile domanda di essere ammesso come chierico novizio nella Congregazione Salesiana. I motivi che mi spingono ad entrare in questa Congregazione sono: 1) La salvezza dell’anima mia. 2) La salvezza delle anime altrui, specialmente giovanili, per il vantaggio delle quali desidero spendere tutti i miei anni. Faccio questa domanda dopo aver riflettuto molto durante i quattro anni di Aspirantato fatti a Pedara, dopo aver molto pregato e dopo aver chiesto consiglio al mio confessore. Pregherò ancora Maria Ausiliatrice e D. Bosco affinché facciano sì che possa perseverare. Chiedo con umiltà - Giuseppe Melilli». Il 16 agosto 1951 emise la sua prima professione e compì gli studi filosofici sempre a San Gregorio di Catania dal 1951 al 1954. Visse l’esperienza di tirocinio i primi due anni presso l’Oratorio di Catania, Via Teatro Greco (19541956), e il terzo come assistente dei novizi a San Gregorio (1956-1957). In data 9 giugno del ‘57, così scrive nel chiedere di essere ammesso alla professione perpetua: «Rev.mo Sig. Direttore, essendo prossima la scadenza del tempo fissato ai miei voti temporali, secondo quanto prescrivono le Costituzioni della Pia Società Salesiana, mi affretto a chiedere umilmente di essere ammesso alla professione perpetua. Nell’anno di Noviziato, negli anni dello Studentato filosofico e particolarmente negli anni del tirocinio pratico (due dei

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quali trascorsi nell’Oratorio San Filippo Neri e uno nella casa in cui tuttora mi trovo), ho avuto modo di conoscere bene le Regole della Pia Società Salesiana ed il tenore di vita che in questa si tiene. Faccio domanda di essere ammesso a far parte, per tutta la mia vita, della Congregazione Salesiana liberamente e spinto non da interessi puramente terreni, ma dal vivo desiderio di rendere me sempre migliore per poter poi, coll’aiuto della Grazia di Dio, rendere altri migliori e ciò specialmente nel campo giovanile. Faccio ancora questa domanda pienamente consapevole delle difficoltà e dei sacrifici che, unitamente alle gioie, la vita salesiana comporta. Tuttavia pieno di fiducia nell’aiuto della Mamma Ausiliatrice, di San Giovanni Bosco e dei nostri Santi, spero perseverare fino alla fine. La prego quindi Rev.mo Sig. Direttore a volere accogliere la mia umile domanda. Pieno di fiducia nel suo assenso mi permetto di chiederLe di unire una sua preghiera e un suo ricordo nella S. Messa alle mie preghiere che in questi giorni rivolgo al Signore per intercessione di S. Giov. Bosco a questo scopo: che abbia a tornare mille volte indietro anziché andare avanti vivendo poi freddamente e, Dio non voglia, disonorando la mia vocazione. Invocando su di me la sua paterna benedizione mi professo suo dev.mo figliuolo in D. Bosco Santo - Ch. Giuseppe Melilli». A nessuno sfugge l’accento di integrità che caratterizzò sempre la personalità e lo stile di vita del confratello, «liberamente e spinto non da interessi puramente terreni» e convinto di «tornare mille volte indietro anziché andare avanti vivendo poi freddamente e, Dio non voglia, disonorando la mia vocazione». Per gli studi teologici e la preparazione al ministero presbiterale fu inviato a Torino Rebaudengo (1957-1958) e a Torino Crocetta (1958-1964). Dopo aver ricevuto gli “ordini minori” come si diceva allora e il diaconato, fu ordinato sacerdote presso la Basilica di Maria Ausiliatrice l’11 febbraio del 1962. Nella domanda di ammissione, datata il 2 gennaio precedente, aveva Insieme


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facendosi apprezzare, anche nel contesto civile, per la sua competenza. Ma il tratto che forse più ne ha segnato la personalità è stata la passione del suo vissuto: una esistenza appassionata in cui impegnava tutto se stesso, che a volte forse lo faceva apparire un passionale. Perché credeva fortemente in quello che viveva umanamente e apostolicamente, come salesiano-preteeducatore. Anche negli ultimi anni, nonostante il peggioramento della vista e una certa estraneità dalle situazioni reali, non si era attenuata in lui tale caratteristica. E la forza di questa passione non nuoceva alla sua serenità interiore». Don Enzo Volpe così rievoca il primo incontro con lui in quegli anni: «Ho conosciuto don Melilli a San Gregorio durante il Liceo, quando ricopriva il compito di Economo Ispettoriale e conservo di lui un ricordo caldo e indelebile. Lo aveva invitato don Rocco Rindone per un paio di incontri e ricordo benissimo la passione che mi ha trasmesso per il lavoro con i ragazzi più bisognosi nella Formazione Professionale. Da quel momento lo stesso don Melilli mi ha sempre trasmesso entusiasmo per la missione salesiana, incoraggiandomi con le sue famose pacche sul petto e sulle spalle attraverso le quali comunicava affetto paterno». Dopo questi anni di servizio ispettoriale, l’obbedienza lo chiamò a Riesi come Direttore e Parroco della Chiesa Madre (1993-1999) facendosi apprezzare per senso sacerdotale e zelo apostolico, capacità pratiche e ricchezza relazionale, oltre al riconosciuto attaccamento alla vita consacrata e a Don Bosco. Ancora è vivo il ricordo degli anni trascorsi nella cittadina dell’entroterra siciliano. Dal 1999 al 2004 è a Catania Barriera come Direttore della Casa e del Centro professionale e dal 2004 al 2007 a Messina “San Luigi”, la cui scuola registrò in quegli anni la chiusura con grande sofferenza di don Melilli e dei confratelli. Nonostante la dialettica e la “lotta” di quegli anni, don Melilli non perse il senso della prossimità come ricorda don Enzo Volpe:

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manifestato la consapevolezza della propria inadeguatezza, accompagnata dall’abbandono fiducioso in Dio e l’affidamento alla Vergine Immacolata e Ausiliatrice di cui era particolarmente devoto. Stralciamo una espressione: «È con umiltà proporzionata a questa dignità e responsabilità, fondata sulla mia miseria e incapacità, che ardisco esporre questo mio desiderio. Con l’aiuto di Gesù Sommo Sacerdote e della Beatissima Vergine Madre di Dio e Madre mia spero che non venga a mancare mai al mio Sacerdozio la mia parte di collaborazione, il mio sforzo sempre crescente verso una più piena verità delle parole “alter Christus”». Conseguita la Licenza in S. Teologia nella città di Don Bosco, rientrò in Ispettoria e fu destinato a Palermo Ranchibile per un anno (1964-1965). Dopo un anno al “Santa Chiara” di Palermo (1965-1966), fu direttore per un periodo più prolungato al “Gesù Adolescente” della stessa città (1966-1971) lavorando specialmente nell’ambito della formazione professionale. Dal 1971 al 1977 è a Catania Barriera sempre come Direttore della Comunità e del CFP. Dopo due anni a Palermo-Sampolo (1977-1979) come insegnante, trascorse quattro anni a Gela (1979-1983) come Direttore. Dal 1983 al 1993 svolse il suo servizio di Economo ispettoriale, risiedendo a Catania. Di quegli anni riferisce don Lillo Montanti: «Nei miei rapporti di condivisione di responsabilità e come amico ho visto in don Pippo Melilli anzitutto il “salesiano” apostolo educatore sempre attento alla “salvezza” dei giovani congiungendo per essi indissolubilmente abilitazione al lavoro e vita cristiana vissuta nella fiducia in Dio Padre e aperta alla solidarietà. Anche quando d. Melilli era stato destinato a ruoli o contesti diversi dalla formazione professionale, non aveva perso o ridotto la sua attenzione verso questa dimensione. Sia sul piano pastorale che professionale d. Melilli non è stato un improvvisatore impreparato o superficiale: di fronte alle situazioni o agli impegni di vario genere ha dedicato tempo a studiare e a documentarsi


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«Dopo qualche anno, quando era Direttore al “San Luigi” di Messina, me lo sono ritrovato accanto come un padre affettuoso: in particolare ho potuto assaporare la sua attenzione e la sua delicatezza nei confronti di mia mamma che già stava male e nei confronti di mio papà che una volta ha accolto per un paio di giorni al “San Luigi” dimostrandogli vicinanza fraterna».

Don Pippo Fallico, proprio ieri sera, mi confidava di aver incontrato una famiglia palermitana, a San Martino delle Scale che era rimasta stupita e grata dell’accoglienza squisita di don Melilli al “San Luigi” quando un loro congiunto era stato ricoverato al Centro Neurolesi di Messina. Era questo il suo stile di far sentire a proprio agio le persone che venivano a contatto con lui e con l’ambiente salesiano. Dopo gli anni messinesi, fu trasferito per due anni a Catania Salette (2007-2009) e tornò nel 2009 al luogo del suo noviziato, dei suoi studi filosofici e del terzo anno di tirocinio, a San Gregorio di Catania, dove è rimasto fino a qualche giorno fa. Dopo alcuni mesi di alti e bassi, lottando contro la malattia che comprometteva sempre di più il fegato, ha chiuso la sua vicenda terrena presso la Clinica Morgagni ricoverato lì da alcuni giorni. Giorno 19 sera siamo stati a visitarlo in Clinica: alternava momenti di affanno respiratorio e momenti di relativa quiete, accompagnato dai vari confratelli, in particolare da don Pippo Fallico e don Lillo Montanti che ha trascorso con lui l’ultima notte, facendogli sentire vicinanza e affetto fraterno. Don Montanti ci rende partecipi di una confidenza: «In uno degli ultimi incontri, di fronte al deteriorare della sua salute mi confidava: “Finora ho affrontato con serenità la mia malattia. Ora non vorrei assolutamente cadere nello sconforto e nella tristezza”». All’alba di giorno 20, don Melilli ha concluso la sua vita terrena e si può dire serenamente, esaudito dal Signore in questo suo desiderio. Le molteplici mansioni svolte a livello ispettoriale come economo (19841993) e delegato regionale del

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CNOS/FAP (1977-1979) e il servizio reso in varie opere della Sicilia come incaricato della disciplina (1964-1968), come direttore (1968-1977; 19861987; 1993-2007), parroco (19931999): ci rendono l’immagine della personalità disponibile e versatile di don Giuseppe Melilli. In particolare, il senso dell’ospitalità e di accoglienza, la capacità relazionale e l’intraprendenza nel lavoro sono i tratti più evidenti e da tutti apprezzati. S.E. Mons. Rosario Vella così ha voluto ricordarlo, delineando alcune sue qualità: «Di don Melilli ho sempre avuto una stima e una venerazione. Confratello che dagli occhi e dal sorriso comunicava una profonda intimità con il Signore e un immenso amore a don Bosco e ai giovani. Noi del Madagascar lo abbiamo sentito come un fratello più grande che ci sosteneva nel nostro lavoro con la sua preghiera e con il suo appoggio. Ci ha sempre accolto con un sorriso, un sentito abbraccio e una stretta di mano che era tanto intensa da farci male. Il mese di gennaio scorso ero andato a San Gregorio a trovarlo. Lo trovai a letto, molto stanco ma gli occhi vivaci e pieni di gioia per questa visita non aspettata. Mi chiese notizie di ognuno dei confratelli. Si interessò di tutti noi fin nei particolari, della nostra salute, del nostro lavoro, delle nostre difficoltà, della vita dei giovani… Nel salutarci – capivo che quello era l’ultimo nostro incontro su questa terra – gli dissi: “Ti ringrazio di tutto cuore per il bene ci vuoi!”. Sono le stesse parole che gli ripeto oggi». «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5)

Oltre a quello di Mons. Vella, sono pervenuti diversi messaggi di cordoglio che ribadiscono l’affetto e la stima per questo nostro confratello. Don Vittorio Costanzo così scrive dal Madagascar il suo ricordo personale: «La notizia della dipartita di Don Peppino Melilli mi tocca particolarmente. don Melilli è stato per un mese mio assistente di Noviziato, prima dell’arrivo di don Di Benedetto, nel lontano Insieme


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gnore risorto, superare tentazioni e difficoltà e siamo in grado di fare nostre le parole del salmista, in attesa del giorno senza tramonto dove non avremo più bisogno né di luce di lampade, né del chiarore della luna, né dell’abbagliante splendore del sole: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 23, 4)

«Se dico: “Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte”; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce» (Sal 139,11-12) Don Pippo Ruta

Don Melilli: i ragazzi della Formazione Professionale, il rapporto con le istituzioni e il suo cuore missionario

Abbiamo raccolto due preziose testimonianze del forte impegno di Don Melilli a favore dei ragazzi della Formazione Professionale e nel modo di rapportarsi con le istituzioni ed una preziosa testimonianza del suo slancio missionario in una lettera inviata il 19 ottobre 1976 a Don Ricceri, Rettor Maggiore.

– Da una lettera di don Magni, del 12 settembre 1979, allora Presidente dell’Associazione CNOS-FAP Nazionale a don Melilli, che manifestava le sue perplessità su alcune scelte organizzative all’interno dell’Associazione CNOSFAP Regionale:

“Caro Don Melilli, leggo la sua cordiale lettera e la ringrazio. Naturalmente tutto in confidenza stretta...! Le cose che lei mi dice, mi sono note e non so come si potrà far in modo che i superiori, si diano ragione del ruolo che tutti si sta tenendo nei va-

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1957! Ma la nostra vita gomito a gomito è durata diversi anni, essendo egli stato economo ispettoriale durante il mio servizio sessennale alla Sicilia come Ispettore dei salesiani. È stato un Confratello tutto di Don Bosco e devotissimo della Madonna. Era esigente con sé stesso e voleva che i Confratelli lo fossero nell’osservanza e nella fedeltà alla vita religiosa. Amava i giovani soprattutto i poveri, sull’esempio di don Bosco. Cordiale e affettuoso con tutti, si preoccupava della salute dei Confratelli e del loro vero bene. Era infaticabile nel lavoro e pronto al sacrificio pur di arrivare allo scopo. Modica si può vantare di questo degno Figlio di Don Bosco. Il Signore conceda alla cara Ispettoria abbondanti vocazioni». Don Gianni Mazzali ha fatto pervenire il seguente messaggio: «Lo ricordo con affetto e riconoscenza per il suo amore forte alla Congregazione e all’Ispettoria a cui ha dato molto. Il Signore lo ricompensi e gli doni la gioia del Paradiso, dopo l’ultimo periodo di sofferenza e di offerta». L’attuale Vicario ispettoriale del Madagascar, don Bartolo Salvo, ha inviato il seguente messaggio: «Con Don Melilli scompare tanta storia salesiana. D. Melilli è stato un grande salesiano che ha creduto in Don Bosco e nel suo metodo. Ha dato tutta la sua vita per la Congregazione salesiana e i giovani. Fino all’ultimo ha offerto le sue energie in oblazione per il futuro dei Salesiani in Sicilia. Pregherò e pregheremo per lui ogni giorno, essendo stato “un grande benefattore” delle Missioni salesiane in Madagascar!». In modo rapido così lo tratteggia don Carmelo Buccieri, missionario in Madagascar: «Lo ricordo come un uomo tutto d’un pezzo che amava Don Bosco in modo smisurato. Dal cielo continuerà per la nostra amata Sicilia». Caro don Melilli, adesso che sei nella luce e che puoi guardarci chiaramente senza oscuramenti al campo visivo, ti vogliamo dire grazie per la tua testimonianza e chiederti scusa se non sempre ti abbiamo compreso. Accompagnaci con la tua preghiera, perché possiamo camminare nella luce del Si-


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ri livelli: nazionale, regionale, locale. Intanto La debbo ringraziare con viva cordialità, anche se a malincuore, … del buon lavoro svolto per la Sicilia salesiana e non salesiana. Quanto Lei ha “seminato” non lo è stato a vuoto… ha lasciato certamente un “segno” che sarà raccolto da chi crede nella missione salesiana. Di ciò sono certo, come sono certo che anche Don Bosco ha avuto le sue difficoltà proprio da chi gliele avrebbe dovute togliere. Lei si consideri sempre “dei nostri”, nella equipe del CNOS, con la quale si sono dette e fatte cose egregie, da chi ha “creduto”. Non è un “ben servito”, questo scritto ma una semplice e fraterna risposta alla sua lettera. Venendo a Roma, la porta del CNOS sarà sempre spalancata. “Getta ogni preoccupazione nel Signore: Egli avrà cura di te” (Salmo). Cordialmente Don Dante Magni”. – Nella lettera dell’allora Presidente della Regione, ucciso dalla mafia, Piersanti Mattarella a Don Melilli il 24 marzo 1979: “Caro Don Melilli, ho ricevuto la Sua graditissima lettera e desidero particolarmente ringraziarLa per le affettuose espressioni e per le condivise sottolineature dei modi di essere in politica. Le ricambio di cuore ogni bene. Piersanti Mattarella”. – Nella lettera inviata da don Melilli a don Ricceri: “Catania, 19 ottobre 1975 Giornata missionaria Amatissimo Signor Don Ricceri, Le scrivo per rimettere nelle sue mani la disponibilità della mia persona e della mia vita per un lavoro in terra di missione. …Sento che è necessario a questo punto della mia vita dare un significato più pieno, più totale al mio essere per il Vangelo e il Regno. Credo che un compromettersi così per il Regno di Cristo sia un segno più credibile per tanti giovani disponibili ed aperti ad un impegno per gli altri. Prego lo Spirito del Signore che mi ha spinto a scriverLe, mi aiuti per non tirarmi indietro,

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a non farmi prendere da paura dinanzi al rischio che una simile richiesta comporta. Attualmente dirigo la casa della Barriera. Il mio mandato scade fra due anni. La mia disponibilità è anche immediata, pur sapendo di lasciare un lavoro (per il mondo degli operai, dei ragazzi più poveri) che mi affascina, che riconosco di grande attualità e validità, ancora tutto aperto ad un futuro nuovo e molto ricco – per il quale un salesiano oggi crede valida la consacrazione di tutte le sue energie – ... Nell’attesa di una Sua risposta La saluto affettuosamente Giuseppe Melilli”. Da queste tre preziose testimonianze emergono gli altissimi valori sociali ed evangelici di don Melilli a favore dei ragazzi e del bene comune.

Don Santi Duca (1921-2016)

Nella giornata di ieri, 22 aprile, “sorella morte” ha bussato di nuovo alla porta della nostra comunità ispettoriale per presentare al Signore Risorto il confratello Don Santi Duca. In questi ultimi giorni di grande sofferenza il nostro confratello è stato come una candela che accesa al cero pasquale nella veglia pasquale si consuma e si scioglie lentamente, partecipe - “al vivo” - del destino di Gesù Maestro e Signore che ha chiamato don Santi a seguirlo più da vicino. Il Vangelo oggi proclamato ci richiama alla dinamica pasquale del chicco di frumento cui tutti siamo invitati a partecipare, lasciandoci coinvolgere e attrarre dal Crocifisso Risorto. Nell’anno giubilare della misericordia, questo nostro confratello è tornato alla Casa del Padre, alla veneranda età di 94 anni, di cui 79 di professione religiosa e 70 di sacerdozio, anniversario che egli ha vissuto nella sofferenza il 7 aprile scorso e che ora festeggia insieme al Dio della vita e di ogni dono, a Maria Ausiliatrice, a Don Bosco e ai santi della Famiglia Salesiana. Mi piace contemplarlo così nella Gerusalemme celeste, nell’assemblea dei Santi, come epilogo di un’esistenza donata al Signore e ai giovani e in quella condizione di gloria anticipata profeticamente dal suo nome di battesimo. Il Signore ha voluto che le esequie si celebrassero durante la terza sessione del CaInsieme


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cazioni. (Ecco uno stralcio del testo della lettera: «... Io darei in uso perpetuo e libero di ogni soggezione il Santuario dello Spirito Santo con le relative annesse proprietà, imponendomi di riformare l’esistente fabbricato nella maniera che sarà più rispondente alle esigenze dell’opera che V. S. vorrà trasferirvi. In compenso richiedo che si presti il conveniente servizio e culto nel detto Santuario e che nei limiti del possibile si faccia l’oratorio festivo»). Gangi non ebbe la fondazione di una casa salesiana, ma ha dato tante e belle vocazioni alla Congregazione di Don Bosco. Il nostro segretario don Michele Spallina, anch’egli gangitano, ne ha contato ben 22 tra viventi e defunti. Nel 1936, ad appena quindici anni, Don Duca chiese di entrare nel Noviziato di San Gregorio di Catania, per diventare salesiano sacerdote, sotto la guida del Maestro don Giacinto Luchino e il 2 settembre del 1937 emise i voti di Obbedienza, Castità e Povertà, con il proposito di donarsi definitivamente a Dio e ai giovani tra i figli di Don Bosco; desiderio che coronò con la professione perpetua il 5 settembre del ‘43 a Modica. Nella domanda di ammissione alla prima professione a San Gregorio (CT), che è la più corposa, mentre le altre sono smilze ed essenziali, così scriveva di suo pugno il 2 luglio 1937:

«Ill.mo e Rev.mo Signor Direttore, giunto già il tempo per far la domanda di accettazione alla professione, dopo aver considerato ai piedi della Vergine SS. le obbligazioni che assumerò e confidando solo nella grazia di Dio di poterle disimpegnare, mi rivolgo umilmente a Lei, amatissimo Superiore, e Le domando di poter emettere i Voti Religiosi secondo le nostre Costituzioni, moralmente convinto di essere chiamato dal Signore allo stato Ecclesiastico – Religioso e risoluto di esercitare il ministero sacerdotale, che Dio me lo conceda!, nella Congregazione Salesiana. A questo passo mi sento spinto dalla maggior facilità con cui potrò acquistarmi in Religione un angolo di Paradiso, dal pensiero di far cosa gradita a Dio e dall’orrore che sento per il mondo. Colla fiducia che il mio desiderio venga dalla sua Bontà appagato, La ringrazio di vivo cuore fin da ora e presentandole i miei ossequi e domandandole umilmente la sua santa Benedizione, mi professo suo devotissimo e obbligatissimo in Corde Jesu Duca Santi». Dal 1937 al 1940, svolse gli studi liceali e filosofici presso l’Istituto di San Gregorio di Catania, conseguendo il diploma di magistrale nel 1940 e nel 1943 la maturità classica a Modica, dopo gli anni del tirocinio

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pitolo Ispettoriale, perché tutta la Comunità ispettoriale Gli rendesse grazie per tanti confratelli che come Don Duca sono vissuti nella disponibilità alla volontà di Dio, mettendo a disposizione energie e qualità, in particolare assolvendo il ministero della penitenza e della riconciliazione. In quest’anno della misericordia, ho invitato tutti i confratelli a fare memoria di quanti sono stati per noi strumenti della tenerezza di Dio. E tra questi è da annoverare don Duca sempre disponibile al ministero della penitenza. Desidero ringraziare quanti lo hanno assistito in questi mesi di sofferenza, a voi che siete presenti a questa celebrazione e quanti si sono resi partecipi tramite telefono, email e soprattutto con la preghiera. L’Eucaristia che celebriamo in suffragio del caro confratello è per lodare il Signore del dono della nostra vocazione, per domandare la grazia di nuove e sante vocazioni e per chiedere sinceramente perdono di tutte le nostre infedeltà. Narrare la vita di un confratello è narrare le meraviglie che Dio ha compiuto, nonostante le fragilità umane. E’ una lode a Dio per quanto ha operato nell’esistenza di tutti e di ciascuno. Don Santi Duca nacque a Gangi (PA) il 30 luglio 1921 dai genitori Gioacchino e Maria Duca. Fu educato in una famiglia di umile condizione ma ricca dei valori fondamentali della vita e della fede. Oltre a Don Santi, la famiglia Duca ha dato alla Chiesa e a don Bosco altri due figli, Don Giuseppe morto all’età di 45 anni, missionario in India e da lì rientrato per motivi di salute, e Don Antonio presente in mezzo a noi, missionario per tanti anni in Birmania e India, a cui rivolgiamo il nostro saluto e a cui facciamo sentire il nostro affetto. Estendiamo anche i nostri sentimenti di vicinanza e di cordoglio ai familiari convenuti da Gangi il cui “popolo è religiosissimo ed ogni famiglia si reputa fortunata di consacrare un figliolo al Signore”. È questa un’espressione dell’omonimo zio, P. Santo Duca, ex allievo di Pedara, Arciprete della comunità ecclesiale di Gangi, ricavata da una lettera dell’11 gennaio 1933 con la quale chiedeva all’allora Ispettore don Antonino Orto di erigere una casa salesiana nella cittadina in cambio di tante vo-


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pratico prima a Palermo Don Bosco (19401941) e a San Gregorio (1941-1942) e poi a Modica (1942-1943) nel pieno svolgimento della II guerra mondiale. Nel 1949 conseguì l’attestato di Infermiere del Regio Esercito. Dal 1943 fino al 1948, visse a Pedara e a Catania “San Francesco di Sales” per gli studi teologici e s’impegnò con altri confratelli all’accoglienza e al recupero dei ragazzi di strada nella città catanese in preda ai bombardamenti e alla miseria. Memorabile fu il giorno tanto atteso dell’Ordinazione, descritta dal suo compagno di ordinazione don Salvatore Fronte nel volume sui 120 anni della fondazione dell’Istituto di Cibali: «Il 7 aprile del 1946 fu per l’Istituto un giorno eccezionale. Un drappello di ventuno diaconi salesiani venivamo ordinati sacerdoti, per mano dell’Arcivescovo di Catania Mons. Carmelo Patané, nella Chiesa monumentale di S. Benedetto. Ad accoglierci, al ritorno dalla celebrazione trovammo schierati, a partire da piazza S. Maria di Gesù, fino al portone dell’Istituto in via Cifali 7, i collegiali, i “Ragazzi di Don Bosco”, gli amici, tutti a spargere fiori al nostro passaggio, osannando con grande festa» (Una storia ancora giovane. Memorie dell’Istituto S. Francesco di Sales, “Istituto San Francesco di Sales”, Catania 2013, pp. 228229). Da quel momento don Duca si sentì chiamato ad essere come Don Bosco uomo di Dio e Servo dei giovani lì dove l’obbedienza lo chiamava. Ed è impressionante il numero di case nelle quali è stato destinato per vari servizi educativi e pastorali, svolgendo le mansioni di assistente dei ragazzi, di consigliere e catechista, di viceparroco e di economo (1975-2001). Dopo la permanenza fino al 1948 a Catania “S. Francesco di Sales”, Don Santi fu a Pedara (1948-1950), a Messina “San Luigi” (1950-1952), a Palermo Ranchibile (19521954), a San Gregorio (1954-1955), Randazzo (1958-1960). Un periodo più prolungato dal 1960 al 1972 lo trascorse al “San Francesco di Sales” di Catania Cibali dedito all’animazione dei ragazzi e all’insegnamento di lettere classiche, di cui aveva conseguito la laurea nel 1951 presso l’Ateneo di Catania. Di don Santi Duca manifesta un ricordo indelebile don Angelo Calabrò: «Ho conosciuto Don Santi Duca al mio primo anno di tirocinio nel 1965 a Catania Cibali. Le prime cose che mi hanno colpito sono state la semplicità e la laboriosità. Tanto lavoro oltre l’orario pieno a scuola. Mi coinvolse nell’attività per le missioni con l’invio in India di tanti pacchi di riviste e fu-

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metti che venivano usati dai chierici di Sonata per gli oratori volanti nei vari villaggi. Ci siamo incontrati di nuovo a Mazzarino dove veniva a dare una mano nel periodo estivo adattandosi, nella povertà estrema, a tutti i lavori di casa fino ad appendere i manifesti del cinema in piazza. Andava a celebrare la Messa mattutina presso le FMA vicino al Municipio, e andava sempre di corsa, tanto che la gente gli diceva “se ha tanta premura perché non parte prima”?. Lo incontrai successivamente l’anno della mia Ordinazione perché appartenenti entrambi alla stessa casa del Gesù Adolescente di Palermo. Anche lì in pieno lavoro con la scuola e dovunque c’era qualcosa di bello da fare. Sempre pronto a venire incontro ai confratelli. Quante volte è venuto a prendermi alla stazione ferroviaria di Palermo o a farmi da ministrante durante le mie prime messe. L’ultimo incontro nella casa di Barcellona mandato dall’ispettore a stare accanto al fratello don Antonino con problemi di salute. Una presenza discreta e semplice, sempre pronto a sdrammatizzare le situazioni complicate. Se ne è andato un vero salesiano amante della comunità e della gente povera e semplice. Grazie D. Santi della tua testimonianza di vita salesiana e sacerdotale senza appariscenze». Dopo gli anni intensi trascorsi a Cibali, Don Duca riprese la sua “maratona” per le case della Sicilia salesiana: lo troviamo a Palermo Gesù Adolescente (1972-1975), a Riesi (1975-1976), a San Cataldo (19761978), a Barcellona Pozzo di Gotto (19781980), a Trapani (1980-1981), poi di nuovo a Riesi (1981-1982), a Catania Nesima (1982-1985) e finalmente a Messina Giostra dove rimane per ben sedici anni (19852001). Dal 2001 al 2015 trascorre gli ultimi anni della sua vita a Modica, con un solo anno di interruzione a Barcellona P.G. (20052006), apprezzato da tutti e ricercato in particolare per le confessioni. Di questi anni desidero richiamare tre ricordi personali. Ogni volta che mi recavo in famiglia e andavo a far visita ai confratelli di Modica, egli era sempre affabile e mi aspettava al varco per farmi domande di teologia, manifestando non solo curiosità ma anche quella ricerca appassionata della verità e di Dio. Apprezzavo questa sua freschezza nell’informarsi e nell’argomentare i vari temi. Il secondo ricordo è legato al sacramento della penitenza. Mi sono confessato con lui diverse volte e notavo, specialmente nelle ultime, che troncava la lista dei peccati che avevo preparato… per manifeInsieme


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ni di Efeso (2,4-7,19-22): «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito».

Messina, 23 aprile 2016

Don Pippo Ruta

Don Antonino Bambara (1923-2016)

Reverendissimo Signor Direttore, Io sottoscritto, sentendomi chiamato, per la bontà di Dio, alla Congregazione Salesiana; dopo aver esaminata la mia vocazione, ed esperimentato le mie forze, e visto lo svolgersi della vita salesiana, sia durante i quattro anni di Aspirantato e sia durante il mio Noviziato, ora alla fine del mio Noviziato esprimo il mio desiderio di far parte di questa Società. Quindi faccio la domanda di essere ammesso ai santi voti triennali con la ferma volontà di farli in perpetuo, e anche con la ferma volontà, nella bontà di Dio, di arrivare al Sacerdozio. Questa domanda la faccio dopo aver ricevuto il consiglio e il permesso del mio Confessore e del mio Sig. Maestro, ed essendo anche questa la mia volontà. Il Signore di certo non mancherà di darmi i suoi aiuti per praticare bene i santi vo-

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stare a sue parole la misericordia di Dio. Ho pensato che questo comportamento fosse dettato dalle difficoltà all’udito o perché già intuisse i peccati commessi. Ma poi facendogliene richiesta del perché, mi disse che Dio sa ciò che c’è nel cuore dell’uomo e che più della dichiarazione dei nostri peccati è l’effusione della misericordia di Dio che importa perché è eterna. Il terzo ricordo è la visita che faceva almeno una volta al mese ai miei genitori. Al telefono mia madre mi informava sempre e si stupiva che nonostante la sua fragile costituzione (“dui caviggheddi” – diceva in dialetto modicano) venisse dall’Istituto (“do’ Cummientu”) a casa mia, abbastanza distante, per trovarli. Si fermava per poco e aveva sempre parole incoraggianti. Trasferito nel 2015 nella “Casa Mamma Margherita” per essere maggiormente curato dopo una importante caduta, don Santi ha sofferto tanto in questi ultimi giorni e ha consegnato al Padre il suo spirito il 22 aprile. Di don Duca ci sfugge il mistero della sua interiorità, certamente profonda. Di tanto in tanto affioravano dei limiti come in ciascuno di noi e in ogni uomo, ma insieme ad essi era visibile il passaggio di Dio. La sua personalità nella sua semplicità, ma anche nella sua crudezza, lasciava trasparire la scelta di una vita essenziale ed evangelica. Don Alessandro Malaponte, ieri sera, mi ha consegnato un bigliettino contenuto in una busta su cui è scritto a macchina “in articulo m. [mortis]” che recita così: «prego chi dovrà attendere a formalità funerarie, a mio riguardo, di solo comunicare la notizia senza stampe, né di reminiscenze né d’immagine. Per risparmiarmi, almeno, questa postuma forma di invadenza, quando purtroppo ne ho esercitato, fastidiosa, in precedenza. GRAZIE … e scusate: evidentemente – amano a dirlo! – la bara per le esequie si porti in chiesa già saldata». Chi ha conosciuto Don Santi, sa che in questo messaggio c’è tutta la sua preoccupazione di non dare disturbo e di non essere di peso, insieme al desiderio di emendare fragilità passate. Come dichiaravano le stringate osservazioni di coloro che ne curarono la formazione, egli fino al termine della vita è stato: buono sotto tutti i punti di vista (ammissione alla professione perpetua) di pietà buona - di carattere mite - diligente nello studio (ammissione al presbiterato). Affidiamo all’abbraccio misericordioso di Dio Padre, il nostro confratello don Santi Duca, e all’intercessione materna di Maria, la sua e la nostra vita. E ci sia di conforto l’esortazione di Paolo nella lettera ai cristia-


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ti e per superare quelle difficoltà che anche nella vita religiosa s’incontrano. Io da parte mia nel mio Noviziato non ho mancato di chiedere gli aiuti e i lumi necessari al Signore e alla Madonna Ausiliatrice per conoscere bene la divina volontà al riguardo della mia vocazione; e una volta rassicurato dal mio Sig. Maestro e dal confessore mio, ho ferma volontà di seguire la chiamata del Signore. Intanto pieno di fiducia e di speranza di essere esaudito nei miei desideri, chiudo la presente lettera col chiederle la sua paterna bendizione. Mi professo il suo umilissimo e devotissimo figlio in Corde Iesu Bambara Antonino

Niente capita per caso nella nostra vita: le coincidenze per chi crede non sono casuali o incidenti di percorso, bensì opportunità provvidenziali, segni eloquenti della misericordia e della compassione di Dio verso di noi. Ho voluto iniziare l’omelia leggendo la domanda di Don Bambara, presentata all’inizio della sua vita salesiana, nella ricorrenza della Festa del Sacro Cuore, ricorrenza liturgica nella quale il Signore l’ha chiamato a sé. E oggi nel giorno in cui la Chiesa celebra il Cuore immacolato di Maria e la Chiesa messinese festeggia la Madonna della Lettera, affidiamo a Lei, Madre di misericordia e Rifugio dei peccatori, Ausiliatrice dei cristiani, il nostro caro confratello, morto all’età 92 anni, di cui 74 di vita salesiana e 64 di ministero sacerdotale. Sebbene nelle osservazioni ricevute durante il periodo di formazione si mettesse in evidenza la gracilità di salute, il Dio “Amante della vita” gli ha concesso una lunga vita, ma soprattutto, nonostante i limiti personali e le difficoltà che l’esistenza porta con sé, giorni intensi di unione con Dio e di servizio ai fratelli, in particolare ai giovani e ai più piccoli. Sin dai primi anni di vita salesiana Don Bambara viene visto da coloro che ne hanno curato la formazione nei termini di vocazione sicura, dotato di carattere mite e timido, pietà sentita, discreta intelligenza e molta diligenza nello studio e negli impegni. La parola di Dio e la pagina del Vangelo illuminano la vita di ciascuno di noi, in particolare di Don Bambara, in questo anno giubilare della misericordia, durante il quale stiamo facendo l’esperienza di essere al centro dell’attenzione e della tenerezza di Dio, ricordati e amati da Lui. Memori di questo legame indissolubile, siamo chiamati a fare memoria, rivivendo in noi la misericordia del Padre per essere misericordiosi come Lui è misericordia.

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Nella camera di Don Bambara a “Casa Mamma Margherita” Don Alessandro Malaponte ha trovato delle agende con degli appunti scritti di suo pugno. Il titolo che verga nelle prime pagine di questi quaderni è: Briciole… pensieri, appunti e riflessioni per la vita! Sono contenute riflessioni semplici e profonde come la seguente: «Questa mattina in Via Etnea ho visto un bambino camminare accanto al suo papà. Camminava sicuro perché accanto a lui c’era il suo papà. Camminava tenendo non tutta la mano del papà ma solo un dito della mano. Bastava solo questo per sentirsi sicuro!!!... Ecco, così dovremmo essere noi nel rapporto con Dio nostro padre. Per sentirci sicuri basta che Lui ci dia un dito della sua mano per sentirlo vicino, accanto a noi per aiutarci, darci la sua grazia di cui abbiamo bisogno, specialmente quella della conversione!!!». In questo anno della misericordia questa esperienza risuona semplice ed eloquente sullo stile di Papa Francesco: immediato, diretto, evocativo, senza fronzoli. Significativo è stato per me scorrere i testi delle domande alla professione e ai ministeri, conservati in archivio. È stato bello cogliere tra le righe la fiducia nella bontà e nella misericordia di Dio, la sola forza che fa superare i problemi della vita e quanto si oppone alla realizzazione piena della volontà di Dio. Valga per tutte la domanda alla professione perpetua (emessa a Messina in data 29 luglio 1947):

Catania Barriera, 25 maggio 1947 Reverendissimo Signor Direttore, Il termine dei miei secondi voti triennali è ormai vicino, e quindi mi affretto a far domanda a lei per essere ammesso a rinnovare i voti in perpetuo. Ciò faccio essendo mia ferma volontà di consacrarmi a Dio e di voler far parte della Società Salesiana per tutta la mia vita e nello stesso tempo di voler raggiungere la mia meta, da tempo desiderata, cioè il Sacerdozio. A tutto ciò io mi sento indegno e confido perciò nella misericordia di Dio. Prima di fare questa domanda, ho molto pregato il Signore affinché mi illuminasse nel fare questo grande passo; ho chiesto anche il parere al mio Confessore, il quale mi ha detto di far pur liberamente questa domanda. Nella speranza di essere esaudito nei miei desideri, Le chiedo la sua benedizione e mi professo in D. Bosco Ch. Bambara Antonino Insieme


… immerso nella bontà di Dio … Don Antonino Bambara nacque il 1 settembre 1923 a Taormina. Primogenito di tre fratelli e una sorella, fu educato in una famiglia ricca di valori umani e cristiani, sotto la cura premurosa di papà Pancrazio e Mamma Carmela. Compì i primi due anni di Ginnasio presso l’Oratorio Salesiano di Taormina (1936-1938) e i rimanenti a Pedara, come aspirante (1938-1940). Il 15 Agosto 1940 entrò a San Gregorio di Catania per il Noviziato conclusosi con la professione religiosa il 16 agosto 1941, guidato dal santo maestro don Girolamo Giardina. Sono questi anni duri segnati dalla guerra e da tante precarietà che i confratelli della nostra Ispettoria affrontarono con tanto sacrificio e spirito di adattamento. Don Bambara compì gli studi filosofici a San Gregorio (19411942) e a Modica Alta (1942-1943). Nel 1941 conseguì l’abilitazione all’Insegnamento della Religione nelle Scuole Elementari private e pubbliche, nelle parrocchie e negli oratori festivi presso la Curia Arcivescovile di Catania. Svolse il suo tirocinio educativo nelle comunità di Catania Cibali (1943-1944), Palermo Sampolo (19441945), Palermo S. Chiara (1945-1946), Catania Barriera (1946-1947), dedicandosi ad attività didattiche, professionali e oratoriane. Motivi bellici e l’emergenza della ricostruzione e riorganizzazione ispettoriale prolungarono tale periodo che durava normalmente tre anni. Nonostante tutto sono anni di gioia salesiana. A proposito della presenza dei salesiani in mezzo ai ragazzi nel suo libretto di appunti, risalenti a quando era giovane confratello, scrive: «Don Bosco riteneva la cooperazione al gioco come una attribuzione del salesiano. Vide anche Don Bosco che il partecipare alla ricreazione è un gran mezzo di quella amicizia che mette fondamento della sua educazione. La ricreazione per il salesiano è un dovere come tutti gli altri … la ricreazione è schiamazzare allegramente e cantare … la caratteristica della ricreazione è la libertà e la confidenza con i superiori». Il confratello coadiutore Signor Vincenzo Sortino ricorda di aver conosciuto Don Bambara quand’era chierico tirocinante a Catania Barriera: afferma di averne immediatamente apprezzato le doti umane e salesiane e la grande energia che metteva in mezzo ai ragazzi nell’educarli alla fede. Compiuti gli studi teologici a San Gregorio di Catania (1947-1950) e a Messina San Tommaso (1950-1951) e aver ricevuto ministeri e diaconato, raggiunse la meta tanto Insieme

desiderata dell’ordinazione presbiterale il 29 giugno 1951 a Messina. Nell’immaginetta ricordo, il novello sacerdote scelse come motto “Salvando, salvati!” e appose in calce la celebre frase di Don Bosco: «Quando un figlio lascia i genitori per farsi sacerdote, Gesù prende il suo posto nella famiglia». Dopo due anni a Catania Cibali (19511953) e un anno a Caltagirone (19531954), don Bambara trascorse un lungo periodo di servizio educativo e pastorale nella scuola di Catania “San Filippo Neri” (19541984), prima nell’antica sede di Via Teatro Greco e, dal 1970, nella nuova di Via V. Giuffrida. Sono anni intensi durante i quali si occupa particolarmente dei ragazzi più piccoli della scuola elementare. Nel 1961 conseguì anche il titolo di perfezionamento didattico per le Applicazioni tecniche nella “nuova” Scuola Media, rilasciato dal ministero della P.I. Don Angelo Calabrò rende la sua testimonianza degli anni trascorsi con lui: «Ho conosciuto Don Nino Bambara negli anni ‘80 quando era incaricato dei bambini dell’elementare al S. Filippo Neri di via Giuffrida. Uomo semplice e schivo, burbero ma dal sorriso facile». Nelle sue “briciole”, aveva annotato due slogan che sono in sintesi quasi il suo progetto di vita: “Il sorriso e il saluto sono il profumo della vita”. “Chi sorride rinasce”. Dopo il periodo al “San Filippo Neri”, segue la lunga permanenza al “San Francesco di Sales” di Catania Cibali (1984-2005). Continua la sua presenza semplice e la sua animazione esigente e gioiosa in mezzo ai bambini delle elementari. Sono anni belli, ma anche segnati da alcune ferite per la perdita della sorella e della madre, come annota nei suoi appunti, nell’ultima pagina scritta di suo pugno, in data 19 novembre 1994: «Il mio buon umore è sparito … sono sempre nervoso con me stesso e con gli altri … e me la prendo con tutti … mi calmo un po’ solamente quando sto con i bambini delle elementari, per dimenticare e sorridere con loro … poi ritorno al mio malumore, alla mia depressione. Non so come andrà a finire, ma da quel giorno mi sento molto cambiato in peggio, di mala voglia… per lo shock subito per la morte della mia cara sorella e della mia cara mamma, delle due operazioni e della stenosi delle vie urinarie…..e qui termino! E terminano anche gli appunti delle mie care “Briciole” … che Dio mi aiuti!!! Mi tenga la sua mano sul mio capo, perché non ce la faccio più». Don Alessandro Malaponte, dopo aver letto gli appunti di Don Bambara, così chio-

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«Hai compassione di tutti, Dio amante della vita» (Sap 11,23.26)


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sa quest’ultima pagina: «Alla luce di questo ultimo scritto mi sento veramente piccolo e in colpa per non aver colto questo lato del caro don Bambara. Dietro a quel suo fare si nascondeva tanta sofferenza e dolore di una perdita che ha segnato per sempre la sua vita. In paradiso possa trovare la pace che ha smarrito più di 25 anni fa!». Le pagine scritte finiscono nel 1994 e da quel momento le parole diventano sempre più rare, incapaci di esprimere il mistero di una vita; rimane come filo rosso di un’esistenza il sorriso e l’affabilità che affiorano di tanto in tanto, alcune volte in modo più frequente e forte, altre volte di rado e in sordina. Prima a Pedara (2005-2011) e poi a Messina “Mamma Margherita” (2011-2016), don Bambara accetta la vita con i suoi dolori e le sue gioie, abbraccia la croce dietro al Signore Gesù che lo ha chiamato a seguirlo più da vicino. Continua la sua testimonianza don Angelo Calabrò: «Quando venne al Mamma Margherita, si fidò e si affidò totalmente. Ogni settimana e a volte più spesso mi chiamava per confessarsi. Quando era giù di corda e sembrava chiuso, bastava una battuta semplice, il ricordo degli anni passati insieme e subito ritornava il sorriso e il perdono per chi pensava che lì aveva trattato male o rimproverato. Anche ultimamente, quando andavo a trovarlo mi stringeva la mano come per non lasciarla e sorrideva sereno». Questi ultimi mesi della vita di don Bambara sono stati un rapido declino, ma nella fede l’epilogo di una consegna di sé durata tutta la vita, accompagnato amorevolmente dal Direttore don Franco, da Don Alessandro, dalle consorelle SMA e dal personale ausiliario. A tutti loro un grazie sentito per quanto hanno fatto. Colgo l’occasione per ringraziare quanti sono presenti a questa celebrazione e quanti si sono resi partecipi tramite telefono, e-mail e soprattutto con la preghiera. Tra tutti, riporto il messaggio di don Gianni Mazzali: «Ho un nitido ricordo di don Bambara sin dai primi giorni della mia permanenza in Sicilia, quando lo incontrai a Pedara. Ho sempre avvertito il suo profondo bisogno di attenzioni e di affetto, in ogni circostanza. È stato un confratello benemerito ed ha lavorato lungamente con cuore pastorale nell’ ispettoria. Prego per la sua pace eterna e per la comunità dell’ispettoria che viva nella fede anche questa perdita». «… ricordati di me… Oggi, sarai con me in paradiso!» (Lc 23,42.43)

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Confido nella misericordia di Dio È difficile scandagliare l’animo umano, ma al termine dell’esistenza si scorgono tratti prima nascosti ai nostri occhi. Un piccolo stralcio dei suoi appunti ha il valore di un testamento spirituale e un ricordo per noi radunati attorno all’altare del Signore: «Il Tabernacolo è una màdia che aspetta la nostra fame….Egli sa che ogni mattina, appena apre gli occhi comincia la lotta e che la giornata è un logorio continuo… bisogna lasciare tanti perché nell’ombra… Quando leggeremo del tutto il mistero della nostra povera vita?... Bisogna che impariamo ad amarci, a sopportarci; in fondo è questo che ci muove». Affidiamo all’abbraccio misericordioso di Dio Padre, il nostro confratello don Antonino Bambara, e all’intercessione materna di Maria, la sua e la nostra vita, la vita dei nostri confratelli e dei nostri giovani. Celebrando l’eucaristia, siamo invitati al memoriale: mentre diciamo al Dio “amante della vita”, che manifesta la potenza soprattutto con la forza del perdono (cfr. Prefazio della Riconciliazione 1), di ricordarsi di noi, siamo sollecitati a fare memoria di quanto il Signore ha fatto nella nostra vita, nella vita di questo nostro confratello, e di non dimenticare tanti suoi benefici. Sentiamo rivolta a don Bambara la promessa di Gesù sulla croce tramandataci da san Luca, l’evangelista della misericordia, «Oggi sarai con me in paradiso», e l’eco di questa promessa nell’espressione del nostro Padre Don Bosco diretta anche a noi: «Vi attendo tutti in paradiso». Amen. Messina, 3 giugno 2016

Don Pippo Ruta

Ricordiamo i familiari defunti dei confratelli: il fratello di don Salvatore Privitera; la sorella di don Gino Tirrito; il fratello di don Enzo Andronaco; la sorella di don Giuseppe Dolcimascolo; il fratello di don Giuseppe Di Leonforte; il papà di don Enzo Pisano; il papà di don Paolo Buttiglieri; il fratello di don Mario Di Marco; la mamma di don Alfio Lucio Bruno; il fratello di Don Alessandro Valensise.

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La lingua di Papa Francesco, non foss’altro che per il ruolo e il prestigio personale del “Sommo Locutore”, costituisce un “modello” linguistico per gli Italiani. Ma è anche un’occasione per scoprire regole profonde alla base della sua grammatica inconscia, condivise dai nativofoni italiani. Il che dimostra come il Pontefice “allofono”, ovvero italofono straniero, lungi dall’errare dà prova di una creatività linguistica tutta italiana. Le “Regole” qui evidenziate per i lettori non-specialisti, non sono quindi diverse dalle regole degli Italiani, come emerge dall’analisi della lingua nel nuovo terzo millennio. Il filo rosso che attraversa tutti i testi di questo volume è così costituito dal problema della grammatica, della norma, delle regole, dell’errore, oggetto di analisi e spiegazioni assenti per lo più nei testi istituzionali (dizionari e grammatiche).

tica anasta a p m Rista

UN’ALTRA VITA DI DON BOSCO?

Non era mia intenzione scrivere un’altra vita di don Bosco: ce ne son tante d’ogni misura! Invece provai gusto a sfogliare un album dov’erano raccolte le riproduzioni di una sessantina di quadri plastici del Mastrojanni: ecco una bella maniera di far passare davanti ai nostri occhi i tratti più interessanti della vita di don Bosco! Ecco un modo facile e pronto per far conoscere il Santo! Ma per chi non lo conosce ancora, o lo conosce appena, il dipinto dice troppo poco: ci vorrebbe un tantino di spiegazione... E così è venuto fuori questo volumetto: di fronte a ogni quadro tu ci trovi un riassunto del fatto, o una qualche osservazione o richiamo, che valga a cogliere il significato della scena rappresentata e a rilevarne la portata. Così, anche se tu hai fretta, potrai seguire senz’annoiarti l’Apostolo della gioventù attraverso travagli e persecuzioni, sempre pronto a esporre la vita per salvare anime; e accanto a lui vedrai fin da principio la Vergine Ausiliatrice che lo sorregge, lo guida, lo salva dagli assassini e dai demoni, gli ottiene da Gesù grazie e miracoli... E allora capirai perché don Bosco vada ripetendo a tutti: ricorrete a Maria Ausiliatrice! E il libriccino avrà ottenuto il suo scopo. Chieri, Epifania 1942. SAC. G. BONONCINI



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