Insieme dicebre2016

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Sommario Editoriale

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Formazione

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Intervista a Don Stefano Martoglio

Pastorale Giovanile

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Avvio volontari SCN

L’accoglienza ai migrantes

Animazione Missionaria/VIS

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Associazione PGS

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Comunicazione Sociale

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Associazioni T.G.S.

Famiglia Salesiana

Dalle case salesiane

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Guardando altrove Da ricordare

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Direttore Responsabile Felice Bongiorno

Registrazione: Tribunale di Catania N. 15 dell’11-04-2008

Redazione

Felice Bongiorno (coordinatore redazionale) Enrico Frusteri Angelo Grasso Domenico Luvarà Calogero Montanti Giuseppe Ruta Luigi Saraniti

Collaboratori

Vittorio Castiglione Andrea Strano Giuseppe Trovato

Direzione e redazione

Via Del Bosco, 71 - 95125 Catania Tel. 095 336369 Fax 095 339720 E-mail: insieme@sdbsicilia.org Sito web: www.sdbsicilia.org

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Scuola Grafica Salesiana Catania-Barriera

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In copertina Madre col bambino. Foto di Sebastiano Auteri.


Dove nasce Dio, nasce la speranza. Dalla parte di Dio, dalla parte degli uomini. Nello scenario originario e originale del Natale che Papa Bergoglio non scorge romantico e naïf, ma profondamente realistico, così umano e così divino, è possibile fare nostro lo sguardo dei vari personaggi biblici dell’AT e del NT che passano davanti a noi nel periodo di Avvento e Natale e che arricchiscono il Presepe. Essi dicono riferimento a “Colui che viene”, tutti orientati e in movimento verso la luce che risplende nella Notte Santa, nel deciso e graduale svelamento del Mistero di Dio che si nasconde e si rivela, nell’affiorare in crescendo e nel venire alla luce dei pensieri e dei sentimenti più reconditi del cuore umano (cfr. Lc 2,35). La «forza del presepe» non consiste in un impulso o in una istantanea fotografica, ma nell’innesco di un processo, nel proseguo di un cammino di conversione. Per Papa Francesco, «il mistero del Natale è intimamente dinamico: sveglia la coscienza intorpidita, riscuote l’animo e ci mette in partenza da pellegrini che credono con la fede salda di chi non svende la propria coscienza. Questo percorso, avverte, diventa autentico soltanto quando non rimane intrappolato nel chiacchiericcio alienante. Il mondo della “chiacchiera” nuoce al silenzio del cammino nella Notte santa. La strada che il presepe ci prospetta è diversa da quella vagheggiata dalla nostra ambizione» - ribadisce con forza il Pontefice. In questo cammino di silenzio e raccoglimento si diventa “figli della luce”. Padre Bergoglio, quando era Provinciale dei Gesuiti a Buonos Aires, scriveva che la luce «ci trasforma non soltanto avvolgendoci da fuori, ma cambiandoci il cuore, i desideri, l’amore (At 22,69.11.13; 9,3; 12,7)». Insieme

Il Papa, nel suo magistero successivo, approfondisce questo processo di illuminazione: «Accostarsi al presepe è accostarsi al mistero della Bontà, ed è un atto che purifica, perché è lì che si incarna la somma Bontà. […] Davanti al presepe si sgretolano tante delle nostre cose che forse brillavano molto, oppure che credevamo importanti, solide! Ma a volte quel luccichio, quell’importanza e quella solidità non hanno alcun altro fondamento se non il pantano delle nostre ambizioni, che crollano davanti a colui che non ha esitato ad annullarsi fino alla morte e morte di croce». In una meditazione sulla vocazione e sulla paternità, precedente al suo magistero pontificio, così Papa Francesco esortava: «Ci conviene avvicinarci al presepe di Gesù così come siamo, con la nostra vita quotidiana, le nostre lealtà e i nostri peccati, le nostre aspirazioni e le nostre tentazioni, nel desiderio che la sua grazia ci tocchi e ci aiuti a continuare a crescere nel suo servizio. E, come schiavi indegni, rinnoviamo la nostra speranza contemplando come in mezzo alla

«Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra. Dove nasce Dio, nasce la speranza; e dove nasce la speranza, le persone ritrovano la dignità». (Papa Francesco, Messaggio Urbi et Orbi del 25 dicembre 2015).

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DALLE CASE SALESIANE

Editoriale


DALLE CASE SALESIANE

senescenza della famiglia umana ci sia stato dato un bambino. La nostra carità apostolica potrà irrobustirsi davanti alla solitudine di una vergine, più feconda di chiunque altro, e al suo calore materno». Nella letteratura, nella musica e nell’arte, la natività è sempre stata un tema molto caro a poeti, scrittori, musicisti e pittori. Ogni paese ha le sue tradizioni e le sue scuole espressive che nelle forme più belle ed estrose ripresentano il mistero del Natale e possono impressionare variamente coloro che si accostano al Mistero e lo guardano e contemplano. D. Bohnoeffer, la prima domenica d’Avvento del 1943, in una lettera ai genitori dal carcere di Tegel, manifestò lo stupore per la Natività di Albrecht Altdorfer (1480 circa – 1538), che in modo profetico e in contrasto con i canoni stilistici dell’epoca, anticipa lo scenario della II guerra mondiale e dei conflitti disastrosi e distruttivi di ogni epoca: «[…] come gli è venuto in mente, 400 anni fa, di rappresentarla così, contro ogni tradizione? – esclama Bohnoeffer – oggi è straordinariamente attuale. Il Natale può e deve essere celebrato anche così, forse era questo che voleva dire. E comunque è questo che dice a noi». Il pensiero vola ai terremotati di Haiti e dell’Italia Centrale, ai fratelli e alle sorelle della Siria che vivono in guerra sotto la coltre nera dei continui bombardamenti. Tra i tanti modi di volgere lo sguardo verso il presepe che affiorano nelle descrizioni evangeliche e nella tradizione popolare, ognuno potrà fermarsi su quello più rispondente al proprio vissuto e al punto del cammino di fede dove è giunto e da cui intende ripartire, senza dimettersi dalla coscienza attuale della vita e della storia. Si potrà arrivare alla considerazione degli sguardi di Giuseppe e di Maria, per approdare al punto verso cui convergono gli sguardi di coloro che si muovono nel presepe e verso cui sembrano attratti animali, vegetazione e cose, astri del cielo fino all’intera materia cosmica. Dietrich Bohnoeffer in una poesia scritta dal carcere così rievoca il presepe e il

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bambino avvolto in fasce: «La testimonianza del Natale per tutti gli uomini recita: siete assunti. Guardate la mangiatoia! Nel corpo del bambinello, nel Figlio di Dio incarnato, la vostra carne, tutta la vostra miseria, paura, tentazione, sì, tutti i vostri peccati sono portati, perdonati, santificati. Poiché il Natale è l’assunzione corporea di tutta la carne umana da parte del Dio benigno, noi a loro dobbiamo dire: il Figlio di Dio ha assunto la natura umana». E, in altro luogo, lo stesso Bohnoeffer così ci interroga secondo il suo stile forte e

Il Presepe di Piazza San Pietro.

stringente e così tenta di educare il nostro sguardo che può in questo Natale incrociare quello di un bambino profugo e quello della madre: «Chi fra noi celebrerà bene il Natale? Colui che finalmente deporrà davanti alla mangiatoia ogni violenza, ogni onore, ogni apparenza, ogni presunzione, ogni arroganza, ogni ostinazione. Colui che starà dalla parte degli umili e considererà grande solo Dio. Chi nel bimbo dentro la mangiatoia vedrà la gloria del Signore proprio nell’umiltà. Chi dirà con Maria: “Il Signore ha guardato la mia umiltà. La mia anima magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”». Buon Natale e Buon Anno 2017!

Insieme


Intervista a don stefano martoglio

Don Stefano Martoglio è Consigliere Generale della nuova regione Mediterranea creata nel 27° Capitolo Generale, che comprende le opere salesiane del Portogallo, della Spagna, di Andorra, dell’Italia e del Medio Oriente. “Una nuova regione che possiede una grande ricchezza: i luoghi della vita di Cristo, in Terra Santa, i luoghi salesiani di don Bosco, la città del Papa, luoghi di grandi santi e importanti santuari mariani, il Cammino di Santiago... Una grande ricchezza di vita e di tradizione salesiana”. (BS). Vogliamo chiedere a Don Stefano, che da qualche mese si trova in Sicilia in qualità di visitatore straordinario per la nostra realtà salesiana: Qu a l i le c a r a t t e r is t i c h e , l a s t o r i a , l a c u l t ur a , l e t r a d i z i o n i c h e h a r i s c o n t r a t o n e l l a no s t r a i s o l a , “ s p l e n di d a t e r r a , – d e f i n i t a d a l G o e the – “ u n a t e r r a i n d i c i b i l m e n t e b e l l a ” , “L’isola più grande del Mediterraneo, la ca sa dell’Etna, il centro culturale del mondo a n t i c o e m e d i e v a l e ” , f u p o po l a t a d a f e n i c i , r o m a n i , a r a b i , no r m a n n i, f r a n c e s i , s p a g n o l i, au s t r ia ci ( e n o n s o l o ) e ci a s cu n o d i q ue s t i p o p o l i h a l a s c i at o i m p o r t a n t i t e s t i m o n i a n z e , o g g i a n c o r a v i s ib i li n e i m o n u m e n t i , n e i n o m i d e i l u o g h i , n e l l e tr a d i z i o n i d e l l a g e n te ? Devo dirti che la prima cosa che sempre mi è venuta in mente dopo questi mesi passati in Sicilia è che è giusto dire le Sicilie, non una Sicilia sola. La Sicilia è un’isola che è un micro continente, per ricchezza di tradizioni, di storia, di cultura… di gastronomia! Questa ricchezza di tutto, che porta una ricchezza di umanità della gente, una intelligenza ironica della vita, unita alla constatazione della bellezza della terra siciliana e dell’abbondanza dei suoi frutti mi ha molto colpito. L’umanità accogliente e una predisposizione buona verso la gente e la vita, nonostante le fatiche, le povertà, le situazioni di trascuratezza in cui sono lasciate tante realtà mi ha impressionato. Mi viene anche da Insieme

dire che solo gente con un cuore così buono, può sopportare tante fatiche e sofferenze, da altre parti non avrebbero retto. L’impegno apostolico verso i destinatari d e l l a n o s t r a mi s s i on e c o n i g i o v a n i . Ho visto un cuore pastorale buono, da parte dei confratelli, a tutte le età e condizioni di salute. Non ho trovato, con rarissime eccezioni, confratelli “che si sono pensionati nel cuore pastorale”. Inoltre questo impegno apostolico lo avete ben trasmesso ai laici della Don Stefano Martoglio. Famiglia Salesiana e ai collaborati laici nella missione. C’è attaccamento al lavoro con i giovani. Questo fa ben sperare perché consente di poter guardare al futuro interrogandosi su cosa voglia Dio da noi oggi, leggendo i segni dei tempi nuovi che abbiamo sotto gli occhi. Un altro segno che balza agli occhi è che avete le case piene di ragazzi e giovani, li dove questo non c’è più, è una sofferenza per tutti, cominciando dai confratelli. C o m e v e d e l a r ea l t à d e i g i o v a n i e qu a l i s f i d e p e r i s a l e s i a n i ed i n u o v i o r i z z o n t i a p o s to lici ? Di giovani ne avete molti, perché la Sicilia è terra giovane, in paragone a molte altre realtà italiane questo è di una evidenza lampante! Avete molti giovani, e ci sono molti giovani italiani che frequentano le case di don Bosco, insieme a giovani di altre nazioni che si avvicinano e cominciano a venire. La prima sfida salesiana è non accontentarsi di quelli che vengono, ma andare a chi non viene…aprirsi a chi ci passa accanto e nemmeno ce ne accorgiamo. Ci sono tante

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DALLE CASE SALESIANE

Visitatore straordinario in Sicilia


urgenze che i giovani siciliani ci trasmettono, leggerle ed essere fedeli a questa lettura è la prima grande sfida pastorale. Poi ci sono nuovi orizzonti apostolici; gli immigrati e i rifugiati stranieri sono sotto gli occhi di tutti… la Sicilia vive una prima linea di accoglienza che mette a dura prova e stimola ad uscire dai propri gusci! Ma non ci sono solo i nuovi orizzonti, ci sono anche, e sono molti di più, gli orizzonti nuovi: il rinnovamento di tante opere e lavori pastorali che facciamo da molto tempo …ma occorre farli in un modo nuovo. G li o rg a nis mi de l la F a mig li a S a le si a na e i c a m mi n i ma t u r a t i La vitalità della famiglia salesiana in Sicilia è una cosa meravigliosa, che impressiona! Lavorate ed avete lavorato molto bene, e si vede! L’amore a don Bosco, l’impegno apostolico. Ho visto gente coinvolta, a volte anche molto preoccupata per le fatiche che passiamo noi salesiani di don Bosco. Il cammino più vivo che ho visto ed incontrato è l’attenzione pastorale alla famiglia… famiglie che si curano di famiglie! Credo che sia un indirizzo pastorale urgente ed in piena sintonia con il cammino della chiesa e della Congregazione..bene! Poi la partecipazione alla missione con i giovani poveri ed i migranti\rifugiati. Ho visto partecipazione, impegno! Un segno di grande vitalità. S u l l a f or ma z i o n e p r o f e s s i o n a l e e s u l l a g r a v e c r i s i c h e s i s t a a t t r a v er s a n d o . La formazione professionale sta attraversando una crisi molto forte, ma credo che ne stia uscendo. La crisi, drammatica, che si vede è quella dell’ente e delle politiche dell’ente pubblico in merito. Ma a ben vedere la crisi comincia molto prima, è di “partecipazione” a questa preziosa missione ed anche di visione: la fedeltà alla formazione professionale è rinnovamento continuo, se ci si ferma cominciano i problemi. Credo che, proprio la sofferenza che si sta attraversando sia una grande occasione di rinnovamento e di discontinuità. Una ispettoria salesiana non può rimanere senza una formazione professionale, in

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modo assoluto poi in Sicilia. Avete una tradizione eccellente, una esperienza vasta…un campo enorme di lavoro pastorale in questo. La r e a l t à t u n i s i n a. La realtà tunisina che ho incontrato è partita molto bene! Complimenti all’Ispettoria! La Sicilia è stata generosa ad accettare questa sfida; è una risposta carismatica importante ad aprirsi per non impoverirsi. Ho trovato una realtà raddoppiata in Tunisia, ricca di una lavoro ben condotto, ben inserito nella vita della chiesa locale, con una comunità salesiana molto internazionale. Con queste belle premesse si deve camminare nel portare don Bosco ed il suo carisma educativo in questo contesto musulmano, e far sentire sempre di più la realtà tunisina parte dell’Ispettoria. L’Ispettoria deve camminare nel “rendersi conto” sempre più profondamente di questo nuovo fronte di lavoro pastorale missionario. C o m e p o ss ia mo a i ut a r e il M O R e la S i ri a i n pa r t i c o l a r e . Credo che il primo passo che possiamo\dobbiamo fare è conoscere e parlarne. Il primo peso della situazione drammatica in cui vivono i nostri confratelli e la gente di là è l’isolamento! Occorre conoscere e parlarne! Parlarne perché Dio tocca il nostro cuore nell’ascolto e nell’aiuto di queste realtà. Non deve succederci mai che lontano dagli occhi sia lontano dal cuore! Il secondo passo è l’accoglienza: il Medio Oriente, con tutte le sue realtà è molto vicino a noi, non è altro da noi! Accogliere ci apre ai pezzi di medio oriente che abbiamo in casa e al sostegno per chi è la, lavora e vive la, e vuole rimanere la dove sempre è stato. L’accoglienza fa anche opinione pubblica; su queste realtà, sappiamo poco e molte volte le cose che ci vengono comunicate non sono complete o corrette… o tutte e due! Sono parte di noi: il sostegno più grande, primo e più importante è sempre la preghiera! Solo Dio tocca i cuori, cominciando dal nostro! F e l i c e B o n gi o r n o Insieme


momenti toccanti del giubileo

Il Giubileo dei carcerati e degli emarginati

L GIUBILEO DEI CARCERATI IL San Salvatore in Lauro, Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova), San Giovanni Battista dei Fiorentini sono le chiese giubilari del centro storico di Roma che circa mille detenuti hanno visitato per partecipare al Giubileo della Misericordia. I detenuti hanno potuto partecipare all’adorazione eucaristica e al sacramento della Riconciliazione. Il pellegrinaggio verso la porta di San Pietro ha chiuso la toccante esperienza religiosa. La S a n ta M e s s a in S a n P i e t ro Rivolgendosi ai mille carcerati arrivati in San Pietro per la messa, giunti da vari Istituti Penitenziari, Papa Francesco afferma: "A volte, una certa ipocrisia spinge a vedere in voi solo delle persone per le quali l'unica via è quella del carcere. Non si pensa alla possibilità di cambiare vita, c'è poca fiducia nella riabilitazione". Ma così, avverte il Pontefice, "si dimentica che tutti siamo peccatori e, spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto". "Non spetta a me concedere la vostra liberazione", dice il Papa. Ma la Chiesa non può rinunciare di "suscitare in voi il desiderio della vera libertà". La basilica di San Pietro è piena per la messa solenne. Il pontefice ricorda che "certo, il mancato rispetto della legge ha meritato la condanna" e che "la privazione della libertà è forma più pesante della pena che si sconta, perché tocca la persona nel suo nucleo più intimo". Ma ai carcerati raccomanda: "Nessuno di voi si rinchiuda nel passato: certo la storia passata anche se lo volessimo, non può essere riscritta. Ma non cadiamo nella tentazione di pensare di non poter essere perdonati". E per quindici volte, rivolgendosi a loro, il pontefice nella sua omelia ripete le parole "speranza" e "spera". Davanti a loro, ai piedi dell'altare, una statua della Madonna anch'essa scelta in modo particolare: è la Vergine della MerceInsieme

de, che tiene in braccio il Bambinello con le braccia aperte. IL GIUBILEO DEGLI EMARGINATI

Francesco agli emarginati: c i a i u t a t e a g u a r da r e c i ò c h e g u a r d a D i o . È L’ultimo appuntamento a San Pietro prima della chiusura della Porta Santa è il Giubileo delle "persone socialmente escluse", "Si tratta di coloro che subiscono precarietà economica o patologie, solitudine o problemi sociali". «Per voi […] sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia» (Ml 3,20). Così il Papa nell’omelia. Oggi, nelle cattedrali e nei santuari di tutto il mondo si chiudono le Porte della Misericordia. Chiediamo la grazia di non chiudere gli occhi davanti a Dio che ci guarda e dinanzi al prossimo che ci interpella. Apriamo gli occhi a Dio, purificando la vista del cuore dalle rappresentazioni ingannevoli e paurose, dal Dio della potenza e dei castighi, proiezione della superbia e del timore umani.

Il Papa incontra nell’Aula Paolo VI le persone socialmente escluse. Foto: Osservatore Romano

Guardiamo con fiducia al Dio della misericordia, con la certezza che «la carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8). Rinnoviamo la speranza della vita vera cui siamo chiamati, quella che non passerà e che ci attende in

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comunione con il Signore e con gli altri, in una gioia che durerà per sempre, senza fine. E apriamo gli occhi al prossimo, soprattutto al fratello dimenticato ed escluso. Lì punta la lente d’ingrandimento della Chiesa. Che il Signore ci liberi dal rivolgerla verso di noi. Ci distolga dagli orpelli che distraggono, dagli interessi e dai privilegi, dagli attaccamenti al potere e alla gloria, dalla seduzione dello spirito del mondo. La nostra Madre Chiesa guarda «in particolare a quella parte dell’umanità che soffre e piange, perché sa che queste persone le appartengono per diritto evangelico» (PAOLO VI, Allocuzione all’inizio della II Sessione del Concilio Vaticano II, 29 settembre 1963). Per diritto e anche per dovere evangelico, perché è nostro compito prenderci cura della vera ricchezza che sono i poveri. Ce lo ricorda bene un’antica tradizione, riguardante il santo martire romano Lorenzo. Egli, prima di sostenere un atroce martirio per amore del Signore, distribuì i beni della comunità ai poveri, da lui qualificati come veri tesori della Chiesa. Ci conceda il Signore di guardare senza paura a ciò che conta, di dirigere il cuore verso di Lui e verso i nostri veri tesori. Da: Radio Vaticana, Papa Francesaco/Omelie.

CHIUSURA DELLA P O RTA SANTA Chiudiamo oggi la Porta Santa, ringraziando Dio per averci concesso questo tempo straordinario di grazia. Così Papa Fran-

Foto: © L’Osservatore Romano

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cesco alla chiusura dell’Anno Santo della Misericordia aperto l’8 dicembre 2015 e simbolicamente anticipato al 29 novembre, con l’apertura della porta della cattedrale di Bangui, martoriata città del Centrafrica. Per la prima volta nella storia infatti, il Papa ha voluto che il Giubileo venisse diffuso e celebrato in ogni chiesa del mondo. “Chiediamo la grazia di non chiudere mai le porte della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza”. È l’esortazione di Papa Francesco nel corso della messa celebrata per la chiusura del giubileo in piazza San Pietro. “Quest’Anno della Misericordia ci ha invitato a riscoprire il centro, a ritornare all’essenziale. Questo tempo di misericordia – ha continuato il pontefice – ci chiama a riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è accogliente, libera, fedele, povera nei mezzi e ricca nell’amore, missionaria”. «Anche se si chiude la Porta Santa, – ha ricordato Papa Francesco – rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squarciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza». L’esperienza giubilare. “È stato un invito alla conversione” Secondo mons. Fisichella, i “segni più visibili” di questa esperienza giubilare sono quelli dei Venerdì della Misericordia, in cui papa Francesco ha voluto toccare le “nuove povertà”, come, ad esempio, quelle dei “giovani anche, che vivono in stato vegetativo e che la società di oggi rifiuta”, dei ricoverati in hospice, che il Santo Padre, “camera per camera”, ha accarezzato e abbracciato, o delle “persone che nel giro di qualche giorno lasceranno questo mondo per l’incontro con il Signore, in una cultura che non vuole pensare alla morte o che relega la morte solsoltanto a una fiction”. Si tratta, ha aggiunto il presule, di segni che “scuotono, da una parte, una coscienza tiepida e indifferente e, dall’altra, però mostrano anche il grande impegno che tocca a ciascuno di noi”. Da: Zenit, 18 novembre 2016. Insieme


Ricchezza carismatica e sfide

Nel “cammino” e nei “processi” tracciati per l’attuazione del CG 27, al Rettor Maggiore e al Consiglio Generale viene affidato il compito di provvedere all’aggiornamento del Manuale del Direttore, che risale al 1984. Quella che poteva apparire a prima vista un’azione di pura revisione formale si è rivelata invece come provvidenziale opportunità per una necessaria riflessione sulla figura del direttore. I primi passi mossi nell’avvio di questo processo ne sono una conferma e hanno aperto un orizzonte molto più ampio di una semplice modifica e aggiornamento di un libro. Dal 17 al 19 giugno 2016 nella casa generalizia di Roma sono stati convocati 20 confratelli di 15 nazionalità, rappresentanti di 17 ispettorie, provenienti dalle 7 regioni salesiane, per riflettere e lavorare insieme sull’indicazione del CG27 69,11 riguardo al Manuale del Direttore. Dall’esame dei contributi personali, da quelli provenienti dalle regioni, dai lavori di gruppo per lingua, è venuta alla luce una grande varietà di elementi, sia positivi che problematici, che riflettono la vita concreta delle 1785 comunità salesiane della Congregazione oggi. “È come se iniziando a scavare ci si fosse subito resi conto che si ha a che fare con un vero tesoro”. Pur rilevando problemi tanto grandi quanto complessi, si coglie la grande vitalità della Congregazione nella realizzazione della sua missione. Il dato emerso da questo sguardo panoramico è che “Il nodo carismatico a cui questo incontro di vocazione e missione fa capo sono i nostri direttori. Tanta fragilità ma anche grande dedizione e santità quotidiana”. La riflessione e il confronto di questo gruppo individuano alcune grandi sfide a cui la fedeltà allo Spirito e ai tempi nuovi chiede di rispondere attraverso un diligente discernimento perché il carisma salesiano oggi possa incarnarsi nei 132 paesi in cui la Congregazione è presente. Insieme

ALCUNE SFIDE: n c u l t u r a z i o n e d e l c a r i sm a e d e l S i s t e m a «In P re ve nti vo . Va a pari passo con l’inculturazione del servizio dell’autorità, della animazione e guida dei confratelli e della comunità educativo pastorale nei diversi contesti culturali, sociali ed ecclesiali. Inculturazione che è fatta di prudente discernimento, accogliendo ciò che arricchisce il carisma salesiano, senza lasciarsi influenzare da ciò che invece viaggia in direzione contraria. C o n s i s t en z a n u m e r i c a e q u a l i t a t i v a d e l l e comunità. Le case salesiane del 2016 sono nella grande maggioranza molto diverse, anche numericamente, dalle comunità standard cui si faceva riferimento quando si è scritto il manuale del 1984. G e s t i o n e d e l l ’o p er a e a n i m a z i o n e d e l l a c o munità: Un equilibrio molto impegnativo, che cambia enormemente a seconda del tipo di presenza salesiana. Si va da comunità molto piccole, a centri estremamente complessi, con molteplici settori, ognuno con il suo carico gestionale che non può essere trascurato, anche quando nei documenti si incoraggia il direttore a dare priorità all’animazione dei confratelli nella comunità. L a c o r r es p o n s a b i l i t à n el l a m i s s i o n e c o n i l a ic i e l a fa mi g lia sa l e si a na . Il campionario di esperienze che si riscontrano nelle 7 regioni è così vario: novità entusiasmanti, grandi promesse, sfide pesanti, non poche difficoltà. L’esercizio dell’obbedienza e la disciplina r e l ig i o sa . Tutti concordano nel chiedere al direttore di essere il guardiano dell’ethos salesiano, il garante della fedeltà al carisma. Ma rileggendo il manuale dell’84 ci si rende subito

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FORMAZIONE

Il Direttore salesiano


FORMAZIONE

conto di come l’atmosfera all’interno della vita religiosa sia oggi cambiata rispetto a quegli anni, e all’interno di essa il delicato rapporto tra obbedienza e autorità». L a f o rm a z i o n e d e i d i r e t t o r i . Formazione è punto di partenza e punto di arrivo di ogni passo di rinnovamento che si cerca di fare. Essa stessa pertanto deve essere rinnovata. Se ne sente fortissima l’esigenza, senza ben sapere come fare. Senz’altro si deve investire molto sulle capacità di relazione dei confratelli, che mai si improvvisano o vengono da sé con la nomina a ruoli di responsabilità. La formazione dei confratelli da animare è tanto importante quanto quella di chi ha compiti di guida nei loro confronti: se non si cresce insieme il risultato non può essere positivo. A questo primo passo seguiranno passi successivi che intendono raggiungere e coinvolgere in modo capillare non solo i confratelli che OGGI sono chiamati a vivere questo dono/responsabilità che è il servizio di animazione e governo del direttore,

ma anche tutte le comunità sulle quali ricade il beneficio di questo servizio. L’esercizio del governo e dell’animazione del direttore salesiano è una prerogativa fondante nella vita salesiana, come si rivela dallo stile di paternità vissuta da Don Bosco a Valdocco, trasmessa e raccolta dai suoi, come è felicemente attestato da D. Rua, inviato come primo direttore: “A Mirabello cercherò di essere don Bosco”. Consapevoli della rilevanza carismatica determinante del servizio del direttore salesiano, l’auspicio è che tutti i confratelli partecipino con la preghiera a questo discernimento; i confratelli ammalati sentano fondamentale l’offerta del loro sacrificio, e quanti sono in condizioni di farlo, singolarmente o in gruppo, collaborino anche inviando il contributo della loro riflessione e del confronto. “Il camminare insieme, riflettendo e condividendo speranze e fatiche, è già parte del rinnovamento che si sta compiendo, passo passo”. don Calogero Montanti

Cammino formativo con Beppe Roggia “Ancora un anno”: l’avvertimento di Lc (cfr. 13,1-9) non è una minaccia; intende piuttosto mostrare la pazienza di Dio che concede ancora spazio alla conversione: pur essendo giunto al limite della pazienza, offre ancora un’ulteriore occasione con un nuovo rinvio. Sempre nell’ottica che Dio non lancia ultimatum intiDon Beppe Roggia. midatori, la parabola vuole essere un richiamo a fare tesoro del tempo che Lui ci dona. Senza forzature o accomodamenti, questo messaggio evan-

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gelico può costituire la chiave di lettura per vivere con responsabilità e realismo l’anno che abbiamo iniziato. Il padrone della parabola si dimostra “signore del tempo”. E il discepolo, a somiglianza del padrone e del contadino della parabola, spera e si dà da fare perché è consapevole di preparare il futuro, per sé e per gli altri, operando sul presente. Dio dona tempo, ma non infinito, nell’attesa paternamente paziente di una nostra filiale risposta. Alla luce di questa premessa, possiamo guardare il programma formativo 20162017 come un aiuto, una bussola che ci indica e ci rivela l’orientamento della nostra vita e la possibilità di verificare se procediamo nella giusta direzione, se divaghiamo, se ci blocchiamo. In questo contesto può essere utile ripercorrere i passi fatti in questo primo scorcio dell’anno. Insieme


Insieme

struire giorno dopo giorno la fraternità e il senso di appartenenza alla comunità. È questa la nostra prima e insostituibile evangelizzazione. Una ferma convinzione sta alla base della efficacia di questo processo: il luogo privilegiato e insostituibile per procedere con frutto è la comunità, perché solo la comunità può garantire la continuità e la concretezza nel quotidiano. Contestualmente in questo arco di tempo hanno avuto luogo alcune opportunità che, direttamente o indirettamente, hanno riguardato questo itinerario: gli incontri del Visitatore coi tirocinanti (16 ott. ’16) a PAGesù Adolescente e coi quinquennisti (23 ott. ’16) a ME - S. Tommaso; l’iincontro dei direttori con P. G. Salonia (13.11.16 pm) e col Visitatore (14.11.16 am) a Casa Tabor. Particolarmente apprezzato l’incontro con P. Salonia realizzato in forma interattiva, non a partire da una conferenza ma dagli interrogativi che emergevano dai singoli direttori soprattutto riguardo all’esercizio del governo e dell’animazione della comunità. Siamo all’inizio di un cammino la cui fecondità dipende dalla consapevolezza che ciascuno è insostituibile, ciascuno è necessario perché sussista una comunità fraterna: solo dall’insieme di ogni singola goccia nasce e si forma un ruscello, un fiume, un oceano. Ciascuno è una goccia, è dono di Dio che comporta una responsabilità personale. Come intendiamo comportarci con Dio che, con la sua pazienza forte e rigeneratrice, attende una risposta? Come vogliamo gestire il tempo che ci viene ancora concesso dalla paziente attesa di Dio, sapendo che questo tempo non è illimitato? Oggi, solennità dell’Immacolata Concezione, Papa Francesco così concludeva l’Angelus: “Ogni sì a Dio origina storie di salvezza per noi e per gli altri. Come Maria con il proprio sì. […] Dio desidera visitarci e attende il nostro sì. Pensiamo: io, oggi, quale sì devo dire a Dio? Pensiamoci, ci farà bene. E troveremo la voce del Signore dentro di Dio, che ci chiede qualcosa, un passo avanti.” CM

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FORMAZIONE

L’evento che ha segnato l’avvio e il punto di riferimento del cammino è stato l’incontro zonale con d. Beppe Roggia, preceduto da una lettera dell’Ispettore (8 settembre 2016) esclusivamente sul programma formativo 2016-2017 e sul Progetto personale di vita. A seguire c’è stata una breve visita dell’Ispettore o del Vicario a ciascuna comunità sia per incontrare i confratelli in questo inizio dell’anno ed esprimere solidarietà e incoraggiamento, sia per sensibilizzare ulteriormente sul significato del programma formativo e motivare i confratelli a partecipare all’incontro zonale con d. Roggia. Questi incontri con le comunità sono stati utili anche per chiarire una ambiguità: identificare tutto il programma con il solo Progetto personale di vita. Non è così. Scopo fondamentale del cammino formativo è di penetrare esistenzialmente con la mente e col cuore il nucleo centrale della identità salesiana: il primato della sequela di Cristo nel nostro quotidiano e la ricaduta sulla missione educativo-pastorale segnata dalla passione per i giovani, soprattutto i più bisognosi. In ordine al programma formativo il Progetto personale di vita è un aiuto concreto, uno strumento, un vademecum per promuovere o “recuperare l’equilibrio tra la preghiera e l’azione, la teoria e la prassi, i sentimenti e le parole, il lavoro e il riposo, le relazioni funzionali e le relazioni di amicizia, il lavoro manuale e il lavoro mentale” (C. M. Martini). Si tratta in sostanza di ricostruire o incrementare l’organizzazione unitaria dei molteplici momenti della nostra vita e vivere costruttivamente le difficoltà, le tensioni, i conflitti, le rotture, le delusioni. Solo questa unità interiore ed esteriore - la grazia dell’unità di vita - si traduce in ben-essere integrale, con beneficio della salute e del lavoro. Significativa, quantitativamente e qualitativamente, pur se non ugualmente in tutte le zone, è stata la partecipazione agli incontri zonali con d. Roggia. Sarebbe stato ingenuo attendersi formule o ritrovati automaticamente prodigiosi. Le convocazioni zonali hanno inteso avviare un processo che ravvivi in ciascuno la consapevolezza e la speranza che è possibile camminare insieme e rico-


FORMAZIONE

Professione perpetua di Alfredo Michele Calderoni Noi due faremo tutto a metà ... nel tempo e nell’eternità! È stata questa la frase scelta dal nostro confratello Alfredo Michele Calderoni, sabato 29 ottobre – memoria del beato Michele Rua - , il quale ha professato il suo “Sì” definitivo nella Società di San Francesco di Sales. A presiedere l’Eucarestia è stato don Stefano Martoglio, Consigliere Generale per la Regione Mediterranea, che proprio in quei giorni era in visita nella Comunità “S. Tommaso” di Messina. È stato lui, dunque, ad accogliere, a nome del Rettor Maggiore, la professione perpetua di Alfredo Michele. La Celebrazione si è svolta nell’Opera Salesiana “San Matteo” di Messina (Giostra), dove Alfredo Michele ha svolto i suoi due anni di tirocinio e Opera che quest’anno ha celebrato il Centenario e che ha visto lo scorso dicembre anche la presenza del Rettor Maggiore. Una grande festa a cui hanno partecipato più di cinquecento persone tra parenti di Alfredo Michele, confratelli e consorelle, membri della Famiglia Salesiana, amici con cui ha condiviso le esperienze in Albania, Madagascar e Tunisia e soprattutto giovani provenienti da tutta la Sicilia. Tanta gente ma soprattutto tanta preghiera! Questa l’aria che si respirava durante la celebrazione: aria di famiglia e di preghiera! Da notare, la presenza anche dei genitori di quei confratelli di altre Ispettorie (IME e ICC)

D. Stefano Martoglio accogle la professione di Alfredo.

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con cui Alfredo ha condiviso i suoi anni di noviziato e post-noviziato. Ad impreziosire e rendere più coinvolgente la Celebrazione è stato il Coro di Giostra diretto dal maestro Piero Pirera, assieme ad alcuni giovani dei DB Friends di Biancavilla (gruppo dal quale proviene Alfredo) eseguendo anche brani composti ad hoc per l’occasione dal nostro Alfredo. Presente anche l’Ispettrice delle FMA, suor Maria Pisciotta, la direttrice delle FMA di

Biancavilla, suor Maria Vella e Sua Eccellenza Mons. Calogero La Piana, da sempre vicino ai giovani confratelli del San Tommaso. A seguire, nel cortile dell’Oratorio, si è svolto un grande buffet, organizzato interamente dall’Opera di Giostra … un modo per dimostrare l’affetto per il giovane salesiano che nei due anni a Giostra ha conquistato il cuore della gente e soprattutto dei giovani! Continuiamo ad accompagnare Alfredo Michele nel suo cammino di fedeltà quotidiana al Signore. Possa come il beato Michele Rua, del quale Alfredo porta il nome, essere “un altro don Bosco” per i giovani che il Signore gli affida e “fare a metà” con i loro sogni e i loro pesi. Il Buon Pastore gli sia modello e l’Ausiliatrice sia il suo sostegno. A. M. Calderoni Insieme


A tre mesi dall'ingresso in noviziato, 8 settembre u.s., sembra veramente sia passata una vita. Quando abbiamo attraversato il cancello dell'istituto di Genzano, eravamo tutti molto agitati. C'erano tante situazioni che ci scombussolavano, tutte in una volta: intanto il distacco dalla Sicilia e dall'oratorio della Salette, dove avevamo trascorso l'ultimo anno di vita e di formazione, e che era diventato per noi una seconda casa; poi i dubbi ed il senso di inadeguatezza, che nei momenti decisivi delle scelte importanti tornano sempre a “mordere”, nonostante tutta la maturità tu possa aver acquistato nel tuo discernimento... Eppure, già quella sera stessa, passato il caos delle facce nuove, delle cerimonie, dei passaggi di testimone con i quasi-ex-novizi, rimasti soli nel buio e nel silenzio delle nostre nuove camere in compagnia di sconosciuti nuovi fratelli già ronfanti, è stato impossibile non sentirsi a casa propria. Tre mesi, e fra le tante cose che stanno crescendo in noi, quest'impressione non è cambiata. Abbiamo già incontrato i momenti di stanca e di tensione, proprio come in tutte le famiglie. Ma siamo a casa, nel posto dove sentiamo di dover stare, proprio dove Dio vuole che stiamo adesso: un po' fuori dai cortili magari, ma a tu per tu con Lui, imparando a parlarGli e soprattutto ad ascoltarLo, per continuare a capire sempre meglio qual è la sua volontà su di noi. E questo garantisce la nostra serenità e la nostra fiducia. Ma veniamo a noi! Il Segno (elemento caratteristico del noviziato), che è un simbolo artistico che prende spunto dal passo del Vangelo scelto ad inizio d’anno e che ci accompagna lungo tutto il percorso (quest'anno Lc 5,11 “lasciarono tutto e Lo seguirono”). Come si può notare dall'immagine, ha visto la partecipazione di ogni singolo novizio, in quanto ha favorito il mettere in gioco le competenze di ognuno di noi. Insieme

Inizialmente sono stati proposti da noidiversi bozzetti del lavoro, fino alla scelta definitiva di uno di essi. L'idea originale era quella di un lavoro interamente bidimensionale, dunque fare semplicemente un dipinto sulla parete e via, ma, grazie all'interazione tra tutti, pur tenendo l'idea originale del lavoro, a livello di immagini e significati annessi, si è arrivati alla soluzione di realizzare il lavoro in 3D; una parte è rimasta come previsto all'inizio, bidimensionale; la seconda per la sua tridimensionalità coinvolge e cattura maggiormente l'osservatore, guidando gradualmente la sua attenzione al fondale dipinto, che è poi, la zona “clou” di tutto il Segno. Ma andiamo a descriverlo concretamente. Partendo dal basso si può notare che c'è una rete da pesca con delle foto: quelli siamo noi novizi divisi per nazionalità, infatti ci sono quattro foto rappresentanti i novizi portoghesi, spagnoli, italiani e croati, con bandiere annesse. Abbiamo pensato di mettere la rete da pesca in riferimento al versetto che abbiamo scelto noi, “Tirate le reti a terra, lasciarono...”; mettervi, lì nella rete che era il “tutto” per gli apostoli; il nostro lasciar “tutto” per seguirlo, in una sorta di continuità con chi lo ha già fatto prima di noi; a nostro avviso non c'era nulla di meglio che rappresentare il “tutto” con la nostra casa, con la nostra provenienza (bandiera). Poco più sù, delle figure si mettono in cammino, e queste rappresentano noi novizi, che stiamo affrontando questo percorso, e lo facciamo partendo da strade diverse (provenienza, vissuto, ecc.) e lo tenendo uno zaino sulle spalle: ovviamente non si tratta di nulla di materiale, ma del bagaglio interiore necessario per intraprendere l'anno del noviziato (buona volontà, relazione con Dio, disponibilità interiore nel farsi plasmare dai formatori, ecc.); inoltre ci sono diverse figure che camminano insieme, e ciò per richiamare la dimensione comunitaria del cammino che si fa insieme. Nonostante ciò abbiamo voluto inserire una doppia strada affinché chiunque venga a farci visita e guar-

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FORMAZIONE

I “nuovi” novizi dell’ispettoria


FORMAZIONE

Lasciarono... e lo seguirono: Segno grafico dell’Anno di Noviziato 2016-2017.

di il Segno, possa identificarsi anch'esso in questo dinamismo di mettersi in cammino e di sentirsi coinvolto in prima persona e invitato a pregare. Le strade intraprese da tutte queste persone sono in salita (non è una passeggiata di certo lavorare a fondo su sé stessi), ma cosparse di bellissime rose: qui è evidente il richiamo al sogno di Don Bosco del “Pergolato di rose”, del duplice significato delle rose, la loro bellezza (la bellezza della missione salesiana) e le spine acutissime che possiedono (le diverse difficoltà di vario genere che si incontrano nella missione giovanile, spesso meno evidenti delle gioie della stessa). Le strade come già detto son partite da diversi punti, fino a congiungersi in un'unica strada (riuscire a camminare dunque tutti insieme) che va dritta verso le montagne, che come sappiamo bene nella Bibbia sono luogo di incontro privilegiato con Dio. Proprio al di là delle montagne ecco il vero fine della nostra vita, la meta della salvezza, della vita eterna, che possiamo trovare solo in

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Gesù Cristo e in nessun'altro; a Lui ci arriviamo per mezzo dei maestri ed esempi di vita datici da Dio stesso: Maria e Don Bosco. In loro troviamo due atteggiamenti caratteristici dell'identità salesiana: l'atteggiamento contemplativo di Maria e il dinamismo dell'azione in Don Bosco, e noi siamo proprio chiamati ad esser contemplativi nell'azione. Attraverso il saper far sintesi nella propria vita di questi due fondamentali punti di riferimento, compiamo il nostro processo di santificazione, la nostra unione con Dio. Con ciò, auguriamo ad ogni lettore di identificarsi con il nostro Segno, che è aperto ad ogni vocazione, sicuramente con un riferimento particolare alla Famiglia Salesiana, sia ai consacrati che ai laici. Cogliamo l'occasione per mandarvi i nostri più cari auguri di un Santo Natale ricco di pace e di “famiglia”! Un abbraccio. I no viz i sic ul i D. Finocchiaro, E. Geraci, G.Lentini, A. Pappalardo, D. Perna, G. Priolo Insieme


Dal 3 al 7 Novembre a Sveti Duh, nei pressi di Ljubljana, si è svolto l’incontro congiunto delle due commissioni regionali di formazione delle Regioni Europa Centro Nord e Mediterranea. È la prima volta che i Delegati di formazione delle Ispettorie di entrambe le regioni europee si riuniscono insieme per un simile incontro. L’appuntamento, che ha visto la partecipazione di don Ivo Coelho, Consigliere Generale per la Formazione, è stato un momento importante di condivisione dei percorsi formativi che si stanno portando avanti nelle Ispettorie, in sintonia con il cammino che la Congregazione sta facendo in questi sei anni. Il confronto ha riguardato il ruolo specifico del Delegato e della Commissione di formazione, nelle varietà dei contesti sociali ed ecclesiali delle due regioni. Tra le attenzioni emergenti: l’identità della vita consacrata salesiana nelle due forme complementari della vocazione salesiana (coadiutori e preti), che è da riscoprire, in una stagione in cui stimoli di rinnovamento e segni di crisi sono compresenti; la figura del direttore, che è al centro del rinnovamento perché ricopre un ruolo

Ljubljana: Foto di gruppo. Insieme

di prima importanza nella formazione permanente delle comunità; il processo di coinvolgimento di tutti coloro che sono in formazione iniziale sullo studio e approfondimento dell’accompagnamento personale salesiano, che si sta portando avanti come Congregazione e che è stato assunto come uno degli impegni prioritari per questo nuovo anno formativo. L’ultima giornata è stata vissuta insieme a mons. Luc Van Looy, vescovo salesiano di Gent, che ha aiutato a leggere la situazione odierna dei giovani e della Chiesa in Europa, con le sfide e le opportunità che questo pone alla formazione. Al buon esito dell’incontro ha contribuito anche la comunità salesiana di LjubljanaRakovnik, dove la ricchezza della storia – fondata il 23 novembre 1901 – e la risposta alle sfide attuali sono egualmente vibranti: la comunità formatrice è inserita in un centro salesiano che risponde a una varietà di bisogni educativi e pastorali di migliaia di giovani e persone della capitale slovena, con alta professionalità educativa e intenso impatto pastorale. Da: ANS – Ljubljana - 9 novembre 2016.

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FORMAZIONE

Delegati di formazione a Ljubljana


FORMAZIONE

56^ Assemblea CISM R io r ga n i zz a zi o n e d e l le P ro v i nc e Esperienze, criteri, prospettive Si è svolta a Rimini dal 14 al 18 novembre 2016, la 56a Assemblea Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM) su una tematica cogente e di grande attualità che coinvolge tutte le realtà dei religiosi e delle religiose, in particolare nel nostro contesto europeo ed italiano. L’argomento della “Riorganizzazione delle Provincie” ha avuto come bussola l’Esortazione “La gioia del Vangelo” (Evangelii Gaudium) di Papa Francesco e ha tenuto costantemente presente il cammino conciliare e postconciliare, compreso il documento Mutuae relationes del 1978. Il giornale “Avvenire” ha seguito l’iter

Rimini: Un momento dell’assemblea.

dell’Assemblea con ampi servizi (15 e 16 novembre, entrambi i numeri alla p. 17, 18 novembre, p. 24 e 19 novembre, p. 20). Il pomeriggio del 14, i lavori sono iniziati con la Prolusione sul tema del Presidente Nazionale CISM P. Luigi Gaetani (OCD). Al di là degli effetti immediatamente constatabili che potrebbero indurre al pessimismo e ad un clima da funerale, il Presidente ha indicato l’obiettivo dell’assemblea nel «capire verso quali prospettive ecclesiali e di relazioni nuove essa [la riorganizzazione delle provincie] porta. La riorganizzazione o si colloca nel movimento di riforma della Chiesa, oppure rischia di essere un processo autoreferenziale che consuma energie solo nella riforma delle strutture».

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Tutta la giornata del 15 è stata imperniata sul confronto di sei esperienze di riorganizzazione di vario genere ed entità: dei Marianisti (Fr. Onorino Rota), dei Scalabriniani (P. Gianni Borin), dei Passionisti (P. Lionello Leidi), dei Salesiani (Don Leonardo Mancini, Ispettore ICC), dei Frati Minori Conventuali (P. Federico Santolin), dei Frati Minori (P. Mario Vaccari). Il 16, l’Assemblea è stata catturata dalla parola calda appassionata ed unica per il punto privilegiato di osservazione di S.E. Mons. José Rodriguez Carballo, Segretario della Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e di Vita Apostolica. La Vita Consacrata è chiamata ad essere un fuoco che accende altri fuochi, non custodia rassegnata delle ceneri del passato, superando non tanto la crisi del numero, ma lo smarrimento di fede e di una risposta fedele e creativa alla chiamata del Signore. Ha evidenziato la tentazione della sopravvivenza e dell’autoreferenzialità, chiedendo ai diversi carismi non tanto di essere moderni ma attuali. Ha raccomandato i consacrati a centrarsi in Dio, a concentrarsi sull’essenziale della Vita Consacrata e a decentrarsi orientando la vocazione alla missione. Nel pomeriggio l’Avv. Massimo Merlini, richiamando al CIC cann. 581-582 e alla Lg. 222/1985, ha intrattenuto l’uditorio sul tema alquanto delicato, e a tratti spinoso, dei Profili civilistici riguardanti la fusione degli Enti Ecclesiastici e sulla destinazione dei beni immobili, non solo nel contesto italiano, la cui cosa è più semplice e in qualche modo normata, ma anche nel contesto internazionale dove sussistono differenti normative. La sera si è radunata la Conferenza regionale per eleggere il nuovo Presidente: è stato eletto P. Gaetano La Speme, provinciale dei Frati Minori Cappuccini di Siracusa, in sostituzione di P. Massimo Cucinotta, TOR, che ha terminato il suo mandato come provinciale. La mattina del 17 si è svolta l’Assemblea elettiva CISM con il rinnovo del mandato a P. Luigi Gaetani e la presentazione del renInsieme


che i rapporti tra Vescovi e Religiosi non sono questioni di riflessione o analisi, ma di mente e di cuore. In un tempo drammatico e bello, è augurabile pensarsi “insieme” superando le questioni di piccolo cabotaggio e andare oltre come invita l’Evangelii Gaudium (cfr. nn. 18, 25, 273-274), alla ricerca dell’essenziale (nn. 273-274) osando con la frofezia dell’alternativa e della differenza (cfr. n. 226). Curati sono stati i momenti di preghiera come profonde sono state la Lectio e le Omelie di S.E. Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini. Sono stati giorni intensi di confronto tra Superiori Maggiori sia nei dibattiti in assemblea, sia nei tempi informali, tempo di riflessione utile all’animazione e al governo delle più di duecento provincie di religiosi in Italia, nutrendo la speranza di un cammino intercongregazionale e di una maggiore e migliore intesa nel riprogettare le presenze dei religiosi nel territorio nazionale, evitando concentrazioni eccessive sulle grandi città e privilegiando le periferie presenti in ogni regione.

Nuovi modelli organizzativi per la vita religiosa

È l’invecchiamento il “motivo scatenante che ha generato il desiderio di mettersi in stato di conversione pastorale e riformularsi”. Così don Leonardo Mancini, superiore provinciale dei salesiani dell’Italia centrale, ha spiegato ieri la riorganizzazione nazionale dei salesiani intervenendo, a Rimini, alla 56ª assemblea generale della Cism (Conferenza italiana superiori maggiori). Dal 2006 al 2008 sono state accorpate gradualmente ben 7 regioni dell’Italia centrale “Mettere insieme 540 confratelli con 53 presenze e un organismo centrale a servizio di tutti è operazione consistente e impegnativa”, ha puntualizzato don Macini, evidenziando che “abbiamo condiviso buone prassi e messo insieme energie per riformulare l’azione pastorale e le modalità di vita comunitaria”. Chiuse anche 17 comunità in 8 anni, un taglio “doloroso – ha affermato – ma inevitabile se orientato a dare respiro ai confratelli, che rischiavano di essere consumati dalle opere”. Ad Olbia si sta percorrendo la strada della contaminazione: i salesiani, infatti, hanno appena attivato un oratorio in sinergia con gli oratori diocesani, particolarmente attento ai disagi giovanili, in rete con le attività promosse in parrocchia. Anche i salesiani stanno vivendo una rinnovata sinergia con i laici che è “un ritorno alle origini, come il fondatore aveva intuito, da recuperare – conclude – non solo per necessità ma per nuova consapevolezza che li porta spesso a dirigere intere opere, dai ruoli di più stretta competenza professionale verso una crescente capacità pastorale e decisionale”. Da:SiR - 15 novembre 2016.

Insieme

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FORMAZIONE

diconto economico amministrativo della CISM. Nel pomeriggio il Dott. Alberto Fassinetti, in sostituzione del prof. Luigino Bruni, ha trattato il tema della riorganizzazione degli Istituti di vita religiosa, animando i partecipanti ad un interessante Laboratorio di idee, a partire dalla problematica reale. Ha messo a fuoco la centralità di ogni carisma che è visione di risorse non di problemi e generazione di vita e di vitalità nella Chiesa e nel mondo. Esso si realizza tramite comunità, opere e patrimonio. Il problema della sostenibilità delle attività è risolvibile solo se lo si affronta in modo congiunto a livello di carisma, di relazioni e di economia. La mattina dell’ultima mezza giornata, in sintonia con la Chiesa italiana, è stato presente S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario CEI. La sua relazione, tanto attesa, ha coinvolto i Superiori Maggiori su Mutuae relationes, offrendo un contributo alla riflessione che da anni interessa le Chiese locali e i vari Ordini, istituti e congregazioni, nonché la Vita religiosa e consacrata nel suo complesso. Senza mezzi termini ha ribadito


PASTORALE GIOVANILE

Diario di bordo Riprendo e continuo la pagina del Diario di Bordo della PG che rappresenta ormai un appuntamento tradizionale di questo Notiziario “Insieme”. Sono trascorsi tre mesi dall’avvio del nuovo anno pastorale 2016/2017 e tante attività e iniziative già collaudate si sono realizzate in questo periodo: l’avvio del Servizio Civile, quello dei percorsi GR (Leader e Ado), della Scuola di Mondialità e della Comunità Proposta Allargata, la formazione generale e l’udienza del Papa a Roma dei volontari del Servizio Civile Nazionale, la Consulta del Movimento Giovanile Salesiano, l’Equipe di Pastorale Giovanile (PG) e l’incontro con i confratelli del Settore Parrocchie - Oratori. Ma anche le feste zonali della PGS (sono stati coinvolti centinaia di ragazzi, protagonisti nelle piazze e nei palazzetti di cinque città siciliane) e la gita culturale-folkloristica a Roccalumera e Mongiuffi Melia organizzata dal TGS. Non sono mancate alcune novità: la prima convocazione della Consulta di Pastorale Giovanile e quella di Don Bosco Island. Un’altra novità particolare, degna di essere menzionata, è la decisione di Papa Francesco di dedicare un Sinodo dei Vescovi dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. La notizia, diffusa il 6 ottobre 2016, è stata accolta con gioia e tanto interesse da noi SDB e, con accenti particolarmente significativi, dalle sue diramazioni giovanili. Il tema - riferisce la nota della Santa Sede - è “espressione della sollecitudine pastorale della Chiesa verso i giovani. Esso intende accompagnare i giovani nel loro cammino esistenziale verso la maturità affinché, attraverso un processo di discernimento, possano scoprire il loro progetto di vita e realizzarlo con gioia, aprendosi all’incontro con Dio e con gli uomini e partecipando attivamente all’edificazione della Chiesa e della società”. Niente male come avvio del nuovo anno pastorale, caratterizzato da incontri, belle notizie e avvenimenti davvero densi!

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Oltre agli impegni nel territorio siculo, mi sono recato due volte a Roma: il 14 ottobre per l’Ufficio Nazionale Parrocchie Oratori e dal 27 al 29 novembre per l’Ufficio Nazionale del Settore PG.

Roma - Sacro Cuore: Ufficio Oratorio-Parrocchia.

Mi soffermo sulle due novità di questo periodo. La prima novità è legata al primo incontro di Consulta di PG vissuto il 2 ottobre 2016 presso la sede dell’Ispettoria; erano presenti quasi tutti i membri convocati dall’Ispettore. Il punto più rilevante dell’ordine del giorno è stato il confronto sul tema del Progetto Educativo-Pastorale Salesiano (PEPS). Ai membri della Consulta è stato presentato da parte dell’Equipe di PG il cammino che dovrebbe condurre alla redazione del nuovo PEPS Ispettoriale, la cui ultima edizione risale al 1992. All’interno del confronto, molto articolato e a tratti divergente, si è detto e ribadito che il documento non sia prolisso ma essenziale, semplice e incisivo. Dovrebbe riportare brevemente la tradizione siciliana della PG e alcuni tratti caratteristici, gli obiettivi fondamentali specifici della nostra realtà e le esperienze più significative ed emblematiche. Non si tratta, dunque, di un documento in più, ma il coagulo di quanto si fa e si potrebbe fare per migliorare la PG salesiana in Sicilia e Tunisia. La seconda novità, invece, è legata a due incontri ispettoriali dell’Associazione TemInsieme


Pr o s s i m i a p p u n t a m e n t i i n a ge n d a Dal 27 al 29 dicembre 2016 saremo coinvolti nel Seminario sull’accompagnamento spirituale a servizio del discernimento vocazionale dal titolo “Sarti Santi dal 1815”; lo scopo principale del Seminario sarà quello di riscoprire e condividere il tesoro prezioso dell’accompagnamento personale in stile salesiano per diventare come Don Bosco “Sarti Santi” per i nostri giovani. Dal 3 al 5 gennaio 2017 vivremo l’appuntamento del Meeting Adolescenti a Capaci (PA), presso l’Hotel Saracen. L’evento vedrà coinvolti circa 160 adolescenti provenienti dalle comunità salesiane SDB e FMA. Insieme

Il 23 gennaio incontrerò nuovamente l’Equipe di PG per continuare il lavoro avviato sul PEPS Ispettoriale. Il 29 gennaio, nel cuore del Triduo di Don Bosco, avrà inizio il periodo di Prenoviziato presso la Comunità della Salette (CT) per i giovani aspiranti che presenteranno formalmente la domanda. Dal 3 al 5 febbraio è previsto l’incontro della Comunità Proposta Allargata sempre alla Salette. A febbraio, inoltre, sono previsti due appuntamenti nazionali (il Convegno CISI sulla CEP a Roma e il Convegno di PG organizzato dalla CEI che si terrà quest’anno a Bologna) e uno a Monaco di Baviera (dal 7 al 10 feb.) dove sono coinvolti i delegati di PG d’Europa. Dall’11 al 12 febbraio avremo il terzo appuntamento del GR Ado per le due zone della Sicilia (Alì Terme e Alcamo). Non mi resta che concludere questa pagina di Diario con un augurio; si sente forte e ci coinvolge in questi giorni il clima natalizio. Auguro a me e tutti voi di rincentrare la nostra vita cristiana sull’intimità della relazione personale e comunitaria con Gesù. Faccio mie le parole di un teologo e scrittore padovano, Don Marco Pozza, che nel suo saggio “L’agguato di Dio” così descrive l’annuncio del Natale di Gesù: «L’intoccabile che diventa toccabile, l’invisibile che si mostra visibilmente, l’irraggiungibile che si fa prossimo: così attiguo da farsi bastare un pugno di carne come casa da abitare in compagnia degli uomini. Era il sogno che covava segreto nel cuore della storia: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto” (Sal 26, 8-9). Il pensiero clandestino che nel Natale divenne l’annuncio più manifesto: in Gesù di Nazareth Dio si mostra. Si lascia guardare e toccare, avvicinare e udire, finanche gustare dopo essersi saziati di lui. In quel farsi carne giace oggi l’annuncio degli annunci: Dio ti sta cercando. Non te lo perdere, per non perderti». Buon Natale! d o n D o me n i c o L u v a r à

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PASTORALE GIOVANILE

poranea di Scopo (ATS) “Don Bosco Island” (il 25 ottobre e il 5 dicembre); quest’ultima nasce per rispondere al problema sempre più grave dell’accoglienza dei migranti provenienti dall’emergenza sbarchi. Gli incontri, presieduti da Don Giuseppe Ruta (Ispettore) e coordinati da Don Giuseppe Cutrupi (incaricato dell’EDG ispettoriale), avevano come scopo precipuo quello di coordinare al meglio il lavoro che si sta svolgendo nelle diverse comunità della Sicilia (San Gregorio di CT, Santa Chiara - Pa, Colonia Don Bosco - Plaja, Piazza Armerina, Cammarata, Camporeale - Pa, Viagrande, Gesù Adolescente - Pa) e di concordare insieme una politica comune rispetto a questo servizio. Alcuni passi significativi sono stati realizzati ma tanti altri passi ancora sono da percorrere. Tra i punti all’ordine del giorno del 5 dicembre vi era quello della presentazione, da parte dell’Ispettore, della relazione dal tema “Sicilia, Famiglia Salesiana e Immigrazione”; questa bella relazione è stata preparata da Don Ruta e condivisa a Roma con gli Ispettori d’Europa (2-4 dicembre 2016). Oltre a questo, le varie realtà hanno presentato sinteticamente un aggiornamento delle attività delle singole sedi. Una novità di Don Bosco Island per il 2017, emersa già al precedente incontro di ottobre, sarà la “Giornata dell’accoglienza migranti” che si svolgerà al Gesù Adolescente (Pa) il 22 gennaio. Il tema della festa sarà “Con te o senza Te #nonèlastessacosa”.


PASTORALE GIOVANILE

Avvio volontari del SCN IL SERVIZIO CIVILE La v o ce d el P ap a “Voi siete una forza preziosa, una forza dinamica del Paese: il vostro apporto è indispensabile per realizzare il bene della società, tenendo conto specialmente dei soggetti più deboli… Sicuramente la strada del servizio va controcorrente rispetto ai modelli dominanti, ma in realtà ognuno di noi si sente contento e realizzato solo quando è utile per qualcuno. Questo sprigiona in noi delle energie nuove, ci fa percepire che non siamo soli e dilata i nostri orizzonti. Invoco su di voi e sui vostri progetti la benedizione del Signore, affinché vi aiuti ad agire sempre in modo audace e disinteressato, guardando lontano agli orizzonti della speranza”. (Discorso di Papa Francesco ai Giovani del Servizio Civile Nazionale, 26 novembre 2016)

Se r v i z i o C i v i l e U n i v e r s a l e Il Consiglio dei Ministri ha approvato mercoledì 9 novembre in via preliminare, il Decreto legislativo che istituisce il servizio civile universale ovvero che «punta ad accogliere tutte le richieste di partecipazione da parte dei giovani che, per scelta volontaria, intendono fare un’esperienza di grande valore formativo e civile, in grado anche di dare loro competenze utili a migliorare la loro occupabilità». Il decreto sul servizio civile chiarisce una volta per tutte la possibilità di partecipazione ai programmi anche per gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e introduce la flessibilità: la durata del periodo di volontariato potrà variare tra gli otto e i dodici mesi in base alle esigenze di vita e di lavoro dei giovani ed è inoltre prevista la possibilità di definire criteri per il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze acquisite dai giovani durante il periodo di servizio ed utilizzarle nel mondo del lavoro.

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S ERVIZIO CIVILE IN AMBITO SALESIANO A t te n z i o n i e d u c a t i v e Il tema educativo della cittadinanza attiva, dell’impegno solidale, del volontariato sono elementi già presenti nel progetto educativo-pastorale salesiano. In questa prospettiva, quindi, il Servizio Civile rappresenta uno strumento per concretizzare, per dare corpo, ad un’attenzione educativa già presente. Nella lettura educativa che i Salesiani hanno fatto del Servizio Civile, sono stati focalizzati alcuni nuclei formativi centrali. U n ’e s p e r i e n z a c h e a i u t a n el l a “ s p e r i m e n t a z i o n e ” d e l l a v i ta a d u l t a . Nella società moderna occidentale i rituali iniziatici all’età adulta sono scomparsi e la comunità degli adulti spesso non è più in grado di offrire occasioni, momenti, persone in grado di accompagnare il passaggio, per cui la cosa che salta più all’occhio è il prolungarsi sine die dello stato di margine e di indeterminazione. Il Servizio Civile può rappresentare un’esperienza in grado di suggerire e far sperimentare nuove energie per la decisone, nuove chiarezze e coraggio per il futuro, verso l’assunzione di responsabilità. U n a s c e l t a p e r s os t e n e r e l a de f i n i z i on e de l l a pr o pr i a i d e n t i t à . L’identità propria quando ci si rende conto che non è più spendibile o nel lavoro o nel campo degli affetti, diventa un peso e si ritiene più utile possedere un’identità che sia in grado di adattarsi alle mutevoli situazioni, un’identità molteplice, un’identità adattabile. Il Servizio Civile può rappresentare un percorso che sostiene la costruzione di un’identità matura, e per questo non rigida, attraverso una sua specifica modalità che possiamo definire “relazionale” che si costruisce nel rapporto con le persone, con le cose, con gli avvenimenti. Insieme


Una scuola di cittadinanza. Attraverso l’esperienza del Servizio Civile si può offrire ai giovani la possibilità di crescere nella consapevolezza dei valori di solidarietà sociale, di responsabilità condivisa, di partecipazione democratica alle sorti del paese, che sono alla base della Carta Costituzionale. In altri termini, il Servizio Civile deve favorire la formazione di giovani capaci, non solo di interessarsi delle sorti della propria comunità, ma anche di essere al suo interno coscienza critica.

SCELTE STRATEGICHE de l S e rv iz i o Ci v i le S a l e s ia n o I l p r o g e t t o p e r l a p e rs o n a e n o n l a p e r s o n a per il progetto: vi può essere negli enti la tentazione a considerare il Servizio Civile come una risorsa esclusiva dell’ente, che in questo modo può beneficiare della presenza di personale aggiuntivo e per di più a costo zero, in quanto il rimborso ai volontari viene pagato direttamente dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile. La scelta metodologica dei Salesiani è di proporre ai giovani, che svolgono il Servizio Civile nelle nostre strutture, esperienze significative dal punto di vista umano e professionale, dove i giovani possano sperimentare la gioia e la difficoltà dell’incontro con l’altro. I progetti vengono pensati, elaborati ed attuati per offrire al giovane un’occasioInsieme

ne di maturazione e di crescita personale. In altri termini, per noi il Servizio Civile, prima che un dovere dei giovani nei nostri confronti, è un servizio che noi dobbiamo rendere loro: l’offerta di un “tempo” qualificato e specifico per crescere come uomini e donne del nostro tempo. I l p r o g e t t o a l s e r v i z io d e ll a c o m un i t à e d e l territorio: il volontario non è al servizio della mia attività specifica, del mio singolo centro o struttura, ma, attraverso ogni singolo specifico progetto, è al servizio della comunità nel suo complesso. Ciò comporta l’impegno ad elaborare progetti con un’attenzione particolare ai bisogni del territorio, ad elaborarli in rete con il territorio, ad impegnarsi a diffondere il Servizio Civile nella comunità nella quale si opera. Un’esperienza di pastorale giovanile: nel progetto salesiano è previsto che le ore di attività e i vari interventi nella pastorale giovanile vengano attuati con una pastorale organica e con una stessa ed unica finalità: la promozione integrale dei giovani e del loro mondo. Ciò comporta che il Servizio Civile venga considerato a pieno titolo “pastorale giovanile”; non è e non dovrebbe essere considerato un servizio a sé stante, un’attività tra le altre, un settore separato. Questo principio assume almeno 3 declinazioni operative: – il Servizio Civile non è attività del singolo responsabile o incaricato, ma è campo di azione della comunità (religiosa ed educativo-pastorale) nel suo complesso; – il Servizio Civile diventa elemento di verifica, punto di arrivo, cartina al tornasole della pastorale giovanile; consente di valutare se e in che modo i percorsi formativi proposti sono riusciti a far maturare nei giovani scelte improntate alla solidarietà e gratuità; – il Servizio Civile obbliga la pastorale giovanile a confrontarsi ed entrare in dialogo vero, con le esigenze, la cultura e la sensibilità di giovani adulti, con i loro progetti ed orientamenti, con le attese e le paure, con le loro risorse e i loro limiti. In altre parole, il Servizio Civile richiede che i giovani vengano considerati e trattati da adulti e si in-

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U n ’ e s p e r i e n z a p e r l a r i s c o pe r t a d e l l a pr o pria fede. Il Servizio Civile, attraverso il contatto e l’inserimento all’interno di comunità di fede educativo-pastorali, attraverso l’esercizio quotidiano della solidarietà, attraverso l’incontro con la povertà e l’esclusione può favorire la riscoperta della fede o comunque offre la possibilità di porsi quelle domande che aprono alla ricerca della fede. In questa direzione non è da trascurare il fatto che, come hanno rilevato indagini fatte negli anni scorsi, l’esperienza di Servizio Civile si riveli un’occasione decisiva per la scelta della propria vocazione futura, sia essa intesa in senso lato, come scelta professionale, sia in senso più specifico di vocazione al presbiterato o alla vita religiosa.


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stauri con loro una relazione paritaria e responsabile. U n a p r o p o s ta a d u l t a d i p a s to r a l e g i o v a n i l e . Si riscontra una certa difficoltà a coinvolgere nelle proposte pastorali i cosiddetti “giovani adulti”, quella fascia di giovani che va dai 18 ai 30 anni. È come se le proposte di pastorale, nelle loro diverse espressioni, segnassero il passo nel momento in cui si rivolgono ai giovani di questa fascia. Di fronte a questa situazione, il Servizio Civile può rappresentare un’opportunità per riallacciare quel legame tra giovani e pastorale giovanile, offrendo la possibilità di riscoprire e ripercorrere itinerari di crescita umana e di fede attraverso la mediazione del lavoro e dell’agire quotidiano. È proprio attraverso un fare pensato, consapevole e critico che i giovani in Servizio Civile si riappropriano del proprio percorso di crescita, approfondiscono le motivazioni del proprio impegno e le scelte sul proprio futuro, acquisiscono una visione complessa della vita e delle dinamiche sociali, riscoprono il senso ed il valore della fede nella vita quotidiana nel dialogo personale e comunitario che si instaura tra in singolo giovane e il contesto (fatto di persone, storie, accadimenti...) nel quale si è inseriti. È evidente che è sempre un’esperienza limitata nel tempo, accompagnata, sia nelle fasi iniziali, sia durante il suo svolgimento. M e n t a l i t à p r o g e tt u a l e . La progettazione, prima di essere un prodotto specifico, è una modalità di lavoro, di gestione ed organizzazione delle risorse che investe tutte le componenti dell’ente, diversamente la si riduce ad un elenco di sterili desideri per il futuro, a documenti che è obbligatorio predisporre, ma che poi restano chiusi nell’armadio. Gruppo SCN ispettoriale

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Il Servizio Civile, in questa prospettiva, può rappresentare un’esperienza che obbliga a realizzare un’analisi strategica delle problematiche da affrontare, a programmare le risorse umane, a prevedere scenari futuri. Il se r vi z io Civ il e S a le s ia n o in S i c ili a Alcuni dati L’Ufficio Ispettoriale del Servizio Civile Nazionale si occupa annualmente di presentare dei progetti specifici alle aree d’intervento Assistenza ed Educazione (attinenti alla mission dell’Ente) con riferimento ai seguenti settori e destinatari: minori e giovani che vivono in condizioni di disagio conclamato e in contesti di esclusione sociale, tutoraggio scolastico, immigrati, donne in difficoltà con minori a carico. I volontari, all’approvazione dei progetti, sono accolti in 30 sedi di opere salesiane, in 11 dei soci della Federazione SCS e presso 12 enti in partenariato con l’Ispettoria (parrocchie, associazioni, cooperative tutte, provenienti da matrice ecclesiale) e svolgono il loro servizio in affiancamento agli SDB e operatori laici condividendo dall’interno la missione educativa della nostra Ispettoria e di altre realtà ecclesiali diocesane. I volontari nelle diverse sedi sono accompagnati da 75 OLP (Operatore Locale di Progetto) che si assumono l’impegno di essere i loro maestri. La loro presenza offre un servizio stabile e qualificato per un anno e diventa un percorso formativo per il volontario stesso, che si troverà a svolgere un’esperienza che potrà “cambiargli la vita” come recita lo slogan del servizio civile. Sono numerosi i casi in cui i volontari che nel corso dell’anno si sono distinti per capacità educative e pratiche, alla fine del servizio sono stati assunti come operatori presso le strutture. Questo settore ha fatto maturare anche alcuni giovani dal punto di vista missionario e vocazionale. Dal 2006 al 2016 hanno svolto il servizio 1.375 volontari. Il 10 ottobre 2016 sono stati avviati in servizio 250 volontari. Letizia Scandurra Insieme


Chi, seppur con parole diverse, anche solo in un momento della propria vita, non si è posto questa domanda? Per quelli che come me hanno iniziato da un mese il Servizio Civile Nazionale nelle varie opere dell’Ispettoria Salesiana Sicula, è stata la provocazione con la quale si è aperto l’itinerario di formazione di questo cammino intrapreso: citazione di qualche anno fa dell’informatico ed imprenditore Steve Jobs.

Sono stati già effettuati due momenti intensi: la Formazione Generale e la Formazione Residenziale, l’una il 24 ottobre e l’altra dal 15 al 17 novembre 2016. Molti sono gli argomenti che Letizia Scandurra e Don Domenico Luvarà, coadiuvati da altri salesiani e collaboratori, hanno portato alla nostra attenzione. Il primo momento ha visto come riflessione principale soprattutto la scelta del Servizio Civile Nazionale quale decisione cosciente d’impegno etico, sociale e di responsabilità. Il secondo, invece, è stato molto più specifico, poiché sono stati trattati nel dettaglio vari argomenti, che ci hanno fatto entrare nel cuore di quest’anno così importante. Le discussioni in aula si sono concentrate sull’identità specifica dell’Ente che ci acInsieme

coglie, esaminando il Sistema educativo (preventivo) di Don Bosco e la Spiritualità Giovanile Salesiana, temi presentati da Don Domenico Luvarà: un excursus storico, accompagnato da nozioni di base e di riferimento concreto alle varie realtà, che ha aiutato noi tutti ad entrare nel vivo del nostro Servizio, sentendoci parte integrante di questa grande Famiglia. Accanto all’identità dell’Ente, ci è stata donata anche l’identità civica, sociale e politica della scelta da noi intrapresa; Letizia ci ha accompagnato, con grande passione e consapevolezza, all’interno del percorso legislativo e sociale dall’obiezione di coscienza fino alla possibilità di effettuare il Servizio Civile Nazionale come difesa della Patria con strumenti non militari. Conoscere chi e cosa ci ha preceduto in questa scelta di vita così importante è stato forte e determinante per dare un’impronta concreta, personale e civica, che forse, non tutti avevamo. Don Michele Viviano, Don Enrico Frusteri, Don Marcello Mazzeo, il prof. Marco Pappalardo, l’Ing. Donato Fidone, ci hanno poi introdotto nella vita reale che troviamo nelle varie sedi di attuazione del progetto: dal profilo storico della battaglia per i diritti umani, alle realtà delle case di accoglienza, alle famiglie e all’oratorio, al profilo dell’animatore, ai consigli e alle indicazioni per lavorare in team e gestire i conflitti, al modo efficace di comunicare tra di noi e con i bambini e ragazzi, al lavorare in sicurezza nelle nostre realtà. Sono stati argomenti trattati in modo interattivo e laboratoriale che hanno permesso, ad ognuno di noi, di entrare nel concreto del nostro servizio e nelle relazioni e situazioni che ogni giorno portiamo avanti. Tutto questo è stato contornato da una armoniosa e piacevole atmosfera che si è creata, che ha permesso lo scambio di esperienze e il consolidamento dei rapporti, soprattutto con i volontari della propria sede.

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“Vuoi una vita qualunque o vuoi cambiare il mondo?”


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La condivisione dei momenti formativi, ma anche dei momenti liberi, dei pasti e delle camere, è stata una bella occasione di conoscenza e di amicizia. La formazione è un momento importante di introspezione e conoscenza di sé, oltre che degli argomenti proposti; è modo di mettersi in discussione, capire a che punto si è arrivati, e soprattutto, quanta strada ancora c’è da fare. Il vero valore della formazione sta nel fatto che non basta mai…e non si arriva mai. Nessuno può dire: “io non ho più niente da imparare”, poiché è nella natura stessa dell’uomo la ricerca e il superamento del “qualcosa in più”. Sta ad ognuno di noi decidere come e quando “ricercare”, imparare e provare. Molti sono i motivi per i quali ognuno di noi ha iniziato questo percorso: chi è da sempre nel mondo salesiano, chi invece non ne aveva mai sentito parlare, chi crede nella scelta socio-politica del Servizio Civile e chi non sapeva neanche fosse una scelta “impegnata”; chi lo fa per dare un’impronta pratica agli interessi e agli studi che ha fatto, e chi invece ha bisogno di una fonte di sostenta-

mento per poter vivere… Ognuno ha la propria storia, le proprie motivazioni e le proprie domande a cui rispondere. “Vuoi una vita qualunque o vuoi cambiare il mondo?” è una bella provocazione, ma a volte sembra una domanda “per altri ma non per me”. Oppure forse non lo è: cambieremo il mondo se riusciremo a cambiare noi stessi, dando una risposta alle nostre innumerevoli domande, e facendo della nostra vita ciò che realmente sentiamo e vogliamo. Questo è l’augurio che mi faccio e che faccio a tutti i miei colleghi del Servizio Civile Nazionale. M . C l a u di a F o r n i t o

Papa Francesco incontra i volontari del servizio civile «Una forza preziosa, una forza dinamica del nostro paese», così ci ha definiti il nostro Santo Padre giorno 26 novembre nella Sala

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Nervi del Vaticano. Eravamo circa 7000 volontari provenienti da tutta Italia, ci siamo riuniti per il 15° anniversario della legge istitutiva del SCN. Ad accoglierci, il giornalista conduttore televisivo Franco Di Mare, in un’atmosfera di molteplici emozioni: stupore, frenesia, gioia e comunità. Un’esperienza unica e sola nel suo genere. Divertente e significativo l’intervento di Luca Abete, inviato di “Striscia la Notizia” ed ex volontario del Servizio Civile che, raccontando la sua esperienza, ci ha ricordato che si parte sempre dal basso e che il nostro peggior “nemico” si chiama “alibi”; anche se qualcosa appare ai nostri occhi impossibile o non ci sentiamo all’alInsieme


il silenzio, aumenta l’attenzione con le parole del Santo Padre. «La gratuità del volontariato rappresenta una ricchezza per la società», spendendo anche qualche parola per i volontari che accolgono i migranti e nell’aiuto alle popolazioni colpite dai terremoti dell’Italia centrale. Non dimentichiamo che il servizio civile è esempio di amore, educazione e cittadinanza attiva; ci educa all’impegno, ad assumere responsabilità condivise: valori essenziali per costruire una comunità

boli, di accoglienza e inclusione immigrati, di sostegno e di aiuto verso il prossimo. È in molte di queste tematiche e di questi interventi che ci siamo rispecchiati anche noi volontari Salesiani, che ormai da anni, portando avanti la politica educativa preventiva di Don Bosco, stiamo a contatto con i giovani del nostro quartiere e della nostra comunità accompagnandoli nel loro cammino di crescita personale, sociale e spirituale; donando loro le nostre conoscenze, comunicando valori e condividendo esperienze di vita, passioni e aspettative verso il futuro, formiamo i giovani e ci formiamo con i giovani. L’ingresso di Papa Francesco è stato accolto con grandi ovazioni e anticipato dall’intervento del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti che ricorda l’importanza del servizio civile come strumento di condivisione, di rispetto, coraggio e solidarietà, definendoci cittadini migliori. Finalmente il momento atteso, cala

vitale e coesa, nel segno della solidarietà e dell’integrazione. Tutti noi, dopo questa esperienza, abbiamo la consapevolezza di essere parte integrante di una comunità, condividendo molti valori salesiani e facendoci capire il vero senso del gruppo, siamo pronti a stendere la mano per aiutare il prossimo e superare insieme gli ostacoli del nostro cammino. A conclusione dell’udienza, abbiamo salutato il Papa e girato per le vie di Roma, visitando anche la Basilica del Sacro Cuore e la stanza di Don Bosco, testimonianza dell’amore verso il prossimo. Insomma, un’emozione davvero indescrivibile! Papa Francesco è riuscito a farci sentire parte integrante e fondamentale della società, ha trasmesso un’immensa carica di positività, una carica interiore non indifferente. Il Servizio Civile Nazionale, ci cambia davvero la vita!

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Sa l v a t or e C a l ì , G i o r gi a L i zzi o , S a lv a t o r e Z it e l li

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tezza della situazione, solo credendo in noi stessi, mettendoci alla prova, coltivando i nostri sogni, riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi ed a ricevere soddisfazioni che nemmeno immaginavamo.“Non dobbiamo dire non sono all’altezza, perché nessuno è all’altezza”. In attesa dell’arrivo del Papa, la testimonianza di alcuni volontari del Servizio Civile Nazionale che hanno parlato di pace, di rispetto e tutela dell’ambiente, di lotta alla legalità, di assistenza delle fasce de-


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L’accoglienza ai migrantes

Sicilia Salesiana e immigrazione

a c u r a di D o n G i u s e p pe R ut a “Con don Bosco per i giovani più poveri ed abbandonati”. È questo il motto della Famiglia Salesiana che gestisce l’accoglienza dei migrantes in Sicilia, una terra ormai approdo di migliaia di giovani che scappano dai paesi in guerra ed arrivano sulle coste siciliane, dopo aver rischiato la morte prima nel deserto e poi nel Mar Mediterraneo. Per coordinare meglio l’accoglienza, la Famiglia Salesiana ha creato Don Bosco Island, un’Associazione Temporanea di Scopo tra Salesiani di Don Bosco (SDB), Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), Federazione SCS-CNOS (Salesiani per il Sociale), VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), VIDES (Volontariato Internazionale Donne e Sviluppo) e due associazioni di Salesiani Cooperatori, “Metacometa” e “Don Bosco 2000”. “Don Bosco Island”, nata il 15 ottobre 2015, si occupa di coordinare le varie attività presenti nelle diverse città siciliane. 1 – Pal er mo Ad aprire per primi le porte ai migranti circa 30 anni fa sono stati i salesiani di “Santa Chiara”, nel popolare quartiere di Ballarò, nel cuore del centro storico di Palermo. Il Centro, che oggi è diretto da Don Enzo Volpe e animato da altri quattro confratelli, oltre ad accogliere una ludoteca multietnica per bambini stranieri, è pronta come comunità di accoglienza per i migranti provenienti dagli sbarchi. L’Ispettoria si è recentemente impegnata con il comune di Palermo in ATS con altri enti, in un progetto denominato S.O.S.S. (Servizi di ospitalità in situazione di svantaggio) che prevede l’infrastrutturazione per l’accoglienza di 40 minori stranieri non accompagnati, oramai concluso. Il centro di Santa Chiara continua comunque ad essere il punto di riferimento

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per tanti migranti che vivono a Palermo grazie anche ai vari servizi che offre, dai corsi di italiano per migranti agli sportelli per l’avvio al lavoro. 2 – Cat an ia P l aia Un’esperienza particolarmente innovativa è certamente quella della Colonia Don Bosco nel cuore della Plaja di Catania. Quattro ettari in riva al mare con un Centro di Primissima Accoglienza MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati), ed una serie di spazi a contorno tra cui una cappella, un anfiteatro, un’area boschiva, una serie di camerette, e tanti spazi per l’animazione gestita da tutte le componenti di Don Bosco Is Ora land. L’obiettivo è quello di dar vita all’O torio dei Popoli, facendo di un unico luogo un centro di accoglienza e un oratorio multiculturale che accoglie. La Colonia si sta trasformando in una cittadella dell’integrazione per promuovere con i fatti la diffusione della cultura della multiculturalità e dell’accoglienza ospitando percorsi di formazione, campi di giovani animatori ed eventi a tema aventi come unico comune denominatore l’iintegrazione. Compito del nuovo Centro è anche quello di creare un ponte tra i migranti che arrivano ed i loro paesi di origine grazie alla presenza dentro l’ATS del VIS e del VIDES. Particolarmente vivace e ricco di iniziative è il periodo estivo con la convergenza di oratori, parrocchie e centri diversamente abili. Animatori, giovani e ragazzi, oltre a godere della bella spiaggia e di un mare splendido, possono fare delle attività educative e ludiche sui temi della mondialità e dell’integrazione. Degni di menzione sono i campi di lavoro, in collaborazione con il VIS, che coinvolgono giovani provenienti da varie parti d’Italia, dalle Ispettorie SDB ed FMA. Nel Centro di Primissima Accoglienza, coordinata dai coniugi Agostino e Cinzia Sella, che può ospitare fino ad un massimo Insieme


3 – Sa n G re go rio (C T) I salesiani sono anche presenti a San Gregorio, una cittadina alle porte di Catania, con due comunità alloggio in cui da anni sono accolti minori in difficoltà anche provenienti dai paesi africani (Egitto). A partire dal mese di maggio 2016 sono stati ospitati circa 30 MSNA. Da allora sono passati circa cento minori provenienti dai seguenti paesi africani ed asiatici: Guinea, Costa d’Avorio, Ghana, Sierra Leone, Togo, Senegal, Bangladesh. Molti sono andati via, ma alcuni sono rimasti e si sono inseriti nella Comunità alloggio che ospita i ragazzi più grandi. A settembre si è insediato un nuovo nucleo di quattro confratelli sdb, animati da Don Michele Viviano, al fine di rendere un servizio più qualificato e coordinare meglio i servizi delle due comunità alloggio e dell’accoglienza MSNA. L’opera salesiana di San Gregorio, antica casa di formazione e di noviziato, collegio e già sede della comunità proposta (per le vocazioni salesiane), ha registrato in questi ultimi anni dei cambiamenti strutturali e delle trasformazione di destinazione educaInsieme

tiva (dall’antico collegio, alle comunità alloggio, al centro di accoglienza MSNA). Il criterio della permanenza nella cittadina e dell’investimento di nuove energie di personale è stato dettato unicamente dalla presenza dei giovani più poveri, bisognosi di una fattiva attenzione alle loro necessità più urgenti e vitali. I salesiani e gli educatori hanno la possibilità di vivere il Vangelo sine glossa, rispondendo a ciò che Gesù stesso chiede in questo momento storico: ... ero straniero e mi avete accolto (Mt 25,35c). Questa parola fondamentale e fondante è stata posta in varie lingue all’ingresso, accanto al crocifisso, e nella sala da pranzo dello storico Istituto. Oltre ad essere sempre visibile agli occhi, è desiderio di tutti che la frase evangelica si scolpisca nel cuore di ciascuno per diventare Parola incarnata e vitale. 4 – Camporeale (PA ) A Camporeale, nel 2011 è sorta l’Associazione “A braccia aperte” (https://it-it.facebook.com/Associazione-A-Braccia-Aperte-1429052660722144/), associata alla federazione CNOS - SCS (Salesiani per il Sociale), per dare risposte ai minori dai 14 ai 21 anni in situazione di disagio sociale, disadattamento e devianza mediante una Comunità alloggio “Itaca”, diretta e animata secondo lo stile educativo salesiano, accreditata regolarmente presso la Regione Siciliana e iscritta all’albo dell’Assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali, del lavoro. Dall’ottobre 2015, gestisce un Centro di prima accoglienza per MSNA. La Comunità alloggio e il Centro di accoglienza, coordinate da Matteo Rallo, sono ubicati in locali distinti ma comunicanti, affidati in comodato d’uso dall’Ispettoria Salesiana Sicula. Il Centro di accoglienza MSNA, può ospitare un massimo di 12 ragazzi, provenienti principalmente dall’area del centro e nord Africa, per un massimo di 90 giorni, anche se tale periodo sovente si prolunga su richiesta della Prefettura e degli Uffici competenti. L’equipe, in accordo con la Sede nazionale della Federazione SCS, ha avviato un progetto di solidarietà per l’inserimento dei ragazzi accolti nelle comunità o gruppi appartamento della rete salesiana

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di 60-70 ragazzi, sono attualmente accolti una sessantina di MSNA provenienti dai paesi dell’Africa subsahariana e recentemente approdati nelle coste siciliane. Un’equipe multidisciplinare, composta da varie professionalità appartenenti ai vari rami della Famiglia Salesiana coordinata dall’associazione Don Bosco 2000, cura l’accoglienza dei migranti nel Centro e l’integrazione dei giovani africani nella società civile catanese. Di particolare interesse è il coinvolgimento degli Oratori della città nelle attività di integrazione, oltre ai percorsi di alfabetizzazione e il collegamento in rete con varie associazioni e agenzie educative. Un dettagliato programma coinvolge nelle varie attività anche i giovani aspiranti salesiani della Comunità proposta di Catania Salette, che si recano nel Centro per condividere momenti di vita con i migranti. Inoltre, nel Centro, si svolgono la Scuo la di mondialità, gli incontri VIS e altri avvenimenti della vita della Famiglia Salesiana siciliana.


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presente sul territorio nazionale e si occupa di inserire questi ultimi in strutture di accoglienza di tutto il territorio nazionale in collaborazione con l’Ufficio centrale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) del Ministero dell’Interno. I MSNA ospiti partecipano ai corsi di prima alfabetizzazione e in seguito in corsi specifici predisposti dall’istruzione scolastica pubblica. Gli educatori cercano di individuare le esigenze e le aspirazioni dei ragazzi e di elaborare con essi percorsi educativi individualizzati. Il salesiano Don Alfio Bonanno, economo dell’Istituto Salesiano Don Bosco Ranchibile di Palermo che è stato di fattivo aiuto alla struttura di Camporeale, si rende presente di frequente nel Centro sia per l’animazione spirituale e salesiana, sia per un supporto economico-amministrativo. In prospettiva, è in cantiere l’istituzione di un punto di accoglienza per minori in difficoltà o per MSNA nella città di Palermo (presso l’Istituto Sampolo). 5 – C a m m a r a t a ( A G ) e A g ri g e n to Le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno le più significative attività di accoglienza a Cammarata ed Agrigento. A Cammarata, presso la Comunità Maria Ausiliatrice “Longo”, gestiscono dal 2006 un Centro per l’accoglienza di circa 12 minori migranti, nel rispetto degli standard dati dalla Regione Siciliana (SPRAR). Entro febbraio 2017 dovrebbe rientrare nelle strutture accreditate dalla Regione stessa. In passato ne accoglieva una media di 50 ragazzi, nel presente si preferiscono numeri più ridotti per un accompagnamento educativo più efficace e incisivo. Nella comunità alloggio, sotto la direzione e il coordinamento di Sr. Nella Cutrali, si svolge una vita di tipo familiare, i ragazzi frequentano un corso di alfabetizzazione presso il CPIA di Cammarata. Alcuni sono inseriti in due squadre di calcio locali, altri all’interno della comunità svolgono attività di sartoria, orto e falegnameria. I ragazzi collaborano nella gestione della vita quotidiana, hanno i loro turni per il riordino dei loro ambienti, curano il proprio abbigliamento, vanno a prendere il pane e gestiscono la preparazione del pasto serale, cuci-

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nano i piatti tipici della loro nazione. Si collabora con diverse agenzie educative del territorio, quali associazioni del tempo libero (PGS, FIGC… ), Azione Cattolica e Istituto professionale, per facilitare l’integrazione. E’ stata data la possibilità di far partecipare i ragazzi ospiti ad un confronto nazionale a livello calcistico con diversi centri SPRAR organizzato dalla FIGC e ad un primo tirocinio formativo per avere un confronto diretto con il mondo del lavoro. Ad Agrigento, inserito nel cuore del centro storico, l’oratorio delle FMA è il luogo dell’accoglienza e dell’integrazione per centinaia di giovani migranti e nuclei familiari che vivono nell’agrigentino, primo approdo in terra sicula dopo essere sbarcati a Lampedusa. Difficoltà burocratiche non permettono l’apertura di un altro Centro SPRAR in questo capoluogo di provincia, nonostante l’emergenza. 6 – Piazza Armerina, Aidone e Villarosa (EN) L’Associazione Don Bosc o 2000 (www.donbosco2000.org), animata dalla coppia Cinzia Vella e Agostino Sella, gestisce ormai dal 1999 il Centro giovanile di Piazza Armerina, che dal 2011 è diventato anche Centro di accoglienza per i migranti provenienti dagli sbarchi. Nell’oratorio piazzese, ormai multietnico, sono mescolate in un’unica realtà culture e religioni provenienti da diverse parti del pianeta. L’Associazione “Don Bosco 2000” è anche presente ad Aidone con una comunità diffusa nel centro storico. Un centinaio di migranti vengono accolti in una ventina di abitazioni. Due modelli di integrazione diversi ma accomunati dalla stessa matrice salesiana. Più recentemente l’Associaizone Don Bosco 2000 ha aperto un nuovo Centro di accoglienza SPRAR per adulti migranti a Villaro sa (EN), in alcune ville confiscate alla mafia e assegnate all’Associazione. 7 – Giarre e Viagrande (CT) L’Associazione Metacometa (https://itit.facebook.com/MetaCometa15/), con sede centrale a Giarre, animata dai coniugi Salvo e Linda Adamo, collegata alla federazione Insieme


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posti letto e attorniata da otto ettari di parco, con alcuni accorgimenti ed essenziali lavori di ristrutturazione, ha i requisiti per poter rispondere all’appello dei MSNA in cerca di una famiglia e di un futuro migliore. 8 – In vi a di r e a l i zz a z i o n e Infine, in quasi tutte le opere salesiane della Sicilia si stanno attuando forme di “accoglienza leggera” e in tutti i nostri Oratori sono presenti famiglie e giovani migranti. In prospettiva su Modica (RG), su Messina e su Trapani si sta progettando di istituire altri punti di accoglienza dei migrantes in particolare MSNA. Un problema ricorrente nelle strutture presentate, sono i ritardi nei finanziamenti che mettono alla prova la continuità dei servizi, come anche è quanto mai urgente condividere le buone prassi e lo scambio di competenze di figure professionali nel settore. Quanto mai auspicabile sarebbe l’interazione con le altre Ispettorie d’Europa, Africa ed Asia per rendere maggiormente efficace la rete di servizi per la promozione integrale dei migrantes e il ricongiungimento familiare, oltre a sopperire alle prime necessità e ai bisogni immediati. L’emergenza di oggi è quella di accogliere questi giovani e di aiutarli a riunirsi ai propri cari che vivono nel Nord Europa. I Salesiani sono presenti sia nelle varie regioni della penisola e in varie nazioni europee, e possono collegarsi in rete che permetta a questi ragazzi di raggiungere la meta finale del loro lungo viaggio. P e r f i n i r e u n f l a s h d i c r o n a c a ve r a Dal diario di bordo di Metacometa: «assistiamo a storie di piccoli eroi che ci inter-

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SCS-CNOS, si occupa di accoglienza presso famiglie affidatarie, case famiglia, comunità di tipo familiare. Si parte dalla convinzione fondamentale che, ove possibile, l’inclusione sociale passi dalla normalità, dalla famiglia. Metacometa è nata nel 1998, accoglie i migranti dal 2012 ma in maniera più regolare e sistematica dal 6 ottobre 2015. Attualmente sono ospitati circa 25 MSNA, più tre adulti (18-19-22 anni) legati all’accoglienza di parenti molto piccoli, oltre ai 75 minori italiani debitamente assistiti tramite l’istituto giuridico dell’affido familiare. La direzione Responsabilità Servizi e politiche Sociali del Comune di Catania invia all’Associazione tutti quei minori che hanno una età inferiore ai 14 anni e coloro che sono riconosciuti come particolarmente vulnerabili. La rete di Metacometa conta una ventina di nuclei familiari presso cui vengono accolti minori. L’Associazione sta avviando una nuova esperienza accogliendo donne in difficoltà provenienti dagli sbarchi. Il progetto prevede l’accoglienza di mamme con bambini che in una prima fase verranno inserite in comunità per poi essere avviati all’autonomia in singole abitazioni. L’Ispettoria Salesiana Sicula ha concesso in comodato d’uso la struttura di Viagrande, per disporre di spazi e caseggiati più adeguati allo scopo di venir incontro a famiglie di migranti. Casa Nazareth, dopo essere stato centro di accoglienza per tossicodipendenti, in questi ultimi tempi è stata resa disponibile per l’accoglienza d’emergenza per i MSNA che arrivati in Sicilia non hanno adulti e famiglia di riferimento. Dotata di 60


PASTORALE GIOVANILE By Gente di Mare News.

rogano fortemente: come quella di Rutha di 17 anni che arriva in Italia con la nipote Nardus di appena 6 anni, che ha a lungo faticato solo per proteggere prima di tutto la piccola; o come la storia di Faith di 7 anni, partita dalla Libia con la mamma ed arrivata al porto di Catania con la salma della mamma tra le braccia, o come il piccolo orfano Alì di 10 anni che parte con la sorella poco più grande di lei per venire a studiare in Italia, ma che arriva da solo perché la sorella è stata arrestata in carcere in Libia, troppo bella probabilmente; e non per ultimo la storia del nostro grande eroe Sekou che da solo a 10 anni porta in Italia con un viaggio durato due mesi i fratelli più piccoli di 6, 4 e 2 anni. E’ arrivato in Italia magro, disidratato, quasi trasparente…. ecco lui ha reso i suoi bisogni (anche quelli primari, vitali) trasparenti ed inesistenti, per i suoi piccoli fratelli. Quando siamo arrivati al pronto soccorso pediatrico di un noto ospedale catanese ci hanno consigliato quest’anno di accendere un cero molto grande a sant’Agata, dato che era arrivato quantomeno vivo». B rev e R ass eg na W EB http://catania.livesicilia.it/2014/07/01/viagrande-un-progetto-per-creare-un-centro-

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per-migranti-minorenni_299621/ http://fmaitalia.it/don-boscoisland/http://www.videsitalia.it/blog/item/ 43-migranti-e-accoglienza-la-famiglia-salesiana-traccia-la-via-maestra-don-bosco-island.html http://www.acistampa.com/story/don-bosco-island-i-salesiani-per-gli-immigrati-0700 http://www.agi.it/speciali/tunonsaichisonoio/tunonsaichisonoio-partner/2016/09/06/news/don_bosco_island1056234/ http://www.cataniatoday.it/cronaca/migranti-accoglienza-don-bosco-14-ottobre2014.html http://www.donboscoitalia.it/index.php/na rrazioni/dalle-ispettorie/104-notizie-ispettoria-sicula/1866-accoglienza-migranti-nasce-don-bosco-island http://www.facebook.com/pages/CataniaToday/215624181810278 http://www.famigliacristiana.it/articolo/ca tania-il-don-bosco-island.aspx http://www.volint.it/vis/don-bosco-island%C3%A8-nata-lassociazione-salesiana-laccoglienza-migranti Insieme


L’accoglienza ai migrantes

Una riflessione schietta, cordiale e ragionata sull’accoglienza dei migrantes in Sicilia Don Giuseppe Ruta, Ispettore ISI (senza S finale) «“Dov’è il tuo fratello?”, la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! […]Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: «Dov’è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?». Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!» (PAPA FRANCESCO, Omelia a Lampedusa del 8 luglio 2013) (I testi dei Insieme

discorsi di Papa Francesco e del Patriarca Bartolomeo sono tratti dal sito web: www.vatican.va.). U n a S i c i l i a d i f f e re n t e … A noi siciliani fanno male alcuni luoghi comuni, alcune associazioni d’idee, essere visti e già giudicati, squalificati dall’orizzonte della giustizia e della legalità. Non che non ci sia motivo, considerando anche fatti concreti, ma ogni generalizzazione è indebita e ingiusta. Fa male sentirsi dire: Sicilia = mafia, Sicilia = malaffare, Sicilia = malessere. Oltre l’Etna e la siccità, non è il “traffico” la piaga più grave della Sicilia – per dirla con l’avvocato-autista di Jonnhy Stecchino, alias Roberto Benigni (Cfr. il video Johnny Stecchino – La piaga di Palermo: il traffico (2’ 18”): www.youtube.com/watch?v=0MveTkh bvwc.); o forse sì, il traffico dei minori e delle donne, il traffico degli organi, il traffico della vita calpestata e distrutta. C’è una Sicilia diversa e differente dei cliché, capace di accogliere come a Lampedusa e Linosa ma non solo, capace di esprimere personalità di alto profilo come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Padre Pino Puglisi… che riflettono luce come i personaggi dipinti dal Caravaggio, che sbucano fuori dallo sfondo scuro, alle tinte buie misteriose e inquietanti, evidenti ed innegabili. Siamo parte di quella Sicilia che ha saputo esprimere un Presidente della Repubblica nella persona di Sergio Mattarella, ma che fa fatica ad esprimere un Presidente della Regione Siciliana credibile, all’altezza del suo compito. La nostra Sicilia è la Sicilia dei contrasti, spesse volte, stridenti e delle evidenti contraddizioni. «Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce» così recita un aforisma attribuito a Lao Tzu. Rende bene l’idea di tante persone, spesso anonime, che danno un contributo semplice e determinante, consapevoli, secondo la celebre frase di Madre Teresa di Calcutta, che: «Quello che noi

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Dove sei? Dov’è tuo fratello?


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facciamo è solo una goccia nell’oceano ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno». Quel poco che si riesce a fare, parte dalla convinzione di avere una fede che non può essere eterea ma incarnata, continuamente stimolata a divenire operativa, fattiva. Non basta essere uomini, occorre essere umani. Non basta essere credenti, occorre essere credibili – come diceva Rosario Livatino, affidabili ed affabili – come amava dire Benedetto XVI, guardando a Dio. Senza alcuna ombra di discriminazione, noi del mondo salesiano siamo chiamati all’apertura della mente, del cuore e delle braccia a chi approda nelle nostre coste della Sicilia, in particolare i giovani che sono stati l’unica ragione di vita di Don Bosco e che costituiscono la nostra ragion d’essere. Aprire, anzi spalancare, le porte a Cristo presente nei giovani, i più poveri e sfortunati, radica profondamente il nostro stile di vita secondo il Vangelo e il carisma salesiano. L’oscillazione tra vita sedentaria e vita no m a d e n e l l a s t o r i a d el l ’ u m a n i t à. L a s t o r i a d e l l a S i c i l i a t r a i n s e d i am en t i e m i g r a z i o n i La storia dell’umanità è un’alternanza continua tra stile di vita nomade e stile di vita sedentario. A nessuno di noi sfugge che questa oscillazione è iscritta nel codice genetico di ogni popolo, anche se in modo disuguale e vario. Anche la Sicilia è stata scenario di insediamenti di popoli venuti da lontano e di migrazioni verso terre distanti mille miglia, che spaziano dall’Europa del Nord alle lontane Americhe. Palesi sono stati gli arricchimenti provenienti da altre culture e civiltà, tanto che la Sicilia si presenta oggi come un grande mosaico, un crogiuolo e una tessitura ricca e articolata di numerose tradizioni. Non possono essere taciuti anche difficoltà e contrasti che ogni epoca porta con sé e tramanda, non senza un prezzo da pagare e le inevitabili dispersioni e perdite. Belle ed esemplari le testimonianze date dai nostri conterranei all’estero, insieme a traffici e imprese indegne dell’uomo e della nostra generosa terra. L e i c o n e d i U l i s s e e A br a m o t r a n os t a l g i a e

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s p e r an z a : r i t o r n o a c a s a o c a m m i n o v er s o u n a n u o va t e r r a ? La metafora del viaggio è quella che maggiormente rappresenta la cultura di ieri e di oggi, gli spazi vitali e il succedersi dei tempi e delle stagioni. Se la nostra cultura europea è segnata dal filone greco-ellenistico e dal filone ebraico-semitico, le due icone di Ulisse ed Abramo ci rappresentano, ponendoci in un bivio che impone una scelta, tra Ulisse che guarda indietro e vive di nostalgia, che sogna di ritornare alla sua Itaca per ricongiungersi alla moglie, al figlio e alla sua casa, e Abramo che guarda avanti e vive di speranza, che su indicazione del “suo” Dio, va alla ricerca della terra promessa dove «scorre latte e miele» (Es 3,8), dove comincerà una vita diversa contrassegnata da nuovi legami e inedite esperienze. Il fenomeno migrantes come opportunità Il “Mare nostrum” è da diversi anni scenario di approdi e di naufragi, di successi e insuccessi, di vita e di morte. La Sicilia non è solo il Centro geografico del Mediterraneo ma anche l’epicentro del fenomeno migratorio. Cassa di risonanza di visioni ristrette che vorrebbero il Mediterraneo e l’Isola zona protetta e proprietà riservata. Inevitabili e stringenti sono le domande… “Nostrum”: di chi? Di pochi o di tutti? La Sicilia può divenire “casa nostra” o deve rassegnarsi ad essere “cosa nostra”? Il fenomeno della migrazione va colto in queste coordinate e rispondendo alle domande, non tanto in un’ottica deprimente di crisi e di invasione, col sentirsi minacciati e messi alle strette da ripetuti arrivi. Non crediamo che questa sia una visione condivisa, tutt’altro. Alcune punte di intolleranza ci fanno scorgere che c’è tutto un mondo sommerso che dice di no all’accoglienza che considera l’altro «non più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere» (così Papa Francesco nell’Omelia a Lampedusa l’8 luglio 2013). Basti richiamare i fatti del giorno e una delle ultime vicende, come quella della professoressa di inglese del liceo “Marco Polo” di Venezia che ha scritto nella scorsa estate pesanti e inclassificabili espressioni Insieme


Insieme

p.164. Si tratta dell’intervista La fede di fronte al mondo d’oggi, rilasciata ad Arrigo Levi durante il Meeting Uomini e Religioni del 24 ottobre 1995 (anche in: Ripartire da Dio, Dehoniane, Bologna 1996). In questi tempi così incerti per alcuni aspetti, ma così certi per altri, assistiamo a un sussulto di umanità, non solo ascoltiamo messaggi, ma constatiamo gesti concreti, gravidi di attenzione per i migranti: ad aprire la cordata di vicinanza e solidarietà è Papa Francesco che da Lampedusa (8 luglio 2013) a Lesbo (16 aprile 2016) continua a manifestare un modo diverso di affrontare quello che è ritenuto un’emergenza e per molti un problema. Non si tratta di una questione sociale che ci tocca più o meno ma di una lotta contro l’“anestesia del cuore” come la definisce questo Papa, figlio di emigrati italiani e venuto dai confini del mondo per svegliare tutti dal torpore, per richiamare non solo la Chiesa Cattolica ma quanti hanno a cuore il destino dell’umanità. Così il Pontefice ha affermato durante l’Omelia di domenica, 3 aprile 2016: «Un contrasto tra il timore dei discepoli che chiudono porte di casa e la missione Gesù che invita ad uscire, una lotta tra chiusura del cuore e la chiamata ad uscire da noi stessi. Cristo, che per amore è entrato attraverso le porte chiuse del peccato, desidera entrare da ciascuno per spalancare porte chiuse del cuore. Egli vuole spalancare le nostre porte chiuse ed inviarci. La sua strada è uscire da noi stessi, uscire per testimoniare la forza risanatrice dell’amore che ci ha conquistati […] L’Amore di Cristo è per sempre e in questo “per sempre” troviamo la forza nei momenti di debolezza. Chiediamo la grazia di non stancarci mai di attingere alla Misericordia del Padre e di essere noi stessi misericordiosi per diffondere dovunque la forza del Vangelo e scrivere noi le pagine del Vangelo che l’Apostolo Giovanni non ha scritto». C o m p a g n i d i v i a g g i o de i r a g a z z i e d ei g i o v a n i Durante l’Angelus di Domenica, 6 settembre 2015, Papa Francesco, in vista del Giubileo della Misericordia, rivolse un invito preciso e concreto a parrocchie, comuni-

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xenofobe e razziste postate su Facebook (“bisogna eliminare anche i bambini dei musulmani tanto sono tutti futuri delinquenti”, “speriamo che affoghino tutti… che non se ne salvi nessuno”, “mi dispiace che qualche profugo si salva”, “almeno morissero tutti”, “bruciateli vivi”, “ammazzateli tutti”). Da parte dei cristiani e dei salesiani si nutre una visione diversa: quanto accade nella nostra Sicilia e nel Mar Mediterraneo è opportunità provvidenziale non solo per coloro che approdano, ma per noi che siamo sul posto; è un’occasione per crescere insieme, non solo per dare ma anche per ricevere, con lo stupore di scoprire che riceviamo molto di più, di quanto riusciamo a dare. Siamo in tanti, anche se non tutti, a condividere la preoccupazione e la profezia del Card. Carlo Maria Martini, il quale affermava in una intervista risalente al 1995: «Sono molto preoccupato: siamo di fronte a una sfida destinata a crescere e che ci occuperà almeno per i prossimi cinquant’anni. Tutto dipende dal modo in cui l’affrontiamo oggi e credo sia importante l’oggettività, il dominio dei sentimenti, il non lasciarsi trascinare da un episodio o da un altro per creare una situazione di paura generale, degli spauracchi che suscitano difese, reazioni, diffidenze. Naturalmente, il problema implica livelli tecnici e politici in cui non voglio entrare, ma ne ho parlato per tanti anni scongiurando che si stabilissero delle regole chiare, che ci fosse una politica che comprendesse tutti gli aspetti della questione, dal primo ingresso alla sistemazione, all’integrazione, alla famiglia, guardando al futuro. Da parte nostra, ce ne occupiamo soprattutto come comunità cristiana per educare all’attenzione all’altro, nonché al rispetto delle regole del paese nel quale si vive, entrambe cose essenziali. È importante che si osservino le leggi del paese, e il costume civile generale, però bisogna aiutare le persone e metterle in condizioni di farlo. Se pretendiamo di risolvere tale problema solo con provvedimenti tampone e con sentimenti ed emozioni negative, sbagliamo di grosso» (C.M. MARTINI, Verso Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 2002,


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tà religiose, monasteri e santuari di tutta Europa ad accogliere almeno una famiglia di migranti: «Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi”, dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza cristiana è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura. Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma. Mi rivolgo ai miei fratelli Vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che Misericordia è il secondo nome dell’Amore: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40)». A due giorni di distanza, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha sentito l’urgenza di inviare dall’Argentina dove si trovava in visita, una lettera agli ispettori d’Europa che porta la data dell’8 settembre (prot.15/0385): «Anch’io mi rivolgo a voi Ispettori, per chiedervi con il carattere di urgenza che valutate, magari con i vostri consigli, ciò che ogni Ispettoria può fare e ciò che si può chiedere a ogni comunità e parrocchia, perché siano disponibili ad accogliere nelle nostre opere famiglie di migranti; in particolare prestiamo attenzione ai minori non accompagnati e ai giovani. Ospitiamo anche una sola famiglia, quattro o cinque persone; con il poco di tutti, faremo tanto, anche in collaborazione con le chiese locali e il territorio. Don Bosco, di cui abbiamo appena concluso il bicentenario della nascita, ci insegna la concretezza delle risposte. Questo ci ha anche ricordato il Papa

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Francesco nella visita a Valdocco dello scorso 21 giugno: “Vi ringrazio della vostra concretezza delle cose … Il salesiano è concreto, vede il problema, ci pensa e lo prende in mano”». Per onestà, occorre dire che nessuna nostra Casa ha fatto questo anche se a livello ispettoriale, nonostante le ingenti difficoltà finanziarie che attraversiamo, si è cercato in qualche modo di venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli e sorelle. Si può sempre e comunque recuperare lo stile della compassione che affiora dal vangelo di Gesù e la tonalità salesiana nel guardare e intervenire fattivamente di fronte alle emergenze giovanili: dovremmo in qualche modo appropriarci del nostro spirito di prevenire, di arrivare prima, o almeno di prevenire il peggio, perché l’espressione circolante nei nostri ambienti in questi anni “dare di più a chi ha avuto di meno” (Cfr. P. CHAVEZ VILLANUEVA, Dare di più a chi ha avuto di meno, un ripensamento educativo per un cambio culturale. Atti del Seminario di Frascati 2730 dicembre 2004, CISI/Federazione SCS/CNOS, Roma 2005.) non sia solo un mero slogan o un appello privo di vita e contenuto. Dobbiamo ritornare a guardare a Don Bosco e a Mamma Margherita per respirare a pieni polmoni l’aria di Valdocco, aria di “casa” e di “famiglia”. E ciò è possibile, aggiungendo un posto a tavola… con quella concretezza che anche papa Francesco riconosce ai salesiani. Noi salesiani siamo impegnati per l’accoglienza nei luoghi di approdo e siamo presenti nei luoghi di partenza dell’Africa subsahariana e dell’Asia. La nostra Ispettoria è presente con due scuole e un oratorio in Tunisia, corridoio dell’immigrazione poco conosciuto in Europa e poco segnalato dai mass media, ma non meno critico dei corridoi libico e balcanico. Coinvolgendo antiche e nuove energie, si potrebbe fare di più, soprattutto collegandosi e connettendosi. Il “progetto Europa” che la Congregazione porta avanti da alcuni anni non consiste nel contenimento del “vecchio continente”, ma in una nuova visione, in una nuova consapevolezza e progettazione che coinvolInsieme


L e c o mu n i t à a l l o g g i o e i c e n t r i d i a c c o g l i e n z a : p u n t i e s s e n z i a l i p e r la t u t e l a e d i m e d i a z i o n e p e r l ’ i n c l u s i o n e e l ’ i n t e g r a z i o ne In Sicilia vi sono delle esperienze salesiane già avviate da tempo, altre se ne possono aggiungere. E’ quanto mai urgente non fermarsi al problema, ma trovare e condividere soluzioni e strategie. I nostri centri non sono solo “punti di raccolta”, ma anche e soprattutto spazi educativi non solo per gli “ospitati” ma anche per “coloro che ospitano”. Non è un caso che la stessa parola “ospite” (dal latino hospes) indichi sia colui che ospita, sia colui che è ospitato. «La reciprocità del patto di ospitalità è dunque all’origine del doppio significato della parola ospite» ( http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/chi-effettivamente-l-ospite (23.10.2016).) – così la rinomata Accademia della Crusca. Siamo tutti sulla stessa barca, o sullo stesso barcone, e nessuno può ritenersi padrone di questo mondo bensì siamo tutti su questa terra pellegrini e ospiti, senza che nessuno si consideri o sia considerato “straniero” (cfr. Ef 2,19; Eb 11,13). Questa condizione fondamentale spinge a considerarsi tutti in movimento, tutti educabili. Educare è un’“arte” antica e sempre nuova, mai esclusiva, sempre inclusiva, mai scontata, sempre nuova nelle relazioni, nelle condizioni, nelle modalità e negli approcci: educare bene è possibile se si fa “rete” e se si riesce a “connettersi”, a mantenere i contatti non solo con le tradizioni, ma anche con la realtà e le prospettive di futuro.

L e t r e “ a ” pe r l e c o m u n i t à a l l o g g i o e p e r i centri di accoglienza MSNA In modo sintetico si possono tratteggiare tre atteggiamenti fondamentali che occorre maturare oggi, in questa opportunità storica, culturale ed educativa (Vedi tabella). La riflessione non finisce qui, ma continua, come proseguono anche l’azione e l’impegno. Ci sentiamo continuamente sfidati, come Don Bosco che accolse i ragazzi che migravano dai paesi del Piemonte verso la città, attirati dal sogno di un lavoro e di un pezzo di pane. Anche nella prima spedizione missionaria in Argentina, il nostro padre fu spinto in quella terra per assistere gli italiani emigrati in cerca di fortuna. Nuove emergenze e nuove frontiere si aprono anche per i suoi figli, chiamati a continuare la sua opera. Colui che ha chiaro il perché, trova anche il come…e chi vuol fare qualcosa per Dio e per gli altri, trova sempre la strada… L’annuale appuntamento dell’Harambée con la 147a spedizione missionaria il 25 settembre scorso, ha avuto come tema il Giubileo – le opere di misericordia – l’accoglienza migranti, sintetizzato nell’espressione di Gesù: “Lo avete fatto a me” (Mt 25,40) (Cfr. L’avete fatto a me (5’ 11”): https://vimeo.com› BUONASTAMPA› Videos.). La vita è una sola e va vissuta in pienezza. Due espressioni sono forti e incisive nell’incontro di Lesbo, la prima di Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e la seconda di Papa Francesco: «Carissimi fratelli e sorelle, amati giovani e bambini, siamo venuti qui per guardarvi negli occhi, per sentire la vostra voce e

A come accoglienz a : si tratta di far spazio non solo fisicamente ma con il cuore alle persone che ci vengono incontro, approdano fortunosamente sulle nostre spiagge e vengono ad abitare i nostri luoghi e il nostro tempo... A come ascolto: si tratta di mettersi in atteggiamento si intelligenza, di rimanere non in superficie, ma aprendosi ad una lettura profonda (intus legere) dentro la vita per penetrare la storia degli altri, il loro vissuto e la loro memoria.

da stranieri ad ospiti ...

A come accompagnamento: si tratta di farsi compagni (cum panis), di condividere un pezzo di pane e di fare insieme un pezzo di strada, il cammino, ciò che si è, ciò che si ha, ciò che si fa... verso un futuro di pacifica convivenza e comunione

... a compagni di viaggio

Tab. 1: Le tre A. Insieme

... da ospiti ad abitanti

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ge tutti: coloro che c’erano e coloro che vengono.


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per tenervi la mano. Siamo venuti qui per dirvi che a noi importa. Siamo venuti qui perché il mondo non vi ha dimenticati.[…] Il mondo sarà giudicato dal modo in cui vi avrà trattati. E saremo tutti responsabili del modo in cui rispondiamo alla crisi e al conflitto nelle regioni dalle quali provenite. Il mare Mediterraneo non dovrebbe essere una tomba. È un luogo di vita, un crocevia di culture e di civiltà, un luogo di scambio e di dialogo. Al fine di riscoprire la sua vocazione originale, il mare nostrum, e più in particolare il mare Egeo, dove siamo riuniti oggi, deve diventare un mare di pace». «Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza! Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l’amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera. Possiate condividere questo dono gli uni con gli altri.

Foto: Famiglia Cristiana 13-10-2015.

Noi cristiani amiamo narrare l’episodio del Buon Samaritano, uno straniero che vide un uomo nel bisogno e immediatamente si fermò per soccorrerlo. Per noi è una parabola che si riferisce alla misericordia di Dio, la quale si rivolge a tutti. Lui è il Misericordioso. È anche un appello a mostrare quella stessa misericordia a coloro che si trovano nel bisogno. Possano tutti i nostri fratelli e le

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nostre sorelle in questo continente, come il Buon Samaritano, venirvi in aiuto in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia». Al termine di questa riflessione è bene fare nostra l’invocazione finale dell’omelia di Papa Francesco a Lampedusa: «Signore, […] chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo, Padre, perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore! Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: “Adamo dove sei?”, “Dov’è il sangue di tuo fratello?”». R i f e r i m e n t i b i b l i o g r af i ci AMBROSINI Maurizio (ed.), Né stranieri, né ospiti: cittadini al futuro, Federazione SCS/CNOS, Roma 2009. IDEM, Non passa lo straniero? Le politiche migratorie tra sovranità nazionale e diritti umani, Cittadella, Assisi 2014. IDEM, Sociologia delle migrazioni, Il Mulino, Milano 2005. CASTIGLIONI Ida, La differenza c’è. Gestire la diversità nell’organizzazione dei servizi, Franco Angeli, Milano 2009. MARAVILLA Alfred (ed.), Missionari salesiani in Europa. Atti degli Incontri dei Missionari per il Progetto Europa, SDB Settore per le Missioni, Roma 2016. NANNI Antonio, Educare alla convivialità. Un progetto formativo per l’uomo planetario, EMI, Bologna 1994. ORLANDO Vito, Attenzione ai migranti e missione salesiana nelle società multiculturali d’Europa, LAS, Roma 2012. IDEM (ed.), Con Don Bosco educatori dei giovani del nostro tempo. Atti del Convegno Internazionale di Pedagogia salesiana, Roma 19-21 marzo 2015, LAS, Roma 2015. VECCHI Juan Edmundo, «Si commosse per loro» (Mc 6,34). Nuove povertà, missione salesiana e significatività, in “Atti del Consiglio Generale” 78 (1997) 359, pp. 3-36. Insieme


La speranza in FM e via Web

Il cappellano del “Bicocca”: nei ra gaz zi m o lta e mo zi on e «La GMG ha superato i cancelli dell’Istituto Penitenziario per minori “Bicocca” di Catania grazie alla realizzazione di una puntata radiofonica, dando ad alcuni giovani detenuti l’opportunità di andare oltre la propria condizione, volare verso Cracovia con il pensiero e con le loro parole in una sorta di gemellaggio via etere o via Web». Così don Francesco Bontà. Sacerdote salesiano di 35 anni e cappellano di “Bicocca” dal novembre 2015, sintetizza l’esperienza vissuta, sostenuta dalla direttrice Maria Randazzo, accompagnata da un partecipe gruppo di educatori e collaboratori di Radio Zammù, emittente dell’Università di Catania animata dagli universitari stessi. «Con questi ragazzi – continua don Bontà – svolgiamo molte attività, ma quest’anno è stato particolarmente intenso sotto il profilo umano, ecclesiale e spirituale, avendo ricevuto un regalo speciale dall’arcivescovo Salvatore Gristina, quello dell’apertura di una delle Porte Sante della diocesi proprio nella nostra cappella interna, il 18 giugno. Subito dopo ci siamo immersi nella GMG preparando i contenuti da raccontare via radio, un’opportunità unica che difficilmente avrebbero potuto cogliere in altro modo. Non siamo partiti, tuttavia ci siamo stati lo stesso con Gesù e con Papa Francesco!». I giovani hanno rielaborato delle riflessioni prodotte in precedenza in occasione della partecipazione a dei concorsi letterari sui temi della pace, del dialogo interreligioso, della giustizia, della salvaguardia dell’ambiente, così come toccanti brani tratti da una lettera ad una figlia e ad un amico. «Prima della registrazione erano in ansia – aggiunge Don Bontà – 1’emozione si vedeva negli occhi e usciva qualche lacrima, poi è stato bello ascoltare tutti insieme la trasmissione in onda, sentire le proprie voci diInsieme

re pensieri semplici ma con intensità, non scontati per il contesto in cui si trovavano, forti per chi ha avuto l’opportunità di sentirli. È stato un dono accompagnarli in questo percorso e per me quasi come trovarmi con loro in Polonia, conoscerli in maniera diversa, condividere le loro emozioni, le storie, le ferite e le sofferenze, ma allo tesso tempo l’entusiasmo e la speranza». A volte si pensa che la detenzione renda peggiori; certo non è facile per niente, però può essere un’ occasione di rinascita per chi si affida al lavoro di recupero e si lascia guidare da chi gli vuole bene come don Francesco: «Da salesiano dì Don Bosco posso dire che l’Istituto di pena minorile per me è un luogo dove applicare il criterio dell’oratorio, poiché le opportunità di farlo ci sono e vengono condivise dalla direttrice, dagli agenti, dagli educatori e dalla polizia penitenziaria. Solo così, giorno dopo giorno, si riesce a fare scuola con loro, formazione professionale, sport e musica, incontro con altri coetanei, persino gli studi universitari per qualcuno e ora anche la radio. Quest’ultima è un seme posto grazie a questa particolare partecipazione alla GMG, chissà che non diventi una pianticella nei prossimi mesi». Da: Avvenire - Mrco Pappalardo - 12 agosto 2016.

Ill cappellano del Penitenziario Giu s t i z i a M i n o r i l e di C a t a n i a - B i c o c c a «Se trovassero un amico che fuori li accogliesse, non sbaglierebbero di nuovo e non tornerebbero in prigione». (don Bosco) Alcuni giorni fa sono stato contattato da parte di Rosario Vitale giovane seminarista della diocesi di Caltagirone rappresentante dei Seminaristi di Sicilia. Mi chiedeva di scrivere un articolo sulla mia esperienza del carcere minorile di Catania dove lavoro, ma prima vorrei ringraziare Sua Ecc.za Mons. Pietro Fragnelli Vescovo di Trapani per avermi dato l’opportunità di partecipare a

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PASTORALE GIOVANILE

L’esperienza con i minori di Bicocca


PASTORALE GIOVANILE

Caltagirone il 23 ottobre di quest’anno insieme ai seminaristi di Sicilia ad una tavola rotonda sulle fragilità giovanili e in modo particolare del carcere come “Oasi di Misericordia”. Tutto ha inizio una sera di aprile nel cortile dell’oratorio di Cibali. L’ispettore dei Salesiani don Pippo Ruta mi ha chiamato e tra una conversazione e l’altra mi fa una proposta: «ti va di andare in carcere?» ed io ridendo gli dico: «cosa ho fatto di male». L’ispettore mi spiega che gli è stata fatta una proposta da parte dell’Arcivescovo di Catania Sua Ecc.za Salvatore Gristina che i figli di don Bosco entrassero a lavorare al carcere minorile. Dopo una seria riflessione ho accettato per due semplici motivi: nel penitenziario come cappellano non sei solo il padre dei detenuti ma anche degli educatori, degli agenti della polizia penitenziaria e di tutti coloro che lavorano dentro l’istituto. Ho accettato perché papa Francesco nei suoi interventi parla spesso di uscire dalle sagrestie e andare nelle periferie stare in mezzo alle pecore, andarle a cercare, curarle, fare odore di pecore. Il secondo motivo lo vedo come un regalo di don Bosco per il Bicentenario della sua nascita. Don Bosco dopo il suo passaggio con l’urna al carcere minorile, vuole ora rimanerci con i suoi figli. Dico figli perché non sono da solo ma sono sostenuto ogni giorno dalla preghiera e dall’affetto di tanti confratelli e tanti giovani che con la preghiera, il sostegno e l’aiuto non si sono mai rifiutati e mi hanno aiutato. Mi chiedeva qualcuno: “il cappellano che fa dentro il carcere?” Ed io rispondo, soprattutto se è salesiano, fa “l’oratorio oltre le sbarre” cercando di vivere con la sua

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Catania: Il carcere di Bicocca.

presenza il Sistema Preventivo di don Bosco, ragione religione e amorevolezza. La presenza del cappellano è importante; diventa punto di riferimento nella loro crescita con la confessione, il colloquio, la parolina all’orecchio, la ricreazione nell’area o nella cella di socialità, nell’assisterli durante i processi. Di iniziative c’è ne sono tante dentro, ma ne vorrei condividere qualcuna che abbiamo svolto nel mese di luglio in preparazione alla GMG a Cracovia, perché grazie alla radio anche i nostri giovani hanno partecipato, sono stati ugualmente presenti in un pellegrinaggio virtuale alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Ai nostri giovani tramite il progetto “Una radio per non restare a casa”, concordato dalla Conferenza Episcopale Italiana con il Ministero della Giustizia, in occasione del Giubileo della Misericordia, è stata data la possibilità di esprimersi e di comunicare con i minori presenti anche nell’istituto penitenziario minorile di Catania. All’iniziativa ha contribuito anche la catanese “Radio Zammù”. Dall’Istituto Penale per i minorenni di Bicocca, insieme ad alcuni pensieri sulla pace, i ragazzi hanno letto due lettere: una rivolta alla figlia appena nata, l’altra ad un amico in libertà. I giovani catanesi hanno risposto ad alcune domande: cosa è per te la felicità o cosa vorresti dire al Papa; si sono inoltre esibiti con alcune “percussioni” preparate nel loro laboratorio musicale. Cosi ai 46 giovani pellegrini della diocesana di Catania, si sono aggiunti virtualmente i giovani di Bicocca. Nel mese di settembre abbiamo iniziato il corso di preparazione ai sacramenti: battesimo, comunione e cresima; a ottobre il campionato di calcio PGS. Con l’aiuto del Signore e di Don Bosco attraverso il lavoro costante degli educatori e dei volontari seminiamo tanta speranza, amore, gioia affinché un giorno possano diventare degli onesti cittadini e buoni cristiani. Un caro saluto e continuate a pregare per noi, il Signore vi benedica. D o n F r a n c e sc o B o n t à sd b Insieme


Già dirigente a Catanzaro del Centro Giustizia Minorile per la Calabria e la Basilicata dal 2005 al 2014. Angelo Meli, nel corso della sua carriera professionale nel Ministero della Giustizia, ha ricoperto ruoli sia militari che civili, nelle funzioni di educatore coordinatore, direttore di istituto penitenziario e, infine, dirigente della Giustizia Minorile, assumendo incarichi come responsabile ufficio ispettivo, direttore di uffici dipartimentali e direttore di vari Centri per la giustizia minorile, distinguendosi sempre per senso di responsabilità e correttezza istituzionale. Nella sua lunga carriera ha avuto la possibilità di conoscere a fondo il variegato, complesso e affascinante mondo dell’Amministrazione della Giustizia, immedesimandosi e condividendone i valori sottesi alla missione istituzionale. Dirigente dalle brillanti e rare doti umane e professionali, capace e competente nelle quotidiane incombenze lavorative, lungimirante nelle risposte al suo mandato istituzionale, ha vissuto il suo impegno professionale con lo spirito di servizio necessario ed utile per lo sviluppo sociale e civile del Paese, rappresentando un valido esempio anche per la nuova classe dirigente italiana. L’impegno personale, nella tensione al continuo miglioramento mai sopito, così come la curiosità e la conoscenza che lo caratterizzavano, lo hanno portato meritoriamente al riconoscimento di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Venuto a contatto con la debolezza dell’umanità, se ne è sempre accostato con umiltà e mitezza: ai più deboli non ha mai lesinato attenzione e ascolto, facendo emergere in loro stessi la forza e la strada da seguire. Sempre nel rispetto della Insieme

libertà dell’altro, riusciva con lungimiranza a intravedere i punti di incontro delle diverse esigenze dell’umanità. Tali qualità lo hanno portato, altresì, al recente riconoscimento di Cavaliere dei diritti umani. Oggi si ricorda l’Uomo che, con grande gentilezza, si accostava a tutti e che nei grandi e piccoli problemi riusciva a intravedere e a fare emergere il lato migliore di chi lo incrociava: il senso di una vita profondamente vissuta nel rispetto del Creato. è con la stessa mitezza e discrezione che in data 4 novembre 2016, a 61 anni di età, ci ha salutato, lasciando il segno indelebile della sua Signorilità. Le esequie si sono svolte in forma solenne lunedì 7 novembre presso la Cattedrale di Caltanissetta alla presenza delle massime Autorità della Giustizia minorile italiana unitamente alle Autorità civili, militari, religiose della regione Sicilia.

L’esperienza di uno dei nostri giova n i a f i a n c o d e i r a g a zz i p iù p ov e r i e s vant aggiat i Cari Amici Salesiani, mi chiamo Enrico Interdonato, sono uno psicologo, e sono di Don Bosco. Si, mi piace presentarmi così. Anche se per la Famiglia Salesiana sono «Enrico del Don Bosco di Messina», quando ne ho la possibilità, con quel «di», mi piace simpaticamente sottolineare il mio amore verso una storia che mi appartiene e a cui appartengo. Ho 32 anni e come tanti altri ragazzi della mia generazione ho avuto la fortuna di crescere in oratorio seguendo il carisma di Don Bosco, il santo dei giovani. Un padre, un maestro, un amico pure per me. Anche io nel mio percorso di vita mi sono sempre stato in mezzo ai giovani: prima giocando a pallone nel cortile dell’oratorio, poi - restandoci in quel cortile – con il fischietto alla bocca da animatore e la passione per i ragazzi “difficili”, e oggi nel mondo del lavoro relazionandomi con minori appartenenti ad ambienti devianti e/o criminogeni, che portano dentro di sé vissuti emotivi contorti il cui esito è sfociato, purtroppo, nella delinquenza. Negli ultimi quattro anni il mio la-

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PASTORALE GIOVANILE

I S al e s ia n i d i S i c i l ia c o n e s t re m o c o r do g l i o pa r t e c i pa no a l l a s c o mp a r s a d i An g e l o M e l i , di r i g e nt e de l C e nt r o Giustizia Min orile per la Sicilia.


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nalmente sevoro con i giovani ha intrapreso una sfumaguito tre casi tura nuovissima e molto complessa attraverdi minori ogso la collaborazione con il Tribunale dei Migetto di provnori di Reggio Calabria, il quale ha dato vivedimento, ta ad una nuova “partita” giocata sul piano con esiti incogiuridico, psicologico, culturale e sociale, e raggianti. Ricche mi ha coinvolto in prima linea. cardo, uno di Sto parlando di ‘ndrangheta o, meglio, essi, l’8 magdi minori di ‘ndrangheta. gio 2014 ha deciso di scrivere pubblicamenQuella calabrese è oggi, secondo gli te il suo grazie attraverso una lettera al Coresperti, la mafia più ricca, aggressiva ed inriere della Sera, che della sua storia aveva vasiva, munita di elevato potere d’infiltrascritto celando la sua identità dietro uno zione nell’economia e nelle istituzioni, con pseudonimo: “In questi mesi ho conosciuto un volume di affari che si aggira intorno ai uno Stato diverso, che non mi ha vo44 miliardi di euro annui, pari al “ C h i s s à . . . luto cambiare a tutti i costi ma che 3,4% del PIL italiano. Il principale punto di forza della ‘ndrangheta se quei giovani per una volta ha cercato di capire chi è la valorizzazione criminale dei le- avessero là fuori ero io davvero. E chi sono io davvero? Un ragazzo di diciotto anni, un gami familiari: stretti vincoli di pa- un amico... rentela che si cristallizzano in una che si prendesse ragazzo come gli altri. Ero piccolissirigida struttura in cui i componen- cura di loro”. mo quando mio padre è stato ucciso, ho visto i miei fratelli finire in carceti respirano, giorno dopo giorno, (Don Bosco) re. Per me vorrei un futuro diverso gli elementi di una cultura mafiosa [...] La strada è ancora in salita. Ma non è vediffusa, che cresce e si sviluppa attraverso i ro che il lieto fine è solo un’illusione. Può eslegami affettivi e relazionali, che assicura un sere realtà?” Un cammino, quello dell’interoperativo ricambio generazionale e il potere vento con i minori di ‘ndrangheta, in evolusul territorio. A conferma di ciò la storia del zione, ma che indica, comunque, che la straTribunale dei Minori di Reggio Calabria racda che si sta percorrendo potrebbe essere conta quanto successo nelle sue aule negli quella giusta perché si intravede la volontà e ultimi vent’anni: più di cento procedimenti il dovere, da parte dello Stato, di offrire anpenali per reati di associazione a delinquere che a questi ragazzi, che seppur militano in di stampo mafioso, e più di cinquanta proun’organizzazione nemica dello Stato e decedimenti per omicidi e tentati omicidi commocratico e delle sue istituzioni, una rispomessi da minorenni. I destini di questi rasta/proposta convincente, capace cioè di gazzi, una volta diventati adulti si sono rivevincere tutti quei bisogni di crescita a cui le lati drammaticamente simili. Morte violenta mafie non sanno rispondere. o reclusione al 41 bis. E i fratelli e i figli di E come in un sogno, da sveglio, nutro la questi giovani, negli anni, hanno percorso certezza che “non con le percosse”, ma mogli stessi passi dei maschi più grandi della fastrando la bellezza di un’alternativa, di miglia, venendo a loro volta coinvolti in proun’altra via è l’unico percorso che si può incessi e provvedimenti giudiziari da parte del traprendere per far capire che quella vita, la Tribunale dei Minori. La ‘ndrangheta, dunviolenza, i soprusi, la paura di morire, la que, si eredita. E il destino che riserva a quepaura degli agguati, dei tradimenti, l’imsti ragazzi, è drammatico. Come spezzare questa catena? Secondo possibilità di fidarsi di nessuno non è una il Tribunale l’unica soluzione è allontanare i vita. E che ce ne sono molte altre di strade ragazzi più esposti dalla Calabria, per porpercorribili: bisogna mostrarle loro. E allotarli a conoscere contesti diversi e renderli ra, forse, i lupi si trasformeranno in agnel“liberi di scegliere”. Uno di questi contesti li… “altri” è stato ed è Messina, dove ho persoEnrico Interdonato

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Insieme


Roma - Pisana, 2-4 dicembre 2016

Dal 2 al 4 dicembre si è svolto alla Pisana il VI Incontro degli Ispettori di Europa. Le due Regioni (Mediterranea e Centro Nord Europa) si son incontrate per confrontarsi su tematiche comuni con la presenza del Consiglio Generale al completo. In tutto i partecipanti sono stati 53, compresi gli ispettori di tutte le ispettorie d’Europa. Venerdì 2 dicembre, alle 15.30, il 1° Tempo di lavoro in assemblea è stato moderato da don Stefano Martoglio. Il Rettor Maggiore ha introdotto l’incontro riferendosi alle “Aree fondamentali del progetto Europa”, un invito a dilatare la visione e allargare il cuore, a cui è seguito il confronto con il X successore di Don Bosco. Nel 2° tempo si è affrontato il primo tema Il lavoro con gli immigrati e i rifugiati in Europa, Moderatore: don Tadeusz Rozmus.

Don Giovanni D’Andrea, coadiuvato dal prof. Giancarlo Cursi e dalla Sig. Sara Bernabei, ha presentato la “Raccolta dei dati sul lavoro con gli immigranti e i rifugiati nelle ispettorie di Europa” (risposte delle ispettorie, le persone accolte, le risposte del territorio). È seguito un interessante confronto tra varie iniziative e buone prassi, come anche ha registrato interesse la situazione della Sicilia e di quanto si sta cercando di fare in

questa emergenza divenuta ormai ordinaria. Un dossier sulla Sicilia e il progetto “Don Bosco Island” è stato offerto ai partecipanti all’incontro. Dopo la preghiera dei Vespri, Don Angel ha rivolto una vibrante Buona-

Roma - Pisana: Il Rettor Maggiore e gli Ispettori. Insieme

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PASTORALE GIOVANILE

VI incontro degli ispettori d’Europa


PASTORALE GIOVANILE

notte a partire dall’ultimo incontro dei Superiori Maggiori del mondo e dell’incontro con Papa Francesco. La mattina di sabato 3 dicembre, Don Fabio Attard, Consigliere per la PG, ha presentato un interessante quadro su Scuola e formazione professionale in Europa, delineando i processi e passi avviati secondo la Programmazione del Sessennio, l’animazione e il coordinamento delle Scuole e Centri di FP in Europa e le sfide educativo-pastorali in questi due ambiti della nostra missione. Sono stati offerti alcuni dati: su 3643 scuole nel mondo, 531 sono in Europa; su 826 centri di FP, 310 sono nell’antico Continente. Il 2° Tempo di lavoro è stato dedicato ai gruppi e all’assemblea. Sono emersi diversi spunti interessanti con esperienze, sussidiazione e buone prassi (video istituzionali “Il futuro nelle tue mani”, corso online “Formazione iniziale per Dirigenti”, Corso per docenti neoassunti”, “progettazione del curriculum e valutazione delle competenze” di ESA, sito di informazione e formazione www.salesianeducation.com e piattaforma digitale www.salesians-europe.org). Sono state evidenziate le sfide più importanti e urgenti e sono stati dati alcuni suggerimenti per l’Ufficio Scuola e FP, sottolineando soprattutto un collegamento in rete che sia efficace e funzionale a precisi obiettivi da raggiungere, in particolare “diventare audaci e creativi nel compito di ripensare strutture, stili e metodi”. Nel pomeriggio il Consigliere Don Ivo Coelho ha riportato in assemblea, nel 3° momento, la Visione d’insieme sulla nostra identità nella formazione in Europa: cammini in atto e spunti di riflessione, richiamando efficacemente la “lentezza” (come profondità interiore e capacità di ascolto) che deve

caratterizzare il salesiano di oggi. Come 4° tempo di lavoro i Gruppi sono stati invitati a riflettere, confrontarsi e dichiararsi su “Sfide e proposte a riguardo della interculturalità”. Dopo cena si è tenuto l’Incontro fraterno con canti e musiche, prodotti tipici provenienti dalle varie parti d’Europa. L’ultima mezza giornata domenica 4 dicembre il 1° Tempo di lavoro è stato moderato da Don Filiberto González su due temi: il Progetto luoghi salesiani. Responsabilità del RM e Consiglio e di tutta la congregazione presentato da Don Francesco Cereda; Missionari salesiani nel progetto Europa. Presentazione dei dati e confronto sulle buone prassi, tema esposto da Don Guillermo Basañes e da Don Alfred Maravilla del Dicastero delle Missioni. Il 2° Tempo di lavoro in assemblea è stato occupato dalle conclusioni del Rettor Maggiore che ha richiamato alla profezia della comunione e della fraternità, alla conversione profonda a Dio e ai giovani. L’incontro è stato una grande opportunità di confronto, un segnale importante di impegno e di vitalità dei salesiani nel contesto europeo, in momento particolare di brexit, di calo della coscienza europea e di situazioni alquanto diversificate tra nord e sud, est ed ovest. Si vuole, infatti, continuare il percorso del “progetto Europa” lanciato nel 2008, al termine del CG 26, richiamati continuamente dal Rettor Maggiore all’unità di intenti e di azione, superando ogni isolamento (one-man show) e autoreferenzialità ispettoriale, alimentando continuamente la speranza (GIOVANNI PAOLO II, Ecclesia in Europa, nn. 7, 9, 11-12).

Roma - Pisana: Celebrazione Eucaristica.

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Insieme


Animazione Missionaria / VIS

l’assemblea ha, poi, elaborato più proposte A Roma, in via Appia Antica, nelle giordi strutturazione del VIS sul territorio, dannate del 19 e 20 novembre 2016, si è riunita do il suo contributo alla definizione e confila prima assemblea dei Partecipanti Volongurazione, in concreto, del Presidio Territotari del VIS. Approvato a giugno 2016 il riale, struttura di riferinuovo Statuto del VIS, i somento per i Partecipanti ci hanno scelto di assumere I ns i e m e , p e r un m o nd o Volontari prevista nello il ruolo di Partecipanti Vop o s si b il e ” è i l n o st r o mo t to Statuto. lontari all’interno dell’orIl VIS è una Organizzazione Non L’animosità e l’opeganismo con l’impegno e la rosità gioiosa dell’assemfiducia di radicare mag- Governativa nata in Italia nel 1986 e blea si è espressa al megiormente sul territorio le cresciuta nel mondo grazie all’impegno e alla passione dei volontari inglio nei lavori di gruppo. finalità e i principi dell’asternazionali, ragazzi e ragazze che Le proposte elaborate e sociazione. hanno deciso di partire per mettersi I temi affrontati dall’as- a servizio, con professionalità e dedi- presentate dai vari gruppi in assemblea saranno semblea: un aggiornamen- zione, dei più deboli nel mondo. impulso e guida nella to sulle modalità attuative Il VIS opera in numerosi Paesi attraprossima stesura del Redel nuovo Statuto; la pre- verso i Progetti di Sviluppo, il Sostegolamento Attuativo. sentazione dei Soci VIS: gno a Distanza (SAD), le iniziative Il Laboratorio Fondazione Don Bosco nel di Emergenza e il Sostegno alle Ope“Guerra e Pace”, orgaMondo, rappresentata dal re Missionarie. Gli interventi del nizzato dal Prof. Gianni Presidente Don Tullio Or- VIS sono orientati allo sviluppo delVaggi, ha sollecitato ler; Missioni Don Bosco, le comunità locali e prevalentemente un’ampia riflessione suldal Procuratore Giampie- rivolti a favore di bambini, adolela realtà della Guerra e la tro Pettenon e CNOS, En- scenti e giovani in condizione di povertà, svantaggio e disagio. cultura della Pace. te promotore, da Don I racconti dei viaggi Claudio Belfiore; l’aggiorin Ghana e in Senegal del Presidente Nico namento sulle attività del VIS nel mondo e Lotta e del Consigliere del Comitato Esecula situazione finanziaria. Divisa in gruppi, tivo Agostino Sella sono stati una testimonianza rilevante di ciò che il VIS continua a seminare e a realizzare nel mondo. Emma Colombatti, Consigliere anch’ella del Comitato Esecutivo, ha, infine, tracciato un quadro sintetico ed esaustivo sulla cooperazione decentrata e le sedi locali, sempre nell’ottica di lavoro preparatorio alla stesura del Regolamento. I giorni di impegno in assemblea sono stati, come sempre, intensi di attività e confronti costruttivi e sono trascorsi in spirito di amicizia e collaborazione e con la fiducia di proseguire nel cammino con nuovo entusiasmo.

Consulta Animazione Missionaria Ispettoria Salesiana Sicula. Insieme

Angela Tommaso

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PASTORALE GIOVANILE

Prima assemblea dei Partecipanti Volontari del VIS


PASTORALE GIOVANILE

Associazione - PGS

Inaugurazione anno sportivo

Grande successo hanno riscosso le svariate manifestazioni di apertura dell’anno sportivo 2016/2017 organizzate dai Comitati Provinciali PGS della nostra terra siciliana. Nei mesi di ottobre e novembre scorsi, oltre un migliaio sono stati i partecipanti tra atleti, dirigenti, tecnici e genitori che hanno aderito a una giornata di festa in cui lo sport e la sana allegria lasciano assaporare lo spirito educativo che contraddistingue la nostra spiritualità salesiana. I luoghi che hanno accolto la “Festa PGS” sono stati: l’Oratorio Salesiano San Filippo Neri di Catania (sito in Via Teatro Greco), l’Oratorio Don Bosco di Marsala (TP), il PalaTorre del Comune di Torrenova (ME) e gli impianti sportivi del Comune di Portopalo di Capo Passero (SR). Il programma tipico della giornata, come in ogni singola zona, ha inizio con un primo istante di accoglienza degli sportivi per poi passare alla sfilata degli atleti per le vie della città. Con quest’ultimo gesto oltre a estendere il saluto alle autorità civili convenute alla manifestazione sportiva, si vuole rilevare che da sempre Istituzioni e Sport s’impegnano per formare le nuove generazioni alla legalità e alla cittadinanza attiva. Giunti alla fine della mattinata, durante la Celebrazione Eucaristica, ognuno dei partecipanti ringrazia il Buon Dio per la bellezza del creato e in particolar modo per la bellezza del corpo umano che trova spazio di armonia ed espressione nello sport. Nel primo pomeriggio, dopo aver con-

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sumato il pranzo, si passa alle diverse dimostrazioni sportive e gare amichevoli nelle diverse discipline che vedono protagonisti i ragazzi che mettono in pista le proprie competenze e performance atletiche per superare i propri limiti. La giornata si conclude con la premiazione delle squadre più meritevoli. Questa manifestazione sportiva diviene perciò fondamentale per lo sviluppo di valori basilari per la società quali lo spirito di gruppo e la solidarietà, nonché la tolleranza e la correttezza delle azioni, principi indispensabili per favorire un arricchimento della nostra esistenza ed un miglioramento del nostro vivere quotidiano. Alla luce di tutto ciò possiamo affermare che la “Festa PGS” vissuta nelle diverse zone della Sicilia, continua a essere uno spazio indispensabile alla crescita educativa di numerosi ragazzi che sperimentano l’amore alla vita secondo il carisma del nostro caro Padre Don Bosco. do n E n r i c o F r u s t e r i Insieme


Associazione - TGS

Anche quest’anno il T.G.S. Ibiscus Catania ha offerto ai propri Soci una serie di interessanti iniziative turistico-culturali, come la visita guidata al Monastero dei Benedettini a Catania il 9 ottobre, con la partecipazione di circa 30 soci, e la gita a Roccalumera, con la visita guidata alla Rocca Saracena e al Parco letterario dedicato a Salvatore Quasimodo, presso la vecchia stazione ferroviaria e sui vagoni di un treno merci, il 20 novembre 2016, con la partecipazione di oltre 50 tra giovani e adulti del T.G.S. Ibiscus di Catania-Barriera e dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Catania; pranzo e S. Messa presso il Santuario della Madonna della Catena a Mongiuffi Melia (Messina) e festa di S. Martino nel medesimo Comune di Mongiuffi. Grazie ai proventi del 5x1000 il T.G.S. Ibiscus ha potuto sostenere l’Oratorio in svariate iniziative del Grest (gita animatori, giornate intere a mare…), per il Campo Animatori M.G.S. (Montagna Gebbia del 2528 agosto), per la gita delle castagne (San t’Alfio, il 13 novembre) e la Castagnata (19 novembre) ed ora per la tanto attesa gita sul-

Catania - Monastero dei Benedettini. Insieme

DALLE CASE SALESIANE

Il TGS Ibiscus in tour

Roccalumera - Torre saracena.

la neve presso i monti Silvestri (Nicolosi-Etna), con numerosi adolescenti e giovani già prenotati per questo evento. L’8 gennaio prossimo, ancora in clima natalizio, come da lunga tradizione annuale, è in programma un’altra gita a Giarre (Catania) per la visita al Museo del Presepio; un breve incontro con volontari dell’Associazione S.C.S. Metacometa per reciproca conoscenza e collaborazione nel campo del volontariato a servizio delle ragazze madri e delle case-famiglia; nel pomeriggio a Forza d’Agrò (Messina) per assaggi presso il Museo della Cioccolata (CioccolArt Sicilia) e in serata visita del Presepe vivente di Casalvecchio (Messina). Per il 5 marzo abbiamo programmato una visita guidata di Catania sotterranea, soprattutto di epoca greco-romana (anfiteatro romano, terme achilleane …). In fase di definizione l’escursione di due-tre giorni nella provincia di Palermo o a Malta, a fine aprile o ai primi di giugno. d . G ae t an o U r s o

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PASTORALE GIOVANILE

Comunicazione Sociale

C o m u n i c a z i o n e S o c i a l e e M i s e r i c o rd i a

Cari amici e amiche, Papa Francesco ci h a c o n s eg n a t o i l m e s s a g g i o d e l l a 5 0 ª G i o r n a t a M o n d ia l e d e l l e C o m u n ic a z io ni S o c i a l i . Quest’anno ha messo insieme la Misericordia e la Comunicazione, affermando: “Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi (…), le parole possono gettare ponti tra le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i popoli. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale”. L’invito a comunicare con misericordia è aperto e universale, viene offerto alla Chiesa e alla gente di buona volontà, ai diplomatici e ai politici, ai popoli e ai diversi gruppi sociali, sia nel mondo fisico come nel digitale. La comunicazione della misericordia non conosce limiti perché dipende dalla qualità delle persone, dalla loro capacità di ascolto, di accoglienza e di condivisione, e non dai mezzi: “Anche e-mail, sms, reti sociali, chat possono essere forme di comunicazione pienamente umane. Non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo e la sua capacità di usare bene i mezzi a sua di-

sposizione. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società”. Alla fine del messaggio Papa Francesco lascia intravvedere alcune linee tipiche del suo pontificato come la cultura dell’incontro, la centralità della persona, essere Chiesa in uscita: “La comunicazione, i suoi luoghi e i suoi strumenti hanno comportato un ampliamento di orizzonti per tante persone. Questo è un dono di Dio, ed è anche una grande responsabilità. Mi piace definire questo potere della comunicazione come ‘prossimità’. L’incontro tra la comunicazione e la misericordia è fecondo nella misura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa”. Auguro a tutti una buona riflessione e applicazione del messaggio di Papa Francesco nella vita personale, familiare e comunitaria, nel lavoro e nella vita sociale; e una bella e felice festa di S. Francesco di Sales e S. Giovanni Bosco, due grandi comunicatori della misericordia di Dio ai giovani e ai più bisognosi. D o n F i l i be rt o G o n zá l e z Pl a sc e n c i a Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale

I Salesiani e la Rete Il settore della Comunicazione Sociale presenterà agli Ispettori (CISI di gennaio) un documento finalizzato ad agevolare le Ispettorie Salesiane Italiane nel realizzare al meglio le indicazioni delle nostre Costituzioni al numero 43: “Operiamo nel settore della comunicazione sociale. È un campo di azione significativo che rientra tra le priorità apostoliche della missione salesiana. Il nostro Fondatore intuì il valore di questa scuola di massa, che crea cultura e diffonde modelli di vita, e s’impegnò in imprese apostoliche origi-

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nali per difendere e sostenere la fede del popolo. Sul suo esempio valorizziamo come doni di Dio le grandi possibilità che la comunicazione sociale ci offre per l’educazione e l’evangelizzazione”. Il documento vuole essere una guida che si colloca all’interno di un percorso di riflessione della Congregazione, rappresentato principalmente dai seguenti documenti: – Dicastero della Comunicazione Sociale, Sistema salesiano di Comunicazione Sociale della Congregazione Salesiana (2011). Insieme


“Negli antichi tempi dell’Oratorio, lei non stava sempre in mezzo ai giovani e specialmente in tempo di ricreazione? Si ricorda quei belli anni? Era sempre un tripudio di paradiso, un’epoca che ricordiam sempre con amore, perché l’amore era quello che ci serviva di regolare e noi per lei non avevamo segreti”. (Don Bosco, Lettera da Roma) Il mondo digitale, “nuovo areopago del tempo moderno” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 37), ci interpella come educatori dei giovani: esso è un “nuovo cortile”, un “nuovo oratorio” che richiede la nostra presenza e stimola in noi nuove forme di evangelizzazione ed educazione. La nostra “era della conoscenza e dell’informazione”, tende però a una mercificazione dei rapporti umani e a una monopolizzazione del sapere umano, divenendo così “fonte di nuove forme di un potere molto spesso anonimo” (cfr. EG 52) che dobbiamo affrontare con il nostro impegno pastorale ed educativo (CG XXVII, n. 62). È l’avvento dell’Era Digitale che ha determinato un netto cambiamento nel mondo della comunicazione specie nel campo dei mass media, dei new media e della società delle reti che, nella nuova società globale, ci permetteranno una comunicazione di tipo interattivo e digitale (Web 2.0). Oggi non si pensa solo alle ormai famose “reti sociali”, come Facebook o MySpace, tanto cresciute negli ultimi anni e dalla caratteristica di essere acceleratori e organizzatori di relazioni e socialità, ma alla comunicazione in modo istantaneo attraverso le reti che hanno dato luogo a quello che De Kerckhove chiamava “intelligenza connettiva”: molte persone che riflettono sulla stessa problematica, impegnandosi insieme per Insieme

PASTORALE GIOVANILE

– Dicastero per la Pastorale Giovanile Salesiana, La Pastorale Giovanile Salesiana Quadro di riferimento (2014). – Dicastero della Comunicazione Sociale e della Formazione, Elements for the formation of Salesians in Communication (2015). – Don Filiberto GONZÁLEZ, Presenza nelle reti sociali (2016 ACG 423 ORIENTAMENTI E DIRETTIVE).

Roma - S. Cuore: l delegati di CS.

trovare la soluzione a situazioni specifiche in un “presente prolungato”, suscitano trasformazioni profonde nel mondo del nostro tempo. Papa Francesco sulla comunicazione afferma che la rete digitale non è fatta solo di "fili" ma di "persone umane”. (Zenit - 23 gennaio 2014). “Comunicare – scrive il Papa - significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come prossimità”. Dentro la rete, (vedi grafico), i salesiani p r e s e n t a n o , d e s c r i vo n o , r a c c o n t a n o e r e a lizzano la loro linea di pensiero in una piattaforma comunicativa comune nella quale le Ispettorie Salesiane Italiane potranno trovare consigli e riferimenti autorevoli e accreditati circa il mondo della Rete così da poter autonomamente programmare i propri interventi nell’azione di Governo nel settore della Comunicazione Sociale e della Pastorale attraverso: La Corporate Identity che è il pilastro su cui si fonda la maggior parte delle attività più importanti che i salesiani svolgono. La Corporate Identity influisce sulla comunicazione interna della Famiglia Salesiana, dei collaboratori, dei giovani e mostra, allo stesso tempo, l’immagine di se stessi al di fuori. Dietro c’è un gran lavoro di analisi e progettazione, di costruzione e condivisione. L’Engagement, che tradotto in italiano significa “coinvolgimento”, misura il succes-

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PASTORALE GIOVANILE

Grafico: I Salesiani in Rete.

so del messaggio condiviso con il pubblico e ha lo scopo di creare “legami” forti tra il brand e i suoi fan creando una fiducia tale che l’utente possa consigliare il brand ai propri amici. La Community o comunità, concetto molto alto, diventa il luogo dove annunciare, discutere… Nell'accezione comune del termine, un insieme di persone interessate ad un determinato argomento, o con un approccio comune alla vita di relazione attraverso la rete telematica, internet, reti di telefonia, le cosiddette reti sociali dove chiunque può partecipare ovunque si trovi con un semplice accesso alle reti, lasciando messaggi su forum (Bullettin Board), partecipando a gruppi Usenet (Newsgroups o gruppi di discussione), o attraverso le chat room (Chiacchierate in linea) e programmi di instant messaging (messaggistica istantanea) come ICQ, ebuddy, Pidgin, MSN Messenger, Yahoo! Messenger, e altri. (Fonte Wikipedia). Lo Storytelling . Attraverso lo Storytelling salesiani raccontano e riescono a riassu-

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mere significati profondi riuscendo a trasformare le storie in messaggi complessi, affascinanti, inarrestabili, con contenuti di qualità e dando priorità alle relazioni. Da evidenziare: Le regole del galateo che costituiscono l’orizzonte di correttezza formale e di efficacia comunicativa, cui ogni realtà Salesiana è tenuta a conformarsi, nei tempi e con le attenzioni che saranno possibili, al fine di esprimere al meglio e senza ambiguità il carisma. La Comunicazione dei contenuti. La Netiquette. La Privacy e problemi di riservatezza. La sicurezza. Il tutto viene realizzato dalle strutture informatiche (server, ufficio informatico, reti, legale, connessioni, contratti…), dalla Rete (sito internet, chat, memoria storica, archivi, strumenti condivisibili…), atraverso i Social network (Facebook, Twitter, Snapchat, Youtube…), le App mobile (whatsapp, applicazioni mobile…) e il Gaming (gioco, cortile e incontro). F e l i c e B o n gi o r n o Insieme


ADMA - Associazione di Maria Ausiliatrice

Nei giorni 22 e 23 Ottobre 2016, L’ADMA di Sicilia accoglie per la prima volta il Presidente Mondiale Tulio Lucca, tanti i centri presenti che hanno partecipato agli incontri per la zona di Catania e la zona di Palermo. Il primo incontro si è tenuto sabato 22 ottobre presso l’istituto S. Gregorio di Catania e il secondo domenica 23 presso l’Oratorio Salesiano di Alcamo. Il Presidente Mondiale, all’arrivo a Catania, insieme al Presidente Regionale si sono recati ad Adrano presso il Santuario di Maria Ausiliatrice, dove hanno fatto un momento di preghiera affidando l’ADMA all’Ausiliatrice e un breve incontro con il centro di Adrano.

Visita al Santuario di Adrano CT.

Nel pomeriggio, il primo incontro del il Presidente Mondiale con i gruppi Zona Orientale: Barcellona; Catania S. Francesco di Sales; Catania Maria Ausiliatrice; Catania S. Filippo Neri; Catania Barriera; Catania Canalicchio; Calatabiano; Canicattì; Gela; Giarre Parrocchia S. M. la Strada; Messina SS. Pietro e Paolo; Modica; Palagonia. Nel Secondo giorno i gruppi Zona Occidentale: Alcamo; Capaci; Lercara Friddi; Marsala; Palermo Ranchibile; Palermo Arenella. Ogni Presidente Locale ha presentato i propri gruppi al Presidente Mondiale raccontando in breve le attività svolte all’interno delle realtà locali in cui si incontrano. A seguire, Insieme

il Presidente Mondiale ha presenteto e spiegato il nuovo Documento ADMA “IDENTITÀ E RUOLO del CONSIGLIO LOCALE”. I punti di luce che hanno reso forte l’incontro sono stati: Vocazione all’ADMA nella famiglia salesiana. L’impegno che ogni associato assume è un dono che si riceve, quindi viviamo imitando Maria ogni giorno, vivendo l’appartenenza ADMA come una chiamata. La dimensione popolare del Carisma Salesiano: siamo chiamati ogni giorno ad una sfida, ad una società disgregata, partendo da ogni associato singolo, dalle famiglie, dai giovani. L’Identità di un Consiglio Locale l’Associazione funziona se un Consiglio funziona. Il Consiglio deve riunirsi almeno una volta al mese per progettare, promuovere e coordinare le iniziative formative dei membri e curare i legami con i vari rami della Famiglia Salesiana. Gli Associati devono curare la formazione degli Aspiranti accompagnandoli nel cammino formativo. Per realizzare bene la missione di un Consiglio, bisogna crescere nello spirito di disponibilità: si è a servizio verso gli associati per aiutarli a crescere nella loro vocazione di membri dell’ADMA, senza avere una ricerca di prestigio o interessi personali. Infine, affidando l’Associazione ADMA di Sicilia a Maria, ci impegniamo a vivere la nostra appartenenza ADMA, come dall’Art. 4 del Regolamento, nell’imitare Maria nel nostro quotidiano: in famiglia, a lavoro, con le persone che ci circondano, nel servizio verso il prossimo e verso L’Associazione.

Foto di gruppo.

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FAMIGLIA SALESIANA

Incontro dei consigli


FAMIGLIA SALESIANA

Movimento Salesiano Famiglie di Sicilia

Verso la II Convention di Siracusa

A distanza di cinque anni, tutta la Famiglia Salesiana (SDB,FMA, Cooperatori, EXAllievi, ADMA…) si dà appuntamento a Siracusa - Santuario Madonna delle Lacrime, il 23 Aprile, per rinnovare, consolidare e rafforzare il progetto del Movimento Salesiano delle Famiglie, nato dall’indimenticabile esperienza del meeting di Agrigento del 2012, preparandosi a vivere, per la seconda volta, un momento forte di incontro tra tutte le realtà della Famiglia Salesiana, e con tutte le famiglie che vogliono seguire e condividere il percorso,tracciato dalla Chiesa e dalla Congregazione Salesiana, di una vicinanza sempre più visibile e concreta nei riguardi della FAMIGLIA. Su questo orizzonte di impegno, ci muoviamo ormai da anni, risolutamente e con tenacia, convinti, oggi più che mai, che la famiglia, umanamente intesa, reclama di essere posta al centro dell’attenzione da parte di tutti, della Chiesa così come della politica, della cultura così come del mondo del lavoro. Questi anni trascorsi sono stati straordinari sotto il punto di vista della riflessione teologica e pastorale sulla famiglia, da parte del nostro Papa Francesco e della Chiesa Universale, con ben due Sinodi e una esortazione apostolica l’“Amoris Letitia” che, nel suo linguaggio semplice, ma profondo,

Siracusa - Santuario Madonna delle Lacrime.

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ha quasi rifinito, come un abbellimento, il quadro finora tratteggiato della famiglia, guardata nella ricchezza del suo interno, senza tuttavia omettere di cogliere le fragilità che oggi la caratterizzano. Il motivo che ci spinge a tornare ad incontrarci non è quello di voler semplicemente rinnovare una tradizione ormai avviata, o di dar luogo ad un evento tra i tanti, ma la necessità di dire ad alta voce, “dai tetti”, per usare una metafora evangelica, che la Famiglia, così come l’ha voluta Dio, è e rimane l’Unica via dell’Umanità, è e rimane l’unico e irrinunciabile spazio di crescita per

Agrigento-2012: Meeting della Famiglia.

ogni uomo e ogni donna che viene a questo mondo, è e rimane l’unica dimensione Umana capace di generare ed orientare al senso dell’appartenenza ad una comunità più larga. Per la Famiglia Salesiana, in modo particolare, già richiamata da don Angel con la strenna di quest’anno all’urgenza del tema, questa è anche un occasione bella per vivere, nella dimensione della gioia e della festa, la consapevolezza di quanto realizzato in questi anni nel campo dell’animazione e della Pastorale delle Famiglie, e di trovare nuovo vigore per compieree, come ci esorta a fare il nostro Rettor Maggiore, “un passo decisivo, definitivo e fermo.. nel considerare una Insieme


S a l va to r e e R o be rt a P a r ri no Insieme

DETTAGLI ORGANIZZATIVI DELLA CONVENTION “FAMIGLIA o NON-FAMIGLIA… # no n è l a s t e s s a c o sa !” DALLA SFIDA EDUCATIVA A L L A S F I D A E S I S T E N Z I A LE Luogo: La Convention si svolgerà Domenica 23 Aprile 2017 presso il Santuario della Madonna delle Lacrime di Sira cusa. Des t ina tar i Tutta la Famiglia Salesiana e le famiglie che possiamo invitare, soprattutto le famiglie giovani, fidanzati, MGS. L’inizio della giornata è fissato per le ore 9 fino alle 9,30, con l’arrivo e l’accoglienza dei partecipanti. Alla Convention prenderanno parte anche alcune famiglie provenienti da altre nazioni facenti parte dell’Ispettoria Europa-Medio Oriente. La Celebrazione Eucaristica è prevista in mattinata alle ore 12,15 e sarà presieduta dal Vescovo di Siracusa assieme ai nostri Salesiani. Il pranzo è a sacco. Per chi vuole, è prevista la possibilità di fruire di pasti forniti localmente con costi bassi in via di definizione. (Le modalità e maggiori informazioni saranno comunicate successivamente) È p r e v i s t o u n s e r v i z i o d i a n i m a z io n e all’esterno del Santuario per i bambini al s e g u i t o de l l e f a m i g l i e .

Dopo il pranzo la Convention proseguirà con una breve marcia che ci porterà al Teatro Greco di Siracusa dove avrà luogo la conclusione della giornata e il saluto a chi rientra nelle proprie città. Per informazioni chiamare: Tel: 336 586338 e 339 8315819. e-mail: salvatore.parrino@alice.it

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FAMIGLIA SALESIANA

priorità educativa-pastorale l’attenzione alle famiglie”. La data del 23 Aprile è quindi una tappa significativa ed importante, un appuntamento irrinunciabile per tutti noi che, in tanti modi, facciamo parte della Famiglia Salesiana. A questo appuntamento dobbiamo prepararci fin d’ora; cominciando a parlarne nei nostri ambienti salesiani ( scuole, oratori, parrocchie), diffondendo messaggi di invito, non solo alle famiglie che ordinariamente vivono e operano nei nostri contesti, ma anche ad altre famiglie vicine a noi, nel lavoro, fra le nostre abituali amicizie, privilegiando soprattutto i giovani fidanzati e le giovani coppie, verso le quali dobbiamo guardare con particolare affetto ed attenzione, perché ad esse e con esse dobbiamo trasmettere il “tesoro” della famiglia. Non può e non deve certo mancare,in questi mesi che ci separano dalla Convention, una preghiera costante al Signore perché benedica questo nostro cammino, iniziato certo sotto buoni auspici, ma che necessita sempre (non dimentichiamocelo mai!) della Sua Grazia , così come del sostegno e del coinvolgimento dei nostri Salesiani (SDB ed FMA) con i quali condividiamo la ricchezza e la bellezza di un carisma che oggi si apre a nuove prospettive di evangelizzazione, che lo Spirito ci indica, attraverso il Papa e la Chiesa. Già da Settembre la macchina organizzativa si è messa in moto per assicurare una buona riuscita dell’evento. Per le prossime settimane è previsto l’invio di una prima parte di materiale illustrativo della Convention a tutte le case, con maggiori dettagli sul programma e sulle modalità di partecipazione. Quello che segue è un programma di massima, suscettibile di cambiamenti, che saranno ovviamente resi noti nella stesura definitiva. Appuntamento allora, per tutti, insieme con Don Bosco e Madre Mazzarello, a Siracusa il 23 Aprile con i giovani e per i giovani, con le famiglie e per le famiglie!


FAMIGLIA SALESIANA

Congresso Nazionale Exallievi

Testimoni audaci

Un vero impegno nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana Il X Congresso Nazionale è stato un’esperienza formidabile di Salesianità e di fraternità della nostra Associazione, ma anche un”evento dello Spirito”, che soffia e ci invita – sulla scia di Don Bosco – ad essere”testimoni audaci”, missionari del Vangelo nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana. È stato bello essere insieme come figli del nostro amato padre Don Bosco, consegnarci nella reciprocità il sorriso che abbiamo imparato da lui e la luce della fede che emanava dai nostri occhi. Grazie, Signore! Grazie, Maria Ausiliatrice! Grazie, Don Bosco! Dal Congresso emergono degli impegni importanti, che devono caratterizzare il nostro cammino personale di spiritualità, il nostro vivere in famiglia, il nostro donarci per la costruzione della società. Gli ambiti particolari sono tre. Anzitutto essere testimoni audaci nella famiglia. Come il “grande popolo” dei figli di Don Bosco, ci impegniamo a testimoniare il ‘’Vangelo dell’amore e della vita”, assumendo con gioia la responsabilità genitoriale e la funzione educante, promuovendo iniziative tra le famiglie e a favore delle famiglie, profetizzando le nostre posizioni con chiarezza sulle questioni etiche, sociali e politiche che coinvolgono la famiglia, tendendo la mano – come mutuo soccorso – alle famiglie di Exallievi/e in difficoltà, valorizzando anche il “terzo settore”. È una responsabilità della missione della famiglia importante e nessun altro può farla più di noi nella Famiglia Salesiana. Ma anche essere testimoni audaci nella Famiglia Salesiana (FS), collaborando in rete, per integrare opportunamente le risorse di tutti. Noi Exallievi/e, che siamo un grande e numeroso popolo, possiamo diffondere Don Bosco con gli altri gruppi di FS, promuovendo attività formative e progetti concreti. Il terzo ambito della nostra testimonianza è tipicamente nostro, “laicale”, nel mondo. La società e la politica sono ambiti di specifico impegno apostolico, guardando a

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testimoni come il beato Alberto Marvelli e alla numerosa schiera di tanti figli di Don Bosco, che si sono impegnati e si impegnano per la “trasformazione del mondo”. Il mondo per noi è un luogo mistico d’incontro con Dio. Dal Congresso è emersa anche la nuova Presidenza Nazionale. Lo Spirito soffia dove vuole. Occorre lavorare insieme; la “diversità” è una risorsa, un dono per discernere quanto lo Spirito chiede alla Chiesa, anche attraverso la nostra associazione. In un mondo dove la gente non sa dialogare e si impunta sulle proprie vedute, noi profetizziamo la comunione e lo spirito di collaborazione Infine, i giovani, i Gex. Come è stato sottolineato da molti è stata una esperienza nuova vedere tanti giovani presenti al Congresso, che “schiamazzavano” (soprattutto nei momenti conviviali). Abbiamo ascoltato i loro “sogni”, la loro prospettiva di futuro, il loro entusiasmo per l’associazione. La “Mozione Gex” è stata ampiamente approvata dal Congresso: essere come dice Papa Francesco, tramite le attività nelle Unioni, “oasi di misericordia”, opera di misericordia permanente. A scopo esemplificativo i Gex hanno proposto percorsi formativi sulla dottrina sociale della Chiesa e sulla Progettazione sociale. E ora “avanti tutta”! La barca di Pietro con coraggio attraversa il mare, senza paura: don Bosco ci insegna (il sogno delle due colonne) a portare con noi sempre l’Eucaristia e Maria Immacolata. Dio benedica tutti, buon cammino! d on Gi a n n i R u s s o Da: Voci Fraterne – ottobre-dicembre 2016. Insieme


Casa tabor - Spiritualità

Dopo la celebrazione dell’anno giubilare della “Misericordia” e dei Sinodi sulla Famiglia, alla luce dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Amoris Laetitia”, ascoltando la domanda di aiuto, di sostegno e di accompagnamento di numerose famiglie che vivono momenti difficili, abbiamo pensato di offrire per il secondo anno un percorso mensile di formazione per fidanzati, sposati e operatori di pastorale familiare presso il Centro di Spiritualità “Casa Tabor” in Sant’Alfio (CT). La tematica sarà incentrata sull’”Amoris Laetitia” di Papa Francesco, che ci sembra importante per superare il motivo di tante “crisi” dovute proprio alle varie relazioni “ferite”, come “musica stonata che perde l’armonia”, e annunciare la bellezza del Matrimonio e della Famiglia. Il Documento del Papa è certamente un punto di riferimento sicuro per una pastorale della Famiglia che accoglie le sfide, non sempre facili, del momento sociale e culturale che ci troviamo a vivere in questa stagione della vita dell’umanità. La metodologia non sarà di tipo “scolastico”, ma “esperienziale”. Le tematiche saranno esposte a due voci: Un sacerdote e una coppia di sposi. Si darà tempo all’ascolto della Parola di Dio, alla Preghiera, alla riflessione personale, allo “spazio-coppia”, ai gruppi, al momento di condivisione e di fraternità. Infine la posizione geografica di “Casa Tabor”, immersa in una natura incontaminata nel “Parco dell’Etna”, al confine delle Diocesi di Catania e

di Acireale, e la partecipazione di entrambi gli Uffici di pastorale della Famiglia, ci ha orientato ad aprire gli incontri ad ambedue le Diocesi e, in comunione con esse, a tutti i paesi dell’Etna. Nella speranza di offrire un piccolo contributo alla Pastorale familiare delle nostre Chiese e della Famiglia Salesiana, affidiamo questa iniziativa alla Famiglia di Nazareth, modello e protettrice delle famiglie cristiane.

Casa Tabor - 27 dicembre 2016: Giornata di spiritualità per le famiglie.

Casa Tabor - 18 dicembre 2016: Giornata di spiritualità per fidanzati.

Insieme

G i o rn at a d i sp ir it u al it à p e r fi d an z at i Circa una quarantina (18 dicembre) i fidanzati di Pedara partecipanti insieme alle famiglie “Angeli” che li accopagnano nel cammino di preparazione al matrimonio e al loro Parroco don Salvo Consoli che li guida con entusiamo e competetenza. Il Tema presentato da don Angelo Grasso è stato: “La formazione della coppia”, nel contesto della “Famiglia e il suo sviluppo” caratterizzata dalle tappe dell’“Incanto”, “disincanto” e “canto”. Ci si è particolarmente fermati a riflettere su “il patto segreto” e “il patto dichiarato” che sembra caratterizzino l’esperienza del fidanzamento. I fidanzati sono rimasti molto contenti dal contenuto e dal clima dell’incontro nello spazio naturale e stupendo del Parco dell’Etna!

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FAMIGLIA SALESIANA

Giornate per le famiglie - 2016-17


DALLE CASE SALESIANE

Barcellona P.G.

Inaugurazione di un nuovo Oratorio

Nel Clima Natalizio e Mariano si inserisce bene la gioia per la inaugurazione ufficiale dell’ORATORIO DI FONDACONUOVO (Sabato 10 dicembre 2016), che ai Salesiani ricorda l’origine di quello del sognatore don Bosco nella allora periferia di Torino. Alla Chiesa esso appartiene per quella apertura alle periferie voluta fortemente da Papa Francesco, dalla Chiesa Italiana, ma direi semplicemente dal Vangelo.

Barcellona PG: Gruppo animatori.

La nostra gioia è descrivibile a partire dal significato profondo delle persone convenute in questa Celebrazione Eucaristica, che vuole esprimere nel modo più alto e profondo il Grazie a Dio innanzitutto e poi a quanti scommettono sull’amore e sul servizio ai fratelli: La realtà ecclesiale nella persona del carissimo parroco don Giuseppe Currò e dei suoi collaboratori della Parrocchia di San Francesco di Paola cui il territorio è legato. Senza la madre Chiesa ogni iniziativa pastorale rischia l’assoluta precarietà. La realtà delle Istituzioni Civili e Scolastiche che vedono nell’educazione la chiave del futuro delle nuove generazioni. Un particolare Grazie al Sig. Sindaco che ha sempre sostenuto e incoraggiato questa iniziativa ed ha autorizzato l’allaccio elettrico. Ai tanti che hanno accompagnato nel non sempre facile iter delle necessarie autorizzazioni: un grazie particolare all’Ingegnere Perdichizzi, all’ingegnere Raffa, agli assessori e consiglieri Sidoti, Pino e Coppolino ed altri operatori del Comune. Un signi-

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ficato particolare e bello ha la presenza delle Dirigenti scolastiche Dottoresse Ginepri e Oliveri e delle insegnanti della scuola e della primaria da sempre cordiali e accoglienti Le realtà del volontariato a servizio del quartiere e che ormai vi è ben nota: I Salesiani, le Suore Salvatoriane, la Comunità S. Egidio e i Lyons ed in particolare Ciccio Borgia che si è prodigato per il ripristino delle reti del campo. Sono già da tempo presenti ed ora hanno questa struttura d’appoggio per offrire il loro variegato ma concordato servizio a ragazzi, giovani ed adulti. La lunga lista dei benefattori che hanno permesso di completare e decorare il capannone, dono spontaneo della famiglia Maggio. Benefattori che hanno contribuito con offerte e che vogliono restare anonimi. Per il completamento del capannone è stato rilevante e generoso il dono delle strutture di copertura e recinzione della ditta Aricò Sebastiano. Ma tutte le ditte coinvolte hanno operato con una dedizione che ha certo alleggerito i costi. Per l’edilizia la ditta Pirrone e soprattutto Marcini che ha anche regalato il manto verde; il bravo fabbro Massimo Iarrera; per la vetrata la ditta Barresi; per le vasiste la ditta Santangelo; per la decorazione pittorica Nino Gentile e il Sig. Callisto e il figlio Salvatore che ha curato anche l’impianto elettrico; per le forniture le ditte Caliri e Cambria. Ma al centro ci siete Voi, bambini, ragazzi, giovani e famiglie di questo amato quartiere. Al centro il vostro bisogno di un luogo dove incontravi, giocare, dialogare, studiare, fare amicizia, collaborare, e anche pregare. Custoditelo, curatelo, usatelo questo piccolo e prezioso focolare del quartiere. È Vostro! È frutto di un sogno: ma se anche voi cominciate a sognare, un giorno qualcosa di più grande e più bello arricchirà la vostra vita e il vostro quartiere. Per quanto mi riguarda vi ripeto solo le parole di Don Bosco: Vi voglio felice nel tempo e nell’eternità D o n L ui g i P e r r e l l i Insieme


Catania - Barriera

Il “Corso o Lab-Oratorio” per animatori 2017 nasce per offrire una valida azione formativa agli adolescenti e giovani che hanno responsabilità nell’animazione di gruppi e associazioni e per dare continuità ai percorsi di formazione per animatori realizzati presso l’Oratorio. Negli anni precedenti (2012-2015) ci siamo dedicati maggiormente ad approfondire il Sistema Educativo di don Bosco e studiare il documento CEI, Il laboratorio dei talenti; nel 2015-16 i temi hanno toccato la realtà dei giovani nel proprio territorio, l’importanza della relazione nel tempo della crescita psico-fisica dell’adolescente, lo sviluppo, anche sessuale, le nuove tecnologie nella vita dei ragazzi, l’importanza del dialogo col Signore della vita. Il Lab-Oratorio di animazione si propone di far maturare la personalità degli animatori, rendendoli consapevoli del proprio essere adolescenti-giovani nell’età della crescita; allenare gli animatori ad una lettura realistica della realtà dei ragazzi di oggi nel contesto sociale del territorio in cui vivono; offrire specifiche azioni formative sui temi dell’animazione con lo stile di don Bosco; aiutare a mettere insieme evangelizzazione ed educazione nell’avvicinare il mondo dei ragazzi; facilitare l’acquisizione della capacità di interrogare le fonti bibliche, teologiche e carismatiche che si rifanno alla Parola di Dio, all’insegnamento della Chiesa (Magistero ecclesiale) e all’esperienza educativa di Don Bosco (Sistema Preventivo); promuovere occasioni di confronto e crescita in vista delle scelte di vita che contano e dell’impegno di animazione costante e coerente con i soggetti-destinatari all’interno della medesima Comunità Educativa Pastorale - CEP. I destinatari sono i giovani e adolescenti che hanno già responsabilità educativa, appartenenti a gruppi in oratorio o in parrocchia, e ragazzi che, dal biennio in poi, desiderano impegnarsi nell’animazione di altri ragazzi più piccoli. Destinatari sono anche gli adulti, che già sono animatori, e/o diriInsieme

genti/catechisti, all’interno del nostro ambiente, e di sostegno a tutta la Comunità educativa. Essi sono o possono diventare modello di animazione significativa. Saranno interessati agli argomenti relativi ai “tre amori di don Bosco” e alla festa salesiana di gennaio. Il tema del 2017: Maestro, dove abiti? L’AMORE nella sua dinamica psico-fisica e spirituale, affiancato dalla riflessione su “i tre Amori di don Bosco“ (Gesù Eucarestia, Maria Ausiliatrice e il Papa) che costituiscono l’asse portante della Spiritualità Giovanile Salesiana (SGS) Relatori: le tematiche programmate saranno presentate, da don Benedetto Sapienza sul “Sì di Maria“ (18 dicembre), da don Gianni Russo, il 12 febbraio sul tema “Amore appassionato: che male c’è? I Il rapporto di coppia tra fidanzati, il 12 marzo da don Enrico Frusteri che sottolineerà i temi “ Maria Ausiliatrice e il Papa”, ovvero le dimensioni mariana ed ecclesiale della spiritualità giovanile salesiana; il 26 marzo dal Centro di aiuto alla vita (CAV Domenico Savio) tramite i volontari Rosella Acunto, avvocato e presidente, Renata Cantarella, medico ginecologo e don Gaetano Urso, relazioneranno sull’Amore che genera la vita e le varie implicanze medico-legali ed esistenziali; il 7 maggio sarà la volta di Manuela Musciumara, psicoterapeuta, che approfondirà il tema dell’innamoramento nella fase adolescenziale. Concluderà il percorso don Pippo Ruta, Ispettore SdB in Sicilia. Parlerà ai ragazzi dell’Eucarestia, centro e culmine della vita di un animatore, ovvero della dimensione cristologica nella spiritualità giovanile salesiana. I Coordinatori del Corso sono i giovani animatori Salvo Borgesi, Vanessa Buetto, Claudia Merlino e Ivan Vasta, con don Saverio Arockiam e don Gaetano Urso. F o n t i p ri v i l e g i a t e : “Amoris laetitia” di Papa Francesco, la Strenna del Rettor Maggiore “Siamo famiglia! e nasciamo famiglia!”.

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DALLE CASE SALESIANE

Corso o Lab-Oratorio per animatori


DALLE CASE SALESIANE

La proposta pastorale: ”Maestro dove abiti?” Il “Sistema Preventivo” di don Bosco e altre fonti ecclesiali e salesiane (sempre in evidenza il documento CEI, Il laboratorio dei talenti”. Il “Progetto di vita oratoriana” dell’Oratorio di Catania-Barriera). Laboratori e tirocini: momenti laboratoriali (tecniche di animazione, visione video e ppt su tematiche educative, animazione in cortile – il sabato …in festa, gli spettacoli, le celebrazioni, le feste, il grest….) e attività di solidarietà (partecipazione alle attività della Caritas parrocchiale, del CAV Domenico Savio, visita alle case famiglia con fanciulli e

adolescenti, ai bambini ammalati in ospedali e cliniche pediatriche, case di riposo di anziani) completano il quadro del nostro percorso di formazione. Giorni e orari: 5 domeniche da febbraio a maggio 2017 ore 10.30-13.00 (16.30), precedute, a dicembre 2016, da uno spazio di spiritualità sul tema: “Maestro, dove abiti? Il Sì di Maria” e a gennaio da un incontro-festa dell’Oratorio con mandato ad animatori dei gruppi e dirigenti delle Associazioni. Attestato di partecipazione alla fine del “Corso”. d o n G ae t an o U r s o Per l’Equipe di Coordinamento

Catania - Salette

Oltre la cronaca... Il libro di Giuseppe Di Fazio Oltre la cronaca l a n o t i z i a s p e c c h i o d i u n t e rr i t o r i o

È entrato lì dove una delle vicende raccontate prende forma concreta e dolorosa, nel cuore di San Cristoforo, il libro di Giuseppe Di Fazio “La notizia diventa storia”, edito dalla Domenico Sanfilippo Editore. Il volume è stato presentato lunedì 6 dicembre, per iniziativa dell’Unione Exallievi Don Bosco-Salette “Periferie vive” e della Dse, nella “Officina d’incontri” in via Santa Maria delle Salette, dove la realtà salesiana riusciva a educare e istruire tanti ragazzi che adesso, con la chiusura degli enti di formazione professionale cui si aggiunge l’assurdo blocco dei corsi dell’obbligo formativo, restano privi di uno strumento di crescita, diventando più facile preda della criminalità. È questa una delle “notizie” raccontate nel suo libro da Di Fazio, caporedattore del quotidiano La Sicilia, e riprese nel corso della presentazione del volume alla quale, oltre all’autore, sono intervenuti, coordinati dal

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giornalista Piero Maenza: Annamaria Polimeni dell’Unione Exallievi Don Bosco Salette “Periferie vive” e già viceprefetto vicario a Catania; Agatino Cariola, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Catania; Domenico Ciancio Sanfilippo, condirettore de La Sicilia. L’incontro, aperto da Salvatore Caliò per l’Unione Exallievi Don Bosco Salette, ha visto anche l’intervento dell’attrice Valeria Contadino. «Per chi lavora nelle istituzioni è importante poter contare su una stampa libera, attenta alla realtà, leale, che sappia offrire all’ente pubblico spunti per vedere e rispondere ai bisogni della realtà locale. In questo senso la notizia deve diventare azione», ha affermato in apertura Polimeni, citando proprio il caso della formazione professionale nella quale «tanti enti sono stati chiusi o costretti a chiudere, anche quando avevano svolto una azione meritoria. Ci troviamo di fronte – ha detto – a una “macroscopica miopia”». Sull’argomento si è soffermato anche il prof. Cariola, ravvisando un «contesto in cui le Istituzioni sono assenti». «Il Insieme


Catania - Salette: (da sinistra) V. Contadino, G. Di Fazio, A. Cariola, P. Maenza, A. Polimeni, D. Ciancio, S. Caliò.

oggi che ieri sia importante per i giornali e i giornalisti avere uno sguardo capace di osservare la realtà reale. «Spesso – ha sottolineato l’autore, a conclusione degli interventi e prima del dibattito conclusivo – siamo bombardati di notizie, ma incapaci di vedere quello che sta accadendo magari a pochi passi da noi. La notizia non è un rumore di superficie. Essa ha una profondità che va scoperta e indagata». F r a n ce s co Z a i o r o Da: La Sicilia, 7 dicembre 2016.

Palermo - Santa Chiara

Le vite perse nel buio di Ballarò

“Ma qui lottiamo per la speranza”. Il viaggio nelle chiese di Palermo. Chi è don Enzo Volpe, il salesiano tutto dolcezza e trincea. PALERMO. Chiamiamola Hope. E ricostruiamo la biografia di una ragazza ingannata, venduta e prostituita. “Sono tutte così queste storie; è difficile seminare un sorriso nella devastazione che propongono. Alle volte, ci riusciamo”, dice don Enzo Volpe, salesiano, direttore di Santa Chiara, laggiù, tra Ballarò e l’Albergheria. H o p e , s b a r c a t a in S i c il i a p e r c h é le a v e vano promesso lavoro e futuro, dalla Nigeria. Ingannata, violentata, messa in strada a battere, massacrata di botte. Un giorno cerInsieme

ca di scappare. La sua ‘Maman’ – la donna che ne detiene il corpo e l’anima con i ceppi della paura – si finge comprensiva: “Vieni qua, per l’ultima carezza”. Ma tra le dita della mano che solca la guancia c’è una lametta acuminata. Un taglio squarcia il viso di Hope, dall’orecchio alla bocca. Lei è terrorizzata. Si chiude in casa, non esce più. Don Enzo tesse le reti della solidarietà, chiede un favore a un suo amico, un chirurgo plastico, che ricuce tessuti e speranze, evitando un’infezione letale. Hope denuncia i suoi carnefici e finalmente vola via, libera. Oggi vive e lavora da un’altra parte, come badante. Ha cominciato un fati-

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pubblico dovrebbe agire, secondo Costituzione, in subsidium del privato, gli enti superiori in aiuto degli inferiori: ma questo non accade», ha argomentato Cariola, aggiungendo che «quando la Regione non riesce a gestire un settore vitale come questo, lo Stato ha il potere-dovere di intervenire. Quella della formazione in Sicilia è una telenovela che non ha fine». “La Sicilia” si è intestata questa battaglia, interpretando così il suo ruolo sul territorio. «Oggi viviamo un momento di trasformazione. Il nostro mestiere di giornalisti – ha osservato a tal proposito Domenico Ciancio – non consiste più solo nel dare notizie, ma nello spiegare cosa succede, nel fare dialogare fra loro mondi diversi, mettendo il lettore nelle condizioni di poter decidere in autonomia. Finora i giornali che non ricevono finanziamenti pubblici hanno vissuto dei ricavi delle vendite e della pubblicità. Ora serve una terza anima: il giornale deve riscoprire la sua anima sociale, deve sempre più trovare forme per raccordarsi al territorio». Proprio al territorio è strettamente legato il libro di Di Fazio, di cui l’autore ha raccontato l’origine, documentando come


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coso cammino verso la felicità. Certe esistenze perdute si ritrovano, per miracolo, per l’intervento di qualcuno che scende all’inferno e se ne prende cura. Don Vincenzo – pastore di trincea e di g e n t i l e z z a – s f o g g i a i l f i s i c o d i u n co r a z z i e re a stento contenuto dall’abito talare. Tappe di rilievo. La vocazione, un duro praticantato a Catania, tra i vicoli di San Cristoforo, i viaggi nei luoghi del dolore e della miseria, dal 2012, l’arrivo a Santa Chiara. “Abbiamo l’asilo – spiega don Volpe – il doposcuola, le attività dell’oratorio. C’è tanta ricchezza, a dispetto della povertà materiale. Diamo assistenza a cinquanta famiglie. Ci sono bambini che potrebbero intraprendere qualsiasi carriera, se solo ne avessero l’opportunità. Siamo radicati in un quartiere popolato soprattutto da migranti di varie etnie: ivoriani, nigeriani, tunisini, ragazzi del Bangladesh, del Ghana, dello Sri Lanka, capoverdiani, senegalesi. La coesistenza è buona, anche con i palermitani”. Ed è buona pure la reazione nata dalla semina di generosità. Gli aneddoti non mancano. È diventata famosa una infermiera di Belfast che – leggendo di Santa Chiara – ha inviato un tir (in senso proprio, non figurato) carico di doni e generi di prima necessità, grazie a un tam tam sui social. Poi, certo, ci sono lo spaccio, i maneggi poco limpidi, lo sporco impossibile che nessun detersivo spirituale laverà mai del tutto. La ricetta del prete-corazziere è diretta: “Chiedo un sussulto di dignità a chi vive qui. La violenza, la sopraffazione, l’intimidazione e l’arroganza, tipici di un sistema mafioso, vanno denunciati”. D u e v o l t e a l la s e t t i m a n a , d o n E nz o e i suoi volontari – moltissimi sono universitari – percorrono i sentieri dei corpi in vendita, tra la Favorita e il mare. Agiscono per la riduzione dello scempio, dando consigli, prestando assistenza medica, dividendo abbracci caldi e necessari come il pane. “Alcune delle ragazze che incontriamo – dice don Enzo – sono sicuramente minorenni. Tante si sono spostate negli appartamenti che rappresentano la sede elettiva del sesso mercenario nell’era dell’online. Registriamo trop-

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pa indifferenza davanti a una tragedia immane. Bisognerebbe cominciare una seria educazione alla civiltà: nessuno può comprare un essere umano”. Tra Ballarò e l’Albergheria, tra le macerie e i muri scrostati di una Palermo rasa al suolo e mai più ricostruita, anni fa, si raccontarono altre storie atroci, di crocifissione della purezza. Gli agnelli da sacrificare erano i bambini, inghiottiti da un maledetto giro di pedofilia e abusi. Furono due sacerdoti, Baldassare Meli e Roberto Dominici, ad alzarsi in piedi contro il male, a bollare le prime denunce che portarono alla condanna degli orchi. Vennero picchiati, moralmente seviziati, vilipesi. Infine, a don Meli toccò l’esilio, il trasferimento per scadenza del mandato, nonostante la proroga richiesta. Ora, il pifferaio cortese – quello che conduce le anime dei piccoli nel percorso inverso, dal buio di una spelonca alla luce – è don Volpe che, correttamente, dice e non dice, perché la fragilità ha bisogno di prudenza. “Coloro che si resero responsabili dell’orrore – ecco la cauta premessa – sono usciti dal carcere, avendo scontato la pena. Le vittime sono cresciute, qualcuno è andato via, altri no. Questo, almeno, mi risulta. Qualche segnale inquietante, sì, mi è arrivato”. A n a l o g o a ll a r m e l a n c i ò , m e n t r e e r a p a r roco, don Meli: “Nell’Albergheria girano liberamente alcuni dei pedofili condannati sia in primo che in secondo grado, con il rischio di grossi traumi per i bambini che hanno subito le violenze sessuali’’. E p pu r e – a d a mm i r a r l o n e l c h i a r o r e d e l primo pomeriggio – il quartiere si mostra rifiorito. Miniature di Messi e Cristiano Ronaldo giocano a pallone. I volontari li seguono, protettivi, con lo sguardo. Le case diroccate non somigliano più alla grotta dei sogni straziati. Si narrano esempi di guarigione, con l’immancabile lieto fine. Come la favola una ragazza, venduta e schiava, che ha ricucito la sua vita tagliuzzata a sangue. Chiamiamola Hope. Speranza. Da: Live Sicilia - Roberto Puglisi Domenica 04 Dicembre 2016. Insieme


Messina - Domenico Savio

“Dedico a nonna questa canzone, certo mi ascolta con emozione. So che per me farebbe ogni cosa, se io l’abbraccio diventa radiosa. Lei mi prepara ciò che mi piace, non

si lamenta se sono vivace; è disponibile in ogni momento, chiunque con lei è sempre contento”. Chiunque, grandi e piccoli, genitori o nonni, canticchiava questo simpatico motivetto sabato 1 Ottobre dentro gli storici e splendidi locali della Scuola Savio di Messina. È stata, davvero, una giornata spe-

ciale, quella trascorsa in onore dei nostri nonni, nel giorno della loro festa. Tutto è cominciato all’Asilo, alle ore 09:00. I locali erano già banditi a festa. Lungo il corridoio, appese al muro, tante foto “storiche” che ritraevano nonni giovani e innamorati della vita e del loro futuro e foto insieme ai loro, adorati, nipoti. L’assemblea era colma di persone felici: nonni, genitori, nipoti e insegnanti. Dopo un breve saluto del Direttore Scolastico, Don Umberto Romeo – che regala il suo sorriso salesiano da 60 anni – e del Direttore del’Istituto Don Gianni Russo, è partito un dolce coro: “Vorrei dire a tutti voi che i miei nonni son due eroi, loro curan tutti i mali ma non usan medicine, solo baci e carezzini. Mi riempiono il cuore, con il loro grande amore”. Ogni nonno era emozionato e orgoglioso, ma anche chi non era nonno, non poteva non sciogliersi sentendo queste dolci parole provenire da cuori puri e densi di amore. Quindi, i piccoli, hanno regalato, ai loro nonni, la poesia recitata, scritta in un foglio colorato insieme a una barchetta di carta. A

Messia - Savio: Un momento della festa dei nonni. Insieme

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Festa dei nonni al Savio


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seguire, tutti si sono spostati nel salone per un piccolo rinfresco. Alle 10:30 è toccato ai “grandi”. Tutti i nonni e le nonne, dall’asilo, si sono trasferiti nel grande cortile del Savio e, a loro, si sono aggiunti altri nonni, nonne e genitori. Dalla prima alla quinta elementare, ogni bimbo era pronto a recitare il suo amore. Anche in cortile c’è stato un breve saluto di Don Umberto Romeo e di Don Gianni Russo che ha mostrato, a nonni sorpresi, la bravura, dei loro piccoli, a pregare in “english” (come del resto fanno ogni giorno al mattino). Quindi, spensierate canzoni e una recita in inglese che ha dato, ulteriore prova, della bravura dei nostri piccoli e, soprattut-

to, della brava Insegnante Marcella. Anche i più grandi hanno regalato un pensiero ai loro nonni, una coccarda rosa per la nonna e una azzurra per il nonno. Un distintivo per ricordare la loro nobile “attività” e il prezioso dono che Dio, ogni giorno ci regala. Un altro rinfresco, poi, ha deliziato il palato di grandi e piccini tra mille foto, anche qui, di nonni sorridenti da giovani ma, ancor di più, abbracciati ai loro nipoti. Una festa radiosa, iniziata e conclusa sotto un cielo azzurro che ha ricordato, a tutti, quanto sia splendida la vita. W i nonni! Avv. Francesco d’Arrigo

Inaugurazione dell’anno scolastico Che bella giornata! All’insegna della preghiera, dell’allegria, della condivisione. Per la scuola S. Domenico Savio di Messina è una tradizione che si rinnova. Salesiani, docenti, famiglie e bambini, tutti coinvolti nella preparazione di un grande momento di festa. L’occasione è l’inaugurazione del corrente anno scolastico (22 ottobre 2016), iniziata con la celebrazione religiosa nella Chiesa Concattedrale del Santissimo Salvatore. Non c’è luogo migliore per incontrare gli allievi che iniziano un percorso formativo, per aprire con loro e le loro famiglie un dialogo fondato sui valori del rispetto, della solidarietà, dell’impegno.

Messia-Savio: Un momento della festa .

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Davvero emozionante la partecipazione alla Santa Messa espressa dai bambini attraverso i canti. Musica e canto sono, in effetti, espressioni privilegiate di comunicazione: cantando si esprime il lato spirituale della persona, la parte più interiore e profonda di noi. Ed i bambini, cantando, hanno trasmesso tutta la loro gioia, la loro leggerezza, la loro voglia di esserci ed anche tutto il loro impegno profuso durante le tante giornate di prove. E terminata la Santa Messa, eccoci tutti nel cortile grande per la tradizionale partita di calcetto genitori-figli: papà e bambini scendono in campo, sotto l’occhio vigile delle mamme. Un momento di sport e sana competizione, ma soprattutto di grande affiatamento e divertimento. E poi tutti nel cortile. La brace è pronta: ed è salsicciata! Sapori, profumi, sorrisi…una perfetta miscela di amicizia e condivisione del tempo oltre la scuola, per insieme riaffermare la grandezza e le capacità organizzative e di aggregazione di Don Bosco. È questo un breve racconto di un piccolo, semplice momento di felicità: noi genitori con i nostri bimbi, accolti col calore di sempre dalla Comunità Salesiana sino a sentirsi una famiglia sola. vv. Nicoletta Milicia Insieme


Messina - Giostra

Nei giorni scorsi presso la Parrocchia Salesiana “San Matteo” di Messina nel quartiere Giostra, recentemente visitato dal Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime in occasione del Centenario dell’Opera, la Questura di Messina ha celebrato la festa del Santo Patrono della Polizia di Stato, San Michele Arcangelo, difensore della giustizia e guardiano contro le forze del male. L’iniziativa, voluta dal Questore di Messina, il Dott. Giuseppe Cucchiara, ha sottolineato l’attenzione delle forze dell’ordine per il quartiere e la stima per il servizio svolto dai Salesiani per il territorio di Giostra, quartiere di periferia che ha bisogno di cure e di accompagnamento per il bene dei giovani e delle famiglie. Alla Celebrazione Eucaristica, presieduta da Padre Dario Giardina cappellano della Polizia di Stato e concelebrata da Don Arnaldo Riggi, incaricato dell’Oratorio “San Matteo”, hanno preso

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Festa della polizia a Giostra

parte numerose autorità civili e militari di Messina, lo stesso Questore e il nuovo Prefetto, S.E. Dott.ssa Francesca Ferrandino. Molto apprezzata la simpatica presenza di un nutrito gruppo di ragazzi della vicina Scuola Media Vann’Antò, guidati dalla Dirigente Prof.ssa De Francesco e da alcuni docenti. d o n P i er p ao l o G al o t a

Studio e conoscenza sulla CEP Il 12, 13 e 14 settembre scorsi la comunità SDB ha invitato tutti i giovani, adulti, genitori, collaboratori inseriti a vario titolo all’interno della nostra Opera Salesiana a partecipare a tre incontri serali per condividere, riflettere e scambiarsi idee sulla nostra nascente Comunità Educativo-Pastorale. Ogni serata è stata strutturata con la comunicazione di un tema specifico e con la divisione in gruppi di lavoro: il 1° giorno il tema presentato da don Enzo è stato “L’importanza della Comunità Educativo-Pastorale”, il 2° giorno il tema presentato da don Arnaldo è stato “La Parrocchia e l’Oratorio di don Bosco”, il 3° giorno il tema presentato da don Salvatore è stato “Il Progetto Educativo-Pastorale”. Molti i contenuti su cui gli intervenuti hanno meditato e su cui si sono confrontati dando poi alla fine di ogni serata delle proInsieme

poste, mirate rispetto all’argomento, che serviranno per redigere il PEPS della nostra Opera. Rispetto alle tematiche affrontate sono da sottolinearne alcune che per la nostra Opera risultano nuove. Innanzitutto il concetto della CEP, Comunità Educativo- Pastorale, una Comunità: perché coinvolge in clima di famiglia giovani ed adulti, genitori ed educatori, salesiani e laici per vivere l’esperienza dell’essere Chiesa. Elemento di unità è l’insieme dei valori (educativi, spirituali, salesiani...) condivisi. Educativa: perché al centro dei progetti, delle relazioni e dell’organizzazione c’è la promozione integrale dei giovani (maturazione delle loro potenzialità nelle 4 dimensioni: educativo-culturale, per sviluppare le risorse umane del giovane: cultura umanità; evangelizzazione e catechesi, per orientare il

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giovane verso l’incontro con Cristo, educare evangelizzando e evangelizzare educando; vocazionale, vocazione nell’impegno di trasformare il mondo secondo il progetto di Dio, essere sale e lievito; esperienza associativa, di gruppo per scoprire la Chiesa come comunione di credenti e maturare l’appartenenza ecclesiale). Pastorale: si apre all’evangelizzazione, cammina con i giovani incontro a Cristo, Buon Pastore. Della CEP fanno parte: la comunità salesiana (garante del carisma e centro di comunione e partecipazione), i giovani (a cui mira l’azione della comunità), i genitori (primi e principali responsabili dell’educazione), i laici a vario titolo responsabili e collaboratori, tra i quali anzitutto i membri della Famiglia Salesiana. Ad orientare la CEP è il criterio oratoriano: Casa che accoglie; Parrocchia che evangelizza; Cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria; Scuola per la crescita culturale; Ambiente che forma alla vita. “Non ci sono battitori liberi” ma tutti collaborano a diversi livelli nello stesso processo educativo, si arricchiscono vicendevolmente e condividono un cammino di formazione. Le diverse attività dell’opera che vengono attuate hanno un fine: la promozione integrale dei giovani (la scelta verso i giovani è preferenziale). Criteri per l’animazione dell’oratorio sono: Luogo di riferimento fisico, assistenza salesiana effettiva ed affettiva, pluralità di proposte, qualità della formazione sistematica; Strutture di governo/responsabilità; Gruppo animatori ( CEP oratorio); Il Consiglio Oratoriano; Le famiglie Per la parrocchia: i soggetti della CEP sono: SDB, i laici, i giovani. Elementi fondamentali sono: evangelizzazione/educazione, vivere e celebrare i sacramenti, creare percorsi di formazione. Le strutture sono: assemblea parrocchiale, consiglio pastorale, le commissioni e i gruppi di lavoro. La pastorale di oratorio e parrocchia deve essere unitaria. Di qui la necessità della CEP e del PEPS.

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La finalità è quella di aiutare la CEP ad operare con una mentalità condivisa e con una chiarezza di obiettivi e criteri educativi che permettano una vera collaborazione e corresponsabilità evitando così la dispersione nell’azione. Arrivare quindi ad aver un Progetto unitario che orienta e guida un processo educativo dove i molteplici interventi, risorse e azioni si intrecciano e si articolano al servizio dello sviluppo graduale ed integrale dei giovani (visti nelle 4 dimensioni). È attraverso l’elaborazione, attuazione e verifica del PEPS (Progetto Educativo Pastorale Salesiano) che si costruisce la CEP, si crea mentalità comune, si rende più significativa l’azione educativo-pastorale ed è uno strumento che permette una formazione permanente di SDB e laici insieme, apportando ognuno il proprio contributo originale e specifico. Cosa bisogna fare per arrivare al PEPS: – analisi della situazione (chi siamo, quanti e quali ambienti abbiamo...) – obiettivi (come dovrebbe essere la comunità) – scelte (tra gli obiettivi scegliere le priorità) – risorse (persone, soldi, competenze...) Le caratteristiche del PEPS salesiano sono: – giovani al centro – processo comunitario – il progetto conferisce identità alla comunità (primo risultato è che diventiamo davvero CEP) – apertura al territorio Contenuto del PEPS: che tipo di giovane vogliamo educare (identikit del giovane: far diventare i ragazzi santi) attraverso la cura delle 4 dimensioni. L’augurio per tutti noi è che il cammino intrapreso nell’incontrarci e riflettere insieme possa davvero portarci ad essere una CEP che progetta insieme, auspicando una sempre più numerosa partecipazione di giovani, operatori e collaboratori, per una maggiore comunione di criteri e mentalità, al s e r v i z i o di u n a mi g l i o r e q u a l i t à p a s t or a l e salesiana. M i n a D e l P o p o lo , S C Insieme


Messina - San Tommaso

L’Aula Magna “Don Calogero Conti” dell’Istituto Teologico “San Tommaso” ha accolto la variegata folla di più di duecentocinquanta tra Docenti, Studenti dell’Istituto, della Scuola di Bioetica e di altre scuole superiori di Messina, Amici e Benefattori, riunitisi per partecipare alla solenne Inaugurazione dell’Anno Accademico 2016-2017, e per ascoltare la lectio magistralis di S.E. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo. Il momento celebrativo accademico del 4 novembre 2016 è stato presieduto da Don Giuseppe Cassaro, ed ha visto al tavolo dei relatori: S.E. Mons. Benigno Luigi Papa, Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Messina; Don Pippo Ruta, Ispettore dei Salesiani di Sicilia nonché Presidente del Consiglio di Direzione dell’Istituto Teologico; D. Gianni Russo, Direttore della Scuola Superiore di Specializzazione in Bioetica e Sessuologia. Dopo i saluti di rito, è stato introdotto l’interessante ed attuale

tema della lectio di Mons. Lorefice: Evangelii Gaudium. Dare volto ad una Chiesa povera per i poveri. Padre Corrado, come ama farsi chiamare, ha magistralmente introdotto i presenti alla conoscenza delle radici bibliche e magisteriali di un tema che viene correntemente considerato solo dal punto di vista dei suoi risvolti nella prassi pastorale. Ha indicato così nel magistero di Papa Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II Insieme

D. Ruta, D. Cassaro e Mons. Lorefice.

l’ispirazione profonda delle scelte magisteriali e pastorali di Papa Francesco. Ripercorrendo il contributo del Card. Lercaro al Concilio, l’Arcivescovo di Palermo ha mostrato come quello della Chiesa povera per i poveri non è un semplice tema tra gli altri, ma il tema centrale del Concilio, e certamente l’aspetto fondamentale dell’identità della Chiesa oggi come in passato, perché in esso è custodita la fedeltà della comunitàà cristiana alla chiamata del vangelo di Cristo. Al termine della lectio il Preside Don Cassaro ha ringraziato Padre Lorefice per la lucidità con cui ha ricostruito la storia di questa “nota ecclesiale”, ma soprattutto perchéé dietro la trasparente argomentazione teologica ha fatto percepire ai presenti quanto il valore evangelico da essa sotteso sia profondamente incarnato nella sua esperienza personale di teologo e di pastore. La cerimonia èè stata allietata dai canti proposti dal Coro “Chiara Luce Badano” del Santuario “Maria SS. di Lourdes” in Messina, guidato da P. Giuseppe Di Fatta e da Fra Salvatore Casà. Al termine della serata sono stati consegnati ufficialmente gli attestati delle Borse di Studio messe a disposizione degli studenti da parte del Progetto “Seme per seme”. Una targa ricordo è stata consegnata ai Benefattori di questo progetto di reperimento dei fondi di finanziamento per le attivitàà accademiche e di ricerca.

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DALLE CASE SALESIANE

Inaugurazione dell’Anno Accademico


DALLE CASE SALESIANE

L’intervento dell’arcivescovo di Palermo all’Istituto San Tommaso La Chiesa del vero Vangelo M o n s . L or e f ic e: B er g og l i o r i at t u a li z z a il messaggio di Gesù

che il mondo ruota attorno ai potenti di turno e questo potere schiaccia l’uomo». «L’attenzione ai poveri manifestata dal Papa -ha precisato ancora il presule - non è voglia di protagonismo, ma fluisce dallo spirito del Concilio Vaticano II che Bergoglio, anche senza citare, ha fatto suo». Del resto, «Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana e che entriamo in contatto con la fragilità degli altri». Da mons. Lorefice un appello finale chiaro: «Occorre ripartire dai poveri che sono il vero asse della società. Ogni azione sociale o politica dovrebbe pensare a questo». Al termine della cerimonia sono state conse-

Un’aula magna gremita per ascoltare l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, e la sua lectio magistralis dal titolo “Dare volto a una Chiesa povera per i poveri”. L’occasione, ieri pomeriggio, è stata l’inaugurazione dell’Anno accademico dell’Istituto teologico San Tommaso, aggregato alla Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana. L’Istituto, nato nel 1932 per iniziativa dell’Ispettoria salesiana sicula, riunisce dal 1968 gli Studi teologici dell’Arcidiocesi di Messina, della provincia messinese dei padri Cappuccini e dell’Ispettoria Salesiana Sicula. L’Istituto forma candidati al sacerdozio ministeriale nel clero religioso e diocesano oltre che i laici e prepara esperti in Catechetica. Nel 2019 celebrerà i 50 anni dall’affiliazione alla Facoltà di D. Cassaro, D. Ruta, Mons. Lorefice, Mons. Papa, D. Russo. Teologia del Pontificio Ateneo Salesiano di Roma. gnate alcune borse di studio agli alunni più A presiedere la cerimonia don Giuseppe meritevoli e anche delle targhe di riconosciCassaro, da tre anni preside dell’Istituto. mento ai benefattori dell’Istituto. ApprezzaDopo i saluti di mons. Benigno Luigi Papa, ti, durante il pomeriggio, gli intervalli musiamministratore apostolico, don Giuseppe cali curati dal coro “Chiara Luce Badano” Ruta, ispettore dei Salesiani di Sicilia e don della Comunità di Lourdes. Gianni Russo, direttore della Scuola di speIn sintesi cializzazione in Bioetica e Sessuologia, si è L’Istituto, nato nel 1932 per iniziativa tenuta la prolusione dell’arcivescovo di Padell’Ispettoria salesiana sicula, riunisce dal lermo. 1968 gli Studi teologici dell’Arcidiocesi di «Per i cristiani – ha sottolineato il PriMessina, della provincia messinese dei padri mate di Sicilia – la povertà è una chiamata Cappuccini e dell’Ispettoria salesiana sicula. alla conversione e chi incontra il povero deL’Istituto forma candidati al sacerdozio ve servirlo e onorarlo come con l’Eucaristia. ministeriale nel clero religioso e diocesano Questo non è solo un dettato morale, ma oltre che i laici e prepara esperti in·catecheevangelico. Nella comunione con i poveri si tica. Nel 2019 celebrerà i 50 anni dall’affiliavive la comunione con Dio». La Chiesa perzione alla Facoltà di Teologia del Pontificio ciò è chiamata a «riassumere e riattualizzare Ateneo Salesiano di Roma. il messaggio di Gesù» prendendo esempio Claudio Stalti da Papa Francesco che «non ostenta vuote citazioni, ma storicizza e riconosce il fenoDa: Gazzetta del sud - Sabato 5 novembre meno della povertà, rilevando lucidamente 2016 - Cronaca di Messina.

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Ragusa

L’Otto dicembre del 1841, in quel di Torino, con la preghiera recitata da un povero orfano, Bartolomeo Garelli, con l’aiuto di Don Bosco, nacque il primo Oratorio. Dopo 175 anni, in tutte le case salesiane del mondo, così come vuole la tradizione, nel giorno dell’Immacolata si è ricordato quell’episodio. Anche all’oratorio salesiano di Ragusa è stato vissuto questo momento, non in cortile come di consueto, causa le avverse condizioni climatiche, ma in chiesa. Nella S. Messa, presieduta dal direttore Don Edoardo Cutuli e concelebrata dal parroco Don Pippo Fallico, c’è stato l’affidamento all’Immacolata dei vari gruppi formativi e delle Associazioni della Comunità Salesiana. Dopo la liturgia eucaristica, tutti i fedeli presenti, giovani e adulti, dandosi la mano, hanno formato il “Cerchio Mariano” per ricordare l’istituzione dell’Oratorio da parte del Santo dei giovani. Un momento

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breve con la lettura della pagina che lo stesso Don Bosco scrisse su quell’incontro con Bartolomeo Garelli e a seguire l’Ave Maria che poi diede vita a tutta la missione salesiana. Un momento molto sentito da tutti i Salesiani del mondo idealmente uniti con la rievocazione di quell’evento. Al termine, così come soleva fare Don Bosco con i suoi ragazzi, non poteva mancare la distribuzione della gustosa pagnottella con la mortadella, per tutti gli intervenuti. La festa in onore dell’Immacolata Concezione era iniziata il giorno prima con una veglia di preghiera e si è conclusa in serata con il tradizionale spettacolo di balli e canti portato in scena, nel Teatro Don Bosco, dai ragazzi dei gruppi formativi oratoriani e della catechesi. Questa performance è stata molto apprezzata sia dal pubblico e sia dal responsabile dell’Oratorio il giovane chierico Don Rocco Tasca, che ha annunciato le prossime iniziative con i ragazzi in programma in questo mese di dicembre per le festività natalizie: allestimento di un presepe statico e uno vivente e un concerto di Natale per giorno 23 alle ore 20 presso il teatro Don Bosco.

Comunicato Stampa - 08.12.2016.

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Festa dell’Immacolata e compleanno dell’Oratorio


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I S a le sia n i Co o pe ra to r i c o n i pro fu gh i

o s pi t a ti a S a n Gr e g o r io Continua la missione dei Salesiani Cooperatori di Ragusa destinata alla comunità alloggio salesiana di S. Gregorio che ospita migranti minori non accompagnati. Già, circa quattro settimane fa, una delegazione di Salesiani Cooperatori si era recata nel comune etneo per portare ai profughi indumenti e prodotti per la pulizia personale, raccolti in occasione del mese missionario di ottobre. In effetti, grazie alla generosità della comunità salesiana ragusana, la raccolta é continuata nel mese di novembre e così, sabato 26, la delegazione di salesiani cooperatori è ritornata a S. Gregorio per donare il materiale raccolto, ma anche per trascorrere mezza giornata insieme agli “sfortunati” ospiti e regalare loro un sorriso e un po’ di affetto. Non a caso, ad accompagnare i cooperatori, c’erano pure alcuni giovani dell’Oratorio Salesiano di Ragusa, che hanno vissuto questa forte esperienza a fianco di chi è fuggito dalle atrocità della guerra o da luoghi dove è difficile vivere ed avere un futuro. Sono ragazzi provenienti dalle terre martoriate dell’Africa, arrivati nelle coste si-

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ciliane con barconi, salvati dalle navi in condizioni disperate e alcuni portano i segni di un’inaudita e assurda violenza. Dopo i giochi proposti, secondo lo stile salesiano, i ragazzi hanno condiviso insieme la cena preparata e servita dai cooperatori. Tutti seduti attorno ad un tavolo con in testa i responsabili della struttura, il direttore Don Michele Viviano e l’economo Don Cristian Scuderi, per un momento forte di socializzazione e fraternità. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere – questo il commento dei cooperatori – siamo compiaciuti non solo per il gesto di solidarietà verso i più emarginati, ma anche per la forte esperienza vissuta dal nostro gruppo di giovani. I ragazzi di oggi sono bravissimi nella comunicazione tramite i social, ma carenti nel contatto umano e nell’approcciarsi con l’altro. In questa occasione, stare vicino a questi rifugiati, i nostri giovani hanno toccato con mano tanta tristezza e povertà vissute da coetani come loro, prendendo coscienza che a volta bastano piccoli gesti di altruismo per alleviare tali sofferenze.” 27.11.2016 E n z o e G r a z ia Ca m p o

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Guardando altrove

Mercoledì 7 dicembre, a Siracusa, nella Basilica Santuario Madonna delle Lacrime l’ordinazione episcopale di Mons Accolla. La cerimonia è stata presieduta dall’Arcivescovo di Siracusa, Mons. Salvatore Pappalardo. Il prossimo 7 gennaio, Mons. Accolla farà il suo ingresso nell’Arcidiocesi di Messina, dando inizio al suo Ministero Episcopale.

Fiera del Libro di Francoforte Lo stand della LEV ha catturato l’attenzione di case editrici internazionali e italiane. L’interesse maggiore sul magistero di Papa Francesco La 70esima Fiera di Francoforte ha visto la consueta partecipazione della Libreria Editrice Vaticana che ha esposto i volumi nel suo stand – molto apprezzato per l’eleganza e il design – condiviso con i Musei Vaticani e la Conferenza Episcopale Americana. Gradite sono state le visite del presidente AIE dott. Motta e del presidente della Buchmesse, Juergen Boos. In cinque giorni di intensi e proficui incontri, i responsabili della LEV hanno incontrato un centinaio di editori provenienti dagli Stati Uniti e dai Paesi Europei. La Buchmesse ha dato anche l’occasione per incontrare le case editrici italiane impegnate nella produzione religiosa e

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non solo. L’interesse è sempre concentrato sul magistero (scritti e discorsi) di Papa Francesco e dietro questa tendenza hanno avuto un buon successo il recente Nuovo Dizionario di Mistica, il Dizionario della Bibbia di Giuliano Vigini, Beato Zoo! E Girotondo in cucina. Non manca l’interesse per i piccoli libri di spiritualità e per le piccole biografie. Da: Zenit - 24 ottobre 2016.

O lt r e 6 m i l a in p i a zz a S an Pi e t r o p e r l a n o na e d i z i o n e de l la “ Co r s a de i Sa n t i” A Roma, 1 novembre, 10 chilometri per divertirsi con finalità benefiche. Quest’anno l’attività solidale promossa dalla Fondazione Don Bosco, riguarda un progetto dei missionari salesiani della Repubblica Centrafricana nella cui capitale, Bangui. Proprio a in questa città Papa Francesco, nel novembre 2015, aveva aperto ufficialmente il Giubileo della Misericordia.

Rom a - Semi nario di PG “Accompagnare la vita di preghiera” Ieri, domenica 20 novembre, Solennità di Cristo Re, il Papa ha officiato le celebrazioni di chiusura del Giubileo della Misericordia. Nella stessa domenica, presso la cappella del “Salesianum” di Roma, don Fabio Attard, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, ha concluso il seminario di 4 giorni sul tema: “Accompagnare la vita di preghiera”. Quest’importante incontro salesiano sull’accompagnamento della vita di preghiera dei giovani rappresenta il quarto evento organizzato dal Dicastero di Pastora-

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GUARDANDO ALTROVE

Mo n s . G i o v a n n i A c c o l l a è i l n u o v o ar c i ve c o vo d i M s si n a , L i p a r i e Sa n t a L uc i a d e l M e l a .


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le Giovanile in relazione al rinnovato Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana. Poiché il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, nella giornata del 16 novembre era ancora impegnato nella sua visita a diverse Ispettorie dell’Asia Sud, ad accogliere i 70 partecipanti provenienti da 32 paesi di 41 Ispettorie/Visitatorie salesiane nel mondo è stato il suo Vicario, don Francesco Cereda. All’evento, peraltro, hanno preso parte anche alcune Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Maestri dei Novizi giunti per il II incontro per i Maestri dei Novizi di lingua inglese, in corso presso da la Casa Generalizia da domenica 20 novembre fino al 3 dicembre. Ogni giorno si è aperto con una Lectio Divina sul “Padre nostro” a cura di don Juan José Bartolomé SDB e poi in ciascuna mattinata è intervenuto un relatore sui temi della preghiera salesiana, dell’accompagnamento spirituale e vocazionale. Il primo giorno, è stato preso in esame “cosa intende per preghiera” e “come educa alla preghiera” Don Bosco, grazie all’intervento di don Aldo Giraudo; nella seconda giornata don Michele Molinar ha parlato de “l’urgenza e il bisogno di preghiera dell’accompagnatore spirituale”; nella terza mattina è stato affrontato l’argomento dell’educazione alla preghiera personale dei giovani, con il contributo di don Alejandro Musolino; mentre nella giornata conclusiva don Francisco Santos ha approfondito lo stretto rapporto tra vocazione e preghiera nell’accompagnamento spirituale. Dopo ciascuna presentazione – tutte molto ben preparate – ampio spazio è stato offerto alla riflessione personale e successivamente alla condivisione in gruppo. Il programma delle attività ha previsto, invece, nelle sessioni pomeridiane, la presentazione e il confronto su diverse – ben nove – buone pratiche salesiane sviluppate in tutto il mondo. I materiali del seminario saranno presto pubblicati dal Dicastero di Pastorale Giovanile e messi a disposizione di tutta la Famiglia Salesiana. Da: ANS : 21 novembre 2016.

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S ie t e c a pa c i di s o g n a r e ? un a g ui da t a s c a bi l e pe r u n c a mmi n o di gruppo o per il singolo a d ol e s c e n t e e g i o v a n e . È il nuovo libro di Marco Pappalardo, nostro collaboratore e docente presso il Liceo Don Bosco di Catania, edito dall’editrice piemontese Effatà. Un libro-sussidio scritto per gli adole-

scenti e i giovani al fine di far maturare i semi gettati durante la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Cracovia, offrendo loro, in sintesi e con approfondimenti, ciò che ha detto Papa Francesco ai milioni di loro coetanei presenti da tutti i continenti. I suoi discorsi sono divisi in brevi pensieri per aiutare i lettori a camminare pian piano, attraverso la lettura, verso la riscoperta della bellezza della fede e della testimonianza coraggiosa nel quotidiano. Insieme


I volumi, edizioni GrafiSer, alla luce dei documenti della Chiesa e del Magistero Salesiano, approfondiscono i temi trattati dall’autore in diverse conferenze con stile piacevole, semplice e chiaro. In questi ultini anni ho avuto l’occasioDi e c i ne, afferma l’autore nella premessa, (D temi di spiritualità salesiana), di approfondire argomenti sulla spiritualità salesiana commentando alcune strenne del Rettor Maggiore e presentando l’Enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas Est. Qu a l e f a m i Le riflessioni sulla famiglia (Q glia), scrive don Biagio Amata nella prefazione, potrebbero essere precedute opportunamente dal riferimento a quanto detto e fatto da Papa Francesco nel suo viaggio apostolico in Messico. Sembra infatti che esista una perfetta consonanza tra quanto afferma l’entusiasta Sacerdote educatore don Benedetto Sapienza e il messaggio pontificio sulla famiglia. Papa Francesco ha stretto in un lungo abbraccio Humberto e Claudia Gomez, divorziati risposati, dopo che hanno raccontato la loro esperienza nello stadio di Tuxtla Gutierrez, nel Chiapas, davanti ad oltre cinquantamila persone. Sposati da 16 anni hanno un bambino di 11 anni, fa il chierichetto. “Come divorziati risposati – hanno detto – non possiamo accedere all’Eucaristia, ma la comunione la troviamo nel pove-

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ro, nel malato, nell’abbandonato... è meraviglioso avere un matrimonio e una famiglia , in cui il centro è Dio. Le parole di Papa Francesco si possono sintetizzare in un no alla paura di amare. Si crede – egli dice – che la famiglia sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto nella nostra società ove il pretesto della mondanità favorisce un sistema che si può dire di isolamento e non di convivenza: “Preferisco una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare”. Questi brevi accenni possono solo esortare a leggere attentamente quanto lo zelo pastorale dell’autore attraverso uno stile, che s’avvicina più a flash che a ragionamenti, ha voluto pubblicare come condivisione e strumento per ulteriori approfondimenti della spiritualità familiare. Fedele allo spirito del Santo fondatore dei Salesiani, Dio Padre di Misericordia, don Benedetto Sapienza rimedita in queste paginette quanto San Giovanni Bosco pubblicò nella prima metà del secolo XIX, per esortazione di Silvio Pellico, sulla devozione popolare alla Divina Misericordia. Con appassionato stile che coinvolge il lettore, afferma don Biagio Amata nella prefazione, emerge con vibrante calore il messaggio e lo spirito di Papa Francesco. ...In perfetta sintonia con la vita, l’azione e il carisma del Padre e Maestro dei giovani.

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Tre libri di don Benedetto Sapienza per la Fam iglia Salesiana


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La Cau sa di Bea tifi cazio ne d i N i n o B a g li e r i A quasi dieci anni dalla morte di Nino Baglieri, avvenuta a Modica il 2 marzo del 2007, e a cinque dall’inizio dell’iter della causa di beatificazione, proviamo a fare il punto della situazione, per condividere il percorso fatto fin qui con quanti desiderano

Il Servo di Dio Nino Baglieri.

ardentemente di vedere al più presto il nostro Nino elevato agli onori degli altari. La prima fase della causa, quella diocesana, è davvero a buon punto; avevamo sperato di poterla concludere per il decimo anniversario, ma occorrerà almeno un altro anno di lavoro. Al termine di questo “primo tempo”, inizierà la fase romana, che si concluderà, come ci auguriamo, con la proclamazione della cosiddetta “eroicità delle virtù”, e il passaggio di appellativo da Servo di Dio a Venerabile. Per la beatificazione, come sappiamo, sarà poi necessario un miracolo; questo richiederà un ulteriore esame approfondito da parte della Congregazione dei Santi. Ma torniamo alla prima fase, che si sta avviando a conclusione in tempi relativamente brevi, grazie all’ottimo lavoro del Giudice Delegato, Mons. Ignazio La China, della Diocesi di Noto, e del collegio giudicante, formato dal cosiddetto “Promotore di Giustizia” e da due notai. I testimoni sono stati ascoltati quasi tutti; con Don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale, ab-

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biamo verificato l’ottima qualità del lavoro fin qui svolto dai giudici e dalla Commissione Storica, che ha lavorato sotto la guida attenta di Don Paolo Terrana, ma soprattutto grazie al contributo “a tempo pieno” del Diacono Antonino Aprile. Si attendono poi gli esiti dell’esame dei tanti scritti di Nino da parte dei due Censori Teologi, nominati dal Vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, e la loro dettagliata relazione. Tutti questi documenti saranno spediti a Roma, a conclusione di questa fase diocesana. La fama di santità di Nino è indiscussa; le tante grazie ricevute, le testimonianze di amici e conoscenti, il diffondersi della sua vita e della sua testimonianza di fede sono facilmente verificabili anche nei tanti siti web che ci restituiscono i tratti della sua straordinaria vicenda umana. Colgo l’occasione per chiedervi di segnalarmi eventuali grazie di cui siete a conoscenza; la grazia è diversa dal miracolo, che è una guarigione assoluta e del tutto inspiegabile, ma anche la sola testimonianza di una “richiesta” rivolta a Nino è un elemento che contribuisce a confermare la sua fama di santità. Vi ringrazio per la vostra attenzione. In questi tempi non facili affidiamo a Nino la nostra Famiglia Salesiana, la pace nelle nostre comunità e nelle nostre famiglie, le tante sofferenze della nostra vita. In comunione di sentimenti. Catania 21 dicembre 2016 do n G i u s e p p e B u c c e l l a t o

D. Pascual Chavéz a casa di Nino Baglieri. (foto di repertorio). .o. Insieme


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San Gregorio di Catania, 14 dicembre 2016 «Nudo sono uscito dal grembo di mia madre, e nudo tornerò in grembo alla terra; il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore» (Gb 1,21). È questa l’espressione di Giobbe nel libro più problematico della Sacra Scrittura, insieme a quello di Qoelet, che non ci lascia indifferenti. Questa frase mi è balzata subito alla mente e nel cuore quando ho appreso la notizia del decesso del nostro confratello, Don Antonino Pennisi, di anni 90, di cui 74 di vita religiosa, 64 di sacerdozio, una lunga vita intraprendente e attiva, spesa quasi tutta per le missioni del Brasile. Ogni parola può risultare superflua e addirittura inappropriata di fronte all’enigma della morte e al mistero di una vita, incapaci come siamo di comprenderla negli aspetti più essenziali e di apprenderne il senso più profondo. Solo Dio che «scruta mente e cuore» (cfr. 1Sam 16,7; Sal 7,10; 26,2; Ger 11,20; 17,10; 20,12) può illuminare gli abissi dell’animo umano e può manifestare compassione e misericordia. A Lui affidiamo l’anima del nostro confratello e all’Immacolata ed Ausiliatrice chiediamo di accoglierlo tra le sue braccia.

È in te la sorgente della vita. Alla tua luce, Signore, vediamo la luce» (Sal 35,10). Insieme

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DA RICORDARE

O me lia pe r i f u n e r a li di D on Anto nino Penn isi

L a v i t a è s e m pr e u n v e n i r e a l l a l u c e , u n a r i n a sc it a Ieri 13 dicembre, alle 3 di notte, qualche ora prima dell’alba del nuovo giorno, Don Antonino Pennisi, fino all’ultimo lucido e presente a se stesso, è stato chiamato a partecipare alla sorte dei santi nella luce ed è stato trasferito nel regno della luce (cfr. Col 1,12-13) per la sovrabbondante grazia di Dio che supera ogni fragilità e peccato. Tutta la vita è un continuo venire alla luce, un lasciare le tenebre per rinascere a vita nuova. E la morte per il credente in Cristo non è un vicolo cieco ma il trampolino di lancio per la vita che non avrà mai fine, verso la gioia piena e definitiva. Non è un caso che nella festa di Santa Lucia, Dio abbia chiamato a sé il nostro confratello. In questi ultimi giorni aveva accusato dei cedimenti, ma si sperava com’era successo altre volte, che si sarebbe rialzato e avrebbe ripreso il ritmo della vita quotidiana. Il Signore ha disposto diversamente. Quando una settimana fa’, per una crisi accusata improvvisamente, era stata chiamata l’ambulanza, alla dottoressa che lo aveva visitato e che lo invitava al ricovero, egli si mostrò reticente firmando il disimpegno, ma con garbo e con quel pizzico di ironia che lo caratterizzava, in mezzo ai tanti confratelli che si erano dati da fare per soccorrerlo, mi disse con il suo sorriso furbo ma sereno, se avessi pronta l’omelia. Gli risposi che per questo ci sarebbe stato tempo. Andando a trovarlo in camera qualche giorno dopo, mi ripeté la stessa cosa, come se presagisse il suo momento. In queste ore passate dalla notizia del suo decesso, ho preparato per lui un’omelia che mi auguro sia di suo gradimento e che soprattutto sia un inno alla vita e al Signore della vita che chiama chi vuole, quando e come vuole e che dispone opere e giorni secondo la Sua volontà. Don Antonino Pennisi è nato il 18 maggio del 1926 a San Gregorio di Catania, da papà Giuseppe, devotissimo di Don Bosco, e mamma Agata, terzogenito


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di tre sorelle e quattro fratelli, tra cui Don Concetto, anch’egli salesiano, attorno a cui ci stringiamo con affetto e nella preghiera. Cresciuto in un ambiente familiare profondamente cristiano, sin dalla tenera età frequentò l’Oratorio Salesiano, partecipando in pieno alla vita e alle attività, membro intrepido degli aspiranti di Azione Cattolica. Sotto la guida di salesiani sapienti ed entusiasti come Don Patti, Don Zappalà e Don Fronte, respirò sin dai primi anni l’aria del vangelo e del carisma di Don Bosco. Dotato di vivida intelligenza e di riconosciuta furbizia, ritenuto dalla madre il più dotato tra i figlioli, vinse la gara di catechismo a livello diocesano insieme al fratello Salvatore, meritando entrambi il premio di un viaggio a Roma. Non potendo la famiglia permettersi di mandare a Roma entrambi, si affidarono alla sorte che cadde sul fratello Salvatore, lasciando rammaricato il povero Antonino. La buona mamma consolandolo, profetò: “Su! Non piangere! Chissà quante volte andrai a Roma!”. Nello studio non ebbe mai difficoltà come anche nell’applicazione alle cose concrete e agli affari della vita. Dopo aver frequentato le scuole elementari a San Gregorio, visse quattro anni in aspirantato a Pedara – come ricorda il fratello più piccolo Concetto che lo avrebbe seguito a breve nella vita salesiana. Iniziava il distacco dal nucleo familiare, anche se con esso sarebbe rimasto un forte legame per sempre. Il 24 dicembre 1942 emise la prima professione religiosa tra i Salesiani di Don Bosco, dopo aver fatto l’anno di noviziato a San Gregorio, incominciato un anno prima, il 15 agosto, in mezzo a tante difficoltà, durante la seconda guerra mondiale. Sotto la guida di Don Girolamo Giardina, maestro di noviziato e di vita salesiana, di cui ancora si ricorda la santità, conobbe meglio Don Bosco e apprese lo stile proprio del carisma dell’allegria e del dono di sé sulle orme di Gesù Buon Pastore. (Le

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notizie prelevate dalle schede personali, presso gli Archivi delle Ispettorie salesiane ISI e BCG, non sempre concordano nella cronologia e nei contenuti. Si è, quindi, cercato di stilare il profilo biografico, evitando possibilmente contraddizioni e incongruenze). Dopo aver peregrinato insieme ad altri giovani confratelli per motivi bellici, da San Gregorio (1942/43), a Modica (1943/44), a Randazzo (1945/46) e a San Cataldo (1946/47), visse il suo tirocinio ad Agrigento per due anni (1946/48) ed emise la professione perpetua il 31 ottobre del 1948 nella sua cittadina di San Gregorio. Sentendosi chiamato alla vita missionaria, partì lo stesso anno per il Brasile, che fu la sua seconda patria, e verso cui nutrì fino alla fine una struggente nostalgia. Era attratto da quella terra dove aveva trascorso gran parte della sua esistenza (ben 54 anni): vi si era recato recentemente e vi si accingeva ad andare prossimamente, esibendomi certificato medico per rispondere alle mie obiezioni di sconvenienza nell’intraprendere un viaggio lungo che poteva compromettere ulteriormente la sua salute. Partì dunque per il Brasile come confratello dell’Ispettoria di Campo Grande (BCG), anche se trascorse qualche anno per motivi di studio o di apostolato nelle Ispettorie di Belo Horizonte (BBH) e São Paulo (BSP). Dopo l’apprendimento della nuova lingua, compì gli studi teologici a São Paulo (Lapa) e a Campo Grande, fino al raggiungimento della meta del sacerdozio, l’8 dicembre del 1952 nella città di São Paulo. L’obbedienza lo chiamò a Tupã (19521953) come economo nell’aspirantato, ad Araçatuba (1953-1955) come consigliere, a Corumbá Santa Teresa (1955-1957) come consigliere e incaricato dell’oratorio, a Três Lagôas (1957-1961) e a Campo Grande – D. Bosco (1961- 963). Fu Procuratore dell’Ispettoria di Campo Grande, prima a Niteroi (1963-1964) e poi a Rio De JaneiInsieme


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Don Pennisi amava fare festa; ha celebrato con passione l’anniversario della sua professione salesiana e della sua ordinazione sacerdotale. Adesso è passato alla casa del Padre nel suo viaggio definitivo. Don Pennisi era una persona di grande forza di volontà e tenacia nel lavoro, ma era anche un uomo con difficoltà di salute e in età avanzata... Era alquanto inquieto (se era in Italia aveva nostalgia del Brasile; se era in Brasile voleva ritornare in Italia...). Nei tempi in cui era in pieno vigore e in forze, ha molto lavorato come procuratore presso le autorità brasiliane, e in questo lavoro è riuscito ad inviare significativi sussidi alle nostre missioni. Ha lavorato anche come vice-parroco... ma sempre in giro... Lui diceva scherzando e questo era il suo motto: “Buoni amici in piazza e soldi in tasca...”. Era… come una nave che non riesce a trovare il suo porto. Adesso il Padre lo ha accolto e penso che abbia trovato finalmente la sua dimora definitiva nel paradiso salesiano». «Andiamo con gioia incontro al Signore che viene» (cfr. Sal 121). A r r i ve d e r c i i n p a r a d i s o Tra i tanti messaggi di cordoglio pervenuti, desidero richiamarne tre: quello di Don Gildásio Mendes Dos Santos, Ispettore di Campo Grande, di Don Asídio Deretti, Ispettore di São Paulo, e di Don Vittorio Costanzo, Ispettore emerito della Sicilia e attualmente missionario in Madagascar:

Carissimo Don Michelangelo, abbiamo ricevuto con dolore la notizia della morte del nostro confratello Sac. Antonino Pennisi. Le nostre piú sentite condoglianze. D. Pennisi ha lavorato nella nostra Ispettoria e ha fatto un lavoro importante soprattutto nel suo contributo per la crescita delle nostre Istituzioni di Insegnamento Superiore (IUS). Egli ha lasciato molti amici in diverse città dove ha lavorato in Brasile. Vogliamo esprimere la nostra vicinanza e ringrazia71

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ro e Brasilia (1964-1967), curando i rapporti con il Governo brasiliano. Ma fu particolarmente a Campo Grande in Sede Ispettoriale (1967-1969) e al D. Bosco (1969-2005), il luogo in cui profuse le sue energie migliori come Economo ispettoriale per due anni (1967-1969), aiutante nell’Amministrazione ispettoriale e Parroco a Lins (2003/2005). Durante questi anni, continuò nel 1983/84, risiedendo a Roma Testaccio, il corso di Licenza in Missionologia presso la Pontificia Università Gregoriana, iniziato e interrotto negli anni precedenti (1973/74 e 1978/79). Nel 2002 ricevette la cittadinanza onoraria dello Stato del Mato Grosso del Sud, in occasione del 50° anniversario di Ordinazione sacerdotale e del 60° di professione religiosa. Nel 2005, fu trasferito in Italia, a Roma San Callisto (2005-2006), passando all’Ispettoria Romana (oggi ICC) fino all’anno in corso. Nell’elenco dei Salesiani risulta residente alla Comunità del “San Francesco di Sales” (2007–2013; 2015-2016) e del “Sacro Cuore” di Barriera (2013-2015) in Catania. Il trasferimento dalla Circoscrizione Salesiana “Sacro Cuore” dell’Italia Centrale (ICC) all’Ispettoria “San Paolo” dell’Italia Sicilia (ISI) è stato decretato dal Rettor Maggiore recentemente a partire dal 15 settembre 2016. Degli ultimi due viaggi nel “suo” Brasile, rende testimonianza Don João Bosco Maciel, segretario ispettoriale di Campo Grande: «Dopo il suo “definitivo” trasferimento in Italia, egli chiese all’ispettore di passare ancora un anno nella nostra Ispettoria nel 2015. Egli venne, piuttosto malandato di salute, cercando di curarsi per un po’ di tempo; a metà dell’anno 2015, sua residenza fu la comunità salesiana di Araçatuba dove è rimasto fino alla fine dell’anno quando é ritornato in Italia. Quest’anno (2016) egli è venuto per una breve visita per rivedere gli amici del Mato Grosso. Questa è stata la sua ultima venuta in Brasile.


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mo a Dio il dono della vita e della vocazione salesiana e sacerdotale di questo nostro confratello. Che riposi nella pace dei giusti e riviva nella luce di Dio! P. Gildásio Mendes – Ispettore BCG Prezado Don Michelangelo, Agradeço a comunicação do falecimento do nosso irmão P. Antonino Pennisi. Foi um ótimo missionário. Sempre manteve em sua vida o otimismo e o espírito salesiano. Nossas preces por ele e descanse em paz. Fraternalmente, P. Asídio Deretti - Inspetor BPA Caro Ispettore, partecipo al cordoglio dell’Ispettoria e della Famiglia Pennisi per la dipartita di Don Antonio. Presento le mie condoglianze a tutta la Famiglia e in particolare a Don Concetto. Lodiamo il Signore per tutti i doni di grazia elargiti al caro Confratello, e per mezzo di lui alla moltitudine di gente e di giovani da lui cresciuti nel suo generoso servizio alla Congregazione e alla Chiesa, soprattutto nel suo lungo servizio missionario. Mi unisco spiritualmente a tutta la popolazione di S. Gregorio nella S. Eucaristia dell’ultimo saluto a questo generoso apostolo. Con affetto in Don Bosco. Vittorio Anche Don Stefano Martoglio, Consigliere della Regione Mediterranea, e Don Orestes Carlinhos Fistarol, Ispettore di Belo Horizonte hanno fatto pervenire un messaggio di cordoglio. Carissimo Don Antonio, insieme a Don Bosco, vogliamo dirti: «Arrivederci in paradiso!», chiedendo a Dio la grazia di non mancare all’appuntamento più importante della nostra vita. E concludiamo con la rinomata preghiera poetica del Beato Card. John Henry Newman, composta in nave, nel lontano 16 giugno 1833, dopo aver lasciato le coste della Sicilia per far ritorno alla sua patria, l’Inghilterra.

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Penso che la possiamo fare nostra e che possa essere di buon auspicio al nostro confratello in questo suo ultimo viaggio verso la Patria eterna, dove tutti siamo diretti, in attesa dell’incontro finale in cui Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1Cor 15,28) e saremo inondati di luce:

«Guidami Tu, Luce gentile, attraverso il buio che mi circonda, sii Tu a condurmi! La notte è oscura e sono lontano da casa, sii Tu a condurmi! Sostieni i miei piedi vacillanti: io non chiedo di vedere ciò che mi attende all’orizzonte, un passo solo mi sarà sufficiente. Non mi sono mai sentito come mi sento ora, né ho pregato che fossi Tu a condurmi. Amavo scegliere e scrutare il mio cammino; ma ora sii Tu a condurmi! Amavo il giorno abbagliante, e malgrado la paura, il mio cuore era schiavo dell’orgoglio; non ricordare gli anni ormai passati. Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, e certo mi condurrà ancora, landa dopo landa, palude dopo palude, oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà; e con l’apparire del mattino rivedrò il sorriso di quei volti angelici che da tanto tempo amo e per poco avevo perduto».

Ri c o r di a m o i fa m il ia ri d e fu n ti dei confratelli: Il fratello di don Antonino Meli. Una preghiera di suffragio per il papà dell’Ispettrice Sr. M. Pisciotta. Insieme


M e s s a gg i o d e l R e t t o r M a g g i o r e e d e l l a M a d r e Cari fratelli, care sorelle. Insieme, abbiamo la gioia e la soddisfazione di presentarvi gli Atti delle Giornate di Studio sul Primo Annuncio di Cristo in città. Sono documenti preziosi, nati dal lavoro e dalle mani di diversi Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, di tanti esperti e di tanti uomini e donne di buona volontà, appassionati di Gesù con il cuore di Don Bosco e di Madre Mazzarello, della missione evangelizzatrice, dei giovani e delle città del mondo. A ognuno di loro esprimiamo, di tutto cuore, la nostra riconoscenza. Evidentemente più che semplici testi, si tratta di uno spirito e di una visione condivisa. In particolare, gli atti rispecchiano un’esperienza nello spirito, un’esperienza di studio e di missione vissuta da una significativa assemblea internazionale di Salesiani e di Figlie di Maria Ausiliatrice riuniti a Roma. [...].

Con gratitudine e con fede ci avviamo verso la fine del primo decennio del Progetto Europa dei Salesiani di Don Bosco. Questo progetto, come sappiamo, è stato voluto e richiesto dal Capitolo Generale 26^ nel 2008. Con soddisfazione sentiamo echeggiare, nel contesto di questo progetto missionario salesiano, le promissime parole della nostra Regola di Vita: “Con senso di umile gratitudine crediamo che la Società di San Francesco di Sales è nata non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio” (Cost. 1). Lo crediamo e lo vediamo, anche in riferimento al piccolo progetto Europa. Allìalba della prima evengelizzazione, nel Nuovo Testamento il principato di Gamaliele, dottore della Legge, ci offre anche ibn quest’ora una via sicura, rasserenante e piena di speranza: “Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!” (Atti 5,38 - 39). Un segno chiaro che ci fa credere che questo progetto “viene da Dio”, è che il Signore stesso lo sta benedicendo e continua a inviare i suoi collaboratori: “ogni chiamata manifesta che il Signore ama la Congregazione, la vuole viva per il bene della sua Chiesa e non cessa di arricchirla di energie apostoliche” (Cst. 22). [...] D on G ui l l er m o B a s a ñ es , SD B Consigliere per le Missioni



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