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Farsi la domanda del “per chi?”

Ho conosciuto il dolore (Vecchioni): la rubrica educativa di Stefano Cortesiano

Il dolore, argomento delicato e complesso pertanto una premessa è doverosa. Se da una parte il dolore è ospite televisivo di tanti programmi assetati di audience, dall’altra vige un grande silenzio dettato dalla norma non scritta del “meno se ne parla meglio è”. Eppure cosa spaventa così tanto? Benigni in un suo spettacolo disse “è più rischioso nascere che morire”. Vecchioni affronta il tema del dolore in una canzone ricca di poesia, il cantautore il dolore lo vive quotidianamente (il figlio più piccolo è malato di sclerosi multipla) ce lo ripete continuamente.

Diciamolo chiaramente: ciascuno ha a che fare o avrà a che fare con il dolore nella propria vita.

Non ho intenzione di sembrare un “profeta di sventura” ma neanche dire che la vita è una “fantastica discesa cosparsa di margheritine”. Ciascuno combatte le sue battaglie, ciascuno, a suo modo, fa i conti con il dolore. Vecchioni parla del dolore come un suo vecchio amico, lo tiene a braccetto, non lo lascia, e lo sfotte cantandogli “mi è sembrato ridicolo, quando gli do’ di gomito, quando gli dico in faccia ma a chi vuoi far paura?”.

Il cantautore sembra voler fare il gradasso; con che forza riesce a dire che il dolore non gli incute paura? Credo che la risposta Roberto la consegni a tutti coloro che ascoltino il brano. Ripete una parola continuamente: “ho conosciuto”. Si perché quando io conosco qualcosa, essa mi fa meno paura. Ho paura quindi perchè non so, ho paura perchè non conosco.

Sono un essere limitato, e mi spaventa ciò che va oltre il mio limite, mentre ciò che rientra nel mio recinto riesco ad avvicinarlo.

La scrittrice italiana Anna Salvo, presenta in un suo libro, la contraddizione del dolore, ovvero quella di essere ammesso al grande pubblico e di essere negato al piccolo. Ogni realtà ignorata, anche il dolore o la sofferenza, prepara la sua vendetta; noi non possiamo farci trovare impreparati davanti una realtà così presente nella nostra vita.

Pillole di fede: “Ho conosciuto il dolore […] Dio, che non c’era e giurava di esserci, ah se giurava di esserci e non c’era”. Questo è uno stralcio di testo contenuto nella canzone. La verità è che Dio instaura con noi una relazione vera, autentica; mi capita di vivere, alle volte, nelle relazioni incomprensioni, criticità e liti, dobbiamo pensare Gesù durante la passione. Nella Sua relazione con il Padre, nell’orto degli ulivi, chiede di allontanarlo dal dolore, sul finire delle sue sofferenze allo stesso Padre chiede perché lo abbia abbandonato.

A questo punto si potrebbe pensare che è tutto finito, e invece no, perché le relazioni, in particolare la relazione con Dio non si ferma mai: continua. Se uno va a rileggere il Salmo 21, quello che Gesù cita in quel momento di difficoltà, vedrà che esso si conclude con un inno di speranza! La relazione con Dio va oltre il dolore, va oltre la morte; sfocia nella Resurrezione.

A Roma dicono che “con gli scarti del cibo si fanno i sughi più buoni”: ecco Dio è capace di trasformare ciò che io considero scarto, avanzo della mia vita, in qualcosa di meraviglioso. Per farlo però mi chiede un passaggio coraggioso; ovvero passare da un “perché” ad un “per chi”. Pensiamo a don Bosco, all’età di due anni ha perso il padre. Poteva passare tutta la vita a chiedersi “perché”  invece ha avuto il coraggio di spostare la domanda al “per chi?” Per chi questa sofferenza? Per chi sperimentare il dolore dell’essere orfano? E la risposta arrivò nel corso di tutta la sua vita. La risposta fu “per tutti i giovani poveri ed abbandonati”.

Ci vuole fede e coraggio per spostare la domanda dal perché al per chi. Ma cambierà totalmente la vostra e nostra vita.

Stefano Cortesiano, sdb